Punto
Di Domanda
Provate ad
immaginare di svegliarvi una mattina e rendervi
conto che quello che vi circonda non vi appartiene. O almeno, a voi
sembra
così.
Andate in cucina, fate la solita colazione di sempre: una tazza di
caffè ben
addolcito, pancakes, un bicchiere di succo d’arancia.
Vi fate una bella doccia, rilassante e con l’acqua bollente.
Lunga, perché
siete stanchi, terribilmente stanchi per l’appuntamento
scottante avuto la sera
prima.
Vi vestite, tenuta da lavoro solita: abito casual, cravatta, borsa da
lavoro.
Poi andate in cucina, prendete le chiavi di casa, guardate di sfuggita
il
calendario ed, improvvisante, notate che la data segnata indica un
giorno che
dista ben due anni dal giorno che credevate di vivere.
L’occhio scatta sulla posta, lasciata sul tavolo per
visionarla in serata.
Iniziate ad aprire tutte le buste, e le date sono di
quell’anno corrente che,
tuttavia, non corre insieme a voi.
Un giorno, una di queste lettere attira la vostra attenzione
particolarmente:
dice che avete cancellato una certa Clementine Kruczynski dalla vostra
memoria.
Ma voi non sapete neanche chi sia questa ragazza. La vostra testa gira
vorticosamente: uno sciame di domande la occupa e la sconvolge
drasticamente.
Non avevo idea
di chi fosse questa Clementine. Ma leggere
quella lettera… incredibile. Com’è
possibile cancellare la memoria? Chi avrebbe
mai voluto una cosa del genere e, soprattutto, PERCHÉ?
Avvertita Carrie che non sarei andato al lavoro quel giorno, mi diressi
alla
Lacuna Inc. per capire di più circa quella strana storia.
Arrivato lì davanti, notai
l’impossibilità del mio cervello di apprendere
qualcosa di nuovo.
Non avevo proprio voglia di far NULLA. Così cambiai
direzione e mi diressi alla
stazione.
Destinazione? Montaulk.
Ho sempre amato
quella spiaggia, d’inverno, poi, è
particolarmente bella.
Deserta, l’oceano la bagnava delicatamente, mentre una
leggera brezza
accarezzava dolcemente il mio viso.
Improvvisa, eccola lì.
Capelli rossi con alcune ciocche azzurre, ammirava lo spettacolo che le
si
parava davanti.
Le onde dell’oceano, potenti in partenza,
s’infrangevano appena sfioravano la
sabbia.
Uno sguardo, un guizzo improvviso:
«Ciao».
Ed io, timidamente: «Heylà».
E senza rendermene conto, parlavamo come se ci conoscessimo da sempre.
Sul
treno lei mi domandava di tutto ed io non sapevo cosa risponderle. Che
dirle,
che mi ero fatto cancellare la memoria e non so perché? Mi
avrebbe considerato
un pazzo.
Tornati a New York, prima di separarci:
«Comunque, io mi chiamo Clementine. Puoi chiamarmi Clem, se
vuoi!»
un debole sorriso sul mio viso, abbagliato dalla sua leggerezza.
«Ehm… si lo so, è un nome orribile. Se
ti può consolare, non l’ho scelto io».
Continuava lei spigliata.
Cercando di riacquistare lucidità: «Io sono Joel.
Joel Barish, piacere…»
Mentre allungavo la mano, sul volto di lei compariva la stessa
espressione
compiaciuta che, un attimo prima, doveva esser comparsa
ul mio volto.
Con coraggio ed un pizzico di non curanza strinse la mia mano.
«Ci si vede!» All’unisono.
A casa, straiato
sul letto, occhi serrati, pensavo a quella
strana giornata. Così divertente… così
intensa…
Dovevo sapere. Perché?
Cosa era accaduto di tanto orribile da farsi cancellare la memoria?
E i momenti belli? Possibile che non ne avevamo avuti?
Stando a quella giornata, non si direbbe. Stando a tutti i momenti
vissuti
insieme fino a quel giorno non si direbbe.
Con lei mi ero divertito un sacco. Ma se già la conoscevo,
perché cancellarla?
«Joel?»
Al telefono, preoccupata. «Ho ricevuto una strana
lettera oggi…»
«Anch’io».
Silenzio tombale. Sconcerto sui nostri volti, le parole strozzate in
gola.
Urlavamo e non ci sentivamo.
«Mi sembra assurdo. Non lo so… come se il mondo mi
fosse crollato a dosso».
Cupa la voce di lei al telefono. «Joel? Ci sei
ancora?»
«Si…» In silenzio, il telefono
appiccicato alle orecchie per sentire il nostro
respiro, per sentire il battito irregolare dei nostri cuori.
«Domani andremo
alla Lacuna Inc. per capire bene».
«Cosa c’è da capire? A me pare tutto
chiaro».
«Voglio sapere perché!» Rabbia e
ostinazione nella mia voce, un brivido di
paura e sconforto.
Il giorno dopo,
alla Lacuna Inc. un’infermiera ci ha accolto
all’entrata, all’esterno della clinica. Mary, si
chiamava così, ci ha
raccontato della terapia alla quale io e Clem eravamo stati sottoposti,
terapia
alla quale era stata sottoposta anche lei a sua volta. Dopo averlo
scoperto e
aver scoperto di aver ripetuto lo stesso “errore”
pur avendo cancellato la
memoria, aveva ritenuto giusto informare tutti i pazienti della clinica
dell’accaduto, perché la terapia non ottiene i
risultati sperati, come ha
dimostrato lei, come abbiamo dimostrato io e Clem.
Una serie
interminabile di disastri la nostra convivenza!
La risposta alla nostra domanda.
Inizio interessante, continuità monotona ed assillante.
Sconcertati
tornavamo a casa e, ultima, la decisione di
andare avanti autonomamente, per godere delle sorprese future.
Strazio
e desolazione affollavano la mia mente, disteso sul
letto, dopo aver ridato a Clem tutte le sue cose.