Fanfic su attori > Alex Pettyfer
Segui la storia  |       
Autore: Aissela_    22/07/2013    2 recensioni
Jonathan Rider è un comune diciannovenne di Seattle che ama stare in compagnia degli amici e uscire con le belle ragazze il sabato sera. Ma appena i suoi genitori rimangono coinvolti in un incidente mortale, la vita di Jonathan cambia radicalmente. Viene affidato ad uno degli orfanotrofi più duri del Paese, non avendo più nessun parente ancora in vita. Jonathan si trova costretto a fuggire dalla città, a lasciare i suoi amici e a cambiare nome pur di non finire in orfanotrofio. Inizia così un viaggio verso Miami, una delle più grandi città dell'America, piena di misteri e verità con cui Jonathan dovrà fare i conti. E' proprio qui che scoprirà di non essere un ragazzo qualunque, e che alcune persone farebbero di tutto per arrivare a lui.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Il viaggio

John Smith. E' questo il mio nome ora. E rimarrà questo finchè la polizia di Seattle non si sarà dimenticata di me. Ho dovuto farlo. Ho dovuto cambiare nome. Ci vorranno mesi, forse anni prima che qualcuno si dimenticherà di me, Jonathan Rider, il diciannovenne rimasto orfano e affidato all'orfanotrofio di Seattle, scomparso la notte successiva all'incidente che ha portato via i suoi genitori. Morti. Tutti temono quell'orfanotrofio in città. Mandano in giro delle voci orrende su quel posto. Maltrattavano, picchiavano, frustavano e legavano i ragazzi in quel posto. Non ci ho mai creduto ovviamente, ma solo perché non mi sarei mai immaginato di doverci finire io un giorno. Adesso che è accaduto tutto questo, non sono pronto ad essere rinchiuso per sempre in quella fogna. E’ per questo che ho cambiato nome, ho cambiato vita. Ora mi ritrovo su un autobus diretto a Miami, a fare più di 5 mila chilometri chiuso dentro questo buco vicino ad un vecchietto che puzza come un cane bagnato. Ci sono anche dei bambini che urlano, signore che ridono e due ragazze che mi fissano da quando sono salito. Sono passate 12 ore. Ne mancano ancora 36 per arrivare a Miami. Una volta arrivato lì non so cosa farò, ne cosa mangerò o dove dormirò. L’importante è che me ne sia andato da Seattle.

L’autista dell’autobus decide di fare una sosta in un autogrill. Scendiamo tutti e ci dirigiamo verso il locale, un posto grande ma molto sporco e poco ordinato, pieno di ubriaconi e puttanelle. Come biasimarli, sono le 23.30 e per di più è sabato sera: anche io mi sarei rintanato in un posto come questo per ubriacarmi fino a svenire. Almeno questo è quello che avrebbe fatto Jonathan. Mi siedo davanti al bancone del bar su uno sgabello molto alto. Ordino una coca-cola e in silenzio comincio a berla. Mi guardo intorno: le signore che ridevano sull'autobus sono sedute ad un tavolo rotondo in fondo al locale, insieme ai bambini che urlavano, e tutti hanno ordinato un hamburger con patatine. L’autista sta parlando con una puttanella del locale. Più che altro la sta invitando ad andare in bagno per scoparsela. Immaginatevi un cinquantenne, un ciccione calvo con una tuta blu da autista che parla con una bionda alta 1 e 90 con seno e labbra rifatte. Non è una bella scena. Le due ragazze che mi guardavano stanno bevendo una limonata, mentre farfugliano qualcosa ad un tavolo dietro di me. Mi giro per guardarle e noto che loro fanno lo stesso. Chissà da quanto mi stanno guardando. Il vecchietto che puzzava invece è seduto da solo a tre sgabelli vicino al mio e beve una birra. Poi si alza e si siede vicino a me. Prende un sorso della sua birra, si pulisce la bocca con il dorso della mano e mi dice: “Quelle due more ti mangiano con lo sguardo, amico.” Mi giro per guardarle di nuovo e mi fanno un saluto con la mano. Mi volto verso il vecchietto e faccio una risatina. Lui mi guarda storto e dice: “Amico, sei giovane, divertiti. Prendile e portatele in bagno, saranno felicissime, fidati.” Lo guardo per un po’ e poi gli dico: “Non sono il tipo. Se vogliono fare qualcosa dovranno aspettare che l’autista abbia finito con la puttanella.” Il vecchietto ride, si alza e se ne va fuori dal locale, al buio. Finita la mia coca decido di andare in bagno. Dopo 12 ore che me la trattengo è il caso di svuotarmi. Mi dirigo verso la porta del bagno, e quando entro trovo l’autista con la bionda sul lavandino che ci davano dentro. Sgrano gli occhi, l’autista mi fulmina e mi dice: “Hey biondino, non vedi che questo è occupato? Fila via.” Ma mente mi volto per andarmene, vedo la bionda che scende dal lavandino, viene verso di me e mi blocca. Poi si volta verso l’autista e fa: “Credo che la serata con te sia finita tesoro, adesso è arrivato il momento del biondino.” L’autista, incazzato nero, lancia un ‘vaffanculo’ e poi esce. La bionda comincia a toccarmi il petto, a mettere le mani sotto la maglietta finchè non arriva alla cinta. Io la blocco per i polsi, mi sposto e dico: “Mi dispiace, non è la serata giusta.” Lei però fa finta di non sentire, mi spinge verso il muro e comincia a baciarmi. Dopo neanche 30 secondi entra un tizio grosso e tutto tatuato che avevo visto seduto al tavolo con la bionda, appena entrato. Sposta la puttanella che mi stava ancora baciando e mi fa: “Che cazzo fai? Questa è la mia ragazza!” Alzo le mani in segno di scuse, perché sapevo che mi sarei ritrovato un dente in meno e un livido in più se mi fossi messo a discutere con quel gigante. Prende la puttanella per il polso e la spinge fuori, lasciandomi solo nel bagno.

Dopo una mezz'oretta l’autista ci chiama per risalire sull'autobus. I bambini e le signore cominciano a correre per prendere i posti in fondo, ovvero i posti migliori. Così io mi ritrovo seduto nei sedili davanti, proprio dietro alle due ragazze more. Mi guardo intorno e mi accorgo che il vecchietto non c’è più. Forse non aveva un posto dove andare, come me. Avrà deciso che questo posto va più che bene per lui o forse... In quel momento sento un colpo e subito dopo un grido provenire da fuori. Tutti si affacciano dai finestrini senza avere il coraggio di uscire dall'autobus. Mi affaccio anche io e vedo che il tizio grosso e pieno di tatuaggi che era in bagno tiene in mano una pistola e la punta verso il vecchietto, accasciato a terra e ferito allo stomaco. Mi getto subito fuori dall'auto, senza dare ascolto all'autista, che mi blocca e mi dice di stare fermo e non fare cazzate. Lo spingo da un lato e corro verso il vecchietto. Mi inginocchio vicino a lui e gli premo la mano sulla ferita che perde molto sangue, cercando di alzarlo per portarlo sull'auto. Ma il tizio pieno di tatuaggi mi punta la pistola contro e mi dice: “Hey ragazzino, non fare l’eroe e vattene via, prima che ti spari una pallottola in testa.” Lo ignoro e cerco di tranquillizzare il signore che intanto comincia a muoversi nervosamente a terra. Mentre sto per alzarlo, sento qualcosa di freddo e pesante che mi sfiora la nuca. Ancora inginocchiato, mi giro di scatto, finendo a sedere sull'asfalto freddo. Alzo lo sguardo e vedo il tizio tatuato che mi punta la pistola in testa. “Ti avevo avvertito, ragazzino.” dice con un sorrisetto sulle labbra. “Alzati.” mi fa, mentre mi prende per il polso e mi tira in alto. Ora la pistola è premuta forte contro il mio collo e io inizio ad avere paura.







Ciao bellissimi! :3 Questa è la mia prima FF, spero che vi piaccia e che la seguirete :3 Fatemi sapere che ne pensate :3

Questo è il nostro John Smith, ovvero Alex Pettyfer *-*

Image and video hosting by TinyPic

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Alex Pettyfer / Vai alla pagina dell'autore: Aissela_