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Autore: PaperLanterns    01/08/2013    6 recensioni
In tredici capitoli, cercherò di raccontare nel miglior modo la storia su cui è basato l'album American Idiot dei Green Day. Come molti di voi sapranno (spero), essa è incentrata sulla storia di un ragazzo, Jimmy qui scoprirete molto su come avviene la sua storia, in tutti i suoi particolari. Un ragazzo trascurato, che ama ubriacarsi e se ne frega della vita e della politica, un ragazzo silenzioso, che sta sulle sue, che aspetta la svolta nella sua vita. Tutto ciò che vuole fare è andare avanti, a modo suo, fregandosene di ciò che dice la gente, andando avanti come ha sempre fatto, da solo, il figlio della collera e dell'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Novembre 2004.
Il freddo e la calma regnavano nelle povere vie di Jingletown, a volte il silenzio veniva disturbato da qualche auto che passava di lì, ma ciò era molto raro. Jingletown era una città dimenticata da tutti, vivevano per lo più ragazzi insolenti e incapaci. L’aria autunnale donava a quella piccola città tanta malinconia, forse troppa.

Nel cuore della città, poco più lontano dalla chiesa, viveva un ragazzo di nome Jimmy.
Quest’ultimo abitava con sua madre, che non gli privava mai nulla, sapeva ciò di cui il ragazzo necessitava e cercava sempre di accontentarlo, ma a lui questi piccoli gesti sembravano non bastare mai. Quel giorno era a casa, da solo, disteso sul suo morbido letto con la trapunta color legno, che rendeva la stanza più cupa e strana di quanto già era. Da un ragazzo di soli 19 anni non ci si poteva aspettare altro che disordine: copertine di vari CD aperte e vuote, plettri, T-shirt e jeans occupavano buona parte del parquet.
Al centro della stanza c’era il letto, con sopra di esso il ragazzo, la faccia schiacciata contro il cuscino ma le orecchie ben aperte, mentre ascoltava il telegiornale serale, che iniziò a parlare delle elezioni per il presidente degli Stati Uniti. Jimmy aprì gli occhi, quegli occhi scuri quasi come la pece, che sembravano ancora più carichi di rabbia, con l’eyeliner e la matita intorno ad essi.
Era un ragazzo a volte molto trascurato, vestiva perlopiù con una semplice canottiera nera e dei jeans strappati, ma ciò che lo rendeva maledettamente affascinante era il suo viso: occhi scuri, labbra carnose e un naso perfetto. Il labbro inferiore era decorato con un piercing nero sul lato destro, così come la sua narice destra era occupata da un’ulteriore piercing bianco. Le orecchie, entrambe, erano quasi invisibili, stracolme di orecchini di vario genere. I capelli scombinati, sempre molto duri, poiché faceva molto uso di gelatine e cere varie.

Nessuno lo amava e il suo essere così aggressivo lo rendeva molto interessante. Era figlio unico, anche se avrebbe voluto tanto avere un fratellino a cui badare. Lo avrebbe voluto, almeno, finché suo padre non lo lasciò solo con sua madre. Sua madre (altrettanto una donna affascinante) non ebbe problemi a trovarsi un altro uomo e ciò provocò ulteriore odio e disprezzo di suo figlio nei suoi confronti. Jimmy pensava spesso a tutto questo, alla sua famiglia, o meglio, a quello che gli era rimasto di essa. Ormai vedeva solamente sua madre, non sapeva che fine avessero fatto gli altri parenti. Rimaneva sempre chiuso in casa, a suonare o a scrutare con attenzione vuota la televisione, che trasmetteva immagini di ogni tipo e che, spesso, lui non capiva neanche. Jimmy non era stupido, era particolare. Quella sera era di nuovo rimasto da solo, sua madre era andata a divertirsi con uno dei suoi tanti uomini, e il ragazzo sapeva di non aver bisogno di lei. Provava a rilassarsi, godendosi il silenzio e chiudendo gli occhi. Non aveva neanche bisogno di mangiare, né, tanto meno, di studiare: lui aveva bisogno solo della musica, che a volte lo spingeva a fare cose di cui probabilmente si pentiva, come ubriacarsi, fumare e drogarsi.

Il tutto per lui era decisamente eccitante: a volte, se aveva fortuna, riusciva a portare anche ragazze discrete nel suo letto! La cosa che più lo urtava, tuttavia, era la politica. Non riusciva a comprenderne l'utilità: per lui era inutile, i politici pensavano solo a loro stessi e mai al bene degli altri e per questo non capiva cosa trovassero tutti di interessante negli Stati Uniti. Odiava perlopiù George W. Bush, l’uomo più inutile del mondo. Quel giorno arrivò la fatidica notizia: “George W. Bush riconfermato Presidente degli Stati Uniti.”.

Jimmy aveva capito, era Bush che rendeva la politica così straziante e poco interessante. E se si fosse candidato lui? Nah, chi lo avrebbe mai considerato? Sarebbe stata una cosa decisamente stupida, anche se aveva le idee chiare su come funzionasse il mondo e tutto ciò che gli apparteneva, continuava, ogni notte, a sussurrare tra sé e sé le stesse parole:
“Non voglio essere un idiota americano, una nazione controllata dai media, la nazione dell’informazione e dell’isteria che dilaga nell’America idiota.”

  
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