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Autore: kamy    12/07/2013    2 recensioni
Richiesta da DenbiSara.
Itasaku AU. Itachi è l'erede della ricca famiglia Uchiha, rimasto orfano vuole assolutamente adottare il fratellino neonato, Sasuke, ma per far questo gli serve una moglie. Sakura ha sempre vissuto in una vita di ristrettezze economiche e decide di sposarlo, salvo subito divorziarsi, per guadagnare qualcosa. Riuscirà l'amore a sbocciare tra questi due tra pannolini e pianti di neonato?
[Ho corretto i vari capitoli anche nel tentativo di rendere i personaggi più Ic].
[Accenni Orochimaru/Tsunade; Madara/Hashirama].
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Sakura, Haruno, Sasuke, Uchiha | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Io non so come si svolge un matrimonio giapponese, quindi, nel caso abbia commesso errori, perdonatemi. Spero di averlo fatto almeno lontanamente simile.
Ringrazio anche solo chi legge, ma un grazie speciale a chi lascia una recensione.



Cap.2 Il matrimonio

“Non credete che sia un po’ esagerato farlo direttamente il giorno dopo che l’avete conosciuta? Potrebbe essere una ladra, non la conoscete per niente” si lamentò la segretaria. Sbuffò e gettò le carpette sul tavolo, una di esse si aprì e alcune carte  scivolarono per terra, le altre ricoprirono la scrivania.
La segretaria si sollevò gli occhiali con una mano e con l’altra si massaggiò le tempie.
Itachi si chiuse la larga casacca nera del kimono, coprendo quello bianco che indossava sotto.
“Desidero sposarla immediatamente, prima che finisca il periodo propizio per convolare a nozze. Sei a conoscenza che nella mia famiglia è sempre stata rispettata la tradizione” disse. Si strinse la lunga coda di capelli neri.
“Se avesse voluto farlo tradizionalmente lo avrebbe fatto in un jin-ga[1] e non a casa sua” ribatté la segretaria, rimettendosi gli occhiali.
Il ragazzo infilò i sandali e si girò, raggiungendo la porta della sua camera. L’aprì e uscì, udendo i passi della ragazza seguirlo.
"Per organizzare la cerimonia in un santuario
shintoista dovremmo attendere ben più di un mese.
Il mio giardino accoglierà solo pochi intimi e così andrà ugualmente bene" spiegò.
Scese le scale e, dopo aver fatto il giro, proseguì in un corridoio fino a una porta secondaria.
Osservò una decina di invitati scivolare fuori dalla fontana. Regolò il respiro e li superò, immergendosi a sua volta nell'acqua.
< Il rito di purificazione è ammantato di falsità visto che coloro che si stanno immergendo, temono solo il mio potere. I potenti della città, si augurano di vedermi distrutto. Da bambino non mi rendevo conto quanto la mia ditta sia odiata e quanto i soldi della mia società siano bramati > rifletté.
Scivolò fuori dall'acqua, rabbrividendo. Si accomodò seduto sul marmo e si diede la spinta, rialzandosi in piedi. 
Chinò il capo e si strinse il kimono bagnato, fu investito da un soffio di vento gelido e rabbrividì.

Si girò e si diresse verso il vialetto, proseguendo nella porzione di giardino dietro la villa. Evitò un rastrello di legno abbandonato sul pavimento e una zona di terreno sabbiosa, in cui erano disegnati dei cerchi.

I sandali e i calzini bianchi di Itachi si sporcarono di terra e erba.
Itachi si voltò, scorgendo il sacerdote.
Le due Miko[2] avanzarono lungo il vialetto lastricato, superandolo, una delle due portava un cuscinetto bianco su cui erano appoggiate delle fedi.
Un monaco, con la parte superiore del kimono verde, le seguiva tenendo sollevato un ombrello di seta rossa, stringendo il manico nero. Il copricapo nero sulla sua testa scivolò in avanti un paio di volte.
Le due miko erano vestite con una giacca bianca e un hakama rossa.
Itachi si girò dall’altra parte e vide la futura sposa camminare nella sua direzione.
Sakura avanzò, la fascia violetta che le teneva lo shiromuku[3] le stringeva i fianchi.
La giovane si mordicchiò il labbro e avanzò.
I petali di ciliegio le cadevano davanti al viso.
Sakura si girò vedendo la servitù fissarla alla sua sinistra e accelerò il passo. Si voltò dall’altra parte e vide una serie di uomini dai capelli mori. 
Uno di essi era staccato dal gruppo, aveva dei lunghi capelli arruffati, con delle ciocche larghe tre dita. Accanto a lui c'era solo un uomo dai lunghi capelli lisci legati.
Sakura sentì l'uomo dai capelli rigonfi sbuffare.
La giovane rischiò d’inciampare, le scarpe strette le stringevano i piedi e il dolore le fece girare la testa. Itachi le si affiancò e le porse il braccio, Sakura lo afferrò, arrossendo, e si voltò.
“Ce la facevo” bisbigliò.
Itachi raddrizzò la schiena e avanzò con passo cadenzato.
“Nessuna madre ad accompagnarti?” domandò in un sussurro.
“Sono rimasta orfana la settimana scorsa, grazie per la mancanza di tatto. E meno male che sei senza genitori anche tu” borbottò la giovane con un soffio di voce.
“Dov’è il tuo Tsunokakushi? Se me lo dicevi che non lo possedevi, ti prestavo lo Watabooshi di mia madre” bisbigliò Itachi.

“Il copricapo lo abbiamo dovuto vendere, ringrazia il fatto che avevo ancora il vestito” sussurrò la ragazza. Il vento le fece gonfiare il kimono, una ciocca di capelli le sferzò il viso e rischio nuovamente di cadere.

Le fronde degli alberi di pesco frusciavano.
I vestiti bianchi da cerimonia del sacerdote si gonfiarono mossi dal vento.
Uno dei testimoni starnutì.
Una delle miko
gli  afferrò l’eboshi[4] sul capo e lo raddrizzò.
Ci fu una cascata di petali rosa che oscurò la vista ai due ragazzi, gli invitati si misero in fila alle loro spalle, i vecchi dietro di loro sbuffavano e si udì una risatina giovanile provenire dalla fine della fila.
“Non pensavo saresti davvero venuta e imbarcata in questa follia. Ti sono debitore” bisbigliò Itachi.
I petali gli s’infilarono nei capelli e nelle pieghe del vestito, Sakura abbassò il cappuccio del kimono con una mano stringendo il braccio di lui con l’altra.
“Ed io non credevo al messaggino che mi hai mandato. Pensavo sarebbe passato qualche mese, non che mi avresti chiesto il numero per comunicarlo in mattinata. Ci siamo conosciuti ieri” si lamentò Haruno. L’Uchiha ghignò e chinò il capo in contemporanea con la ragazza. Si fermarono davanti al sacerdote.
< Finalmente rivedrò il mio fratellino > pensò.
Il sacerdote oscillò lo shaku[5], sollevandolo e s'inginocchiò.
< L'unione che sta benedicendo e per cui sta pregando, finirà tra una settimana > si disse Itachi.
< Devo resistere, tra meno di una settimana sarà finita e io verrò ricompensata > rifletté Sakura.


“ Non potete darmi così il ben servito! La piccola Hinata si è affezionata a me. La bambina..." biascicò
la giovane. La nobile davanti a lei sospirò e scosse il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli.
"Mi dispiace, ma a seguito della morte del gemello di mio fratello, dobbiamo trasferirci. Mio marito si è dimenticato di avvertirti e mi duole, ma...". Iniziò a spiegare.
"Nel documento in cui lei ha firmato la sua assunzione, c'era scritto che potevamo liquidarla in qualsiasi momento. Le chiedo di uscire immediatamente" disse il marito della donna, entrando dalla porta.
Sakura indietreggiò. La bambina si nascose dietro la gamba di Sakura e gliel'abbracciò. Singhiozzò rumorosamente.
"Io voglio restare con Sakura-chan" implorò la piccola, il viso rigato di lacrime e le iridi violette liquide.

Sakura si morse un labbro a sangue, inspirò sentendo l’odore dei fiori di ciliegio.
Itachi la vide tremare, le strinse più forte il braccio e le accarezzò la mano.
Il sacerdote si alzò in piedi.
“Ora bevete …” sussurrò indicando sei tazzine di diversa grandezza sistemate davanti a lui.
Sakura afferrò la prima tazzina di sakè sul tavolo che la separava dal sacerdote, se la portò alle labbra e ne diede tre piccoli sorsi.
Itachi ripeté la stessa operazione e chiuse gli occhi, sentendo le parole del sacerdote simili a un ronzio.

“Sono tutti morti, non vedo perché io debba farmi carico dei loro errori" disse Itachi. Il suo viso era pallido e contratto. Sorseggiò il contenuto di una bottiglia di
sakè.
"Signorino, lei è stato assente per molti anni, ma ora, proprio perché sono venuti a mancare, tocca a lei mandare avanti la ditta" sussurrò il maggiordomo.
Itachi aprì la mano, lasciando cadere la bottiglia.
"Mio padre mi aveva scacciato, non desiderava che io mi occupassi della compagnia. Si vergognava di un figlio che aveva preferito lavorare in un bar come cuoco, piuttosto che diventare come lui" disse. La bottiglia cadde a terra andando in frantumi.
< Non volevo che mia madre morisse > rifletté.
"Se non avessero deciso di lasciare mio fratello a casa, sarebbe morto anche lui solo per uno sciocco ricevimento" sussurrò roco.
"Signorino, gli incidenti d'auto capitano. Anche il vecchio autista è deceduto" gli ricordò il maggiordomo.
"Sappiamo tutti che mi considerano responsabile, come se la mia fuga li avesse sconvolti tanto da portarli alla morte" sibilò Itachi.
 


Itachi batté un paio di volte le palpebre, si piegò e afferrò il contenitore di sakè successivo e sorseggiò il contenuto, lo appoggiò e ripeté l’operazione con quello dopo ancora.
Il sacerdote socchiuse gli occhi e sorrise.
“Ora siete sposati” sancì.
Itachi cinse la vita della ragazza con un braccio, chinò il capo e le baciò la fronte spaziosa sotto il cappuccio. La ragazza sgranò gli occhi, le iridi verde le brillarono e chinò il capo. Deglutì e strinse le labbra.
< Dannazione, è solo una finta. Perché il mio cuore ha accelerato il battito?! Cavolo!> pensò.
Itachi sorrise e la abbracciò.
< Persino lei è qui per soldi. Sono solo > rifletté.




[1] Residenza degli dei
[2] Le due attendenti che coadiuvano l’operato del sacerdote
[3] Il tradizionale abito bianco della sposa
[4] Un cappello di taffettà
[5] scettro
  
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