Waiting.

Aspettava.

Aspettava questo momento da troppo ormai, infastidito dallo scandire del tempo dalle lancette di quello stupido orologio a cucù tanto bramato dalla moglie, confondendo il ticchettio dei secondi per lunghi ed interminabili minuti.

Tic tac, tic tac.

Quel giorno era uscito presto dagli studi di registrazione, sotto diversi sguardi di compassione, per precipitarsi a casa con la paura di essere in ritardo.
Non se lo sarebbe mai perdonato se lei lo avesse già cercato e lui non c'era.
Perché lui è così, vorrebbe esserci sempre per lei ma è la distanza che fotte. Questo era il loro problema principale.

Tic tac, tic tac.

Seduto sul tappeto, tamburellava le dita su un tavolino in legno circolare e aspettava.
Britt era dietro di lui sul divano, con una mano nei suoi biondi capelli, sperando di riuscire a calmarlo, almeno un po'.

Continuava a fissare l'oggetto desiderato come se da un momento all'altro potesse rompere il magico silenzio e la tensione scesa in casa Pritchard.
Non voleva altro.

E invece avrebbe dovuto aspettare ancora cinque minuti, forse i più lunghi della sua vita. Non ce l'avrebbe fatta a sopportare ancora questo strazio. Voleva sentire al più presto la sua voce.

Tic tac, tic tac.

I pensieri del bassista si stavano facendo frenetici.
“E se si fosse dimenticata? Se si fosse dimenticata di me? E se le fosse successo qualcosa? Se Anastasia glielo avesse impedito?”.
Ogni tipo di preoccupazione aveva preso il sopravvento e non davano segno di cessare.

L'ultima volta che aveva potuto tenerla con sé era stata poco più di qualche settimana prima. Era ancora in tour e l'aveva portata in Spagna per qualche giorno. Ci teneva tanto ad averla vicino ed a poter passare un po' di tempo con lei.

Le mancava così tanto.

Ora gli rimaneva solo una telefonata per poter passare un po' ti tempo con lei.

Si sentiva uno schifo.
Sapeva cosa voleva dire crescere senza genitori; si era ripromesso che qualunque cosa fosse successa, sarebbe stato sempre al suo fianco ed invece Anastasia gliel'ha strappata dalle sue braccia.

Tic tac, tic tac.

L'ora X è arrivata.
La mano di Mike è pronta a scattare, pronta a correre il più veloce possibile verso il suo traguardo, la cornetta del telefono.

Niente.

Guardò la moglie. I suoi due pezzi di ghiaccio erano in cerca di un appiglio dove potevano trovare sostegno. Le labbra di lei si inarcarono in un sorriso sbilenco carico di affetto e lui non poté fare a meno di ritrovare fiducia.

Ancora niente.

Le sue preoccupazioni e la tensione svanirono.

Sapeva che il momento era arrivato.

Il telefono prese vita. Britt si alzò delicatamente e si diresse in cucina, non voleva rovinare il loro momento.

Il marito si affrettò a rispondere.

«Papà! Come stai?». La voce della figlia gli riscaldò il cuore e un ampio sorriso non poté fare a me di nascere sul suo viso.

«Bene, tesoro! Allora, raccontami. Com'è andata la vacanza? Ti sei divertita? Sono curioso!».

La mente di Mike, mentre ascoltava la candida voce di Estelle, immaginò per tutta la durata della chiamata di averla tra le sue braccia e poterla cullare, proteggendola da tutto e da tutti e volando in un mondo solo loro, dove potevano colmare i loro vuoti dovuti dalla nostalgia causata dalla distanza.

Perché è sempre quella, alla fine, che fotte.






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Ed eccomi, dopo molto tempo, di nuovo qui!
Niente, ieri sera mi è frullata in mente questa idea.
Spero che vi piaccia!
Se c'è qualcuno che seguiva l'altra mia storia (e chi se la ricorda più?), mi scuso con voi. Avevo diverse idee per continuarla ma tra i diversi impegni non ci sono riuscita e non penso di riprenderla.
Haloooaaa (?) a tutti!
Castaway_ :*