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Autore: mizuki95    22/07/2013    1 recensioni
[Marginal Prince]
[StanislavxYuuta]
Stanislav è incuriosito da Yuuta, e lo considera un soggetto molto interessante da osservare. Quando il ragazzo verrà trasportato nell'infermeria, il russo avrà l'occasione di toccare con mano il ragazzo tanto osservato...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera, gente! La mia nuova creazione riguarda una coppia sconosciuta di un anime ancor meno conosciuto, che però sto cercando di far conoscere a più gente possibile! Non fraintendetemi, la mia OTP è la JoshuaxYuuta (su cui spero presto di scrivere qualcosa), ma la scena da cui è tratta questa fic (nel quarto episodio) era troppo slashosa, perché rimanesse senza alcuna fantasia su di essa! Per cui, nonostante non sia una grande fan della StanislavxYuuta, ho deciso di scriverci su, approfittando del prompt datomi da questo episodio! So di aver fatto sicuramente qualche errore nella caratterizzazione di Stanislav perché non ho ancora terminato la visione dell'anime, ma sareste molto gentili a farmi notare eventuali mancanze gravi! :) Devo andare, vi auguro una buona lettura!

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A Stanislav piacevano le stranezze, e caso volesse che Yuuta fosse la persona più strana dell’Accademia Sant’Alfonso in cui l’uomo lavorava. Yuuta era un ragazzo vivace, sincero e ingenuo, si sarebbe potuto definire un ragazzo come tanti altri; ma per Stanislav era speciale, strano nella sua testardaggine, nel suo voler aiutare a tutti i costi gli altri.
 
Dopo averlo incontrato nel boschetto accanto all’Istituto, decise di osservarlo da lontano per mera curiosità, e al termine dello sfortunato evento del gioiello rubato, qualcosa negli occhi del giapponese lo convinse che fosse un elemento degno della sua attenzione.
 
Ed ecco che un giorno come gli altri, si realizzò il suo desiderio più “perverso”: averlo in infermeria, svenuto, alla sua totale mercé. Non provava una grande attrazione per i ragazzi, ma quel ragazzino stimolava un lato di sé fino ad allora sconosciuto, e non era quello medico.
 
Dopo aver ascoltato la spiegazione sull’incidente che aveva coinvolto Yuuta e aver mandato via i due studenti che lo avevano portato in infermeria, Stanislav iniziò i controlli di base: controllo del battito cardiaco, febbre, e simili. Fu proprio durante questi controlli, che nel russo si accese la voglia di controllare più minutamente il corpo del giovane giapponese.
 
In men che non si dica, si ritrovò a carponi sopra di egli, e con le dita della mano sinistra iniziò a percorrere lentamente il profilo del corpo sotto di lui: Yuuta, constatò l’uomo, aveva dei tratti molto infantili nonostante l’età; con il pollice e l’indice ne tastò l’orecchio, e mentre ne massaggiava il lobo, pensava a quanto rosse diventavano le punte delle orecchie nei momenti di imbarazzo, e di come avesse voglia in quel momento di ammirare quel colorito acceso; scendendo lentamente, ne approfittò per accarezzare la guancia destra del moro, saggiandone la morbidezza della pelle; quando le dita giunsero al mento, accarezzò le morbide labbra del ragazzo, vellutate e innocenti; l’indice accarezzò con una lentezza voluta il collo del ragazzo, per poi spostarsi sul quasi inesistente pomo d’Adamo, mentre il medio scendeva verso le clavicole ed assaporava il contatto di quella pelle così liscia.
 
Al termine del collo, si presentò un ostacolo che avrebbe deciso fino a dove il suo comportamento era lecito: la camicia.
 
 Se avesse voluto assaporare ancora il contatto di quel corpo, avrebbe dovuto sbottonargliela, ma così facendo… l’alternativa non ebbe neanche in tempo a comparirgli nella mente che le sue dita stavano già separando i primi tre bottoni dai corrispettivi buchi, mentre gli occhi si riempivano della visione del minuto e poco sviluppato corpo del ragazzo.
 
Con un gesto aggraziato ma al contempo sbrigativo fece calare la parte destra dell’indumento lungo la spalla di Yuuta, accarezzandola e tastando i muscoli del braccio, riprendendo la sua lenta discesa. Improvvisamente i suoi occhi furono catturati dalla visione di un bottoncino rosa, un capezzolo piccolo e appiattito. Stanislav decise di stuzzicarlo, accarezzandolo e tirandolo delicatamente verso l’alto.
 
Stava per rimuovere i bottoni rimanenti, sempre più coinvolto nella situazione, quando Yuuta emise un profondo sospiro e si voltò alla destra del russo. Quest’ultimo approfittò di quella imprevista interruzione per calmarsi e scendere dal letto. Non rifletté sull’accaduto, dato che riteneva di non avere nulla di cui pentirsi, piuttosto riprese i controlli che aveva interrotto.
 
 Poco dopo il ragazzo si svegliò e, cullato dalla sua ingenuità e dal fatto di non sapere cosa gli stava facendo l’uomo poc’anzi, fece una scena madre sull’incontrare nuovamente Stanislav e sul trovarsi in ospedale.
 
Yuuta, nonostante la fervida immaginazione, non avrebbe mai capito cosa era successo quel pomeriggio; Stanislav, temporaneamente soddisfatto e incuriosito sul suo stesso comportamento, d’allora si sarebbe limitato ad osservarlo da lontano come se fosse un’interessante animaletto.
 
Quel pomeriggio sarebbe stato presto un ricordo lontano per il russo e niente per il giapponese, ma esso avrebbe segnato inevitabilmente la vita di entrambi.
 

THE END

  
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