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Autore: Lothiriel_Indil    01/08/2013    1 recensioni
. Il suo Tovarishch, colui che considerava al pari di un fratello, gli aveva lasciato un grande senso di vuoto che probabilmente non sarebbe mai riuscito a riempire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ion Fortuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando i Terran erano ripartiti, nell’impero sembrava essere tornato tutto alla normalità. Non vi erano stati altri particolari problemi, a parte qualche ribelle ritenuto di poco conto.
Solo lui, il giovane conte di Menphis, riusciva a notare quel profondo cambiamento avvenuto in quell’ambiente in cui si trovava, quella mancanza e quel vuoto che erano venuti a crearsi dopo la morte del suo amico. Radu.
Gli mancava, sentiva un gran bisogno di ascoltare la sua voce, vederlo, sfiorare quella candida belle tipica delle creature della notte. Il suo Tovarishch, colui che considerava al pari di un fratello, gli aveva lasciato un grande senso di vuoto che probabilmente non sarebbe mai riuscito a riempire.
Cosa avrebbe dovuto fare? Spesso si era trovato a piangere, a desiderare di poterlo raggiungere nel posto dove l’amico si trovava e di non trovare più indietro. Ma lui non era un codardo, Ion non poteva permettersi di fuggire.
Sospirando, il Mathuselah biondo, si sedette su un muretto per osservare il mare che rifletteva il cielo ormai scuro e coperto da nuvole minacciose, di certo da un momento all’altro sarebbe scoppiato un temporale.
Nel giro di qualche ora sarebbe dovuto tornare alla villa, sua nonna aveva espresso il desiderio di assistere ai suoi allenamenti e, come ad ogni sua richiesta, non aveva saputo rifiutare.
Di certo Radu si sarebbe messo a ridere nel vederlo in quella situazione, lui, Ion Fortuna, che ancora non sapeva contrastare la nonna, e aveva la vaga sensazione che mai ci sarebbe riuscito.
Non era altro che uno sciocco. Uno stupido vampiro che si perdeva continuamente in pensieri inutili e malinconici. Ma cosa poteva farci? Il suo Tovarishch, un tempo la persona con cui passava la maggior parte del suo tempo, era morto e ora si trovava a dover sopportare le conseguenze provocate dalla sua mancanza.
Seth… No, l’Augusta Imperatrice, gli aveva rivolto qualche parola per aiutarlo a superare quell’importante perdita, ma nessuno poteva capire quello che era venuto a crearsi all’interno di quel vampiro che ancora sembrava un ragazzino.
Ion Fortuna era maturato. Quegli avvenimenti l’avevano costretto a lasciare dietro di sé quell’atteggiamento viziato e infantile tipico della sua persona. Si era trovavo a desiderare di diventare più forte per una persona in particolare e si stava interessando maggiormente alle questioni dell’impero. Si era ricreduto riguardo ai Terran, non aveva più pregiudizi nei loro confronti e forse, ma solo forse, anche riguardo al Vaticano, aveva imparato a non generalizzare.
“Radu…”, mormorò socchiudendo gli occhi e immaginandosi la figura dell’amico.
Spesso gli era sembrato di vederlo o di percepire la sua voce, era arrivato a credere di essere diventato pazzo, ma in qualche modo era convinto  della vicinanza dell’amico. Che lo stesse osservando? O era rimasto per proteggerlo? Probabilmente proprio in quel momento si trovava al suo fianco e rideva nel vederlo in quello stato.
Un sorriso comparve sul viso del nobile al solo pensiero di avere vicino quella persona tanto importante per lui, in qualche modo la cosa lo rincuorava.
“Mi manchi.”, concluse portandosi una mano sul viso e trattenendo a stento delle amare lacrime che minacciavano di rigare quel volto tanto perfetto quanto triste. Chiunque avrebbe notato i segni della sofferenza da cui era afflitto, persino quel prete scemo.
“Torna in te, Ion.”
Il biondo sbarrò gli occhi e guardandosi in giro cercò l’amico. La sua voce, aveva appena sentito la voce di Radu, come poteva essere possibile?
“Radu?”, alzandosi in piedi lo chiamò nella speranza di ricevere una risposta da quella voce che tanto gli mancava. Una folle speranza.
Nessuna risposta arrivò alle sue orecchie e Ion, deluso, tornò a posare gli occhi azzurri sul mare scuro e agitato, pareva essere in sintonia col suo animo.
Pazzo, ormai aveva perso il senno. Doveva stare calmo e cercare di tornare anche lui alla normalità per placare quella sofferenza che lo stava facendo andare a pezzi.
“Ti prego…”, era in quei momenti che si rivolgeva a quel Dio di cui Esthel gli aveva tanto parlato e di cui faticava a capacitarsi,”Fallo tornare da me, io non reggo senza di lui…”.
E infine cedette. Piccole e calde lacrime presero a scendere lungo quel viso e il conte di Menphis, vergognandosi della propria debolezza, si accovacciò per nascondere quell’imbarazzante momento a cui nessuno avrebbe dovuto assistere.
Prima o poi sarebbe riuscito a superare quel momento tanto difficile, doveva solo avere pazienza e cercare di mantenere quanto più possibile la calma. Doveva concentrarsi negli allenamenti, gli unici momenti in cui riusciva a distogliere la mente dall’amico, e diventare forte per raggiungere quella persona a cui aveva fatto la promessa, Esthel.
Ora poteva sfogarsi ma presto avrebbe dovuto recuperare quella maschera che si era costruito.
Era uno sciocco che si rifiutava di appoggiarsi ad altre persone e dire che erano in molti quelli che si erano offerti di dargli man forte.
Erano in tanti, ma mancava lui. Radu.

  
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