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Autore: Doineann Liath    31/07/2013    2 recensioni
In una notte nera, sotto un cielo sereno e pieno di stelle, alla fine di quella lunga estate, due giovani si fissavano. Si chiamavano Mila e Lalita. Se ne stavano in piedi, Mila le diede le spalle e con lo sguardo rivolto al firmamento,contava i miliardi di punti luminosi. C’era un silenzio paragonabile a quello di un funerale, nessuna delle due aveva il coraggio di romperlo. Mila si portò una mano una mano alla bocca e si schiarì la voce.
Genere: Dark, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Bondage
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In una notte nera, sotto un cielo sereno e pieno di stelle, alla fine di quella lunga estate, due giovani  si fissavano. Si chiamavano Mila e Lalita. Se ne stavano in piedi, Mila le diede le spalle e con lo sguardo rivolto al firmamento,contava i miliardi di punti luminosi. C’era un silenzio paragonabile a quello di un funerale, nessuna delle due aveva il coraggio di romperlo. Mila si portò una mano alla bocca e si schiarì la voce.
“Perché continuiamo a litigare?” le chiese, guardando l’anello dell’amicizia che ancora portava all’anulare sinistro, come se fosse una fede.
“N-non lo so…” rispose Lalita con voce tremante, lo sguardo rivolto a terra. Ritornò il silenzio.
“Perché diavolo mi hai seguita?” Mila riprese a far domande.
“Non avevo nulla di meglio da fare” rispose incerta.
Mila girò un poco il volto per guardarla “Io so il perché invece! Tu sei venuta qua per rovinarmi ancora la vita, illudendomi con le tue parole. Manipolatrice e burattinaia delle mie azioni, dei miei pensieri e sentimenti. Ipnotizzatrice, hai finto che fossi una sciocca. Ti sei approfittata del mio affetto per scopi malvagi. Hai stuprato la mia felicità e per questo ti odio!” le disse alzando sempre di più il tono di voce fino ad arrivare a urlare. Di conseguenza Lalita sobbalzò e la guardò con gli occhi afflitti. Mila ritrasse lo sguardo e tornò a guardare il cielo.
“Ora vattene” le ordinò con tono più calmo.
“Io… No non voglio” si ribbellò Lalita.
“Allora me ne vado io” Mila si incamminò verso una meta imprecisa. I suoi passi calpestavano dolcemente l’erba secca d’estate che non era presente in modo uniforme sul prato. Lalita rimase ferma dov’era e con molta fatica e timore riuscì a pronunciare delle parole “Molto di più avrei dovuto dare all’unica persona che mi volesse bene…” la sua voce si interruppe così come i passi dell’altra ragazza.
“Mi dispiace…” sussurrò piano, impossibile da udire.
“Come scusa?” le chiese Mila, con la mano dietro l’orecchio.
“Mi dispiace!!” gridò Lalita con la voce incrinata. Si abbandonò a terra, accasciandosi sulle ginocchia. Era scoppiata a piangere e Mila non poteva far altro che guardarla: era sempre stata lei che piangeva e a Lalita non importava un fico secco. Ora era lei che ne risentiva, tutto il dolore che Mila aveva sofferto era stato rimborsato. Lalita continuava a singhiozzare. Mila si chinò verso di lei, le prese il mento e le alzò il volto “Io ti ho dato mille possibilità, ho sempre sperato che saresti cambiata, che avresti smesso di trattare la gente come se fossero animali. Ero troppo cieca per rendermi conto che non stavi smettendo affatto!” le tirò uno schiaffo che le fece girare il volto. Colpita in pieno, si accasciò una seconda volta a terra, respirando a fatica.
“Come ci si sente?” Mila stava perdendo il controllo di sé stessa e sentirsi forte le piaceva da morire.
“Mettiti nei panni degli altri! Pensi solo e sempre a te stessa, esisti solo tu in questo mondo schifoso!” le tirò un potente calcio al fianco che la fece urlare di dolore.
“Adesso per favore smettila di cercarmi, inizia a vivere la tua vita senza la nostra amicizia, se così la possiamo chiamare. Dimenticami. Scordami. Fammi sparire dalla tua esistenza.
Io non vivo più per far vergognare né te né me… E tu…” lanciò un’occhiata compassionevole alla vecchia amica rannicchiata su sé stessa per il dolore.
“… Vorrei non aver mai provato nulla per te” finì la frase e delicatamente, estrasse dalla tasca dei jeans una pistola. Il rumore secco del caricatore costrinse Lalita ad alzare lo sguardo. Notò la sagoma dell’arma nella penombra, con tutte le forze che le restavano, si mise a scappare, a correre lontano da lei.
“Non puoi scappare… Idiota” puntò la pistola dritta impugnandola saldamente con una mano mentre l’altra riposava tranquilla in una tasca. Appoggiò l’indice al grilletto e lo premette leggermente, attendendo che arrivasse al limite per poi sparare.
“Ritorna nel luogo a cui appartieni… Unigenita di Satana” premette il grilletto con decisione, non poteva più aspettare e così il proiettile schizzò fuori come una scheggia. Non ci volle molto prima di vedere Lalita cadere a terra, letteralmente a peso morto, senza vita. Il proiettile le aveva attraversato la schiena per poi perforarle il cuore: un colpo perfetto, degno di un professionista.
L’assassina raggiunse il corpo della vittima. Aveva gli occhi completamente bianchi e sbarrati, del sangue che trasbordava dalla bocca e infine il petto imbrattato della stessa sostanza. Mila si mise a ridere alla vista di quel meraviglioso spettacolo “E’ come se tu mi avessi uccisa mille volte. Stesse sensazioni sai?” abbandonò la pistola a terra, accanto alla mano della traditrice e se ne andò, aspettando che il corpo si putrefasse.
  
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