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Autore: Black Chandelier    17/07/2013    4 recensioni
[Tratto dal 1° capitolo]
Il sole splendeva a Poway: l’estate era finalmente arrivata.
Le persone organizzavano grigliate, feste e andavano in vacanza, la scuola era terminata e per chi lavorava c’erano le ferie.
Preparare una valigia non era mai stato così facile per me, che di estivo non avevo niente se non una o due canottiere nere, per il resto il mio armadio era composto solo da magliette di gruppi musicali.
Non ero molto amante dell’estate, preferivo l’inverno, le cioccolate calde, la neve e il Natale.
I miei migliori amici, Mark e Tom, mi avevano costretta ad andare in vacanza con loro e, come rifiutare davanti a due ragazzi che ti ripetono in continuazione, facendo gli occhioni, “Dai, vieni con noi!” portandoti all’esaurimento nervoso?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte/i!
Questa è la mia prima Fan Fiction sui blink-182 e finalmente sono riuscita a buttare giù qualche idea ed il risultato è qua sotto. 
Inizialmente la mia mente era un po' un casino, non sapevo bene da dove partire finché un giorno, ascoltando loro ovviamente, mi è venuta questa idea. 
Buona lettura! :3


(p.s per chi se lo chiedesse, ho cambiato nome e in precedenza ero "killallyourfriends", lo dico per chi mi "conosce" per le recensioni, perché non vorrei si creassero casini vari xD) 





 

Did you know? I’m here to stay.
 

 

1)   Vacanze, notizie inaspettate e gente sgradita.
 

 

 
Il sole splendeva a Poway: l’estate era finalmente arrivata.
Le persone organizzavano grigliate, feste e andavano in vacanza, la scuola era terminata e per chi lavorava c’erano le ferie.
Preparare una valigia non era mai stato così facile per me, che di estivo non avevo niente se non una o due canottiere nere, per il resto il mio armadio era composto solo da magliette di gruppi musicali.
Non ero molto amante dell’estate, preferivo l’inverno, le cioccolate calde, la neve e il Natale.
I miei migliori amici, Mark e Tom, mi avevano costretta ad andare in  vacanza con loro e, come rifiutare davanti a due ragazzi che ti ripetono in continuazione, facendo gli occhioni, “Dai, vieni con noi!” portandoti all’esaurimento nervoso?  
La meta estiva era San Diego, che distava mezz’ora da Poway, ma continuare avanti e indietro non era facile per la benzina e tutto il resto.
Avevamo prenotato una stanza in un hotel piuttosto economico vicino alla spiaggia e speravo soltanto di non trovarmi come compagni di stanza dei simpatici ragni, la mia fobia.
“Kay, già ci sono Mark e Tom con il loro..” Mia madre entrò in camera mia, facendomi sobbalzare. “Furgone.” Continuò, facendo una smorfia.
Sorrisi trattenendo a stento una risata, su quel furgone c’erano scritte le peggiori frasi e mia madre sembrava non gradirle.
Quel giorno teneva i capelli neri raccolti in una coda di cavallo e indossava un vestito piuttosto casalingo: era sabato e, di conseguenza, il giorno delle pulizie di casa.
La gente non faceva altro che ripeterci quanto eravamo identiche e io non potevo chiedere di meglio: i capelli neri e lunghi, la  bocca carnosa al punto giusto, e gli occhi grandi e azzurri, li avevo “acquistati” da lei.
Era un dono, visto che non volevo per niente assomigliare a mio padre, dopo quello che ci aveva fatto.
Quando avevo la tenera età di 7 anni, dove si vede tutto il mondo a colori, lasciò me e mia madre da sole e ci soffrimmo molto perché amava un’altra donna e io non volevo più vederlo, anche se il giudice durante il divorzio aveva deciso che dovevo vederlo ogni fine settimana.
Mia madre passò un periodo orribile dopo il divorzio e io la maggior parte delle volte dovevo arrangiarmi da sola, perché lei spesso aveva le crisi di pianto e restava chiusa in camera per due o tre giorni.
“Comunque lo sai che quei due non mi piacciono.”
 Indicò la finestra ma non mi voltai, sapendo a chi si riferiva.
Più volte avevo provato a convincerla del fatto che Mark e Tom non erano dei drogati e cose simili, ma lei non mi credeva.
“Lo sai che non sono drogati né disgraziati o altro.”
Mi avvicinai a lei e la strinsi in un abbraccio sincero, mormorandole un “ti voglio bene”.
“Per qualsiasi cosa puoi chiamarmi, non ti fare problemi, okay?”
Continuai poi, staccandomi da lei e prendendo la valigia che poco prima ero riuscita a chiudere.
“Oh, che sbadata! Mi sono dimenticata di dirti che verrà anche tua cugina Josie con voi!”
La valigia per poco non mi cadde dalle mani.
No, non poteva aver fatto una cosa del genere.
Io odiavo mia cugina: tutta santarellina, le tette rifatte e quegli orrendissimi capelli rossi che si era fatta fare, che odio!
Digrignai i denti, per poi pronunciare un “no” deciso.
“Lo sai che la odio. Non puoi farmi questo!”
Rise e in quel momento mi irritai ancora di più, tanto da buttare la valigia per terra.
“Tanto vi vedevate comunque a scuola, no? Conoscerà Mark e Tom. In più ha finito la scuola e ti terrà d’occhio!”
“Un motivo in più per fare la troia.”
Distolsi lo sguardo da mia madre, guardando la valigia in terra, che stranamente non si era aperta.
“Non rivolgerti così a tua cugina! Verrà con te e basta.”
Alzò la voce e non le risposi, mi limitai a prendere la valigia e ad uscire dalla mia stanza, passandole a fianco e trattenendo la mia rabbia.
Josie era antipatica, odiosa e una volta mi ha urlato davanti a tutti che era colpa mia se mi padre, nonché suo zio, se n’era andato.
Per colpa sua anche io passai un periodo tristissimo e mia madre non sapeva niente di ciò che era successo.
Il mese più bello della mia vita si sarebbe trasformato in un incubo, grazie a lei.
Trascinai la valigia fino alla porta d’ingresso, non degnai di uno sguardo mia madre che era dietro di me e non faceva altro che farfugliare qualcosa.
Spalancai la porta con poca gentilezza e mi trovai davanti i miei migliori amici con un enorme sorriso stampato sul viso che sparì subito dopo che ebbero visto la mia faccia.
“Guai in vista!” Urlò Tom che ricevette una sberla dietro alla testa da Mark.
“Andiamo?” Mi limitai a dire con voce atona, facendo una smorfia.
“Non..” Disse Mark, indicando mia madre dietro di me.
Gli passai la valigia e salutai mia madre controvoglia con un bacio sulla guancia e poi li raggiunsi sul furgone in silenzio.
Non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere. Non si fidava di me, evidentemente.
Dopo aver riposto le valigie nel bagagliaio, salii sul furgoncino nei posti  dietro vicino a Mark, mentre Tom guidava.
“Mi spieghi perché questo muso lungo?”
Mark mise un braccio intorno al mio collo e mi strinse a sé, facendomi sorridere.
“Si aggiunge un’altra persona alle nostre vacanze.”
Mormoro rabbuiandomi subito dopo, giocherellando nervosamente con i lembi della mia maglietta a maniche corte.
“Chi?” Esclamano all’unisono i due, Tom aveva già messo in moto e ci stavamo dirigendo verso l’autostrada.
“Josie!”
Urlai improvvisamente, facendo sobbalzare il moro al mio fianco.
Nemmeno loro sapevano ciò che mi aveva fatto e la conoscevano solo per la sua fama da troietta.
Mi voltai verso Mark che aveva un sorrisone dipinto sul volto e sbuffai irritata, guardandolo malissimo.
“Si può sapere che cazzo hai da ridere?” lo spinsi dandogli un pugno sulla spalla, ma lui sembrava non darci tanto importanza.
Mi alterai ancora di più, perché lui e Tom non facevano altro che fare battutine idiote.
“Tom, stasera si festeggia! Yahuu” urlò esaltato.
Il diretto interessato rise e annuì, beccandosi una sberla sul collo dalla sottoscritta.
Incrociai le braccia e mormorai un “vaffanculo” che probabilmente non sentirono neanche, troppo presi dal fantasticare sulle tette di mia cugina.
Dopo cinque minuti di risate i due si calmarono e io nel frattempo presi il mio mp3 e mi infilai le cuffie nelle orecchie, tenendo il volume alto per non sentire altre cazzate.
Quando avevo nominato Josie, Tom aveva subito cambiato strada facendo una curva allucinante per dirigersi a casa di quella sottospecie di ragazza che chiamavo cugina.
Rabbrividii al sol pensiero di passare un mese con lei e mi morsi il labbro nervosamente, canticchiando mentalmente la canzone che stavo ascoltando.
Quando finalmente, dopo 5 minuti, mi stavo più o meno rilassando e avevamo quasi raggiunto la nostra meta, qualcuno mi tolse la cuffia destra dall’orecchio. Mark, chi se no?
“Perché ti dà così fastidio che venga pure lei con noi? Almeno non starai in mezzo a due maschi!” Disse, sfoggiando un sorrisone.
Lo guardai malissimo, possibile che non capiva l’odio che provavo per quella donna spregevole?!
Non risposi e voltai la testa, prendendo la mia cuffia caduta e mentre me la riportavo all’orecchio, la mano di Mark fermò il mio polso.
“Guardami.”
Mi lasciò andare il polso e mi spostò il viso delicatamente, facendo sì che i nostri occhi si incontrassero.
I suoi occhi azzurri erano così ipnotici che mi fecero arrossire.
 Mi sentivo terribilmente in imbarazzo e il mio lato duro si stava letteralmente sciogliendo come un ghiacciolo al sole.
Lui continuò a guardarmi e io ricambiai lo sguardo, arrossendo sempre di più e scoprii che c’era un’altra cosa che mi stava facendo preoccupare parecchio: i miei battiti del cuore erano aumentati.
Di solito si dice che quando succede è perché quella persona ti piace.
Ma non poteva essere possibile: Mark l’avevo sempre visto come un fratello, stessa cosa Tom, anche se a volte ero gelosa delle sue battutine riguardo al fisico di una ragazza, non ci avevo mai pensato.
“Qualsiasi cosa ti abbia fatto, non preoccuparti, okay?” Mormorò, con voce calda e protettiva.
Spostai lo sguardo verso le sue labbra e una voglia di toccarle con le mie stesse labbra mi assalì improvvisamente.
Cosa mi stava succedendo?
“Siamo arrivati!” L’urlo poco maschile e più femminile di Tom mi fece sussultare e mi costrinse a spostarmi da Mark.
“Coglione, che cazzo ti gridi?!” Urlai di risposta io, scendendo controvoglia dal furgone, ancora scossa da quello che era successo pochi secondi prima.
Ero davvero imbarazzata e sconvolta, non poteva farmi questo effetto, era uno dei miei migliori amici.
Nel frattempo Josie era già sulla soglia di casa e con quell’aria da sapientona e da poco di buono, ci raggiunse sorridendo.
Aveva i capelli sciolti che le arrivavano alle spalle, indossava una canottiera bianca che lasciava intravedere tutta la sua scollatura facendo risaltare la sua abbronzatura e i pantaloncini color jeans, essi erano accompagnati da delle Converse anch’esse blu jeans.
Inutile descrivere le facce dei due che avevo a fianco, visto che non era una novità.
Tom aveva la bocca socchiusa e agitava una mano in continuazione, mentre Mark si mordeva il labbro e schiacciava continuamente l’occhiolino.
Irritanti.
Poi c’ero io, che stavo per avere una crisi di nervi perché la ragazza si era avvicinata a me e mi aveva baciato le guance, urlando un: “Cuginetta cara!”
La voglia di tirarle i capelli era tanta ma non volendo mettere nei guai tutti, mia madre compresa, mi trattenni mostrandole un sorriso falso che lei di sicuro non avrebbe nemmeno riconosciuto, troppo presa a mostrarsi ai miei due migliori amici.
“Come sono contenta che tua madre mi abbia invitata!” disse tutta esaltata, saltellando sulle punte.
“Che fortuna.” Risposi io acida, salendo sul furgoncino, fregandomene del fatto che potesse sentirmi.
Risate, risate e risate, in quei cinque minuti d’attesa vi erano solo risatine e frasi perverse.
Sbuffai come sempre, rifugiandomi di nuovo nella musica.
 
Il viaggio fu noioso e stancante.
Il caldo iniziava a farsi sentire e purtroppo quel furgoncino non era dotato di aria condizionata e, di conseguenza, dovevamo accontentarci dei finestrini.
Io ero ancora accanto a Mark e non gli avevo più rivolto parole e lui sembrava non preoccuparsene.
Josie era nel posto davanti, accanto a Tom e come era abituata a fare con gli altri ragazzi lo stuzzicava facendo qualche battutina sconcia.
Non volevo che Tom cadesse in una delle sue trappole perché Josie voleva sicuramente portarselo a letto.
A lui non sarebbe dispiaciuto, comunque.
Dopo quest’ultimo, passò a stuzzicare Mark voltandosi di tanto in tanto distraendolo totalmente dalla lettura del suo fumetto preferito.
Mi stava facendo innervosire e anche parecchio, tanto che ad un certo punto urlai: “Volete stare zitti?!”
La quiete ritornò, anche se sentii Josie sussurrare qualcosa a Tom, ma non mi importava.
Con quel silenzio che durò più o meno dieci minuti, mi appisolai sperando che quello era solo un sogno e che Josie non sarebbe mai venuta con noi.
Tuttavia quel pisolino non durò molto.
Mark mi svegliò con una pacca sul braccio dicendomi che eravamo quasi giunti a destinazione ma Tom doveva andare in bagno e ci eravamo fermati in un autogrill.
Osservai la strada mentre gli altri scendevano: molte auto erano dirette verso San Diego.
“Non scendi?”
La faccia di Tom fece capolino dal finestrino da cui stavo osservando la strada.
“Non ho voglia.” Risposi, evitando il suo sguardo.
Sapeva quando c’era qualcosa che mi turbava.
“Ti devo parlare, scendi.”
Controvoglia lo seguii in silenzio e lo aspettai di fronte ai bagni.
Mark e Josie erano spariti da cinque minuti e sicuramente erano al bar perché quella zona di servizio era piuttosto piccola.
Immaginarmeli insieme mi provocò gelosia.
Me ne stavo appoggiata al muro grigio scrostato in alcuni punti del bagno, quando il mio migliore amico uscì e mi guardò con espressione seria.
“Josie ti turba. Che ti ha fatto?”
“Niente.”
Alzò un sopracciglio e disse: “Lo sai che mi accorgo quando c’è qualcosa che non va.”
“Tom… Quando ero più piccola mi ha fatto passare uno dei periodi più brutti della mia vita. Mio padre se n’era andato da poco e lei davanti ad alcuni compagni di classe mi disse che era colpa mia.”
Strinsi i pugni a quel ricordo e Tom mi passò una mano sulla schiena.
“E’ una vipera! Mi madre non sa niente e si fida così tanto di lei che vuole che mi controlli.”
“Capisco. Ma che t’importa?”
La faceva facile lui. Io la odiavo e non avrei accettato passare la vacanza con lei.
La porta del bar si aprì di colpo, cigolando.
Mark e Josie erano insieme: ridevano, scherzavano e … lui aveva le labbra sporche di qualcosa che sembrava … rossetto. 
Il mio battito cardiaco iniziò ad aumentare. I miei occhi erano sbarrati e non potevo assolutamente credere a quello che i miei occhi mostravano.
“Kay, tutto bene? Dobbiamo andare!”
Di colpo tornai in me ed ero ancora più confusa di prima.
Mi stava forse iniziando a piacere Mark?
Sarebbe stata una vacanza molto lunga. 
 
 
 
 
 
 
   
 
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