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Autore: _Haily_    01/08/2013    1 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Va bhe, ormai avete capito che ci metto un sacco per aggiornare....ma almeno aggiorno non temete >A< non ho intenzione di abbandonare questa storia, abbiate solo un pò di pazienza! <3
Quindi, dove eravamo rimasti! Dopo aver lasciato La Cittadina, i nostri quattro dell'ave maria, arrivano in un altro villaggio, dove si 'scontrano' con una parte del passato di Asha, che le ha segnato la vita, tanto da portarla a spostarsi a Calvadian (dove poi troverà Harty =W=).  Bene, vi dico che questo è un capitolo luuuungo, uno dei più lunghi che ho mai scritto XD ma ho dovuto scrivere un sacco di cose, in previsione del prossimo capitolo! E' la parte che, da quando ho iniziato a scrivere Edras, non vedevo l'ora di scrivere çWç e sarò TUTTO incentrato su un flashback 8'D anzi, forse saranno due i capitoli, perchè è una parte molto importante per cui GODETEVELA *Q*
Che dire, spero che ogni capitolo vi emozioni e vi spinga a continuare a leggerla ;W;)/
Grazie <3




Capitolo 17

Preghiera.Bastion.Pugni e sangue.







Gervhart ed Asha non avevano fatto ritorno quella notte. Raki per tutto il tempo era stata in pensiero, più volte era stata presa dalla voglia di andarli a cercare e ogni volta venire fermata da Rhoderich. Lo avevano capito fin da subito il perché della loro assenza. Fare ritorno al villaggio doveva essere un peso per Asha, ma anche per Gervhart per il sentimento che lo legava alla sua arma e soprattutto nei confronti dei cittadini del villaggio, che guardavano ancora con occhi accusatori Raki e Rhoderich che quella notte alloggiarono in una piccola casupola vicino alla residenza del capo villaggio.
Gervhart non chiuse occhio, si era limitato a sedersi appoggiato al tronco di un albero, con al suo fianco Asha. Si erano messi a guardare il cielo stellato e a ricordare i vecchi tempi, fin quando Asha non si appoggiò stanca, sulla spalla del ragazzo. Chiuse gli occhi e con un lieve sorriso maliziosi gli disse: 'Non rimanere sveglio a fissare il mio corpo.'
Gervhart sbuffò divertito, quella frase era più consona a uno come Rhoderich, lo sapevano entrambi, ma le piaceva divertirsi in quel modo. Nonostante quelle sue parole, per tutta la notte rimase a guardarla, a guardare il suo viso candido sotto i raggi della luna che faceva capolino nel cielo stellato e si chiese se Asha le avesse raccontato davvero tutto.

Alle prime luci del mattino, quando Raki e Rho erano già svegli a banchettare con una buona colazione, Asha e Gervhart fecero ritorno al villaggio insieme, attraversando le strade, la gente si spostava a bisbigliava, qualcuno sbirciava dagli scuri delle finestre, ad Asha sembrava non importare e camminava a testa alta, sembrava invece dar più fastidio a Gervhart, soprattutto dopo la storia che le aveva raccontato. Quelle persone erano in torto, ma la parola della Necromorpher non sarebbe stata ascoltata, non valeva la pena mettersi in discussione, l'importante era che lui sapeva la verità.
Appena Raki li vide arrivare, fu la prima ad alzarsi e andargli incontro. Guardò per un momento Gervhart, gli sembrò quasi che lei arrossisse, ma non riuscì a capirlo bene, perché si buttò tra le braccia di Asha. Le guardò divertito, Raki che sembrava fare la ramanzina ad Asha per averla lasciata sola senza dirle niente, che si era preoccupata per lei e mise il broncio, come una bambina, mentre Asha le accarezzava la testa come farebbe il padrone con il suo cane.
Gli strapparono un sorriso, mentre la pacca sulla spalla di Rho gli fece distogliere lo sguardo.
-Certo che sei davvero un maiale.-
Gervhart si voltò interrogativo.
-Non far finta di non aver capito.-
Aggrottò le ciglia, fissando Asha.
-Hai dato libero sfogo alla tua mazza, finalmente!-
Gli diede altre pacche sulla spalla, ma Gervhart rimaneva calmo e pacato.
-Guarda che non è come pensi.-
Lo strattonò per le spalle, mettendolo di fronte a lui, il suo sguardo pareva serio.
-Gervhart…dimmi una cosa…-
Il ragazzo stava a sentire preoccupato.
-….non è che ti piacciono gli uomini.-
Ci fu un momento di silenzio, Rho lo fissava pronto a sentire la sua risposta, le sue mani che fremevano sulle spalle grandi del ragazzo…gli venne uno strano tic all'occhio.
-Ma che cosa-
-Molto bene!-
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il vecchio tornò a sorridere come sempre, scompigliando quei lunghi capelli castani che erano diventati ancora più lunghi.
-Che diamine state bofonchiando voi?-
Raki li raggiunse, le braccia conserte che ne facevano risaltare ancora di più le forme abbondanti del suo seno, con il suo tono seccato e lo sguardo di chi già immaginava a cosa si riferisse la discussione.
Ma prima ancora che Raki e Rho si mettessero a litigare come solito, Gervhart si intromise.
-Ragazzi…-
I due si voltarono interrogativi.
-C'è una cosa…-
Il suo sguardo si spostò su Asha, che già sapeva e fece un piccolo cenno di accondiscendenza.
-…che è giusto che anche voi sappiate.-

Davanti a una tazza di latte e delle trecce di pane caldo con miele, Asha raccontò la sua versione di vent'anni fa, parlò di Niha, di come il suo amore per lei lo aveva portato a fare quella scelta, della notte dell'incendio e del potere di legame. Rhoderich in un certo senso non sembrava così stupito, già si aspettava che c'era una diversa verità sotto tutta quella storia raccontatagli dal capo villaggio. Invece Raki sembrava quasi preoccupata, soprattutto quando le parlò del potere di legame, cominciò a provare una strana paura.
-Bhe, c'era da immaginarselo che buttassero su un polverone del genere. L'unica persona che era presente e che i cittadini avrebbero veramente ascoltato non c'è più, portandosi nella tomba tutta la verità, ovviamente non crederebbero mai alle parole di una Necromorpher trovata sulla scena piena di sangue.-
Rhoderich si stiracchiò sulla sedia.
-Io non voglio nemmeno che loro lo sappiano.-
Asha fissava un punto imprecisato della tavola, assorta in chissà quale pensiero, se ne aveva qualcuno.
La tenda color rosso scarlatto della porta si scostò lasciando entrare Gramon, seguito da due uomini dagli abiti modesti.
-Mi dispiace disturbarvi ma, nonostante per me non siate una così forte minaccia, i miei cittadini cominciano ad innervosirsi della sua presenza.-
La sua mano esile e tremante si allungò verso Asha presentando la persona presa di mira.
Raki chiuse il pugno per trattenersi, mordendosi il labbro, ma la sua tensione venne fermata dal tocco caldo delle dita di Harty sulle sue. Si era già alzato e con tono tranquillo e sereno rispose all'anziano.
-Non abbiamo motivo di trattenerci ancora qui. Dateci il tempo di prendere le nostre cose e ce ne andremo. In qualche modo, grazie dell'ospitalità.-
Chinò leggermente la testa, lo stesso fece Gramon prima di uscire dall'abitazione. Raki doveva imparare da lui a trattenere le parole e la sua irruenza, perché un giorno anche solo stare zitta, gli avrebbe salvato la vita.

Le strade erano attorniate di persone, addossate alle case per lasciare libero il passaggio ai quattro che avevano portato scompiglio in quel piccolo villaggio non ancora preso di mira dall'armata nera. Forse era anche la paura di quei tempi difficili ad aver fatto diventare così timorose le persone di Edras e per questo Gervhart non gliene faceva una colpa.
Ad attenderli all'uscita del paese c'era Gramon con un gruppo di altre persone. Quando furono abbastanza vicini per parlarsi, Gramon si rivolse a Gervhart.
-Nonostante i nostri risentimenti nei confronti di quella ragazza e tutto ciò che ne ha comportato, vi chiedo solo di non odiarci.-
Le parole dell'anziano sembravano quasi soffocate e strozzate.
-Deve essere dura per voi tutto questo…lo so bene.-
Gervhart era un abitante di Edras, quella era la sua terra e vederla ridotta in quel modo lo faceva adirare e rattristare. Per loro che lo stavano vivendo dall'inizio doveva essere ancora più atroce.
Gli passò di fianco, mentre il suo mantello svolazzava sollecitato dalla brezza mattutina.
-Ma vorrei riuscire a cambiare qualcosa.-
Fu come un sussurro che solo Gramon poté sentire, poche parole che però fecero sobbalzare il so cuore stanco, fu come se un vento caldo passò attraverso le sue carni gelide e invecchiate. Si voltò a guardare la schiena di quei quattro ragazzi, che si ritiravano nella fitta radura di quella zona e finì per pregare per loro.


Rhoderich e Gervhart camminavano fianco a fianco, qualche volta il vecchio dava una gomitata nel costato del ragazzo, sembravano parlare di qualcosa di divertente perché Raki più indietro a loro li vedeva sorridere.
Al fianco di Raki, Asha, con il suo passo leggero e candido colore bianco della sua veste che ondeggiava ad ogni suo movimento.
-Ti ho vista prima.-
Sembrò quasi un sussurrò, se non ci fosse stata solo Raki avrebbe pensato che non stesse parlando con lei, perché non la guardava nemmeno, il suo sguardo di ghiaccio era rivolto a terra.
-A cosa ti riferisci?-
-Quando ho parlato del potere di legame.-
Asha si fermò. Lo stesso fece Raki, perplessa e preoccupata ancora da quelle parole.
-Ecco visto, lo hai fatto di nuovo.-
Questa volta Asha la guardò negli occhi.
-La tua preoccupazione per tale potere, taglia perfino l'aria.-
La ragazza drago deglutì, era anche difficile sostenere lo sguardo della Necromorpher, oltre alla paura di cose avrebbe potuto rivelarle ancora su quel potere.
Asha si avvicinò a lei. Le prese una ciocca di capelli corvini tra le dita.
-Non devi avere paura. Gervhart non lo userà mai.-
A quelle parole ebbe un fremito, perché era quello che avrebbe voluto sentire fin da subito.
-Gliel'ho fatto promettere.-
Socchiuse gli occhi e annusò l'aroma dolce di quei capelli.
Gli occhi di Raki divennero lucidi, il terrore che un giorno Harty avesse potuto usarlo si era affievolito, perché sapeva che per lui una promessa era una promessa. Non poteva immaginare un destino in cui sapeva già che la sua vita si sarebbe stroncata a metà. Voleva solo stare con lui il più possibile.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, ma quel momento di pace dirò ben poco. Sussultò, il suo udito aveva scorto dei rumori riconoscibili.
Gervhart e Rho, che le avevano viste fermarsi e parlare, le avevano raggiunte, notando lo sguardo attento di Raki.
-Raki che succede?-
-Soldati. Tanti. Sento il tintinnio delle loro armature.-
Una goccia di sudore le scese dalla tempia.
-E poi sento delle voci, impaurite.-
Gervhart strinse i pugni talmente forte che le sue unghie gli perforarono la pelle.
-Un villaggio!-
Asha e Gervhart si diedero un'occhiata.
-Spada.-
-Agli ordini padrone.-
Fu un bagliore giallo ciò che Asha divenne prima trasportarsi nella mano destra di Gervhart. La spada che brandì con ardore era finalmente pronta per combattere e se doveva difendere delle persone lo avrebbe fatto con tutte le sue forze.

Corsero attraverso il sottobosco in cui la vegetazione pian piano si diradava, lasciando il posto al cielo azzurro e limpido, ai raggi del sole che quel giorno laceravano la pelle.
Seguivano Raki, l'unica in grado di sentire così bene da condurli al punto giusto, fin quando non si fermò, accovacciata dietro un cespuglio.
Ansimavano lentamente, adesso anche Gervhart e Rho potevano sentire distintamente il rumore delle armature che si muovevano, le risate o gli urli grotteschi di uomini misti a qualche gridolino spaventato di qualche donna.
I tre si diedero una serie di sguardi, per poi spostare lentamente i sottili arbusti del cespuglio tra la quale potevano vedere nascosti quello che stava succedendo.
Il villaggio era su una distesa pianeggiante, senza nemmeno un albero a fare ombra, il sole batteva sulle poche case, i muri di terracotta e i tetti in paglia, le tipiche abitazioni dei lavoratori di campagna coloro che lavoravano la propria terra.
Quando Gervhart li vide il suo sguardo si assottigliò.
Portavano tutti un'armatura nera, che brillava sotto i raggi del sole, possenti, che rispecchiavano bene il nome datogli: l'Armata nera.
Erano parecchi, tutti erano ben armati, le loro lunghe spade erano riposte nel fodero dietro le loro schiene o sul fianco. Qualcuno se ne stava seduto a guardare la scena, mentre altri strattonavano alcuni probabili abitanti del villaggio, dai vestiti scialbi e polverosi, mettendoli tutti insieme in un unico punto, in cui già altri erano stati portati. C'erano anziani, uomini che abbracciavano impauriti la propria donna con il figlioletto, ragazzi giovani che singhiozzavano di paura.
Un uomo alto dell'Armata, con fare autoritario, dalle sopracciglia aggrottate, la barba incolta e i capelli corvini raccolti in una treccia, sguainò la spada davanti al gruppo di persone.
-In piedi!- Urlò con voce gutturale.
Non se lo fecero ripetere, si alzarono in piedi disponendosi gli uni vicino agli altri, come se fossero un unico organo.
L'uomo soffiò quasi seccato abbassando la spada.
-Generale Bastion, sono tutti suoi.-
I passi decisi di un uomo senza armatura, dai capelli rossastri e sfumati grigi sulla cute, due cicatrici che portava sulla mandibola destra e una netta sul collo, la corta barba sulla parte sinistra, rompevano il silenzio che si era formato.
Il suo codino ondeggiava dietro la sua schiena, che portava un enorme arco e una sacca con lunghe frecce, la placca di metallo che portava sull'orecchio mezzo mozzato brillo attirando l'attenzione di Gervhart su di lui, ma soprattutto sul suo braccio destro.
Ciò che fece strabuzzare gli occhi a Rhoderich, che fece impallidire Raki e che fece ribollire il sangue a Gervhart, fu il suo tatuaggio a forma di serpente.
Le sue mani cominciarono a fremere, per un momento rivide la scena di diciassette anni fa: sua madre che si spegneva tra le sue braccia, il sangue tra le sue mani, la piccola Raki che piangeva e poi lui, il suo ghigno divertito, la sua freccia puntata verso di lui.
Gli sarebbe saltato addosso se non ci fosse stato Rhoderich a trattenerlo per una spalla e a riportarlo al presente.
Gli fece un cenno di disappunto con la testa, prima di tornare a guardare la scena.
Loro erano in tanti e sicuramente ben addestrati, ma soprattutto c'era lui, lo avevano chiamato Generale, per cui doveva possedere qualità combattive al di sopra di un normale soldato.
Si fermò davanti ai contadini impauriti, i suoi occhi verde scuro scrutavano ogni singola persona, senza la minima esitazione.
-C'è giunta voce…-
La sua voce graffiante riecheggiò nelle orecchie di Gervhart.
-Che un gruppetto di questo villaggio, donne e bambini soprattutto, hanno lasciato questo posto alle prime luci dell'alba.-
Cominciò a camminare avanti e indietro, gesticolando con le mani quasi divertito, come se stesse raccontando una storia.
-Dunque. Voi sapete benissimo che nessuno può lasciare Edras, cioè, se fosse per me potreste andare dove vi pare, non me ne fotte una sega, ma...-
Indicò il cielo con un dito.
-Per una sorta di regola dei piani alti, ho il dovere di far rimanere le vostre chiappe incollate a questa terra.-
Questo fece capire a Gervhart e agli altri, che c'era un'altra potenza ancora più in alto di Bastion.
-Senza fare tanti giri di parole…sapete anche che chi prova a scappare dalle mie adorabili braccia…-
Il suo sguardo divenne quello di una belva assetata di sangue.
-Viene ripagato con la morte.-
Le persone si strinsero ancora più tra loro, chi cominciò a versare lacrime soffocate. Bastion sorrise amichevolmente.
-Quindi vorrei sapere da voi: dove sono andati?-
Gli diede un po' di tempo per pensarci, ma nessuno parlò.
-Nessuno? Allora ci tenete davvero poco alla vostra vita.-
Alcuni guerrieri sguainarono le spade, anche Gervhart avrebbe voluto sguainare la sua contro Bastion, ma era una situazione svantaggiosa.
-Aspettate!-
Un ometto anziano, calvo, dal viso solcato dalle rughe e una tunica lunga color giallo sabbia si fece avanti.
Bastion inarcò il sopracciglio.
-Se dovete prendervela con qualcuno prendetevela con me.-
L'arciere fischiettò quasi sbalordito.
-Ah, è proprio vero, quando si è in queste situazioni arriva il capo villaggio di turno e chiede la sua vita in cambio di quella dei suoi cittadini.-
Sbuffò, grattandosi la testa indispettito.
Si avvicinò a lui, dovette chinarsi per parlare, ma il sorriso terrificante che elargì lo videro tutti.
-Non mi piace togliere la vita ad un vecchio in modo così scontato. Non c'è nessun divertimento.-
Scrutò ogni persona, fin che non trovò la sua preda.
-Tu!-
Fissò una giovane ragazza che portava una semplice fascia a coprirle il seno mediamente abbondante e una lunga gonna. La sua pelle era scura, abbronzata dal sole e i suoi capelli corti nocciola sfumati sulle punte più scure.
Due uomini la presero per i polsi, lei cercò di divincolarsi ma la trascinarono a forza davanti a Bastion, sotto gli occhi terrorizzati dei presenti.
Lei si inginocchiò rannicchiandosi tra le sue braccia, cominciando a piangere.
Bastion le prese il mento e la costrinse a guardarlo. Lui pareva parecchio divertito.
-Sai cosa spaventa più della morte vecchio? La paura.-
La ragazza tremò.
-La paura. L'angoscia. Il dolore. Il non riuscire più a sopportarlo, tanto da voler la morte…che non arriva.-
La prese per il collo e la tirò su, il gemito di dolore della ragazza fece sobbalzare il vecchio.
La girò verso la sua gente, come se fosse il capro espiatorio delle loro colpe pronto per essere sacrificato. Strinse ancora di più il collo nella sua mano, sorrise avidamente prima di leccarle l'orecchio ed estrarre una sua freccia.
-Lo sai quanto è doloroso una punta di questa freccia nel costato?!-
Gli passò la punta sul ventre, facendo una piccola pressione, lacerandogli la pelle, nel gemito di dolore della ragazza un rivolo di sangue scarlatto le uscì dalla ferita.
-Basta ti prego!-
Le grida strozzate dell'anziano non lo fermarono.
Raki faceva fatica a trattenersi, i suoi denti digrignarono, ma quello che stava lottando di più contro sé stesso era Gervhart. Sapeva che era una situazione difficile, gli uomini in a matura erano troppi, sapeva che Bastion era forte, lo aveva capito già da bambino, in tutti quegli anni chissà cos'era diventato e in più c'erano tutte quelle persone, che in caso di una rivolta non avrebbero saputo proteggersi. Lo sapeva bene che erano in svantaggio, ma ormai era accecato dalla vendetta per Bastion e lo aveva a pochi metri dal naso.
-Le ossa che ti si spezzano. Gli organi che ti si contorcono e il dolore. La violenza che potrei fare sul tuo corpo ti porterà inevitabilmente a chiedermi di morire. Tu non vuoi tutto questo vero?-
Puntò la freccia nel suo collo. Le lacrime bagnarono il suo viso, lo sguardo terrorizzato e il dolore acuto del metallo freddo che stava sollevando la sua pelle. La paura aveva preso il sopravvento.
-A sud, sono andati a sud, verso il porto!-
La ragazza cominciò a singhiozzare. Sapeva che una volta trovati, li avrebbero uccisi tutti, compresi i bambini, come monito per quelli che avevano intenzione di scappare.
Il Generale mollò la presa notevolmente soddisfatto, lasciandola cadere a terra distrutta nel corpo e nell'anima.
Si passò la punta della freccia sulla lingua assaporando il sangue di cui era intrisa prima di rimetterla insieme alle altre. Si avvicinò ad alcuni uomini impartendo ordini ben precisi: 'Uccidere tutti i fuggitivi!'
Quando il vecchio sentì quelle parole la sua volontà fu più forte della paura.
-No vi prego! Almeno i bambini, risparmiateli! Vi supplico!-
Si inginocchiò ai piedi di Bastion aggrappandosi alla sua gamba. Lo guardò strisciare nella polvere, quasi disgustato.
-Non si preoccupi…-
Fu una frazione di secondo, sfoderò la spada di uno dei suoi uomini e la conficcò nella schiena dell'anziano sotto gli occhi attoniti dei cittadini e di Gervhart.
Sputò sangue, mentre Bastion tolse la spada dalle sue carni.
-Non soffriranno nemmeno un po'.-
Il suo sorriso fece raggelare il sangue perfino a Raki che rimase impassibile davanti a quella scena.
-E tu li aspetterai dall'altra parte, vecchio. Mentre io sarò a fottermi quella principessa laggiù!-
La puntò con la spada, mentre la ragazza e il vecchio si guardarono terrorizzati negli occhi.
-N-no.-
Allungò la sua mano tremante e piena di sangue verso di lei, mentre i suoi occhi si oscuravano e si bagnavano di lacrime.
-Addio vecchio!-
Gli tirò un calcio sotto il mento che lo fece capitolare a distanza da lui. Nessuno si mosse mentre il corpo dell'anziano rimaneva agonizzante per terra.
Il Generale ridiede la spada al proprio possessore prima di avvicinarsi alla ragazza, prendendola per un braccio facendola alzare.
-Non farmi del male ti prego! Io- io ti ho detto quello che volevi sapere.-
-Infatti non ti ucciderò. Ma mi divertirò con te nel modo in cui io preferisco.-
La strattonò per portarla via, la ragazza cercò di fermarlo, chiamando aiuto più volte ma nessuno arrivò in suo aiuto, tutti gli sguardi delle persone che lei conosceva erano rivolti a terra, nessuno desiderava morire.
Gervhart si morse il labbro, facendoselo sanguinare.
-Non posso non fare niente.-
I suoi occhi verde smeraldo erano iniettati di sangue, lo strano alone nero intorno ad essi era innaturale e Rhoderich al tocco lo sentì bruciare.
-No Gervhart!-
-No cosa?!-
Rhoderich si spaventò a vederlo così. La sua rabbia la si sentiva nell'aria, il suo tono così adirato e quello sguardo. La sua pupilla talmente piccola che ne risaltava ancora di più il verde, divampavano di rabbia.
Rhoderich schioccò la lingua.
-Che cosa hai intenzione di fare eh? Uscire da qui e sventolare la tua spada a destra e a manca? Sai qualcosa di quel Bastion? Sai quali poteri potrebbe avere? Cosa sai? Dovresti esserti reso conto che ci sono cose che vanno al dì là dell'umana conoscenza. Quindi ascoltami! Alziamo il culo e andiamo via, ci saranno altre occasioni.-
Anche Asha ebbe un fremito nel sentire la stretta di Gervhart e tutta la pressione che scaturiva dal suo corpo, uno strano sentimento che per qualche motivo le fece ricordare un certo passato.


Si allontanarono, tornarono sui loro passi, prima di trovare uno spazio più isolato e pianeggiante.
Asha tornò alla sua forma umana, preoccupata della reazione che Gervhart aveva avuto e che ancora non lo abbandonava.
Rhoderich era ancora parecchio indispettito dal suo comportamento.
-Forse non ti rendi conto della situazione in cui ti trovi!-
-Era da anni che aspettavo il momento in cui l'avrei trovato!-
-Tu ti stai annebbiando la mente con la storia della vendetta che non vedi nemmeno quello che ti stà attorno!-
-Cosa c'è da vedere Rho?!-
Raki era spaventata nel vederli litigare e alzare la voce in quel modo.
-Non ci sei solo tu Gervhart! Rischiavi di mettere in pericolo la vita di quelle persone, la vita di Raki e di Asha! Cosa pensi che loro siano immortali?-
A quelle parole il ragazzo si zittì.
-Smettila di pensare alla vendetta e pensa che ci sono cose più importanti adesso. Lo so come ti senti.-
Rhoderich abbassò lo sguardo, rattristato.

'No, lui non lo sa come ti senti.'

Ancora quella voce nella sua testa.

'Tu hai vissuto solo per questo momento.'

Quella voce lo mangiava dall'interno, andando a scavare nel profondo della sua anima. Avrebbe voluto zittirla ma quelle parole, era quello che veramente pensava.

-No…tu non lo sa come mi sento.-
Raki rimase allibita da come Harty si stava comportando con Rhoderich, non era proprio il tipo da istigare al litigio.
-Sei proprio cocciuto eh?!-
Il pugno che gli arrivò dritto in viso lo fece indietreggiare. Il ragazzo si voltò verso il vecchio toccandosi la mandibola dolorante, ma pareva piuttosto soddisfatto di ciò che aveva fatto e il suo sguardo severo su di lui lo affermava.
Gervhart si levò il sangue che zampillava dal suo labbro con il palmo della mano e non ci pensò due volte a restituirgli il pugno in pieno viso, cosa che Rho non si aspettava.
L'uomo sputò il sangue.
-Ragazzino impertinente.-
Dopo quelle parole si avventò sul ragazzo che si parò dal colpo.
-Harty! Smett-
Raki stava per intromettersi, ma Asha la fermò.
-Mai intromettersi in una scazzottata tra uomini.-
-Ma-
-Lo sai…per gli uomini non c'è modo migliore di questo per far emergere tutti i loro errori.-
Asha si sedette tranquillamente su un tronco tagliato di un albero, come se fosse la cosa più normale del mondo, mentre Raki guardava sconsolata Gervhart e Rhoderich che si prendevano a pugni e nessuno dei due sembrava cedere.

Grondavano di sudore, i lividi sul viso cominciavano già a gonfiarsi e il sangue dal naso e dalla labbra era stato più volte levato dalle loro mani, lasciandone solo l'alone rosso.
Ansimavano l'uno di fronte all'altro, ormai provati fisicamente, mentre Raki e Asha erano rimaste a fissarli tutto il tempo senza proferire parola.
Gervhart si scostò i ciuffi di capelli che gli si attaccavano alla fronte bagnata.
-Certo che…nonostante l'età ne hai di energia, vecchio.-
Rhoderich sorrise maliziosamente.
-E tu nonostante sia un novellino, ne hai di esperienza.-
I due si sorrisero.
-Qualcuno mi ha insegnato bene.-
-Tsk!-
Rhoderich si buttò a terra, a pancia in sù stremato.
Raki allungò il collo.
-Hanno finito?-
-Sembrerebbe…-
Harty fece lo stesso, stendendosi di fianco a lui sospirando fortemente, lasciando che la tensione gli scivolasse via.
-Rho…-
-Mh?!-
-Grazie…-
Si voltò a guardare il profilo del ragazzo intento a scrutare nel cielo tra le frasche degli alti pini.
-Ho solo fatto ciò che tu mi avevi detto prima di partire. Ti ho fermato dal fare una cazzata.-
Harty sorrise compiaciuto. Se lo ricordava bene quel momento in cui gli aveva detto che avrebbe avuto bisogno di lui per qualsiasi sua sciocchezza.
I due si guardarono negli occhi come due ragazzini che facevano la pace dopo una litigata.
Vennero raggiunti dalle due ragazze e Raki sembrava piuttosto arrabbiata, ma guardandola Rhoderich sorrise dolcemente.
-Mi sento finalmente pronto.-
Lo guardarono tutti interrogativi.
Ravanò all'interno della maglia, da sotto il colletto tirò fuori una collana che portava al collo, dalla quale non si separava mai. La portò in alto, sopra al suo viso. Il ciondolo sembrava formato da strane pietre azzurro verdi che riflettevano i raggi del sole brillando.
-Mi sento finalmente pronto a rivelarvi il mio passato.-
Raki guardò bene quel ciondolo e non poté far a meno di notare che quelle non erano semplici pietre, ma avevano la stessa forma delle sue squame di drago.
Rhoderich fissò quel ciondolo e i suoi occhi scuri si illuminarono di una strana luce. Perché il suo passato era difficile da ricordare per lui, ma era giunto il momento che anche loro sapessero. Non voleva avere più segreti nei loro confronti, nei confronti di Raki, ma soprattutto, qualunque cosa gli sarebbe successa d'ora in avanti, loro avrebbero saputo.
Sospirò.
-Perchè io, sono stato nella Terra dei draghi!-
  
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