CAPITOLO
17
LA
REDENZIONE
Orichimaru
aveva fatto gettare il cadavere insieme ai rifiuti della scuola, come
se in
quel corpo non ci fossero mai stati né vita né
sentimenti. Lo sapevano tutti
che lui considerava le forze portanti solo contenitori di potere che
una volta
privati di tale potere non servivano a nulla.
“Hanno
finito.” Bisbigliò Naruto
“Allora
che aspettiamo ad andare a prenderlo?” chiese Temari.
“Fermi!”
ringhiò Kiba “c’è ancora
qualcuno.”
Un’esile
figura si avvicinava al corpo senza più vita del giovane
Kazekage, dal suo
abbigliamento si intuiva che era un Ganin. Solo quando si
levò la maschera
dalla bocca il gruppo riconobbe Matsuri.
“Gaara-sama…”
piangendo la ragazza gli scostò i capelli dalla fronte, la
pelle era gelida. Mise
la testa del rosso sulle sue ginocchia continuando ad accarezzarla, ma
sapeva
bene che ormai non respirava più.
“Matsuri…”
Ino tentò di appoggiare una mano sulla
spalla, ma la kunoichi la respinse bruscamente.
“Non
osate toccarlo! E’ morto perché voi siete degli
inetti, incapaci! Avete messo davanti alla sua salvezza i vostri
stupidi ed
inutili bisogni!” singhiozzò lei guardandoli con
odio.
Nessuno
osava replicare. Sapevano che quelle parole
erano dettate dall’immenso dolore della ragazza.
“C’è
un modo per salvarlo.” All’improvviso la esile,
ma aggraziata figura di Sasori comparve alle loro spalle.
Tutti
circondarono Matsuri per difenderla da un
eventuale attacco, in quello stato sarebbe morta pure lei.
“Cosa
intendi dire? Dalla morte non si torna
indietro.”
“Ma
il popolo di Suuna è diverso da tutti gli altri,
vero Temari?” chiese mentre la ragazza voltava la testa da un
lato.
“Noi
non siamo fatti realmente di pelle e sangue, l’aspetto
ed il calore ed anche le fattezze di un essere umano lo otteniamo
grazie ad una
particolare tecnica ninja.”
“Allora
dove vuoi arrivare?” chiese Shikamaru.
“Ho
imparato questa tecnica da mia nonna, che era a
capo dei ricercatori del villaggio della sabbia.” Disse
mentre con gentilezza
si faceva largo tra i ragazzi per sedersi accanto a Gaara.
“No!”
masturi scostò la gentile mano che si era
appoggiata sul petto del cadavere.
“Puoi
aiutarmi se vuoi. Appoggia le tua mani sopra
le mie, donami parte del tuo chakra.” Disse debolmente Sasori.
E
la vita fluì dal corpo del marionettista per
espandersi in quel corpo freddo e muto.
Gaara
riaprì gli occhi, mentre Aksuuna crollava a
terra, senza fare rumore privo della sua essenza.
“Non
ha senso quello che hai fatto.” Disse Shino.
“Vivere
lontano da Itachi… che senso poteva avere
per me? Lui è la mia luce e la mia vita.” E poi
chiuse gli occhi per sempre.
Se
solo avesse saputo che la persona da lui tanto
amata ora lo guardava spegnersi senza poter far nulla. Che fortuna che
le
guardie ANBU dell’istituto Akazuki portassero una maschera,
non lo avrebbero
visto piangere.