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Autore: Kelsen    24/07/2013    0 recensioni
Michael Blackwolf è un vecchio capitano della polizia di Chicago, Stati Uniti negli anni a metà del 1800. Sposato con Rose, bellissima donna che è il centro della vita di Michael nonostante questa ruoti attorno alla criminalità del South Side di Chicago.
Joe Harris è il vice di Blackwolf, giovane e brillante investigatore che si alterna come protagonista nella narrazione della storia.
Omicidi, intrighi di amore, droga e mafia si fondono in un noir del 1860.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Capitolo 2 ]

**Chicago Police Department, Sala interrogatori - Michael Blackwolf**


< Ok Frankie...siamo arrivati a un punto dove le scelte sono due.> Lo fisso dritto negli occhi con la consapevolezza che lui vedrà nei miei solo un lampo di lucida follia, un attimo di secondo nel quale realizzare che quel vecchio bastardo di uno sbirro può davvero non fartici uscire da quella Centrale di Polizia.
< Io col Bill of Right mi ci pulisco il culo alla mattina... O tu adesso mi dici perchè hai confessato l'omicidio di Jason Thorne nonostante tu non sia stato o ti farò sperimentare cosa significa la parola "Sofferenza".>
Lui mi fissa con aria divertita, indifferente a ciò che lo aspetta o forse solo ignaro.
< Sei proprio un coglione Blackwolf. Non sò come mai nel South molti possano avere paura di te...Davvero non capisci? > Scuote il capo. < Thorne mi ha rotto il cazzo, non poco, con il suo lavoro da quattro soldi.> Lo guardo con le mani già chiuse in un pugno sotto al tavolo, si serrano talmente forte che sento le unghie conficcarsi nella pelle.
< Ma non l'avrei ucciso per così poco. E" pur sempre solo un dilettante che ricettava un pò di gioielli rubati.> Niente di straordinario. Lo pensavamo tutti. < Se vuoi sapere altro....puoi tranquillamente baciare il mio culo peloso.>
Lo sento. Sento Joe arraffare le carte da dietro le quinte e correre verso la sala interrogatori. In realtà io non posso sentire quei passi, ma sò benissimo cosa sta per fare. Lui invece, senz'altro, avrà sentito le urla provenienti dalla sala. Proverà ad aprire ma non riuscirà perchè ci siamo chiusi dentro.
Le urla sono provocate dal povero Frankie, ora ha un coltello infilato nella mano destra. Ma non è per quello che grida, sta gridando perchè preventivamente avevo portato con me un sacchetto di sale. Procedura standard, funziona sempre.
Sfilo il coltello dal centro della sua mano e vedo il sudore gelato scorrergli sul viso, uno sguardo terrorizzato e rabbioso che mi incenerisce. Afferro il suo polso per tenerlo fermo mentre con l'altra mano lascio cadere del sale grosso sulla ferita che ora gronda talmente sangue da inzuppare sia la mia manica che il tavolo.
Delle urla disumane continuano a cercare di violentare i muri della sala interrogatori, vedo l'umanità sfiorire negli occhi di Frankie tanto quanto non ve n'è nei miei e le sue urla non mi fanno alcun effetto. Non provo rimorso... aspetto. Aspetto che finalmente facciano effetto mentre Joe batte con forza sulla porta affinchè gli apra.
< Allora Frankie...proviamo di nuovo. Se non sei stato tu a fare fuori il ciccione... chi è stato? >
< TU SEI UN FIGLIO DI TROIA!! QUELLA CAGNA DI TUA MOGLIE PAGHERA", GLI DARO" LA CACCIA FINO A QUANDO GLI ASINI NON CAGHERANNO PEPITE D'ORO E QUELLI DEL NORTH SIDE FINIRANNO DI PRENDERLO AL CULO ! >
Sorrido al classico e goliardico odio reciproco fra la parte povera e quella ricca di Chicago, commenti simili probabilmente li farei anche io nella sua posizione. Basta qualche altro chicco di sale però e la ricetta è ultimata.
Stremato. < Brad Langley.>  
E" sufficiente quel nome. Non mi dice null'altro perchè di nient'altro ho bisogno. Mi volto e me ne vado lasciando Frankie da solo a piangere per il dolore nella sala interrogatori mentre Joe, appena aperta la porta, irrompe per prestare cure mediche a Frankie.
Brad Langley è un noto Boss di Chicago, controlla una organizzazione criminale unica nel suo genere e che ha il totale dominio sulla città. I Core fighters sono una associazione che gestisce il traffico di droga, armi, alcol e riciclaggio di denaro sporco in ogni angolo della Città del Vento. Importa ed esporta come fosse una vera e propria impresa di caratura nazionale.
Controlla tutti i negozianti del South chiedendo pizzi altissimi e possiede buona parte delle attività nel North Side, è un cancro della società che si annida sino agli organi più alti della città. Camera, Senato e Corti di Giustizia sono per una buona parte corrotte.
Se la Città del Vento è ad oggi la città più pericolosa degli Stati Uniti d'America, il merito, è di Brad Langley e dei Core Fighters.


**South Side, Vergin's Club - Joe Harris**


Scendo da cavallo al fianco di Blackwolf, abbiamo cavalcato per ore sino a raggiungere una casupola meglio accroccata rispetto al resto del quartiere con fuori una insegna in legno recante la scritta "Vergin's Clu". La "B" è stata cancellata dalla pioggia dell'ottebre scorso.
Le strade del South side sono polverose, poco pulite così come fatiscenti sono le zone residenziali dove improbabili accrocchi di legno e metallo vengono definite "case" dalla popolazione più povera dello Stato. Le feci dei cavalli vengono quasi mai raccolte da chi dovrebbe farlo per conto del Governo e dunque se non ci pensano di tanto in tanto i proprietari delle botteghe e delle locande locali quasi mai il puzzo non infesterebbe ogni centimetro dell South.
Il Vergin's è un bar di proprietà di Luke Vergin, cugino nonchè braccio destro del Boss Brad Langley che controlla i Core Fighters qui a Chicago. Tutti sapevano che quel bar fungeva da base per i Core, compresa la polizia.
Entro subito dopo Michael e ciò che vedo è una vecchia taverna che puzza d'alcol, fumo e sesso. Un paio di donne semi nude strusciano i loro seni lungo i pali di legno per una lap dance avente come sottofondo una musica country suonata dal vivo da un gruppo che si sta esibendo su un piccolo palco nella zona opposta del locale rispetto al palco della lap dance.
Attraversiamo i tavoli osservando di sfuggita le tante facce sfregiate della feccia di Chicago intenta a bere e ridere oltre che a lanciarci occhiate talmente brutali che sostituiscono formalmente delle espresse minacce di morte se non leviamo i tacchi a breve.
Superiamo anche il bancone e arriviamo sul retro, nell'ufficio di Langley.
< Brad.> Saluto mentre Michael richiude la porta rimenendovi di fronte con le mani dietro la schiena. Sento lo sguardo gelido del Capitano alle mie spalle fissare  me e il Boss e da un lato ciò mi rassicura. Nessuno spara e tira legnate meglio del Capitano ed avercelo a coprirmi il culo è un bene visto che siamo nel nido degli avvoltoi.
< Oh... Ma che sorpresa. Gli sbirri sono venuti a trovarmi nel mio locale.> Langley è un uomo esile, tutt'altro che muscoloso se pur estremamente atletico. E" ben più intelligente della norma e veste come un vero e proprio manager d'alto livello, giacca e camicia sempre splendenti, un sorriso smagliante e l'aria di chi con il South o non ha nulla a che fare o lo possiede.
< Posso offrirvi uno scotch? > Indica me. < Joe tu ricordo lo prendevi doppio e liscio...giusto? >
Ah si, ci conosciamo io e Langley. Entrambi studiammo per i primi due anni alla facoltà di legge, poi io terminai gli studi e lui cambiò corso passando ad uno di economia e finanza.
< Langley... sappiamo che ci sei tu dietro. > Lo fisso per diversi secondi, dalla finestra filtra la luce della luna che illumina la stanza. < Hai fatto fuori Thorne...perchè? Cosa avevi contro un gioielliere della Loomer South? > Aggrotto la fronte. < Ti intralciava gli affari e quindi hai deciso di togliertelo dalle palle? >
Brad Langley mi guarda con un sorriso divertito, scuote il capo mentre tira fuori da sotto il tavolo un bicchiere e una bottiglia di scotch. < Oh Joe... come puoi accusarmi di omicidio? Sono un imprenditore, non sarebbe molto conveniente uccidere qualcuno.>
< Difatti non lo hai ucciso tu. Tu non ti sporchi le mani, hm? > Mi avvicino alla sua scrivania. < Tu paghi.>
< Credi quello che vuoi Joe... Ma io non ne so nulla, mi spiace. Se dovessi scoprire qualcosa però...puoi star certo che verrò in Centrale a informarvi!>
Quella sua faccia da cazzo aspettava solo di sorridere prima che Blackwolf alle mie spalle sbottasse.
Lui sorride...Michael sbotta.
Mi supera scansandomi con un colpo secco prima di sbattere entrambi i pugni sul tavolo fissando Brad dritto negli occhi.
< Brutto pezzo di merda di cane stammi a sentire...ti credi davvero furbo? Pensi di poter giocare a fare Dio solo perchè hai dato il culo a qualche frocetto del congresso?> Si, decisamente, Blackwolf si è incazzato. Potrei provare a fermarlo ma sinceramente se ora, seduta stante, sparasse in faccia a Brad non lo biasimerei.
< Frank Newman. Lo hai pagato per farlo passare come l'assassino e guadagnare tempo per corrompere ed oliare bene i giudici...Così come al solito farai da assassino, corte e giuria. > Vedo farsi largo sul volto di Michael un sorriso soddisfatto. < Ma stavolta te lo scordi, pezzo di idiota... Newman ha usato quei soldi non per un conto in qualche banca del cazzo in europa...ma li ha dati alla moglie per andare via da Chicago. > Scuote il capo. < Ritroverò quei soldi, ricostruirò i movimenti e quando li collegherò a te....tu sarai finito. >
Per la prima volta guardo negli occhi Brad Langley e noto stupore, ma soprattutto, paura. Come Michael riesca sempre a cogliere nel segno rimane ancora un mistero, ogni volta mi stupisco di come nonostante i metodi poco ortodossi e da vecchia guardia, lontani dall'evoluzione che i tempi stanno portando, rimane ancora il miglior poliziotto di Chicago.
< Fai pure Capitano Blackwolf... trova pure tutte le banconote che vuoi.> Alza le spalle. < Ora uscite dal mio locale e....fate attenzione per strada.> Dillo stronzo, dillo. < Sono strade pericolose.> Lo ha detto. Ci ha minacciato, ora è ufficiale. Se ti minaccia il signor Langley in persona significa che non è uno scherzo, significa che da quel momento sarà guerra aperta e oltre a me e il mio vecchio compagno di università lo ha capito benissimo pure Michael che ora dopo avergli risposto con un dito medio alzato se ne và fuori dal locale con passo incazzato e svelto.

**Da qualche parte, Chicago - ??? **


Una stanza buia viene squarciata improvvisamente dalla luce abbagliante del sole, un raggio violento che mi ferisce  gli occhi delineando le forme attorno a me solo per tratti vaghi e dai contorni indefiniti. < Dove mi trovo?>
Sono legata, la bocca è impastata e devo fare molta fatica per riuscire a formulare una domanda tanto idiota. Dall'odore sembra di essere in un posto chiuso, mai aperto da anni, che abbisognerebbe di una cura che evidentemente non ha mai avuto.
< Farebbe differenza se te lo dicessi? >
Chi mi risponde è una voce maschile, sottile, sconosciuta. Cerco di mettere a fuoco e ciò che vedo è un uomo esile, dalla carnagione abbronzata e avente fra le mani un coltello altrettanto esile e sottile come le sue mani.
< Cosa vuoi da me?>
Sembra la sagra delle domande idiote ma in quel momento non trovo parole migliori, non trovo frasi più suggestive.
< Cosa voglio da te? Niente. Cosa avrò? > Lo vedo sorridere, non riesco a focalizzare bene i suoi lineamenti, vedo solo un paio d'occhi celesti brillare sopra quel sorriso smagliante.
< Manterrò quello che ho....e le seccature verranno estirpate.>
La testa mi gira, ronza forte e le parole di quell'uomo non m'aiutano a dare un senso.
Come sono finita qui? Sono stata drogata?
< E io cosa c'entro con tutto questo...Mr?>
Vedo quell'uomo accendersi con calma una sigaretta prima di rispondermi.
< Langley.> Risponde secco. < E lo scoprirai presto... Rose Blackwolfe.>

[The end]
  
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