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Autore: Yoan Seiyryu    31/07/2013    3 recensioni
Red/Hook
Raccolta di one-shot sui momenti tratti dalla fanfiction "L'orologio della vita", in cui vengono narrate le avventure di Capitan Hook e Cappuccetto Rosso.
Questa volta il punto di vista appartiene a Red, così da permettere una maggiore comprensione del personaggio e di quello che accade all'interno della storia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Time '
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Ebbene, eccomi qui con questo esperimento. 
Per chi ha letto la fanfiction "L'orologio della vita": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1852768
sa che il punto di vista della narrazione appartiene ad Hook. In questo caso ho voluto approfondire un pò meglio il personaggio di Red Hood, dandole maggiore spazio in questa raccolta di one-shot in cui verranno esposti solo alcuni momenti dell'avventura affrontata dai due protagonisti, dando a Red maggiore spazio narrativo. 

Nella speranza che vi piaccia, eccola qui! 










Il lupo di mare










Riposi il mantello rosso al solito posto, sotto il bancone del “Lupo di mare”, la locanda in cui lavoravo da quando ero fuggita dalla Foresta Incantata.
Non riuscivo placare il mio senso di colpa nei confronti di Peter, quella morte era riuscita a spezzarmi il cuore e a farmi crescere all’improvviso.
Ridevo sempre, ero allegra, mia nonna non faceva altro che controllarmi e vietarmi qualunque cosa che potesse trasformarsi in un qualsivoglia pericolo.
Ma non ne potevo più di rimanere una bambina, confinata nel mio angolo buio alla ricerca di un motivo per crescere.
Sempre accompagnata da quel mio mantello rosso di cui avevo compreso l’importanza solo troppo tardi.
Sospirai, sedendomi davanti al bancone, in attesa che i primi avventori si facessero vivi.
Mi guardavo intorno, consapevole di non desiderare affatto una vita come quella. Servire in una locanda scadente come quella non mi rendeva affatto felice, piuttosto mi sentivo inutile.
Non avrei mai costruito nulla nella mia vita, la distruzione mi sarebbe sempre rimasta accanto.
Cambiare paese ogni sei mesi era stancante, creare delle amicizie ormai era impossibile e avevo iniziato a rimanere chiusa in me stessa, aprendomi solo quando necessario.
Spesso non riuscivo a controllarmi e il lupo usciva fuori nelle notti di luna piena, procurando un grave pericolo ai villaggi attigui al porto di mare dove ero andata a vivere.
Ne avevo bisogno, come se quella natura sanguinaria dovesse venir fuori,  sollevarsi e cancellare totalmente la mia umanità.
Mi sentivo persa, ma non potevo fare altro. Ero avvolta da un destino incontrollabile che mi sfuggiva dalle mani.
I primi clienti, marinai e pescatori, erano appena entrati e corsi subito a servirli, rendendomi servizievole e disponibile, mostrando loro un gran sorriso.
In fondo non era così male riuscire a far ricambiare quello stesso sorriso, ascoltando le loro storie e il resoconto delle giornate di pesca, anche se spesso si susseguivano sempre gli stessi racconti.
Mi prodigai immediatamente a comportarmi come una brava locandiera, ognuno aveva i propri vizi e avrei dovuto accontentarli tutti, così da rendere il capo della locanda soddisfatto del lavoro.
Era ancora troppo presto per poter andare via.
Fu proprio quella sera che ad un’ora tarda si presentarono diversi individui dalla carnagione ambrata, alcuni vestiti con abiti neri, altri con bandane a circondare la calvizie o i lunghi capelli adagiati sulle spalle.
Inarcai un sopracciglio, non li avevo mai visti prima, ma sembravano interessanti e forse avrebbero portato un po’ di allegria alla locanda.
Mi guardai attorno, alla ricerca di un posto libero per loro, ma mi resi conto che ormai tutti i tavoli erano stati occupati.
Mi feci avanti per scusarmi di quell’inconveniente, ma vidi che uno di loro aveva fatto alzare con la forza dei giovani ragazzi per poter prendere posto a sedere.
Schiusi le labbra con un certo stupore, ed eccone un altro dai capelli color miele occuparsi di loro, cacciandoli via dalla locanda.

-Cosa state facendo?- sussurrai verso di lui, mostrando un’aria adirata ed impositiva.

L’uomo che mi trovai davanti, dai capelli mossi ed incolti che si adagiavano sul capo, la camicia bianca dalle larghe maniche e i calzoni marroni unti e sporchi, mi guardò dall’alto in basso.

-Procuro un tavolo al mio Capitano- disse semplicemente, come se fosse stato un comportamento assolutamente normale. –Erano ospiti importanti?- mi domandò insistendo.

Continuavo a schiudere le labbra più volte, senza riuscire a raccapezzarmi su quello che stava accadendo. Scossi leggermente la testa, per potermi riprendere.
Dunque dovevano essere dei marinai, o peggio ancora dei pirati. In effetti dall’odore e dal modo in cui erano vestiti non potevano trattarsi di uomini onesti, i loro visi erano deturpati dalle passioni.
Tant’è che riuscii a scorgere un particolare piuttosto inquietante, quale la mancanza di una mano del suddetto Capitano e al suo posto un uncino che brillava al lume di candela.
Storsi leggermente le labbra, con un impeto di preoccupazione negli occhi cerulei.

-No, certamente no. Ma vorrei che non si creassero ostilità, detesto cacciare via gli ospiti dalla locanda- cercai di affermarmi, sembravo quasi seria.

Lui doveva aver capito perfettamente che non ero in grado di prendere in mano la situazione , ma che anzi le mie parole prevalevano sulle azioni.
 
-Sono certo che non verranno qui a replicare il proprio posto- mi sorrise sghembo, facendomi intendere che li aveva sistemati a dovere.
Deglutii a vuoto, stringendo la brocca di birra che tenevo stretta al petto.

-Come devo chiamarvi, se dovessimo avere bisogno?- mi domandò subito dopo, senza lasciarmi riflettere su come comportarmi.

-Solo Red- risposi in fretta, sarei andata via dietro il bancone per terminare di servire tutti gli altri, ma l’uomo mi sfilò dalla mani la brocca che continuavo a stringere con forza, sollevandola con una mano per evitare che potessi riprenderla.

-Grazie Red, siete molto gentile- si affrettò a dire, prima di indietreggiare e tornare da quello che aveva chiamato Capitano.

Strinsi leggermente le labbra, adirata per esser stata trattata in quel modo. Mi decisi a non intervenire, lasciando passare quella serata senza badare troppo agli schiamazzi che erano iniziati.
Mentre continuavo a servire gli astanti, volgevo solo qualche occhiata ai nuovi visitatori, che avevano cominciato a fare scommesse giocando a dadi.
Certo era molto strano vedere quel susseguirsi di vittorie continue, il Capitano doveva avere un asso nella manica.
Non aveva nemmeno chiesto i dadi al bancone, dove tutti erano soliti servirsi per evitare delle truffe.
Evidentemente quegli allocchi non si erano nemmeno posti il problema, giocando per vincere una somma che continuavano a perdere.

-Che tu sia maledetto, pirata!- un’esclamazione improvvisa di Gerard, uno di quelli che amava frequentare la locanda fino alla mattina seguente, mi fece voltare verso quel tavolo.

Dunque erano davvero dei pirati, ne avevo la conferma. Vidi Gerard alzarsi furiosamente dalla sedia, gettandola a terra ed allontanarsi dal tavolo in gran fretta, uscendo direttamente al di fuori della locanda. Rimasi interdetta nello stesso momento in cui vidi entrare di seguito un uomo incappucciato, che senza nemmeno ordinare qualcosa, si limitò a fissare degli avvisi sulle pareti della sala.
Curiosa, mi avvicinai per poter vedere di che cosa si trattasse. Sgranai gli occhi quando mi resi conto che si trattava di un grave problema che era ricaduto sul paese. Un lupo aveva iniziato a vagare per quei boschi durante la notte di luna piena, causando stragi di innocenti. La ricompensa per chi avrebbe riportato la sua testa sarebbe stata enorme.
Deglutii ancora una volta, avvolgendomi appena la mano alla gola. Non avevo il controllo di me in quei momenti, non mi sarei accorta di niente.
Ma in fondo, sarebbe stato davvero un male?
Morire a fin di bene, per risparmiare altre vittime della mia incontrollabile furia, sarebbe stata una salvezza.

-Ottimo, non dovremo nemmeno togliere troppi giorni al nostro viaggio. Massacreremo quel lupo e ci rifaremo di questi ultimi mesi- intervenne una voce che fino a poco prima era avvolta da risate scroscianti e non ero riuscita ad udirla in quel modo.

Mi avvicinai, lasciando un boccale di rum sul tavolo, come mi era stato richiesto poco prima da uno di loro.

-Stranieri che tentano ancora una volta di uccidere il Lupo?- mi azzardai a domandare, per scoprire quali fossero le loro intenzioni.

Dovevo conoscere il mio nemico. Ora che mi trovavo così vicina a quel tavolo, potei rendermi conto della fisionomia del Capitano.
Un uomo giovane, forse della mia stessa età, non ne ero certa. Aveva occhi azzurri profondi ed intensi, ma nascondevano in sé un vissuto che mi preoccupava. Ero intimorita ed affascinata al tempo stesso, di sicuro non mi sarei mai potuta fidare di una persona simile.

-In quanti ci hanno provato senza riuscirci, bellezza?- un sorriso si palesò sulle labbra, mi guardò come se avesse desiderato molto di più che una conversazione.
Sfrontato, odioso.

-Tanti, quasi quanto le vostre monete- indicai subito il piccolo bottino, prima di appoggiare una mano sullo schienale della sedia. –Siete davvero convinti di voler affrontare quel mostro? Ne ha uccisi parecchi, è un animale molto scaltro-.

Tentai di spaventarli, anche se non ero mai stata in grado di convincere qualcuno. Le mie capacità in questo campo erano sempre state limitate.
Prima che potessi replicare qualcosa, il Capitano mi afferrò la mano per poi spingermi verso di lui, finendo per sedermi sulle sue gambe.
Riuscii a vedere meglio i suoi occhi, trovandomi ormai sin troppo vicino. Vi era un mondo dietro, ma troppo lontano ed impervio per poter essere affrontato.
 
-Non sai con chi stai parlando, sono certo di poter affrontare una sfida del genere e tornare integro- disse con convinzione.

Gli rivolsiuno sguardo carico di ironia, prima di calare gli occhi sull’uncino con cui aveva iniziato a dividermi le ciocche di capelli.
Ne sentivo alcuni spezzarsi, ma non era fastidioso.

-Pare proprio che qualcuno sia riuscito a strappare via un pezzo di voi, intrepido condottiero-.
Lo canzonai meglio che potei, prima di  recuperare i boccali vuoti ed appoggiarli sul vassoio di legno.

Lo sguardo azzurro del pirata si incupì per qualche istante, ma sparì subito dopo che avvolse la mano intorno al boccale appena riempito.

-In ogni caso, spero che riusciate a tornare vivi. In quanto al Lupo, non lo trovo un animale così fastidioso. Sono gli altri che lo cercano per ucciderlo, altrimenti sarebbe mansueto-.
Cercai di spiegare, volendo difendermi almeno un po’. Affrontarli sarebbe stata una dura prova, avrei dovuto nascondermi al meglio.

In quel momento decisi che era l’ora di allontanarmi, con il vassoio stretto alla bocca dello stomaco, mi alzai in fretta per tornare dietro al bancone.
Per tutto il resto della serata non ebbi modo di conversare ancora con quell’uomo, né con gli altri del suo seguito.
Mi limitai a terminare il mio lavoro pulendo e consegnando altri boccali, come ogni volta.
Eppure qualcosa mi avvertiva di dover fare attenzione, che avrei incontrato di nuovo quegli uomini e che non sarebbe stato piacevole. 
   
 
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