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Autore: Nymphna    26/07/2013    4 recensioni
L'amore di Theyr per Sheridan, la sua passione, la sua vita. E la sua fine.
Prima classificata al contest "E tu chi scegli?" di _Aras_
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
- Questa storia fa parte della serie 'Fenice'
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Fiamme

 

Theyr si allena instancabile, sotto il sole, parando affondi e attaccando i suoi compagni. Come tutti i ragazzi della sua età sta imparando a maneggiare le spade di legno dalla punta smussata per essere pronto, un giorno, a solcare i mari insieme ai condottieri della sua terra. Sogna già di essere il primo ad avvistare nuove coste, di diventare il capo di un villaggio prospero in un nuovo continente, insieme a Sheridan.
Non sa esattamente quando si è innamorato di lei: forse lo è da quando, cinque anni prima, ha toccato la pancia di sua madre e sentito qualcosa calciarlo dall’interno, o forse da quando ha cominciato a imporsi su tutti i bambini con il suo caratterino, diventando la regina indiscussa dei giochi, rendendo omaggio al significato del suo nome: la selvaggia.
Theyr si gira e guarda oltre il recinto, asciugandosi il sudore dalla fronte, e la vede che passa: corre a piedi scalzi nell’erba verde, sporca di fango, con i lunghi capelli biondi al vento, mentre la sua risata argentina la segue, così come tutti i bambini. Sorride fra sé. Sa di essere ancora piccolo per chiederla in moglie, in fondo non ha nemmeno la barba, ma prima o poi, si ripromette, lo farà. Deve solo aspettare di diventare uomo e che lei diventi donna.

 
Il tempo passa, Sheridan diventa donna e da quel momento è sempre più malinconica. Theyr se ne accorge per primo. Non la vede più correre a piedi scalzi per il villaggio, né giocare a palle di neve d’inverno, non si arrampica più sulle balle di fieno e non si nasconde sotto i tavoli cui parlano gli uomini per origliare. Il motivo è solo uno e lui lo sa bene: deve trovare un partito e nessun uomo vorrebbe mai una donna che esce di nascosto di casa e si rotola nel fango, per questo la madre la tiene sotto stretto controllo. Nessuno vorrebbe una moglie così, tranne Theyr.
Lui la adora. La vede passare, un cesto di grano sulle spalle curve, e le sorride comprensivo. La vede accompagnare le pecore al pascolo e la va a trovare di nascosto, per sentirla ridere ancora. Quando trova un fiore glielo porta e la osserva mentre lei lo annusa, mentre lo intreccia fra i riccioli, mentre arrossisce senza abbassare lo sguardo. Eppure soffre, perché i suoi occhi sono sempre velati di tristezza.
Poi un giorno gli viene un’idea, mentre torna da una visita a un villaggio poco lontano, cui doveva portare la notizia che Rautt non avrebbe partecipato alla guerra contro il sud. Mentre il suo cavallo si abbevera, Theyr scorge una collina colorata e si avvicina curioso. Ciò che vede è stupefacente e sorride ringraziando gli dei. Ha trovato la leggendaria montagna di fiori, di cui raccontano gli Skalti. È una collina verde, punteggiata da una miriade di corolle colorate che sprigionano un profumo meraviglioso. Il cavallo si avvicina e minaccia di brucarne qualcuna. Theyr lo scosta bruscamente e lo rimprovera: quel posto non è fatto per lui, è stato creato per una dea. 
Quando arriva a Rautt non perde nemmeno un minuto: si precipita nella capanna del capo villaggio e gli parla brevemente della missione portata a termine, poi esce e corre da Sheridan che munge una mucca, accovacciata sui talloni. Non ci mette molto a convincerla a lasciar perdere il lavoro. La prende per mano, la issa sul cavallo davanti a sé e comincia a galoppare finché non raggiunge nuovamente la collina. Lì le passa una benda intorno agli occhi, la prende per mano e la accompagna fino alla cima. La vede trattenere il respiro quando la lascia guardare la distesa di fiori. Lei lo abbraccia saltellando, battendo le mani, agitando i lunghi capelli al vento.
Theyr ride e le da una spinta. Sheridan, sorpresa, perde l’equilibrio e cade, cominciando a rotolare giù, in mezzo ai fiori che le si attaccano alla veste, le si infilano fra i riccioli, qualcuno addirittura trova spazio fra le labbra aperte dallo stupore. Quando arriva alla fine scoppia a ridere, bagnata dal sole, e lo chiama, pregandolo di scivolare fino da lei. Anche Theyr si butta e la raggiunge, quasi travolgendola. Ridono insieme, come se fossero tornati bambini, e lui si sente volare.
Sheridan scalcia le scarpe mandandole a perdersi fra le piante, prende Theyr per mano e lo trascina di nuovo in cima, per spingerlo di nuovo. La malinconia è sparita dai suoi occhi chiari, che hanno trovato una nuova  luce ed ora sono brillanti quanto le stelle. Ed è questo che conta di più per lui, è per questo che continua a lanciarsi fra i fiori, nella terra, ridendo, con lei. La sente ridere, scherzare, parlare, sa di averle donato una rinnovata felicità con quella collina ormai solo per loro due.
È tentato di tornare al villaggio e presentarsi alla capanna dei suoi genitori per chiederla in moglie, ma non vuole senza il suo consenso. Lui sa di amarla profondamente e non farebbe mai nulla contro la sua volontà. Prima vuole sapere se anche lei prova lo stesso, se sarebbe felice accanto a lui. Ma non trova il coraggio di chiederglielo in quel momento, in mezzo ai fiori e sotto il sole, mentre le loro gambe sono ancora intrecciate dopo una scivolata insieme: non vuole vedere i suoi occhi oscurarsi di nuovo.
 

L’inverno comincia presto, prima del solito, e Theyr comincia a passare sempre meno tempo ad allenarsi e sempre di più ad andare a caccia con gli altri ragazzi del villaggio, con i più forti. La collina di fiori non è ormai altro che una distesa di neve candida e ghiacciata, in cui si affonda quasi fino alle ginocchia. Gli animali nel bosco sono sempre più rari, sempre meno esposti ai cacciatori, ma loro non demordono. Devono trovare cibo per il villaggio, per i loro fratelli, per i loro amici, per le loro mogli e figlie. Sono sempre più determinati e si spingono sempre più lontano per cercare delle prede. I pescatori si avvicinano alle coste, con pezzi di pane appesi agli ami, in mancanza di vermi, e sperano di trovare da qualche parte una balena arenata: vorrebbe dire cibo in abbondanza per tutti.
La sera gli uomini vanno a rilassarsi e a bere insieme, al caldo. Un gruppo di musici si unisce a loro per allietare la serata, ma viene ignorato a causa del chiacchiericcio e delle urla. Vino caldo arriva per loro, portato dalla grassa figlia del commerciante, la ragazza più ambita del villaggio per la sua corpulenza: è chiaro che sarà una madre fertile e una moglie energica. Gli amici di Theyr sbattono i pugni sulle panche, urlano e la chiamano, cercano di afferrarle le vesti, di toccarle le trecce ramate. Lui ride ai tentativi degli amici di conquistarla. E poi, una volta l’ha vista con Aldur il contadino.
Quando uno dei suoi compagni cacciatori riesce a palparle un seno, la ragazza si gira e gli tira il vassoio in testa con veemenza. Gli altri ridono divertiti alla scena, ma Theyr si alza, stanco di stare a guardare. Ha bisogno di prendere una boccata d’aria, di pensare a Sheridan, di stare da solo, di vivere ancora una volta con il pensiero la loro futura vita insieme. Si ritira nella solitudine delle stalle, si siede su un pezzo di legno e inspira l’aria gelida della notte che gli pizzica il naso, gli infiamma i polmoni, gli arrossa le gote. Si gira di scatto quando nota una figura avvolta in un mantello lì vicino e si alza, guardingo. Il suo villaggio non ha partecipato alla guerra contro i paesi del sud, e ne sono tutti felici: il nord ha perso. Ma potrebbe sempre essere un messaggero in cerca di vendetta o di aiuto.
La figura fa un passo avanti togliendosi il cappuccio e Theyr vede Sheridan, il viso rosso e gli occhi luccicanti nella fioca luce delle torce che illuminano la stalla. Le va incontro, incuriosito. Perché non è in casa al caldo? Perché sembra strana? Le domanda se va tutto bene, perché si rende conto che i suoi occhi sono lucidi e prendendole le mani nelle sue sente il suo cuore battere forte. La osserva, la incoraggia a parlare.
Poi Sheridan alza le braccia e le avvolge intorno al suo collo, si mette in punta di piedi e avvicina il viso al suo. Il mondo diventa un vortice opaco di sensazioni, si sente spiccare il volo e per un momento il tempo sembra fermarsi. Abbassa lo sguardo sulla ragazza, gli occhi serrati e la bocca socchiusa. Gli sembra di impazzire. Invoca gli dei, li ringrazia, poi si china su di lei e la bacia, la stringe, la sente respirare affannosamente. La guarda un momento e affonda il viso nei suoi riccioli, nel suo collo, aspirando il suo odore di muschio.
«Quanto ho aspettato»  mormora, la labbra sul suo collo pallido. La sente, la respira e finalmente si sente completo. Sa che ora c’è un’unica cosa da fare: chiederla in sposa. Ora ha la certezza che anche lei lo ama, ora sa che non ha aspettato più di dieci inverni invano, guardandola crescere, cambiare, estraneo a tutte le altre ragazze che lo volevano come marito, che agognavano le sue braccia possenti e i suoi polpacci torniti, la sua posizione di cacciatore e combattente.
Appena riceve la sua risposta, Theyr prende dolcemente per mano Sheridan e si fa accompagnare fino alla sua capanna, la apre e si siede per un boccale di vino con il padre. Parlano della caccia, della neve, della guerra passata, del duro inverno che dovranno affrontare, della capanna che il ragazzo vuole costruire per avere una casa per la sua famiglia. E quando alla fine si decide a chiedere la sua mano, riceve due pacche sulla schiena e un abbraccio. Si gira e guarda la ragazza trionfante. E lei sostiene coraggiosamente il suo sguardo, come nessuna fa, come gli altri non apprezzano. Conquistandolo ancora e ancora.
 

Theyr è felice. Lui e Sheridan si sposeranno quando la neve comincerà a sciogliersi, quando il primo sole comincerà a fare capolino dalla coltre invernale delle nuvole, quando le notti cominceranno ad essere più brevi.
Ogni sera, dopo essere tornato dalla caccia, lei lo attende, un boccale di vino caldo in una mano e un corno pieno di cibo nell’altra. Invece di andare con gli amici, Theyr preferisce fare lunghe passeggiate alla luce della luna con la sua promessa. Camminano mano nella mano, di notte, rabbrividendo quando affondano i piedi nella neve, scivolando sul lago ghiacciato e lasciando la neve sfatta dai giochi nelle radure. Poi, una notte, mentre il manto bianco scricchiola sotto i loro passi, Sheridan lo guarda intensamente e lui non ha bisogno di parole. Si toglie il mantello e lo stende a terra, seguito da tutti i suoi abiti, per non farla bagnare. Lei gli sorride imbarazzata e divertita quando lo vede nudo nella neve. Poi aggiunge i suoi abiti alla coperta improvvisata e si stende, aspettandolo.
In quel momento, Theyr ha tutto ciò che avrebbe potuto desiderare in vita sua. Si rende conto che lei è sempre stata il suo centro, il suo scoglio, il suo obiettivo, il suo sogno. Si è impegnato per essere un personaggio in vista nel villaggio, per poterla sostenere e darle un’ottima reputazione. È diventato combattente e cacciatore, messaggero fidato del capo villaggio, ha messo da parte i pochi soldi guadagnati alla fiera estiva, tutto per lei. Perché lui non ha mai guardato nessuna che non fosse Sheridan. Si sente in cima al mondo, con l’universo in mano. Si sente un re, un imperatore. E tutto grazie a lei, perché l’ha guardato, l’ha conosciuto, l’ha amato. Ogni giorno Theyr rende grazie agli dei per avergli concesso tutto ciò che sognava, per avergli concesso l’angelo che ora, fra le sue braccia, ansima e lo stringe a sé, che lo bacia. Che lo ama.
 

Theyr sta per partire: deve trascorrere un giorno e una notte lontano dal villaggio, lontano da Sheridan, in modo che lei possa essere purificata e preparata per il grande giorno.
Fa ancora freddo, il cielo è plumbeo e la neve è ancora resistente, ma hanno anticipato il matrimonio quando la ragazza ha ammesso di poter essere incinta. Senza capire ancora bene che cosa stava succedendo, frastornato, lui aveva accettato di affrettare le nozze, in modo che, in caso Sheridan avesse veramente aspettato un figlio, sarebbe stato nel rispetto delle regole e in piena dignità. E lui sarebbe diventato un padre.
Ha indossato i calzoni di lana, gli stivali di cuoio, una calda maglia bianca e lo spesso mantello foderato di pelliccia di lupo. È pronto a partire. Cammina fra le case, mentre tutti i presenti lo salutano con pacche sulla schiena, abbracci e cenni delle mani. Sua madre lo bacia sulla fronte, alzandosi sulle punte dei piedi. Sono tutti felici per lui, tutti partecipi: i musici stanno provando una canzone, i due Skalti del villaggio stanno confabulando per decidere che cosa cantare per il matrimonio, il capo villaggio ride soddisfatto, le lacrime agli occhi dalla commozione.
Theyr raggiunge la porta del villaggio: voleva congedarsi da Sheridan, ma gli hanno detto che non era in casa, così ha dovuto rinunciare al suo saluto. Con il cuore stretto si gira un’ultima volta a guardare quei volti sorridenti. Spera che la sua futura moglie lo raggiunga.
E poi la vede: bella e luminosa come il sole, ha già i piedi scalzi e arrossati per il freddo della neve, gli corre incontro a perdifiato, i lunghi capelli biondi sciolti ancora una volta al vento. Per l’ultima volta, secondo la tradizione, ma lui glieli lascerà tenere come preferirà. Gli altri la guardano con aria di rimprovero, ma lui non ci fa caso. Lo raggiunge raggiante, ansimante, con in mano un Fiore della Neve. Gli si ferma davanti, sorride, il viso deliziosamente ravvivato dalla fatica della corsa e lo guarda un momento, poi gli mostra il fiore.
«Io trovo che sia bellissimo» gli dice «Vorrei che la mia corona fosse così: un fiore invernale, come te, che preannuncia la primavera, cioè me» Theyr la prende fra le braccia e la fa volteggiare. Il suo desiderio sarà esaudito, come tutti quelli che avrà. È pronto a portarle la luna, se gliela chiedesse. Lei lo bacia con passione, davanti a tutti, ridendo, provocando altra disapprovazione dai più, e una grossa risata dal capo villaggio. Quando riappoggia i piedi a terra, alza una mano a carezzargli una guancia. «Sarà triste l’attesa, ma renderà ancora più meraviglioso vederci di nuovo»
Commosso, Theyr la saluta e si volta. Ora deve proprio andare: l’alba sta nascendo e deve lasciare il villaggio prima che il sole sorga del tutto. Le da un ultimo bacio, poi esce dalla rudimentale fortificazione di legno. Si gira un’ultima volta, prima di immergersi nel bosco: Sheridan agita la mano verso di lui, gli altri si accalcano per vederlo partire. Sorride. Poi si addentra fra le fronde.
 

Due giorni dopo, Theyr è pronto per la vendetta. Aveva tutto: un meraviglioso villaggio, una posizione di rispetto, una famiglia, la donna più speciale che potesse immaginare. E ora tutto ciò che gli rimane è gusto di cenere in bocca.
Dopo aver seppellito Sheridan, torna faticosamente al villaggio, senza badare all’aria fredda che gli pizzica i polmoni. Entra nell’armeria ed evitando i due uomini che giacciono a terra insanguinati comincia ad equipaggiarsi. Si infila degli alti stivali di cuoio abbastanza duro perché possano proteggerlo, leggeri, con la suola foderata di pelle per non fare rumore fra i boschi. Sceglie una maglia dello stesso materiale: non vuole appesantirsi, il suo viaggio sarà lungo. Si assicura uno scudo con lo stemma del villaggio sulla schiena, afferra due spade e diversi coltelli che infila in tutti i punti tattici che conosce. Poi indossa l’elmo del capo villaggio, in modo che possano subito riconoscerlo. Trova delle provviste e le tiene in una piccola borsa da viaggio che attacca alla cintura.  I fiori della corona di Sheridan sono sotto la maglia, contro il cuore.
Quando ha finito di prepararsi cosparge le strade e i corpi di paglia, accende una torcia e da fuoco al suo villaggio, alla sua casa. I corpi così bruceranno e le anime potranno trovare pace e onore. Resta in piedi ad aspettare, ad osservare, a pregare. L’incendio divampa, le fiamme avvolgono pian piano tutto ciò che  trovano, sprigionando fumo scuro che arriva fino al cielo. È sicuro che anche in quella giornata grigia, in cui fiocchi di neve ammantano il terreno, tutti troveranno la strada per le stanze del riposo eterno. Tutti, tranne Sheridan, che lo dovrà guidare, che gli dovrà indicare la strada per la vendetta. Ma tornerà per lei, per darle pace, lo giura sulla sua tomba prima di partire.
Theyr si incammina nel bosco, divorato dal desiderio di farla pagare a chiunque gli abbia portato via la famiglia, i compagni, gli amici, il villaggio. Procede silenzioso, senza fermarsi, senza un lamento, senza un respiro: niente, eccetto le lacrime che gli scendono silenziose per le gote. Ha la tentazione di fermarsi, tornare indietro e abbracciare ancora il corpo esanime della sua donna, di colei che avrebbe dovuto essere sua moglie, della persona che gli dava una ragione per respirare, per vivere. Ma non può. Sa che tocca a lui. Gli dei gli hanno concesso forza e potenza, l’hanno cresciuto per essere il migliore combattente a Rautt. Gli sembra di capire perché. Gli sembra di comprendere una certa giustizia in ciò che gli è accaduto. La coglie, ma non l’accetta. Il suo unico pensiero è sapere che non è più con la donna che ama.
 

Dove vai, Theyr?

 
Theyr si ferma sconcertato, si guarda intorno, cerca di sentire un’altra volta la dolce voce di Sheridan. Gli sembra quasi che lei l’abbia seguito, l’abbia rincorso, tirandosi fuori faticosamente da quella tomba di terra in cui lui l’ha costretta. Urla il suo nome accecato dalle lacrime, dalla disperazione, ma come risposta ha solamente il ruggito del vento. E poi comprende: è il suo spirito, arrivato a condurlo. Si lascia cadere nella neve, singhiozza, la rimpiange, poi si rialza e prosegue. Voglio vendetta, amore mio, voglio che tu abbia la pace, continua a ripetersi, come un mantra. Voglio vendetta, amore mio.
 

Theyr raggiunge la costa e usa alcuni dei soldi che ha preso al villaggio per farsi dire dove sono i mercenari del sud. Viene a scoprire che la loro nave ha già alzato le vele e che sono diretti verso un luogo chiamato Regno di Alba, al di là del mare. Si assicura un posto come rematore per un mercante e il giorno seguente prende in mano il suo remo e comincia a solcare le acque.
Ogni sera, prima di dormire, tira fuori la corona di fiori di Sheridan, che rapidamente appassisce e le giura che la vendicherà, che tornerà a darle la pace. Le giura che la ama ancora, che nessuna potrà mai prendere il suo posto, che non la dimenticherà mai. Richiama alla mente i momenti felici, le volte in cui facevano l’amore, i baci, le risate, i suoi luminosi capelli biondi al vento, i piedi scalzi e gli occhi, quegli occhi azzurri così felici, così soddisfatti della vita, così innamorati. Poi dorme e la sogna.
La sogna viva, che arriva sulla nave, lo abbraccia e si addormenta con lui. Sogna di baciarla, di stringerla a sé, di andarsene in un’altra terra e di avere una grande famiglia. Sogna di chiamare il suo primo figlio Naddoddr come il primo colonizzatore, come il capo villaggio di Rautt. Ma quando si sveglia, sballottato dai flutti, si accorge che era tutto solo un’illusione. Solo una cosa resta: la voce di Sheridan, la sensazione che lei sia con lui, che gli stia bisbigliando all’orecchio.
 

Voglio vendetta, amore mio. Voglio vendetta.

 
 
 
 





NdA: ciao a tutti! ^^ Come detto nell'introduzione, questa OS partecipa al terzo turno del contest "E tu chi scegli?" di _Aras_, e come avrete letto, parla dell'amore di Theyr per Sheridan, prima e dopo il massacro. Allora... mi sono presa un po' di licenze storiche! Ma fa niente, sono utili o irrilevanti nella narrazione! Per una volta sgarro xD Ho alcune noticine da fare ^^
Skalti: gli scalti sono il corrispondente vichingo dei bardi ed erano tenuti in grandissima considerazione dal villaggio. Quindi cantavano, suonavano, raccontavano leggende ed erano anche consiglieri del capo villaggio.
Dare alle fiamme il villaggio: si, come saprete il funerale vichingo consisteva nel bruciare il corpo (quello dei capi era sulle navi insieme a tutti i suoi gioielli etc.), perché in questo modo avrebbe raggiunto il cielo. Credevano che un corpo sotterrato tenesse lo spirito in terra, ed è esattamente ciò che ha fatto Theyr con Sheridan.
Naddoddr: secondo alcune cronache vichinghe, il primo colonizzatore dell'Islanda si chiamava così. Credo che tutt'ora sia uno dei nomi concessi dalla legislazione islandese.
Okay basta note! xD Spero tanto che questa shot vi sia piaciuta *^* e speriamo di superare anche questo turno! Comunque non temete... superato o no, Theyr prenderà il suo spazio lo stesso ;) Lo reclama. Potrebbe puntarmi la spada contro se non lo facessi e non ci tengo :/
Nymphna <3
   
 
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