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Autore: La Chiave di Do    18/07/2013    1 recensioni
Dario Cesi ha quarant'anni e fino a oggi era un professore precario di lettere italiane; stamattina ha deciso di morire. Vive a Saronno, a una trentina di chilometri a nord di Milano, con sua moglie Clio e le sue due figlie Arianna e Diana, di anni diciassette e ventuno. [...] Dario Cesi ha deciso di morire.
Genere: Generale, Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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     Nonostante i disagi che la rete ferroviaria puo' arrecare, il treno è sempre  stato  per me grande fonte
     di ispirazione,  e lo amo molto.  Ieri,  mentre  andavo  proprio  in  treno  dal mio ragazzo, arrivata   alla
     stazione  di  Saronno  l'interfono  ha  annunciato:  "causa  investimento,  la  circolazione  dei  treni  è
     momentaneamente sospesa".  
I   commenti  e  le  opinioni  al  riguardo  sono  fioccate  come  neve  a
     dicembre e con buonista semplicità chi ha commentato che il poverino  "poteva  andare  a suicidarsi
     altrove"  è stato bollato come insensibile e stronzo.  Ho  deciso di smettere di dire la mia al  riguardo.
     In compenso ne è nato questo breve racconto,  il cui titolo non è altro che un duplicato della  risposta
     che ho ricevuto piu' spesso: ecco la mia ironica, tragicomica replica.

     NOMI E FATTI SONO DI PURA INVENZIONE, REALE E' INVECE IL FATTO D'ISPIRAZIONE.
 

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Dario Cesi ha quarant'anni e fino a oggi era un professore precario di lettere italiane; stamattina ha deciso di morire. Vive a Saronno, a una trentina di chilometri a nord di Milano, con sua moglie Sara e le sue due figlie Arianna e Diana, di anni diciassette e ventuno; la prima è sua allieva nell'istituto tecnico in cui lavora -una delle tre ragazze in una classe di soli maschi- l'altra frequenta il politecnico con ottimi risultati in una facoltà scientifica che lui, da letterato, considera insulsa.
Sua moglie ha smesso di amarlo da circa undici anni di ventidue del loro matrimonio, Arianna da quando ha iniziato le superiori, Diana da quando ne ha memoria; ieri ha detto a cena che andrà a vivere con Luca, che si è appena laureato e ha avuto la fortuna di trovare un lavoro, ben pagato per i tempi di crisi in cui siamo. I genitori di lui, dice Diana, sono dei tipi a posto, ci aiuteranno un po' finanziariamente. Ah, e sono incinta.
Luca ha ventisei anni e a Dario non è mai piaciuto; sarà che i suoi sono pugliesi, che non va in chiesa e alle elezioni ha votato per Vendola. Non che sia stupido, Vendola, ma è omosessuale. Non gli importa che sua figlia stia con uno di sinistra, per carità, uno puo' pensare quel che vuole al giorno d'oggi, la politica ormai è tutta uno sfacelo, ma lui, Dario Cesi, i ricchioni non li ha mai potuti vedere. Che va bene volersi bene, ma quelli che te lo sbattono in faccia, con certi modi effeminati... Probabilmente uno che vota Vendola, fra qualche anno lascerà lei e il figlio che porta in grembo -a ventun'anni!- per andare con un altro uomo.
Dopo che la maggiore se n'è uscita con queste idiozie da ragazzina innamorata si è messo a urlare e lei ha raccolto la valigia, già pronta dietro i cappotti, e se n'è andata, fregandosene del fatto che sua madre piangeva; le ha solo detto che l'avrebbe chiamata piu' tardi, che si sarebbero sentite. No, non si sarebbero sentite, e lo decideva lui, Dario Cesi: guai se avesse risposto, avrebbe chiesto il divorzio seduta stante. Sua moglie Sara, tra le lacrime, gli ha risposto che andava bene, allora lui aveva chiesto un po' di conforto nello sguardo di Arianna. Arianna se n'è andata in camera sua passando dal bagno, sbuffando e lasciando nel piatto quasi tutta la cena, come fa da mesi. Arianna pesa trentotto chili.
Sara ha dormito sul divano.
La mattina, a colazione, sul tavolo c'erano solo tre tazze e tre piattini: due cappuccini con due briosches alla marmellata, un caffè lungo col dolcificante e una galletta di riso col cioccolato sopra; Arianna ha grattato via il cioccolato prima di sgranocchiarne metà. Niente Diana, niente latte macchiato con le gocciole.
Dopo colazione è arrivata la posta e c'era una sola lettera; diceva che il signor Cesi Dario non sarebbe dovuto tornare a insegnare all'istituto tecnico a settembre, e mentre leggeva ad Arianna si erano illuminati per un momento gli occhi grigi; diceva che era senza lavoro.
E' colpa di quella troia, pensa il signor Cesi Dario, di quella puttanella di quattordici anni che ha fatto la spia dal preside quando lui, per sbaglio, ovviamente, le ha passato una mano sul sedere mentre le consegnava il compito alla cattedra; Santini si chiama, quella vacca, vacca lei e vacca sua madre. Oppure è stata la nipote del sindaco, quella della seconda D, ma il cognome non se lo ricorda; forse si chiama Marica. Diventerà pure lei una grande stronza, come è stronzo suo zio; anche quello stronzo è di sinistra, lurida zecca.
Allora Dario Cesi ha deciso di morire. Ah! L'avrebbero pianto finalmente! L'avrebbe pianto sua moglie a cui diceva che gli andava bene il divorzio ma che intanto viveva del suo ormai ex-stipendio! L'avrebbe pianto Arianna che quando veniva quella sua amica si chiudevano sempre in camera con la musica alta (l'ho sempre detto, pensava, che non è tutta a posto, ha qualcosa di strano, un padre queste cose le capisce... che sia una lesbica?)! Perfino Diana l'avrebbe pianto, quell'ingrata! Anche al lavoro, l'avrebbero pianto quelle puttanelle infamanti, divorate dal rimorso per aver rovinato la vita a un uomo per bene!
Fortuna vuole che a Saronno ci sia una bella stazione. Allora ha preso la macchina, è andato in stazione, si è bevuto un buon caffè alla stazione ed è uscito, ignorando il barista che sventolando lo scontrino gli urlava di tornare indietro a pagare. Ha dato una rapida scorsa al tabellone elettronico con gli orari e ha imboccato il sottopassaggio per il binario sei.
Ed eccoci qui, sul luogo dell'accaduto... Un rapido sguardo allo schermo dell'iPhone: le nove e cinquanta, perfetto. Cesi Dario allora, si dondola un momento sulla fatidica linea gialla e la supera con un passo, quindi si è siede sul bordo della banchina proprio mentre una fastidiosa voce femminile intima dall'interfono di retrocedere; un minuscolo salto per passeggiare fra i binari cinque e sei. Lo prende in quel momento uno strano senso d'inquietudine fra la gola e la bocca dello stomaco.
Signore, l'aiuto a salire” dice una voce di donna preoccupata “Si avvicini, prenda la mia mano!”
A-ah! Qualcuno che mi considera! Pensa Dario Cesi mentre si volta quasi convinto ad afferrare la mano che si protende dalla banchina per aiutarlo... ma è una mano scura, la mano di una donna probabilmente africana, e per un momento dubita; non la afferra: lui è un uomo sicuro di sè, e se ha deciso di morire lo farà. Sputa per terra fra i binari cinque e sei.
Il treno sta arrivando. E' il diretto per Malpensa, carico di bastardi che hanno i soldi per andare in vacanza con già il loro schifoso biglietto per il loro schifoso aereo. E lo perderete, pensa Cesi.
Il treno scivola veloce sui binari e rallenta: riesce già a distinguere il volto e gli occhi terrorizzati del macchinista che cerca di frenare, consapevole di essere troppo vicino per salvarlo dall'impatto, sapendosi già assassino involontario. Tu un posto di lavoro ce l'hai, stronzo, pensa il suicida alzando il dito medio in direzione dell'autista. Lo guarda dritto negli occhi, un momento prima che il dito, la mano, il braccio e tutto l'uomo si spezzino.

L'aereo, ho perso l'aereo, diamine! Dovro' ripagare il biglietto!”
L'ha investito! Dio mio l'ha investito!”
Due mesi di preparazione e non arrivero' mai in tempo, spiegatemi come faccio a laurearmi se ogni volta che vado a dare un esame questi dannati treni mi lasciano a piedi!”
La mia coincidenza! L'ho persa di sicuro!”
Mi sento male... qualcuno mi aiuti!”
Mia madre mi aspetta in stazione a Milano, è anziana e non ha cellulare, si preoccuperà!”
Ben vi sta, stronzi, pensava morendo Dario Cesi.

   
 
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