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Autore: Malachia    22/07/2013    1 recensioni
Quando la vita cambia inaspettatamente, togliendoti l'occasione di dire molte cose, lasciando le parole navigare nella tua mente senza meta, con un dolore che non accenna a voler sparire, cosa resta?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Caro amico,
mi avevi promesso che saresti rimasto, che nonostante tutto non sarei mai stata sola; adesso mi rendo conto che ogni promessa è una bugia, che ogni parola è stata, e sarà sempre inutile; eppure devo scrivere, per superare senza dimenticare.
Continuo a ripensare al tuo volto, e l'unica immagine che di te mi resta sono i tuoi occhi chiari che mi guardavano con timidezza la prima volta che ci siamo visti.
Il ricordo di quel freddo pomeriggio di  tre anni fa è ancora limpido nella mia mente: nella biblioteca di Pisa c'era un vociferare sommesso, e le persone passavano da uno scaffale all'altro con occhio attento e indagatore; ed io che ero uscita con mio fratello appena tornato da i suoi primi sei mesi di studio a Parigi;  avevo indossato per l'occasione  un vestito azzurro chiaro -quello che a te piaceva così tanto, che ho messo solo quelle due o tre volte l'anno in cui ci vedevamo, e che adesso è ancora riposto in quela scatola grigia piena di sogni che, sempre più di rado, apro-.
Osservavo distrattamente i libri, mentre ascoltavo Alessandro parlare del suo coninquilino, finchè finalmente si zittì attirato dal nuovo manuale di economia di quelche scrittore incomprensibile a noi comuni mortali.
Così cominciai a vagare da sola, saltando dispersivamente dai mondi di Dumas a quelli di Amado, fino a finire dentro all'intrigata fantasia di Zafon.
Nella mia mente apparve l'immagine dell'unico libro che mi mancava: Marina; lo cercai attentamente con lo sguardo, fino a scorgerlo sopra un'alta pila di libri ,e , nel momento in cui le mie dita erano in procinto di sfiorare la  sua lucida copertina, incontrai la tua pallida mano ossuta.
Ritirai la mia, alzando timidamente lo sguardo e vedendo i tuoi freddi occhi azzurri che, con un dolce sorriso appena accennato si sciolsero subito, emandando un'allegria raggiante.
"Prendilo tu" mi sussurrasti "Non mi permetterei mai di sottrarre un libro a una ragazza così carina." aggiungesti.
Chiacchierammo per un pò, fino a che non udì la voce di mio fratello che mi cercava.
"Devo andare" dissi, salutandoti, e tu, dopo avermi fermata, scrivesti il tuo numero sulla prima pagina di Marina.
L'audacia di quel gesto è ancora impressa nei miei ricordi, e quest'incontro quasi inverosimile sarà uno dei tesori  nascosti nella mia memoria a me più cari.
 
Adesso mi è così difficile trattenere le lacrime scrivendo di te; una parte della mia vita mi è stata sottratta senza che io potessi oppormi, cercando di evitare questa dolorosa fine.
Una parte di me cerca di negare il fatto che tutto questo sia stata colpa mia, che, se non avessimo litigato quel giorno tutto sarebbe andato diversamente. Mi sto dannando l'anima per non desiderare di essere io, al posto tuo, per non odiarmi così tanto e così profondamente, come altrimenti farei.
La voce tremula di tua madre mi risuona ancora nelle orecchie: "Elisa, tesoro, se n'è andato.." non riusì a dire altro, sembrava che volesse aggiungere qualcosa, ma lae parole  s'interruppe, rotte dal pianto e dal dolore che solo una madre può provare per la perdita di un figlio.
Quel "tesoro" mi trafigge il cuore come una lama, perchè se lei sapesse, se lei fosse a conoscenza di quest'orrenda colpa che mi porterò dietro per sempre, mi odierebbe, avrebbe un'ira nei miei confronti abbastanza grande da valere anche per quella che io tento di non provare, e quel tesoro svanirebbe, e finirebbe per bruciarsi tra le fiame di un'inferno troppo buono per la mia colpa.
E sono certa che tu non vorresti mai sentire queste parole da me, diresti che è stato un caso, che non guidavo io quella macchina, che eri stato tu ad attraversare senza guardare, preso dall'impeto e dalla collera; ma questo pensiero non mi rassicura, perchè solo la tua voce potrebbe porre fine alla tempesta che c'è nella mia anima.
La mia stanza è rischiarata dalla flebile luce della luna, che stasera è particolarmente bella, mi sono persa per quasi due ore in quell'enorme palla bianca a pensare che, in ogni parte del mondo, se allunghi una mano, e metti il pollice sopra la luna, questa, sarà sempre coperta, e quindi avrà la stessa dimensione ovunque tu ti trovi.
Me lo ripetevi ogni qualvolta ti dicevo che mi mancavi, e mi facevi sentire meno sola, e meno distante da te; e adesso?
Io che non credo nel paradiso, nell'inferno, o in qualsiasi tipo di vita  oltre la morte, io che credo che dopo la vita ci sia il nulla cosmico; io che, alla fine, non credo in niente, cosa mi resta?
Come potrà questa distanza, questo vuoto, non sembrare così tragicamente atroce?
Come potrò sentirmi ancora vicina a te, anche solo per un attimo?
"Se n'è andato" "è in un posto migliore" "Non è più tra noi"
Non capirò mai queste parole, ai miei occhi non hanno alcun senso. Non se n'è andato, perchè andarsene sottointende un possibile ritorno, ed oggi, oggi che ho deciso di scrivere dopo giorni di tormenti, mi sono arresa all'evidenza che non tornerai.
Non credo  tu sia in un posto migliore, a meno che tu non stia giocando a Poker con Cobain, allora potrei dire di si, ma neanche io ci credo poi tanto.
Mi rendo conto che sia più semplice dire frasi come "è andato in cielo" " ci ha lasciati" ma sono parole vuote, inutili. "è morto" ecco cos'andrebbe detto, ma la morte spaventa tutti, anche il nominarla fa venire i brividi, così nascondiamo la realtà.
Tutt'ora io lo faccio, non con questi mezzi, ma lo ammetto: non riesco a pronunciare il tuo nome, neanche nella mia testa,  e il pensiero di scriverlo mi fa rabbrividire.
Guardo quell'abito azzurro appeso sulla sedia di ferro, e vedo solo ricordi. 
I tuoi occhi che sussurravano segreti dolorosi sotto la luna chiara, le dita che strappavano, filo dopo filo, l'erba tagliata da poco, i nostri profumi che si rincorrevano nel vento, diventando uno solo. 
Il tuo giacchetto sulle mie spalle; avevi ragione dicendomi che avrei avuto freddo solo con il vestito, che non era ancora estate. 
'Perché non mi guardi negli occhi?' 
'Perché sennó ci annego.' 
'Ti salverò io' dicevi, stringendomi la mano.
 Ti lasciavo rovistare nella mia anima, senza oppormi, osservandoti affascinata mentre prendevi qualche pezzo di me, per ricordo.
 
 
 'Guardami negli occhi quando parlo'
 'A cosa cazzo serve? Mi mentì, tu mi menti sempre, non voglio vedere le bugie nei tuoi occhi.'
 'Io ti amo' 
Un colpo al cuore, un lungo silenzio, le mie mani tremano, che succede? 
'Non osare dirmi che tu mi ami! Non sai neanche cosa sia l'amore. Non ti rendi conto di cosa significhi, tu sei solo un verme' urla una voce che non sento mia.
 Non posso essere stata io ad aver detto quelle parole, non al mio migliore amico.
 'Ti amo' sussurri ancora.
"Sai come stanno le cose"
"Sai che lui non proverà mai niente per te." sibili, sapendo che con quelle parole avresti annientato ogni mia resistenza.
"Non provare a parlare di lui." ti urlo.
Tu taci, e lasci andare in telefono, mettendo il silenzio tra di noi.
 Torno a respirare.
 Una mano mi sfiora, riportandomi alla realtà...
 'Stai bene?' Mi sussurra una voce amica, mi volto, vomito disperazione, lascio che la mia voce balli una macabra danza senza fine.
 Il silenzio prende il sopravvento, diventa pesante, tangibile.. Mi sento soffocare. 
Lei sta li, sfiorandomi appena... Butto giù un altro bicchiere, il quarto. ' la vodka sta finendo' commento.. ' le sigarette possono aiutare?' Mi chiede noncurante... Me ne accendo una, guardo la Malboro bruciare, guardo la mia anima infiammarsi, aspetto qualcosa, una parola, mentre penso che ci sto ricascando un altra volta.
 Lei se ne va, in silenzio.. 'Mi lasci?' 'Non ti lascio, ci ritroveremo, tu ti rialzerai, e continuerai la tua vita' 
'Magari, inciamperò in un po' d'amore o di felicità per la via' 
Sorride... Guardo la sua ombra sparire nel buio.
 
 
Penso che per stanotte possa bastare la mia ricerca nella memoria, sta albeggiando, e voglio guardare il sole che nasce, anche nei giorni più bui c'è sempre un po' di spazio per la felicità, forse questo è il caso; ti scriverò ogni qualvolta la tua assenza mi renderà impossibile continuare.
 
 
Per sempre tua.
-E
  
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