Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h.
Ricorda la storia  |       
Autore: FallenAngelsGoToHell    24/07/2013    3 recensioni
La convivenza forzata può portare all'odio reciproco nella maggioranza dei casi... appunto nella maggioranza!
Fra il turbinio di pensieri che affollavano la sua mente uno si fece immediatamente strada verso di lei -Cazzo!- pensò. -Orube va tutto bene?- chiese Cedric nel tono più naturale possibile. -Sì, sì- si affrettò a rispondere lei -è solo che...-. Non riuscì a finire la frase che scoppiò in singhiozzi. Allora lui entrò. Rimase interdetto da ciò che vide. Non appena lo sentì entrare si voltò a fissarlo con gli occhi pieni di lacrime. -Accidenti ma perchè tutte a me devono capitare!- pensò.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric, Orube
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tears andd rain Quanti giorni erano? Due, tre...forse quattro...o cinque? Non lo sapeva. Sapeva solo che un velo di stanchezza si era posata su di lei. E lei stoicamente resisteva. Non avrebbe ceduto nemmeno un istante, non si sarebbe mostrata debole, perchè non lo era. Ma qualcosa la turbava. Erano solo sensazioni e per il momento era così, ma... -Basta Orube smettila.-pensò. Si guardò le mani sulle ginocchia per qualche istante e poi alzò lo sguardo. Ovviamente era ancora li. Dove pensava fosse andato? A trovare sua nonna?  Che razza di pensieri le affollavano la mente! Cedric stava leggendo un libro, Orube non riusciva  a vedere quale, e non si era accorto del suo sguardo. Bene. Molto bene, così lei poteva continuare a fissarlo. C'era sempre qualcosa di lui che sfuggiva all'occhio attento di lei. Un particolare modo di tenere il libro, la posizione sulla sedia, le rughe che si formavano sulla fronte per la concentrazione. Si sentì scema a starsene li imbambolata. Sì, una scema perfetta.
-Cosa leggi?- chiese improvvisamente. Lui alzò lentamente lo sguardo dal libro. -L'ultimo giorno di un condannato-
-Bello?- chiese lei cercando di fare un qualche straccio di conversazione. -Molto-rispose. Orube sospirò. Delle volte era davvero difficile fare un discorso con lui. C'erano dei giorni in cui non diceva assolutamente niente. Niente! Un ragazzo lunatico. Come dire, continuamente mestruato.
Soddisfatta di aver trovato la giusta definizione alla parola "Cedric" sul dizionario, si alzò. La testa le faceva male, ma lei non l'ascoltò. Non aveva molto da dire quel giorno. Sentiva solo una gran tristezza addosso e sapeva perchè. La maggior parte delle persone avrebbe detto con sufficenza: "ma è ovvio, sei chiusa qua dentro da giorni con l'ex luogotenente del tiranno di Meridian e non hai un momento di riposo perchè devi tenere sotto controllo lui e il suo stramaledetto libro... ecc, ecc.", ma non era così per lei. Lei non era "la maggior parte delle persone". Non trovava irritante la compagnia di Cedric. Alla fine si era abituata a lui.. Per amore o per forza, ma lo aveva fatto.
-Perchè non vai a dormire un po'?- le chiese. Lei sobbalzò. La voce del ragazzo l'aveva bruscamente riportata alla realtà. -Io devo stare qui. Devo controllare il libro e anche te caro, non pensare di imbrogliarmi- rispose con diastacco lei. -Oh come siamo diffidenti oggi- le disse in modo canzonatorio. - Faccio bene il mio lavoro-  si giustificò.  -Guarda che non devi prenderti una vacanza, solo finirai per non averne più per nessuno se continui così. E poi a  me piace la tua compagnia, quindi non lo dico per farti andare via-.Continuò con noncuranza a leggere senza degnarla di uno sguardo, apparentemente troppo preso dal libro. Non che, a suo parere, le dovesse più attenzioni.  A lui sembrava una conversazione normale in un momento normale. A lei no. Lei sapeva che le rimanevano solo i ricordi. La sua breve infanzia prima di essere catapultata in un mondo cattivo, dove la sopravvivenza era la lotta. Unica figura umana, quasi materna , era stata Luba. L'adorava. Aveva odiato le guardiane per la sua morte, ritenendole colpevoli di tutto ciò che le era capitato. Era stata il suo appiglio nei momenti di disperazione, sofferenza, sconforto. Ma questa volta non poteva contare su di lei. Erano passati solo pochi mesi da quando aaveva appreso della morte di suo padre. Mai una lacrima aveva solcato il suo viso. Voleva dimostrarsi combattiva anche in quel momento. Voleva che lui fosse orgoglioso di lei anche nella morte. Ma ora quando tutti i suoi ricordi, per un motivo o per un altro convergevano li si sentiva perduta. Sola come mai le era capitato prima. Pioveva fuori. -Ovviamente- pensò - mai che le disgrazie vengano una alla volta-. -Mi faccio un bagno- dichiarò alla fine. -Be, potresti andare a fare una passeggiata allora- disse Cedric con un sorriso. Lei sorrise a sua volta e si avviò. -E fai attenzione alla doccia-le urlò di rimando. Orube si ritrovò a sorridere. La storia della doccia era stata davvero forte. Siccome lei usava il getto fisso posizionato proprio sopra la testa non si era minimamente preoccupata di verificare che l'ultimo che aveva fatto la doccia l'avesse pensata come lei e non avesse aperto invece la doccia mobile, cosa che invece Cedric aveva fatto. Bene, quando era andata per farsi un bagno la doccia mobile era proprio puntata verso la sua faccia e non appena la ragazza aprì l'acqua un potente getto la investì, inondando il bagno. Ci misero due ore a pulire tutto ridendo come dei deficenti. Cedric non si era minimamente arrabbiato anche se adesso ogni scusa era buona per rinfacciarle la disavventura. Questa volta si ricordò di controllare per poi infilarsi sotto il getto d'acqua. Non voleva nient'altro, solo starsene li sotto per sempre. Il suo per sempre però durò circa quindici minuti. Una volra fuori sperò di sentirsi meglio, ma non fu proprio così. Era come se fosse stata invasa da un'ondata di tristezza liberatoria, di quelle che non ti danno depressione, ma ti fanno piangere. Si guardò allo specchio, si asciugò alla meglio e fissò i suoi occhi in quelli dell'immagine riflessa. Non vi scorgeva nulla. Voleva piangere. E allora pianse. Sperò che Cedric non la sentisse. Sperò anche di fermarsi presto. Purtroppo nulla di tutto ciò accadde. Si era vestita piangendo, quasi arrabbiata per quello che stava acccadendo, quando lo sentì bussare. Nello stesso istante si sentì mancare. Fra il turbinio di pensieri che affollavano la sua mente uno si fece immediatamente strada verso di lei -Cazzo!- pensò. -Orube va tutto bene?- chiese Cedric nel tono più naturale possibile. -Sì, sì- si affrettò a rispondere lei -è solo che...-. Non riuscì a finire la frase che scoppiò in singhiozzi. Allora lui entrò. Rimase interdetto da ciò che vide. Non appena lo sentì entrare si voltò a fissarlo con gli occhi pieni di lacrime. -Accidenti ma perchè tutte a me devono capitare!- pensò. Improvvisamente un'ondata di malessere la invase e la costrinse ad accasciarsi a terra. Scoppiò di nuovo a piangere sotto gli occhi attoniti di lui. Cedric le si avvicinò. Allungò una mano per sfiorarla, calmarla. A quel tocco quel briciolo di autocontrollo e di dignità che la ragazza credeva di aver rimasto sparirono del tutto. Si aggrappò immediatamente alla camicia di lui. Lui la strinse con il cuore che batteva a mille. Rimasero così per un tempo indefinito. Poi lei, dopo avergli inzuppato a dovere la camicia di lacrime, si addormentò. -Finalmente, non credevo fosse possibile- pensò Cedric. La portò nella sua stanza e la stese sul letto. Era sfinita. La osservò per un po'. Poi immediatamente si riscosse da quella situazione ridicola. -Ma come cavolo sono inquadrato?!- si chiese. La lasciò li e decise si tornare alle sue occupazioni.
Fuori pioveva. Piangeva anche il cielo.









  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h. / Vai alla pagina dell'autore: FallenAngelsGoToHell