Dedicato a Moreno, mio padre, che era e sarà sempre il mio sole... *
BUTTERFLY
CAPITOLO
34
Il
sole all'improvviso
Che la mattina del giorno delle
nozze fosse abbastanza agitata, ne avevo idea.
Che tutti corressero da una parte
all’altra come indemoniati, pure.
Ma questo mi sembra decisamente
troppo...
Ho indossato l’abito, le
calze di seta e sono da più di una mezz’ora ferma
immobile davanti allo specchio, con ben tre persone che si prendono
cura di me e della mia bellezza.
Una ragazza sta lavorando con
pazienza certosina sui miei capelli, curando ogni dettaglio ciocca per
ciocca, mentre un’altra stende in maniera delicata la base
del trucco sul mio viso, che deve necessariamente rimanere rilassato e
tranquillo per farla lavorare al meglio.
Sì rilassato, una
parola...
La terza e ultima si dedica alle
mie mani, sapientemente tenute lontane dal vestito protetto comunque da
una morbida tela color glicine.
Così in questa posizione
abbastanza scomoda, mi ritrovo ferma come una statua a seguire solo con
lo sguardo, quando mi è concesso dalla truccatrice, il vai e
vieni di chi mi circonda.
Mia madre continua a percorrere la
mia stanza a grandi falcate, interrompendosi solo ogni tanto per
l'arrivo irrequieto di Yukari, che agitata come non mai, fa la spola
tra me, i dettagli dei capelli e la mamma, per poi tornare a
controllare il trucco e di nuovo bisbigliare concitata
all’orecchio di colei che mi ha messo al mondo.
Mendo invece continua a parlare
freneticamente all’auricolare, informandosi di continuo sulle
condizioni del tempo, come se anche volendo, lui fosse in grado di
migliorarle all’occorrenza.
Ora domanda con insistenza se i
fiori sono freschi e scopro così che sono stati appena
sistemati in chiesa, poi la sua attenzione si sposta su ogni qualsiasi
minimo dettaglio estetico gli passi per la testa e che possa, in
qualche maniera, rovinare la location perfetta del mio matrimonio.
Ogni tanto il suo sguardo si posa
su di me e quando sto per sorridergli, i suoi occhi
s’incupiscono gravi e scuotendo la testa mi ricorda che devo
stare ferma, per non rovinare il prezioso lavoro appena compiuto sulle
mie labbra.
Alzo gli occhi al cielo
impercettibilmente, sentendo tremolare leggermente le palpebre dal
nervosismo.
Ora.
Io capisco che tutti siano agitati
e fuori di testa, ma incomincio ad averne davvero abbastanza.
Anche perché questo loro
atteggiamento non è per niente utile!
No. Decisamente no.
Dopo che ho passato la notte in
bianco poi, cosa che ci può stare, perché credo
sia normale ma ora se guardo l’orologio, sento che i
miei battiti hanno un’improvvisa accelerazione.
Perché non ci posso
credere... ma manca davvero così poco?!
Per di più tutti mi
dicono di stare ferma e calma, e questo aggrava il mio stato quando ho
i nervi a fior di pelle per l’agitazione.
"Posso respirare?" chiedo
sarcasticamente alla ragazza che ha appena finito la mia manicure, dopo
che mi ha quasi ordinato di stare ferma appunto, e immobile.
Sbuffo seguendo con la coda
dell’occhio mia madre, sempre più agitata e Yukari
che la segue a ruota nel suo su e giù lungo la stanza.
Per non parlare di Mendo...
Ok.
E' ora di darci un taglio.
Prendo un grosso respiro alzando
gli occhi al cielo poi la mia voce si libera in un urlo quasi isterico,
quasi per modo di dire.
"Volete stare calmi tutti quanti!
MI STATE AGITANDO!"
Nella stanza cala il silenzio
all’improvviso.
Tutti si voltano a guardare nella
mia direzione con sguardo stupito e quasi scioccato, perché
credo che una sposa non dovrebbe dare in escandescenza così
la mattina delle nozze.
Ma proprio non mi hanno dato scelta.
Continuo a fissarli e posso notare
che ora la loro espressione è cambiata, facendosi quasi
colpevole.
Compiaciuta della loro riverente
immobilità, assaporando questo silenzio che finalmente mi
circonda, prendo un lungo respiro abbassando leggermente le palpebre.
Un crampo agitato contrae il mio
stomaco, torturato continuamente da quest’agitazione mista a
un profondo senso di eccitazione.
"Ok, così va meglio..."
esclamo con un filo di voce posando una mano sul petto, poi senza
rialzare lo sguardo, comincio a liberarmi della stoffa che protegge il
vestito e di ogni oggetto superfluo, che ha ricoperto il mio corpo per
evitare che mi sporcassi.
Sistemo l’abito sui
fianchi, notando la perfezione brillante delle mie unghie che sfilano
leggere sulla seta color avorio, poi le mie mani salgono al petto per
stringersi a coppa all'altezza del seno, per sistemare il corpetto.
Mi giro a contemplare la mia
immagine riflessa nello specchio.
I capelli sono lasciati liberi
sulle spalle, solo qualche ciocca disegna ogni tanto, delle linee
irregolari, trattenuta leggermente, quel tanto che basta per dare
movimento al tutto.
Gli occhi e il viso sono truccati
delicatamente, con colori tenui ma luminosi.
Il mio sguardo brilla di luce
propria sotto le ciglia scure, ma questo non credo dipenda
principalmente dal trucco.
La mia bocca lucida e rosa, dona al
mio sorriso un che d'invitante.
Con emozione continuo a fissarmi,
incredula.
Perché stento ancora a
credere che quella donna allo specchio vestita da sposa sia proprio
Sanae.
E che riesca a sorridere in maniera
così radiosa e felice.
Nel silenzio generale, che nessuno
ha avuto il coraggio d’interrompere dopo la mia sfuriata,
sento un leggero bussare oltre la porta.
La mamma va ad aprire, osservo i
suoi movimenti attraverso il riflesso.
Un altro sorriso spontaneo appare
sul mio volto, quando scorgo la figura imponente di mio padre
oltrepassare la soglia.
Incontro il suo sguardo tramite lo
specchio, i suoi occhi scuri si distendono velandosi appena, una volta
spostati sulla mia intera figura.
Le ragazze nel frattempo raccolgono
le loro cose e con un sorriso cortese, mi salutano prima di lasciare la
stanza.
Mi volto e proprio in questo
momento Mendo abbraccia mio padre, che risponde alla sua stretta con
energia.
Ridacchiando, osservo il mio
assistente allontanarsi da lui con lo sguardo corrucciato e
massaggiandosi le spalle.
Yukari riceve più
affettuosamente un buffetto sulla guancia, poi si avvicina a me e con
delicatezza mi posa le mani sulle braccia, cercando di non avvicinarsi
troppo.
Incupisco lo sguardo e schioccando
la lingua sul palato, l'attiro a me, ignorando le sue proteste.
Da sopra la sua spalla vedo la
mamma stringersi al braccio di papà e fargli una carezza
gentile sulla guancia.
Prima di uscire dalla stanza, mi
raggiunge e prendendo il mio viso tra le mani, con gli occhi velati di
lacrime, mi da appuntamento al piano di sotto.
Sta ancora tirando su con il naso
quando oltrepassa la porta chiudendola alle sue spalle.
Con un sospiro abbandono con lo
sguardo il legno chiaro e riporto l'attenzione su mio padre, che mi
osserva a braccia conserte.
"Papà..."
"Tua madre ed io ti abbiamo fatta
troppo cocciuta. Da chi avrai preso poi, non c'è nessuno
testone come te in famiglia!"
Cerca di essere burbero, ma
l'espressione dei suoi occhi lascia trasparire esclusivamente la sua
commozione.
Gli sorrido mentre lo vedo
avvicinarsi di qualche passo, tanto che ora la sua mano raggiunge una
ciocca ribelle sul mio volto e la sposta con delicatezza.
"Non rovino nulla, sta tranquilla."
si sente di aggiungere mentre le sue dita sfiorano il lobo del mio
orecchio sinistro.
E mi ricordo delle sue mani grandi
che stringevo forte da bambina, a quanto mi sembrassero enormi rispetto
alle mie e a quanto potessero essere forti.
"Non sono più io
l’uomo della tua vita, eh?"
Sorrido e con altrettanta
delicatezza, sfioro il collo della sua giacca sistemandone le pieghe,
fino a raggiungere il piccolo fiore bianco all'occhiello.
"Di sicuro sei il miglior
papà del mondo!"
Abbozza un sorriso compiaciuto
prima di sfidarmi con uno sguardo impertinente.
"Mi chiedo cosa ci siano venuti a
fare gli Ozora a Fujisawa! Non se ne potevano restare a Tokyo?"
Il suo è un borbottio
quasi brontolato, che lascia tradire nello scherzo, quella sua sottile
gelosia nei miei confronti.
"Papà..." lo rimprovero
bonariamente sistemandogli i capelli un po' radi sulla fronte.
"Ti sta portando via!"
"Papà!"
"Ma solo così sarai
felice. E so che lo sarai..."
Guardo i suoi occhi buoni sentendo
i miei pizzicare leggermente, con tutte le mie forze cerco di non
cedere al pianto.
"E se non ci riuscirà a
farti stare come si deve, allora il tuo papà sarà
qui pronto ad aspettarti a braccia aperte!"
Lo abbraccio divertita cingendogli
il collo, rispondendo tra il riso, che me ne ricorderò.
"E' il momento di darmi il tuo
braccio..." esclamo poi tornando a guardarlo negli occhi e porgendogli
la mano destra.
Stringe il gomito, imprigionandola
dolcemente prima di sorridermi ancora.
"Andiamo a fare questa
passeggiata?" mi chiede sfiorando con le labbra la mia fronte e sento
di nuovo il mio cuore salire fino in gola.
Annuisco traendo un lungo respiro.
E alzandomi sulla punta dei piedi,
sfioro la sua guancia con un bacio.
Il profumo della cera e
quell'inconfondibile odore di fresco di un luogo sacro.
Non c'è profumo di
fiori, perché i girasoli che ho scelto non emettono nessun
aroma particolare, che riesca a coprire l'aria.
Li ho scelti semplicemente
perché donano luce, o forse perché in fondo
assomigliano molto a me.
Non perdono mai il loro punto di
riferimento, nella loro vita che dura un'estate e lo seguono in ogni
movimento, vivendo per sentire il calore dei suoi raggi su di loro.
Mi volto a guardare alla mia destra
di riflesso.
Sì, sono esattamente
come me...
Tsubasa fissa un punto avanti a
sé, fiero e serio, ma le sue gote sono rosse, come a voler
testimoniare la sua emozione.
Quell’emozione che ho
potuto leggere nei suoi occhi, una volta entrata in chiesa e che ha
fatto leggermente tremare le sue dita nel raggiungere la mia mano,
quando ero a un passo da lui all'altare.
Che ha illuminato i suoi occhi e il
suo sorriso, un attimo prima di sfiorarmi la tempia con un bacio
leggero.
Questa emozione che ancora mi
toglie il fiato e che mi fa voltare di continuo a guardarlo, per
sincerarmi che sia davvero seduto al mio fianco.
E lui è lì.
Il mio cuore corre in maniera
irregolare, ancora impreparato forse ad accettare tutto questo come la
realtà.
E i suoi occhi mi sembra che
brillino, illuminati dalle fiamme ondeggianti delle candele.
Ed è così
bello.
Così bello che il mio
respiro trema attraversando il mio petto.
Il sacerdote parla con voce calma e
rassicurante, i miei occhi si posano d'istinto sul crocifisso di legno
scuro alle sue spalle.
L’osservo per qualche
secondo con il petto colmo di pace e gratitudine.
Chinando leggermente il capo
rivolgo a Dio la mia preghiera.
E lo ringrazio...
Per questo giorno e per tutto
l’amore che mi ha donato.
Il mio viso poi si rialza e si
volge di nuovo a cercare il suo sole.
Che splende fatto di luce propria
quando mi sorride incrociando il mio sguardo.
E' il momento delle promesse.
Ma cos'altro potrei prometterti,
Tsubasa?
Non ho più nulla che non
sia già tuo.
La mia voce è forte e
salda mentre ripeto ad alta voce il giuramento, che il mio cuore ha
già espresso tante volte nel silenzio del suo nascondiglio.
La tua è leggermente
incrinata mentre continui a schiarirla, di tanto in tanto, con la gola.
Ma raggiunge le mie orecchie
ugualmente così bene, che potrei tradurla in musica.
Quella musica che ora mi ronza
nella testa mentre m’immergo nei tuoi occhi.
Stai giurando di amarmi per
sempre...
E non ti vedo più, sei
oltre queste lacrime.
La mia mano trema mentre
l’avvicino alla tua, stringendo tra le dita la fede.
Brilla come se fosse fatta del
metallo più prezioso al modo mentre scorre sul tuo anulare.
E forse trema anche la tua mano
mentre prende la mia, ma quella sbagliata...
Mi perdo nel tuo sorriso
imbarazzato sentendo le mie labbra distendersi serene, mentre ti porgo
la mano sinistra.
Baci l’anello prima di
farlo diventare parte di me, parte vera del mio corpo e non posso fare
a meno di fissarlo, mentre le mie dita continuano a tremare.
Le stringi tra le tue quando il
sacerdote dichiara questa unione.
Questa nostra unione.
Credo che stiano battendo le mani,
o forse sto solo immaginando che lo facciano.
O semplicemente sono io che non
appartengo più a questo mondo e m’immagino le cose.
Il mio mento si alza spontaneo
mentre sento che sto sorridendo, ma sorridendo davvero, per raggiungere
le tue labbra.
Per baciarti...
Per baciare mio marito...
"Anego! Vieni qua che dobbiamo fare
un brindisi con la sposa!"
Alzo gli occhi al cielo,
estremamente divertita, mentre cerco di raggiungere, passando tra un
tavolo e l'altro, quello di Wakabayashi che continua a sbracciarsi,
appoggiandosi alla spalla del Ryo Ishizaki più divertito che
abbia mai visto.
Alzando leggermente la gonna
accelero il passo, arrivando alle spalle di Taro e Azumi, che ridono
alla grossa spalla a spalla leggermente euforici, forse anche a causa
dell'alcol.
"Quando la smetterete, eh? Tutti e
due!" esclamo mettendo su un finto broncio, poggiando le mani sui
fianchi.
"Oh la nostra Anego si è
sposata! Sposata davvero! E con Tsubasa!"
Ishizaki ridacchia allegro ed io
non riesco a trattenere una risata vedendo la sua espressione buffa.
"Sei un genio del crimine, Anego!
Ci sei riuscita!" esclama ancora alzandosi per avvicinarsi a me.
Il suo braccio libero mi circonda
le spalle in un gesto affettuoso mentre l’altro si leva
portando il calice pieno in alto.
"A Sanae! E a tutti i piccoli
calciatori che sfornerà!"
Imbarazzata e sentendo le mie gote
scaldarsi, gli allento una gomitata sul fianco, perché il
suo brindisi ha scatenato l’euforia generale di tutti i
ragazzi al tavolo.
Divertita, lo vedo piegarsi in due
facendo finta di sentire dolore, poi con stupore le sue braccia mi
stringono di slancio.
Sorrido soddisfatta con il mento
appoggiato alla sua spalla.
"Io però voglio stare
vicino alla sposa nella foto ricordo!"
Mi volto in direzione di
Wakabayashi, che rigira la coppa di cristallo appena svuotata tra le
sue grandi mani.
Sbattendo le palpebre, lo fisso con
aria torva.
"Tu starai il più
lontano possibile da me! Sei troppo alto!" esclamo accentuando le
parole con un gesto della mano, come ad allontanarlo.
"Che noia! Come le foto in
nazionale, sempre dietro! Non è mica una colpa essere alti!"
mi risponde con aria finto imbronciata mentre tutti scoppiano a ridere
per l'ennesima volta.
Con commozione osservo questi visi
sorridenti e mi sento davvero felice...
E so di averlo pensato anche altre
volte in vita mia, ma nulla è paragonabile alla gioia
completa che riesco a sentire in questa notte speciale.
Mi volto per guardarmi intorno,
sempre con quella sensazione d’incredulità che mi
accompagna da questa mattina e i miei occhi si posano estasiati su
tutto ciò che mi circonda.
Il parco della villa che ci ospita
è incantevole, illuminato dalla luce calda delle torce e
delle candele, mentre i drappi candidi intrecciati tra i rami degli
alberi, sventolano lievi dando al tutto un'aria fatata.
Tutti gli invitati si stanno
divertendo e con tenerezza, scorgo i miei genitori ballare stretti,
guancia a guancia, ora che la piccola orchestra ha iniziato a suonare.
Il cielo stellato delle notti
d’estate racchiude in fine questo fantastico micro universo
di affetti in maniera magica.
Distolgo lo sguardo
dall’alto quando sento qualcosa, o meglio qualcuno, attaccato
alla mia gonna.
Daichi gioca divertito a
nascondersi tra lo strascico, ridendo con la sua risata fatta di
campanellini.
Quando lo prendo in braccio, ride
ancora di più, facendo le boccacce a Ishizaki da sopra la
mia spalla.
Percepisco ora una voce familiare
che gli parla e il piccolo Daichi tendere un braccino per raggiungere
qualcosa.
Con un sorriso il bimbo torna a
guardarmi in volto poi, spostando la manina da dietro il mio collo, mi
porge un piccolo girasole preso probabilmente dalle decorazioni sparse
tra i vari tavoli.
Gli do un bacino sulla fronte
mentre mi abbraccia forte, e stretta nella sua piccola morsa, mi volto
per ringraziare il vero mittente di questo piccolo ma tenero gesto.
Roberto mi sorride ed io non posso
evitare di arrossire come una scolaretta.
Anche ora che sono la moglie del
suo pupillo.
"Daichi vieni un po' con me ora!"
Yayoi si avvicina con voce
squillante, tenendo per mano Misugi, che lascia la presa solo quando
lei allunga le braccia verso il bimbo, che accetta di staccarsi de me
con qualche riluttanza.
Osservo l'espressione estremamente
rilassata di questo ragazzo e ogni suo gesto affettuoso verso Yayoi,
notando che non c'è il ben che minimo imbarazzo nelle sue
attenzioni.
Nemmeno ora che il buon Ishizaki
inizia a tormentarlo con le sue solite battutine sceme.
Sorride senza scomporsi e alla
richiesta calorosa di un bacio alla fidanzata, accontenta tutti senza
battere ciglio.
Divertita, penso che il mio amico
d’infanzia abbia finalmente trovato pane per i suoi denti,
quando una mano gentile sfiora delicatamente le mie spalle, scendendo
piano giù fino alla schiena per cingermi il fianco.
"Tsubasa dovresti comportarti come
un vero sposo, fa ballare tua moglie!" esclama Taro passando un braccio
oltre le spalle di Azumi, lasciate nude dall'abito scollato.
L’espressione altamente
imbarazzata di mio marito e le sue guance che esplodo in un colore
decisamente acceso, mi strappano un sorriso divertito.
"Non farmi fare questa cosa davanti
a tutti... sussurra piano al mio orecchio, prima di tornare a
guardarmi con espressione supplichevole.
"Ti prego!" aggiunge con l'aria del
condannato a morte che sta per essere portato al patibolo.
Sorridendo in maniera
più dolce e comprensiva del mondo, decido che devo toglierlo
dall’imbarazzo e così mi volto con lo sguardo alla
ricerca del mio assistente, per avere una scusa per allontanarmi.
Un pretesto per salvarlo da una
serie di battute ripetute per i prossimi dieci anni, conoscendo i
soggetti.
"Scusate, mi sta chiamando Mendo! A
dopo!" esclamo tutto d'un fiato liberandomi dall'abbraccio di Tsubasa,
che sorride riconoscente dopo avere tirato un vistoso sospiro di
sollievo.
"Ti devo un favore..." percepisco
dal movimento delle sue labbra prima di voltarmi facendo l'occhiolino e
raggiungere il mio assistente, che ho localizzato vicino
all’orchestra.
Con lui ci sono Akane Minase,
decisamente bella nell'abito da sera lungo e fasciante, e Tadai.
"Eccola qua la nostra principessa!"
lo sento esclamare felice appena sono tra loro.
Sorrido incrociando il suo sguardo
e poi quello del mio ex professore, che mi fa cenno con la mano di
guardare il suo orologio.
Annuisco sentendomi arrossire.
"Credo che tra una decina di minuti
possa andare..." sussurro nella sua direzione mentre o vedo
tendere le braccia e le dita soddisfatto.
"Akane certo che la vita
è strana! Sanae ha la metà dei tuoi anni e si
è sposata prima di te! Non lo trovi estremamente divertente?"
Mendo esclama queste parole a voce
alta e allegra, non perdendo l’occasione di punzecchiare come
al solito la mia addetta stampa, che lo guarda torva sotto le ciglia
lunghe e nere perfettamente truccate.
Rimango però stupita dal
gesto successivo di Mendo, che le porge galantemente il braccio al
quale lei si avvicina abbozzando un sorriso.
"Ti porto a ballare, Akane!
Effettivamente stasera non sei poi così male! Magari lo
trovi pure un fidanzato stanotte..."
E così li seguo con lo
sguardo allontanarsi per portarsi al centro della pista, credo che la
mia mascella abbia sfiorato il pavimento per lo stupore.
Iniziano a muoversi a tempo di
musica, con estrema eleganza, tanto che mi viene pure da pensare, che
siano tremendamente affascinanti l'uno affianco all'altra.
Poco distante da loro anche
un’altra coppia attrae la mia attenzione.
Matsuyama cinge stringendo in
maniera decisa la vita sottile della sua ragazza.
Yoshiko gli sorride, tenendosi
forte alle sue spalle quando il suo mento si alza leggermente.
"Wow!" esclamo spontaneamente
quando le loro labbra si toccano, non curanti di tutto quello che li
circonda.
Tornano a guardarsi negli occhi ora
e a sorridersi, senza staccare mai lo sguardo e senza allontanarsi
troppo dalla posizione ravvicinata di quel bacio.
"Che ne dici, Sanae? Andiamo?"
La voce di Tadai mi distrae da loro
e mi ricorda che è l’ora del mio regalo di nozze.
Annuisco, poi afferrando il suo
braccio, lo trattengo un attimo, prima che raggiunga il direttore per
chiedergli di fermare la musica.
"Ecco... non c'è bisogno
di presentazioni o annunci..." borbotto arrossendo mentre mi sorride
con espressione rassicurante, annuendo con il capo.
Accarezza una mia guancia mentre
lascio la presa sospirando e quando la melodia cessa, posso notare con
imbarazzo, che tutta l'attenzione dei presenti si è
istintivamente rivolta nella nostra direzione.
Un po' nervosa raggiungo la mano di
Tadai, che mi aiuta a salire il gradino per poi raggiungere il
pianoforte al quale si sistema con aria soddisfatta.
Alzo lo sguardo e vedo che tutti,
ma proprio tutti, si sono avvicinati silenziosamente, forse immaginando
cosa sta per succedere.
Sorrido cercando lo sguardo di
Tsubasa che osserva la situazione con curiosità.
Un altro sorriso rivolto solo a lui
prima di sentire le note del piano risuonare nell’aria e
iniziare a cantare...
**"Treated
me kind
sweet
destiny
carried
me through desperation
to
the one that was waiting for me
it
took so long
still
I believe
somehow
the one that i needed
Would
find me eventually
I
had a vision of love
and
it was all that you've given to me
Prayed
through the night
felt
so alone
suffered
for alienation
carried
the weight on my own
had
to be strong
so
I believed
and
now I know I've succeded
In
finding the place I conceived
I
had a vision of love
and
it was all that you've given to me
I
had a vision of love
and
it was all that you've given me
I've
realized a dream
and
I visualized
the
love that came to be
feel
so alive
I'm
so thankful that I've received
the
answer that heaven has sent down to me
You
treated me kind
sweet
destiny
and
I'll be eternally grateful
holding
you so close to me
prayed
through the nights
so
faithfully
knowing
the one that I needed
would find me eventually
and
it was all that you've given to me
I
had a vision of love
and
it was all that you turned out to be..."
"Ok hai capito?"
Yukari annuisce convinta, lo
sguardo serio contratto in un’espressione d’impegno.
"Tiro corto. Avanza subito in
avanti. Centrale!" sussurro un'altra volta al suo orecchio, prima di
allontanarmi con indifferenza, tornado vicino a Tsubasa.
"Dai Sanae! E' ora!"
Yayoi batte le mani eccitata,
avvicinandosi al semicerchio di ragazze che si è formato a
qualche metro da me.
Con senso di colpa, osservo il suo
viso radioso che aspetta il lancio del bouquet.
Mi dispiace... ma Yukari ne ha
molto più bisogno!
"Sì, dai Sanae! Tira
così poi vi lasciamo soli alle vostre cosette!" esclama
subito dopo Ishizaki, che riceve le pacche divertite sulle spalle di
Taro e Wakabayashi.
Alzo gli occhi al cielo mentre
Tsubasa scuote la testa sbuffando.
Osservo ancora per qualche istante
il viso Yayoi, che è tutto il contrario di quello di Azumi,
che ostenta indifferenza mentre si sposta ugualmente in prima linea
però.
Mi giro di spalle lanciando
un'ultima occhiata a Yukari, che risponde con un segno deciso del capo.
Stringo per l’ultima
volta il bouquet e lo porto vicino al viso per sentire ancora il
profumo prima di separarmene.
Conto fino a tre, poi alzo il
braccio in altro liberando la presa oltre le mie spalle.
Mi volto subito entusiasta,
sentendo l’urlo di gioia di Yukari che saltella felice sul
posto.
Rido divertita quando tutti i
ragazzi circondano un Ishizaki imbambolato e altamente imbarazzato.
"Ora non ridi più, eh?"
gli chiede sornione Hyuga, dandogli una sonora manata sulla schiena che
quasi gli fa perdere l'equilibrio.
Mi volto in direzione di Tsubasa
che è di sicuro il più allegro di tutti in questo
momento.
Si tiene lo stomaco piegato dalle
risate, mentre Ishizaki mette il broncio, intimando ai suoi compagni di
chiudere il becco.
Poi si volta a guardarmi e con un
gesto veloce, mi bacia la fronte sorridendo.
E' la camera più bella
della villa.
L’ampia vetrata a est si
apre sul giardino ancora illuminato dai fuochi tremolanti delle torce.
Il colore giallo delle pareti rende
tutto ovattato di luce calda e soffusa.
Ma non gli presto molta attenzione.
I miei occhi seguono con
venerazione lo scorrere lento delle mie dita sulla sua bocca, che si
dischiude appena sotto il mio tocco.
L’accarezzo piano,
passando poi sugli zigomi, le palpebre e la fronte alta, serenamente
distesa.
Trovo le sue labbra con le mie.
Lentamente, senza fretta, sentendo
ogni attimo di questo momento.
Le sue carezze scendono delicate ma
decise su di me, mentre la sua bocca continua a muoversi nella mia,
rendendomi completamente persa.
E il suo corpo mi
spinge costringendo la mia schiena contro il letto, sdraiata
sotto il suo volere.
Lo strascico intrecciato tra le sue
gambe non gli impedisce di stendersi sopra di me, senza lasciare mai le
mie labbra. Mai.
Le spalline dell'abito si
spostano sulla mia pelle, una ricade adagiandosi appena sul
mio braccio.
Non so come, ma il mio cervello si
ricollega per un attimo.
Il pensiero si sposta sulla camicia
da notte che ho sapientemente scelto per questa sera e che si trova
ancora ben piegata nel piccolo bagaglio, accanto al comò.
A malincuore tento un movimento per
liberarmi dalla presa di Tsubasa, allontanando per prima la mia bocca
dalla sua e arcuando poi la schiena.
Ma dura meno di un attimo questa
separazione, perché lui torna a baciarmi subito, mormorando
piano di non andare, quasi supplicandomi.
"E' la tradizione..." sussurro,
mentre sento il suo respiro sul collo che reclama la mia attenzione.
"Devo farmi bella..." aggiungo in
preda alla confusione più totale, ora che la mia pelle
è entrata in contatto con la sua bocca.
Calda. Infinitamente calda.
"Sei già bellissima..."
e le sue labbra continuano ad aprirsi e chiudersi, scivolando piano
fino al lobo dell'orecchio.
Tento un’ultima volta di
far assecondare la mia richiesta, ma debolmente.
In fondo non ha poi tutta questa
importanza se...
"Credimi... non c'è
bisogno di niente per continuare... questo..."
La sua voce è bassa,
molto più bassa del solito e il suo respiro irregolare, la
rende ancora più sensuale e profonda.
Chiudo gli occhi quando torna a
baciarmi con decisione, ma sempre lentamente.
Le sue mani passano dalla seta
dell’abito alla mia pelle, come se ci fosse una forza
straordinaria ad attirarle su di me.
"Non ti allontanare nemmeno di un
millimetro, ti prego..."
Osservo attentamente le sue labbra
che scandiscono piano queste parole, ora che il suo sguardo
è tornato sul mio.
E mi perdo nel suo desiderio, in
quella luce che attrae ogni cosa e che m’ipnotizza.
La sua mano scorre lenta dalla
spalla lungo il braccio fino a stringere la mia e portarla lentamente
dietro il suo collo.
Assecondo questo suo gesto e con
l’altro braccio intreccio le mie dita intorno alla sua nuca.
Il suo viso torna a sfiorare il mio
e non riesco ancora a distogliere lo sguardo.
Non riesco a staccarlo.
Deglutisco mordendo piano il labbro
inferiore quando sento il suo respiro vicinissimo al mio.
"Dimmi cosa ti piace..." sussurra
con un filo di voce a un centimetro dal mio viso, facendo
così rimbombare ancora forte il mio cuore.
"Chiedimi tutto quello che vuoi..."
Il mio respiro si ferma, per poi
riprendere veloce ad alzare ritmicamente il mio petto costretto sotto
la seta color avorio.
La sua mano ora sfiora la mia
tempia e le sue dita iniziano a sciogliere lentamente le ciocche
intrecciate tra i miei capelli.
Un bacio ancora dietro
l’orecchio e i miei occhi tornano a chiudersi, il tempo
necessario di sentire che ora, quel bacio, prosegue scendendo sul collo
fino a fermarsi all’attaccatura del seno.
Li riapro piano quando la sua bocca
torna sulla mia.
Le mie mani abbandonano
d’istinto la sua nuca e s’infilano sulle spalle per
allontanare da loro la giacca scura del completo.
Tsubasa alza la schiena separandosi
dal mio corpo, quel tanto che basta per liberarsi di questo inutile
indumento.
Torna su di me ed emette un sospiro
ansimante, quando le mie dita sfiorano il suo torace, facendo passare i
bottoni della camicia, uno a uno attraverso le asole.
Le mie mani si muovono con
delicatezza, ora che non esiste più nulla tra loro e la sua
pelle nuda.
E sento ancora quella sensazione di
calore.
Corpo caldo.
Sembra che bruci.
"Non capisco più niente
quando sei così vicina..."
La sua mano sul collo, poi lenta
sul seno.
Mi arrendo...
"So solo..."
Fisso le sue labbra morbide e
arrossate.
"Sento solo che ti voglio..."
Sfioro il suo viso tornando a
toccare ancora quella bocca perfetta.
Quella bocca che sembra essere
stata fatta solo per baciarmi.
E che desidero...
Che mi appartiene...
Alzo il mento per raggiungerla.
"Sono qui. Prendimi..." le mie labbra si muovono sopra le sue per pronunciare queste parole.
Mentre sento di essere tua.
Solo ed esclusivamente tua.
Di nessun altro.
Facendo leva sulle braccia, alzo la
schiena dal letto e Tsubasa indietreggia appena, per agevolare
il mio movimento.
Il suo viso torna a nascondersi
nell’incavo della mia spalla, sento le sue mani circondarmi
la vita e poi salire lente lungo la schiena.
Ancora la sua bocca che assapora la
mia pelle e non riesco a trattenere un gemito, quando sento le sue dita
che sciolgono piano, piano, nodo dopo nodo, i nastri che stringono il
corpetto.
Quando il mio seno appare nudo ai
suoi occhi, scopro con emozione, di non sentire più nessun
imbarazzo.
Sento invece di volere che mi
guardi.
Che mi guardi così...
Perché io...
Ogni movimento del mio corpo
è la diretta conseguenza del tocco delle sue mani.
L’abito scivola deciso
sulle mie gambe finendo la sua corsa oltre il letto, ammassandosi sul
pavimento in maniera disordinata.
Ancora le sue dita su di me e quel
suo respiro profondo che mi fa perdere ogni controllo, che dirige ogni
mia emozione.
Mi stringo al suo petto baciando
piano la clavicola che sporge evidente, ora che le sue braccia cercano
di liberare il suo corpo dal resto dei vestiti.
L’immagine delle sue
spalle che mi sovrastano mi spinge a toccarlo ancora, desiderando ogni
cellula del suo corpo per me.
Solo per me...
Le mie mani percorrono la sua
schiena ora che le sue labbra sono tornate alle mie.
Si fermano sui fianchi nudi mentre
la mia bocca si apre completamente per accogliere la sua.
E mi manca il respiro.
Ma posso anche smettere di
respirare per tutto questo.
Non m’importa, di nulla.
Di niente.
Solo di te...
E del tuo corpo che preme contro il
mio, sopra il mio...
E di queste mani per cui non ho
confini...
E la tua bocca che è il
centro di ogni mio desiderio...
Voglio che mi guardi ora,
così potrai vederlo davvero.
E potrai sentirlo...
Quello che provo...
Vivo per te lo sai?
Solo per te...
Stringimi ancora... non smettere
mai...
E continua ad amarmi... proprio
come ora...
Come ora...
Ora...
E ancora...
**"Vision of Love" - Parole
& Musica: Mariah Carey, Ben Marguiles © 1990 Sony
Music Entertainment Inc.
E così ci siamo quasi,
manca un solo capitolo alla fine della FF.
Diciamo tranquillamente che tutta
la storia era mirata a giustificare questo cap. 34 e le sue sensazioni.
Spero di non essere stata scontata,
né di aver omesso qualcosa che avreste voluto "vedere", se
l’avessi fatto, mi scuso ma essenzialmente ho deciso sempre
di scegliere il taglio delle scene che più piaceva a me, e
che più si avvicinava alla mia visione delle cose.
Mi auguro che tutto questo vi
piaccia, almeno una minima parte di quanto piace a me... aspettavo da
tanto questo momento, e finalmente è arrivato.
Un grazie infinito per i commenti
al precedente capitolo, sono sempre felice di sapere che ciò
che emoziona me incontra anche il vostro gradimento.
Non mi resta che salutarvi, per
l’ultima volta, dandovi appuntamento all’ultimo
cap. che non tarderà ad arrivare...
A presto quindi, un abbraccio
OnlyHope^^
Per Sara: il ballo tra Matsuyama e Yoshiko è un piccolissimo omaggio dedicato a te...^^