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Autore: Blakiee    29/07/2013    2 recensioni
Hyde Park, 5 Luglio 2013.
Jon si accorge che una sua fan non si sta godendo il concerto come dovrebbe.
Pensa.Pensa.Pensa.
Ed esercita il suo potere di rockstar mondiale per cercare di capire il perchè.
Un Jon psicologo, uomo ma anche padre e marito fedele.
Milioni di donne ucciderebbero la madre per passare cinque minuti con me. E lei che fa?, domande assurde.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jon Bon Jovi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, è la prima volta che pubblico una fanfiction ed ho, sinceramente, una fifa boia. 
Mi sembra cosa buona e giusta farvi una piccola presentazione a quello che state per leggere.
Allora, il tutto è nato dopo il concerto di Hyde Park a cui ho avuto l'onore di partecipare con la mia migliore amica. Grazie alla nostra fortuna sfacciata (poi il Karma si è vendicato di brutto), dei completi sconosciuti ci hanno regalo tre biglietti per l'area gold.
Da quella sera posso tranquillamente dire che la mia vita è cambiata grazie a quella band, (anche se Richie non era presente), i Bon Jovi hanno acquisito due fan in più!
Sulla via del ritorno, ancora in stato "confusionale" mi sono venute in mente delle frasi, delle situazioni. 
Ho pensato di arricchire questa sezione con il mio sproloquio, spero apprezzerete :D
Non ho ancora deciso se avrà due o quattro parti, dipende dalla mia ispirazione.

Vi lascio alla prima parte della storia...ci vediamo alle note finali! :D





Sono io, sono il Re.
Mi passo una mano tra i capelli biondi e corti.
Sono finiti i tempi della criniera che rasentava il cotonato.
Indosso il gilet di velluto, nient'altro sotto.
Provo un po' di smorfie allo specchio, mi rilassa sempre prima di una performance.
Bussano al camerino. É l'ora.
La folla è calda, in fermento e sapere che aspettano solo me mi riempie il cuore di gioia ed eccitazione, ogni volta come se fosse la prima.
La folla si suddivide in tre anelli, pieni di gente urlante ed isterica. Il Paradiso, secondo me. Seriamente, c'è qualcosa di meglio?
Cinquantamila persone, non le posso vedere tutte in viso ma quelle che riesco a scorgere sono felici, con gli occhi che brillano di eccitazione, molto paragonabile alla mia, per certi versi.
Scorgo un viso corrucciato, forse annoiato. Faccio una smorfia mentre lo perdo di vista, mi convinco che l'ho immaginato ma so che non è cosí.
Perché? È una domanda che sorge spontanea.
È colpa mia? La seconda che mi sale alle labbra.
È una ragazza, la ritrovo con lo sguardo durante la canzone seguente.
È carina. È la seconda cosa che noto.
Non le piace il mio concerto. La constatazione piú dolorosa da fare.
È nell'anello piú vicino al palco, il piú bello ma anche il piú costoso.
Mi sporgo, faccio un po' il giullare con la chitarra in mano ma ancora niente. 
Non mi guarda quasi in viso.
Le faccio un cenno, con la coda dell'occhio mi vede e alza il capo per rivolgermi uno sguardo interrogativo.
È cosí giovane, li avrá almeno diciotto anni?
Le sorrido. Mi sorride.
Troppo compassionevole per i miei gusti.
C'é la pausa, i bodyguard mi fanno cenno di andare dietro le quinte.
Bevo un sorso d'acqua mentre sento gli assoli della mia band.
La costumista mi passa un altro gilet, stavolta nero come quello di tutti gli altri.
Avvicino il capo della security, che è già pronto ad una mia sclerata da star isterica invece, con tutta calma gli spiego chi andare a prendere e dove.
Vedo una luce diversa nel suo sguardo. Disgusto? 
Scuoto la testa, sorrido.
Sono il Re, faccio ció che voglio.
Torno sul palco correndo.
Show must go on.
Salto, ballo, faccio lo scemo e loro urlano deliziati. Canto e piangono.
Come posso non essere soddisfatto della mia vita? 

Pausa di metá show. 
La vedo che armeggia con il bricco dell'acqua calda.
Mi avvicino. Sobbalza.
Ti faccio cosí paura dolcezza?
«Devo andarmene?» chiede indifferente girando la paletta nella tazza.
«No, se non vuoi. Perché non ti stai divertendo?»
Sgrana gli occhi, l'ho presa in contro piede evidentemente.
«Il mio ex ragazzo ha pensato che fosse una buona idea regalarmi dei biglietti per un concerto che a me non interessava, nonostante gli avessi detto che volevo andare a vedere Robbie Williams. E questo doveva essere il mio regalo di compleanno...» 
Mi fa un po' ridere la spiegazione ma, okay, ci sta.
«Non è un buon motivo per non divertirti. Anzi, divertiti alla faccia del tuo ex. Se so che sei contenta, io sono contento.» 
Mi guarda sospettosa. 
«E se un vero fan è triste ma è alla fine del parco, fermi il concerto per chiedergli cos'ha?»
Milioni di donne ucciderebbero la madre per passare cinque minuti con me e lei che fa?, domande assurde.
«Non rientra nelle mie capacitá visive, vedere fino alla fine di Hyde Park. Non è proprio un fazzoletto.»
«Lo immaginavo» 
Toglie la bustina del te' in infusione e ci mette un po' di latte, da vera inglese.
Lo assaggia. Le piace.
«Puoi rimanere qui se vuoi..»
«Ok, meglio che stare lí nella bolgia»
Tico mi fa un cenno, è ora di ricominciare.
«Se ci sarai ancora, sarebbe un onore portarti fuori a bere qualcosa» le faccio un occhiolino, arrossisce.

«Ma a che gioco giochi Jon? Potrebbe essere tua figlia!» 
Lo guardo, non me ne frega niente.
È carina perció ho tutto il diritto di invitarla fuori.
«Non è mia figlia, avrebbe ripreso i miei tratti, in ogni caso chiederó. Si è appena lasciata con il ragazzo, voglio solo coccolarla un po'..niente di disgustoso!»
Cerco di essere convincente, ma non so se ci sono riuscito.
Finisco il concerto con "Always", la vedo che si asciuga gli occhi con la manica della felpa. 
Due righe nere le deturpano il viso dopo il secondo bis. 
Doveva amarlo proprio tanto il suo ragazzo.

Finiamo. Saluto la folla più volte, loro sono la mia gente. Tutto ció di cui ho bisogno.
Mollo la chitarra. L'abbraccio.
Mi viene spontaneo.
Si aggrappa alla mia maglietta e scoppia a piangere di nuovo.
I ragazzi dello staff e della security ci passano accanto, guardandoci un po' sconvolti.
Cosí come la mia band.
Trema. Le metto la mia giacca sulle spalle anche se, inevitabilmente le sta grande e non di poco.
Non riesco a capire da dove nasca tutto questo attaccamento ad una ragazzina del tutto sconosciuta.
Forse perchè, essendo padre, ci rivedo un po' mia figlia. 
Mi manca la mia famiglia, i miei bambini, la mia Dorothea.
Svegliarmi con lei accanto, guardarla dormire e sorridere per la fortuna che ho avuto.
Nonostante tutto lei mi è stata accanto: lo stress, la gelosia... Non hanno scalfito il nostro amore, lei è la mia roccia.
«Un caffè è quello che ti serve, che ci serve» sbadiglio, comincio a perdere colpi.
Quando eravamo giovani dopo i concerti, ancora carichi di adrenalina andavamo per locali fino all'alba del giorno seguente invece ora Richie si chiude in camera con una bottiglia e Dio solo sa cos'altro.
Dave e Tico scappano su Skype per chiamare le rispettive famiglie e io?
Io gironzolo per la cittá, senza una meta precisa, chiuso nei miei malinconici pensieri.
Cerco l'ispirazione per qualche nuovo pezzo, ma piú cerco di rivoluzionare il mio modo di comporre, piú il manager, i miei amici e lo zoccolo duro dei fan si ribella.
Entriamo in un pub, la lasciano entrare solo dopo un controllo ai documenti. Sembra cosí piccola, noto invece che ha già ventitrè anni e si chiama Elisa.
«Non credo che ti lasceró bere, mi sento responsabile per la tua incolumità!»
«Uno shirley temple andrà benissimo, per me invece un cosmopolitan» dico alla cameriera che mi fa un occhiolino e scompare dietro al bancone.
Elisa mi fa una linguaccia socchiudendo gli occhi.
«Lo reggo bene l'alcool, meglio di quanto tu pensi» gioca con il menú plastificato senza guardarmi in volto.
Mi sento a disagio per il suo eccessivo imbarazzo, non sono abituato alla timidezza o forse, mi sono dimenticato come si rompe il ghiaccio con una donna che non ho mai visto prima.
La cameriera porta i drink assieme ad un piattino di noccioline.
Faccio per lasciarle venti sterline ma fa un cenno di diniego con la testa.
«Questi li offre la casa, signor Bongiovi»
Le sorrido complice, facendola arrossire.
«Conto anche sulla vostra...come dire, discrezione. Io e mia nipote abbiamo bisogno di parlare, non vorrei che qualche paparazzo venisse a sapere che sono qui. Mi seccherebbe molto»
«Sua nipote... – schiocca la lingua contro il palato – oh, ma certo. Buona serata» scuote il capo incredula, ma ci lascia soli.
Elisa si sta coprendo la bocca per evitare di scoppiare a ridere, comprensibile.
Sorrido. 
«Avanti nipotina, confidati con lo zio Jon» 

FINE PRIMA PARTE


 

Note finali: Se siete arrivati fin qui vi stimo tanto e vi ringrazio, che vi sia piaciuta o no, GRAZIE!
Lasciate pure una recensione, accetto anche le critiche e mi ritengo una persona sportiva da questo punto di vista... L'unica cosa che vi chiedo è, se potete, evitate le volgarità :)
Ah, se ancora non l'avete fatto, vi consiglio di leggere "Love me, Tender" e "French Kiss", in assoluto le mie fanfiction preferite in questa sezione anche se ne devo spulciare ancora diverse. 
Un abbraccione virtuale, alla prossima! :D

  
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