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Autore: Kiji    02/08/2013    1 recensioni
Il titolo di questa storia è parte integrante di ciò che voglio esprimere, un significato che spesso dimentichiamo ma che è importante nella nostra vita. Ovvero l'amore, nella sua importanza non ha taglia nè forma nè colore. Spero che leggiate la mia oneshot con cuore leggero emozionandovi per questi due grandiosi personaggi e che insieme a loro riscopriate la verità di un cuore che batte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kang-in, Shindong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre stato piuttosto in carne, fin dalla mia prima infanzia. Mia madre mi ripeteva sempre « non sei grasso Dong-Hee, è tutta salute!» Eppure più crescevo, più mi rendevo conto che, o il resto dei miei compagni era malato, o ero io quello strano.
Avevo una grande passione, qualcosa che ancora adesso mantengo in fondo al cuore, cantare! Fu a 6 anni che capii che, con quel mio fisico, sarebbe stato estremamente difficile coronare il mio sogno.
«Smettila di sognare, preparati a trovarti un lavoro invece di continuare ad intonare quelle stupide melodie.» Per me, però, che avevo quel vuoto nel cuore, era l'unica cosa solita che mi restava, la musica sopra ogni cosa. A 12 anni ebbi la mia prima delusione d'amore, fu in quel momento che capii il peso di quel grasso che mi perseguitava.
«Mi dispiace Dong-Hee, sei un ragazzo simpatico ma c'è già qualcuno nel mio cuore.» La odiai, ma più di tutti odiai me stesso e quel corpo che ormai non mi apparteneva più. Mangiai un'intera vaschetta di gelato al cioccolato, ero davvero caduto in basso e quando me ne accorsi, decisi che non sarebbe più accaduto! Io non avrei più provato quel sentimento di sconfitta totale. Mi iscrissi a danza, era difficile perchè attorno a me, c'erano troppi bambini più piccoli e decisamente più portati, ma mi impegnai a fondo.
Non so come, riuscii a fare progressi che non mi sarei mai immaginato e a poco a poco, la stima in me stesso crebbe parecchio. La vera svolta nella mia vita fu a 17 anni, quando per la prima volta vinsi un importante concorso di danza, ero al settimo cielo. Mio padre, anche se ancora un po’ adirato per quella mia scelta contro corrente, era fiero di me e per la prima volta si accorse del mio grande potenziale. Io, quel ragazzino grosso ed impacciato, ero il primo tra tutti, era una sensazione di immenso potere.
Quella grande opportunità, il contratto con la SM non me lo sarei mai immaginato. Fu tutto così veloce che quasi sentii le vertigini, ma ero finalmente dentro. Fare parte di un gruppo… che parole potrei usare per spiegare le mie emozioni? Felicità, paura, sconforto, eccitazione ma ancora di più. Vedere le lacrime di mio padre, scusandosi per avermi sempre frenato nelle mie passioni, fu la mia soddisfazione più grande. Non volevo soffrisse, ma sapere che finalmente aveva riconosciuto il mio talento era qualcosa che mi dava forza. Cambiai il mio nome, era inevitabile ed in fin dei conti lo desideravo davvero. Volevo che il mondo non mi conoscesse come il grassoccio Shin Dong-Hee, ma come l'idol Shindong. Fu difficile, per tanti motivi, ma non mi arresi mai. Mi innamorai, di una persona che non potevo avere e il riscontro delle fan era negativo, eppure quella persona era al mio fianco.
Il mio amore era proibito, perchè era dedicato ad un uomo. Non so il perchè. Mai prima di allora avevo sentito quell'attrazione fatale, ma accadde e non riuscii a fermarlo. Lui non mi guardava neppure, eravamo amici, compagni in quella grande avventura ma non poteva capire il mio sguardo sofferente. Me ne accorsi dopo pochi mesi dal debutto. Noi eravamo scombussolati da quello stile di vita frenetico a cui non eravamo abituati, in particolare io. Ero entrato da pochi mesi in quella grande compagnia e già avevo l'opportunità di esibirmi, mi sentivo in continuo stress. Ebbi un incidente sul palco, caddi fragorosamente, incapace di rialzarmi e totalmente impietrito dalla tensione.
Fu lui ad aiutarmi ad alzarmi, con quel dolce sorriso sulle labbra e quella sua aria buffa ma protettiva. Mentre lo guardavo dal basso, con le luci del palco che riflettevano i cristalli di sudore del suo viso, sentii il cuore battermi forte nel petto. Mi resi subito conto di quel sentimento, era così simile a quello che spesso mi aveva messo in ridicolo di fronte a tante ragazze superficiali, che osservavano solo il mio involucro di ciccia. Kangin, mi trattava dolcemente, come un amico ma certamente, non mi vedeva in quello stesso modo. Provai a reprimere quel mio amore che mi avrebbe portato alla distruzione, ma più lo respingevo più lo trattavo male. Lo ferivo, sperando che in quel modo avrebbe smesso di accostarsi a me, ma era quasi del tutto inutile.
Ogni volta, con quello sguardo sorridente, fingeva che andava tutto bene, senza arrabbiarsi, senza pretendere delle scuse. Ogni giorno il mio cuore si incupiva fino a quando, non riuscii a farcela. Confessai il mio amore, era inevitabile farlo.
- Kangin, io... Mi sono innamorato di te! - Sapevo quali sarebbero state le sue parole, eppure, qualcosa fu diverso da come mi aspettavo. Lui mi abbracciò forte, sentivo il suo calore, ma capii che il suo cuore non mi apparteneva.
- Mi dispiace Shin, non posso ricambiare il tuo amore. - Non piansi, era inutile. Quegli anni di insulti, mi avevano reso forte eppure non ero abituato a quel trattamento speciale. Forse se si fosse inorridito, se mi avesse respinto a forza, lo avrei dimenticato. Da quel giorno, entrambi abbiamo finto che non fosse successo nulla e io trovai una persona che lo sostituisse. Era una donna, una ragazza che per prima aveva accettato il mio corpo deforme, probabilmente solo per quel nome importante. Vedevo nei suoi occhi che non provava un forte sentimento, come anche io del resto.
Stare al suo fianco faceva comodo ma non era di certo ciò che avrei desiderato per tutta la mia vita. Passarono otto lunghi anni da quel giorno e il mio matrimonio era alle porte. Mia madre era così felice quando lo seppe, credeva davvero che non avrei mai osato fare quel grande passo, eppure eccomi lì, a scegliere mobili e stupidi bicchierini da caffè che non useremo mai. Odiavo quelle cose, però sapevo pure che erano importanti per la mia famiglia e quella ragazza che ormai sognava quel giorno magico.
- Ci sposeremo al tuo ritorno dal SS5. Ci sarà la stampa e tutte le persone che ci amano, sarà un matrimonio speciale. - Io sorridevo senza aggiungere nulla, non ero sicuro di poter mentire nella maniera giusta. A volte, stanco per quella vita così meschina, mi aggrappavo a lei sperando di trovare qualcosa che non c'era.
- Nari, staremo sempre insieme? Non mi abbandonerai vero? - Avevo paura di restare solo. Anche quel finto matrimonio, era la prova del mio essere codardo. Lei, a quella domanda indiscreta, rispondeva con un leggero bacio sulle labbra, nè un si nè un no dal mio punto di vista.
Pronto a quel grande tour mondiale, mi sentii sconfortato per quella persona che mi seguiva a pochi passi di distanza, ma che nel profondo era anni luce lontano da me. Non ci parlavamo molto, a meno che non eravamo su qualche programma, la nostra socializzazione era pari a zero. Da quella mia confessione, il nostro bel rapporto di amicizia è mutato per sempre eppure, fingevamo di fronte agli altri.
– Ragazzi ecco a voi la disposizione delle stanze. So che di solito spetta a voi questa scelta, ma ho notato qualche discordia nel gruppo. Questo tour è molto importante, lo sapete bene. Dobbiamo impegnarci e anche voi dovete sempre apparire solidali l’uno verso l’altro, non solo come finzione. Adesso andate, domani sarà una giornata pesante. – Erano giorni che litigavamo tra di noi, amici che perdono il controllo e che urlano il proprio dolore e la propria stanchezza. Una famiglia non è solo gioia, ma anche fatica ed impegno, ma una verità del genere, a volte, è troppo scomoda vista dal di fuori. Non chiesi chi fosse il mio compagno, perché in fin dei conti, un po’ me lo aspettavo.
Quando entrai da quella porta, sentii immediatamente il suo riconoscibile profumo e un’ombra di oscurità mi pervase il cuore. Posai la mia vaglia nel letto ancora intatto, mentre il rumore dell’acqua nella doccia si faceva sempre più intenso. Qualcosa cambiò in me e il mio cuore non faceva ormai da troppo tempo. Pensare al suo corpo nudo sotto il getto dell’acqua, a quella pelle fresca e ricoperta di gocce di rugiada, l’odore del suo shampoo preferito, mi mandava fuori di testa. Mi alzai improvvisamente, camminando di fretta per la camera, cercando di evitare lo sguardo da ogni punto che mi ricordava quella persona piena di fascino. Non appena il rumore cessò, la mia mente tornò a vorticare nel nulla.
Dovevo calmarmi, altrimenti quella convivenza sarebbe stata troppo difficile da sopportare. Uscii di fretta, ero sicuro che non avrei potuto fingere tranquillità nel vederlo a petto nudo, sarebbe stato troppo per me. All’aria aperta, ancora appoggiato a quella porta di legno, una lacrima scese sul mio viso, ma prontamente, la cancellai col solo tocco delle mie dita. Dovevo dimenticare! Stavo per sposare una donna bellissima, i sentimenti che provavo per Kangin, erano finalmente volati via nel vento, o almeno, era quello che con ostinazione, fingevo con tutto me stesso!
Quando rientrai nella stanza, mi sentivo più sicuro di me, ma in fin dei conti, sapevo già che quella persona era ormai profondamente addormentata. La luce era spenta ormai da un pezzo, lo sapevo perché lo avevo spiato così tanto, da quel giardino che lasciava intravedere la sua ombra indaffarata e stanca. Su quella panchina, sospirando, mi sentii così solo che quasi mi abbandonai al pianto. Fu allora che sentii la mano calorosa di uno dei miei compagni d’avventura. Il sorriso di Eunhyuk, era sempre qualcosa che mi affascinava. Dopo tanto tempo di insidie e dolori, lui sorrideva ancora, finalmente in pace con il suo cuore.
– Shin, neanche tu riesci a dormire? – Indossava una maglietta bianco opaca, così anonima rispetto il colore acceso di quei capelli rosso fuoco. Il telefono in una mano e gli occhi lucidi, aveva appena pianto ma non gli chiesi nulla.
– Non riuscivo a respirare nella camera, ho preferito scendere in cortile a prendere un po’ d’aria. – Non era del tutto una bugia in fin dei conti. Abbassai lo sguardo, non me la sentivo di affrontare il suo sguardo.
– Non ti chiederò il motivo per il quale tu e Kangin, che prima passavate così tanto tempo insieme, siete adesso come due estranei. Io per primo, a causa delle mie vicende personali, per tanto tempo ho messo in difficoltà il nostro gruppo, ma adesso so che l’amore non può essere forzato. E’ qualcosa che nasce spontaneamente e che, con la stessa velocità, spesso scompare nel nulla. Ma anche così, so che non potrei mai rinunciare a quella persona, per nulla al mondo. – Vidi il suo sguardo salire verso il cielo blu della notte, e quasi tingersi di splendore. Gli occhi arrossati, rendevano la sua bellezza ancora più intensa e calorosa. Sebbene non gli confessai mai i miei sentimenti, lui sapeva bene chi occupava il mio cuore arrabbiato per quella vita ingiusta, non c’era bisogno di parole inutili a confermarlo.
– Il mio consiglio Shin, ti sembrerà forse così banale ma, è anche una dura realtà. – Si fermò un attimo, come per riprendere aria, si voltò verso di me e mi prese la mano dolcemente.
– Segui sempre il tuo cuore. Non vivere in modo infelice solo per consolazione, cerca il meglio e fai di tutto per conquistarlo, ma stai attento a non ferirti troppo. – Quando si allontanò, a quella chiamata improvvisa, mi sentii ancora più confuso, ma decisamente pieno di forze. Nel momento esatto in cui entrai nella stanza buia, soffermandomi a guardare quel letto ombroso e sentendo il suo respiro pesante, ero sicuro di ciò che sussurrava la mia anima. Buttandomi pesantemente sul materasso scomodo, rinunciai a qualsiasi attività, volevo solo dormire e dimenticare.
Mi svegliai all’alba, incapace di riprendere sonno. Mi alzai senza pensarci, mentre Kangin ancora dormiva profondamente, restando per un istante a guardarlo in silenzio. Mi lavai in fretta ed uscii prima che potevo, cercando di trascorre il meno possibile in quel luogo troppo crudele per me. Mi andava bene ovunque, tranne al suo fianco! Non sapevo che in realtà, anche lui soffriva in mia presenza, né che quando uscii chiudendo piano la porta, lui piangeva nel suo letto in silenzio. La giornata fu stancante, ma anche i giorni successivi furono quasi una tortura. Le interviste, gli incontri con le fan, i concerti e poi ancora partire verso un altro luogo, ancora più distante dalla nostra casa Seoul. Dormivo poco e l’ansia mi stava completamente annientando.
Pallido e debole, riuscivo quasi a stento a finire le performance, eppure non mi lamentai neanche per un istante. Fu solo in Cile, dopo quel concerto prima di partire, che qualcosa dentro di me ebbe un crollo. Caddi a terra, in quell’albergo che conteneva le nostre fatiche, senza accorgermi delle urla di Kangin, cariche di terrore. Né potei sentire le sue forti mani che mi sorreggevano e mi portavano in un luogo più sicuro e più confortevole. Dormii molto, più di quanto ebbi fatto durante quelle settimane, ma non fu abbastanza.
Svegliarmi mi sembrava così inutile, mi andava bene anche dormire per tutta la vita, fino a quando i miei capelli non sarebbero diventati grigi e tutte le mie preoccupazioni, non fossero sparite per sempre. Quando aprii gli occhi, ci misi un po’ per riabituarmi alla luce del sole, neanche se avessi sempre vissuto all’ombra. La prima cosa che vidi, furono i suoi occhi nero pece, che da soli, riuscivano a farmi tremare. Era così vicino, da sentire il mio respiro mozzarmi nel petto, non riuscivo a sopportarlo. Mi scostai in fretta, con un movimento così veloce che quasi persi nuovamente i sensi.
– Non agitarti Shin, il dottore ha detto che sei collassato per lo stress. – Da quanto tempo non sentivo la sua voce veramente? Sebbene ci parlassimo in pubblico, era troppo tempo che da soli, evitavamo di guardarci.
– Mi dispiace di avervi creato dei problemi. Non succederà più! – Si voltò per un attimo, non ne capii il motivo ma sentivo che provava qualcosa di forte nel cuore.
– Perché l’hai fatto? Ti sei spinto al limite e ti sei tenuto tutto dentro, sei uno stupido! Se stavi così male avresti dovuto parlare. Se non riesci a dormire nella mia stessa stanza, sarei andato via senza darti ulteriori problemi. Io… - Non finì quella frase, come se il pianto che, lentamente, si impossessava di lui, gli impediva di dire altro.
– Kangin, non è colpa tua! Non mi sono preso abbastanza cura di me, la colpa è solo mia! – Era tutto vero. L’unico che non riusciva a chiudere occhio, la persona che si affannava per sopravvivere diventando sempre più debole, ero io! Mi alzai, mettendomi a sedere su quel grande letto disordinato.
– Questa sera, resta qui. Ho parlato con il Manager, dormirò da Sungmin, quindi non devi preoccuparti. D’ora in poi non dovrai più incontrarmi, forse è l’unico modo per dimenticare. – Sentendo il peso del suo corpo abbandonarmi e vedendolo fuggire via, sentii ancora le parole di Eunhyuk e qualcosa, si mosse in me. “ Segui sempre il tuo cuore.” Come una bomba, risuonavano in me, ancora ed ancora, fino a quando non lo afferrai con tutto me stesso. Il mio abbraccio, un po’ goffo e pieno di paura, non venne rifiutato.
Avevo paura, non potevo nuovamente confessare quell’amore a senso unico, ma non riuscivo a vedere altra via d’uscita. Quell’unico momento, quando il mio corpo si accostava al suo tremante, era la mia unica gioia.
– Kangin, ti prego, non cacciarmi mia. Anche solo per un istante, resta al mio fianco! – Che altro potevo dire, non lo sapevo! Se avessi trovato una magia per legarlo a me, sarebbe stato più facile, vero? Piansi senza volerlo, con il viso nascosto nella sua schiena calda, fino a quando non si volse verso di me. Il suo petto, che mi accoglieva come una madre protettiva, mi fece calmare, come una melodia sconosciuta.
– Cosa ti succede Shin? Hai qualche problema con Nari? Sei triste per questo, vero? – Sbuffai, in fin dei conti non aveva mai capito nulla di me. Strinsi ancora di più quella presa e sussurrai quelle parole come se da esse, dipendesse tutta la mia intera esistenza.
– Ti amo, stupido. – Lui, non le udì o forse, fece finta di nulla eppure, le sue mani, che fino a quel momento erano distanti, si accasciarono nel mio corpo. Non disse nulla, solo, si abbandonò in quell’unico istante di tenerezza. Quando venne il momento di allontanarmi da lui, il mio corpo era restio a farlo, ma tenerlo stretto a me, non sarebbe stato sufficiente.
Da quel momento, il nostro rapporto tornò come un tempo. D’un tratto, quell’amico che avevo perduto, sembrava ancora al mio fianco, proprio come quel passato che volevo dimenticare. Anche se faceva soffrire, era pur sempre meglio di venire ignorati. Passò così una ad una ogni tappa, sempre più veloce e più sofferente.
- \ Shin, manca poco alle nozze, sono così emozionata. Oggi sono andata a comprare i mobili, la tua casa era proprio un disastro, era da tempo che volevo rivoluzionarla. \– La voce allegra di quella donna vuota, la sua risata che non mi comprendeva li trovavo altamente irritanti. Il giorno dopo, partendo per Seoul, mi aspettava quella grande prova, ma non ero più sicuro di quel passo troppo importante e che mi avrebbe segnato l’esistenza. Entrato in quella stanza, vidi una leggera luce e quelle lacrime sul viso di Kangin che mi fece sussultare il cuore. Non appena mi vide, si asciugò gli occhi, strofinando con forza per impedirmi di vedere.
– Co..cos’è successo? Perché stai piangendo? – Come una tigre, mi avventai su di lui, e lo scrutai attentamente. Avevo paura di vedere qualche ferita in quel corpo che amavo e che, in un modo distante ed impacciato, cercai sempre di proteggere.
– Dimmi chi ti ha fatto del male! Dove e perché? – Avevo perso la testa, non riuscivo a sopportare quella vista. Ciò che più al mondo detestavo, erano le sue lacrime.
– Shin, fermati. Per favore calmati! Non sono ferito! – Quel piccolo fascio di luce, attorniato dal buio della notte, rendeva quella scena simile ai tanti film d’amore che avevo visto, eppure c’era una sola differenza, per me non ci sarebbe stato il lieto fine. La strega stava per sposare il vecchio ranocchio, ma forse era un bene quel finale da quattro soldi. Solo con il calore delle sue mani, riuscii a ritrovare il controllo, sapere che stava bene, mi rendeva pieno di gioia.
– Perché allora stai piangendo? Dimmelo Kangin, per favore. – Vidi il suo sguardo scurirsi e, di poco, si voltò cercando di non osservare i miei occhi curiosi.
– Non posso, per favore Shin non insistere. Ciò che potrebbe uscire dalla mia bocca, ferirebbe troppe persone e soprattutto metterebbe in pericolo l’unica persona che amo. – Non potevo credere a quelle parole, lui era innamorato di qualcuno. I suoi pensieri erano destinati ad una persona che non conoscevo e che forse, ricambiava quel suo dolce sentimento. Che fine avrei fatto io? Solo in quel matrimonio fasullo che sfruttavo per il mio comodo smisurato.
– Chi… chi è? Devi dirmi di chi si tratta, me lo merito, no? Dopo tutti questi anni passati ad amarti, avrò pure qualche diritto, vero? – A fatica, trattenni quelle lacrime che, cattive, cercavano di scendere sul mio viso.
– Shin, ti prego! Io… - Non disse altro, confuso e spaesato, cercò di fuggire. Afferrai la sua mano senza pensarci, era così calda e morbida che non riuscii a scacciarla da me.
– Kangin, ho bisogno di sapere. – La mia voce era cambiata, sopraffatta dalla totale tristezza del mio intero essere. Fu un attimo, non me ne accorsi neppure. Quando si voltò di scatto e mi baciò in piena foga, non mi sembrava quasi reale. Le sue labbra, posate sulle mie e la sua lingua che, dolcemente, frugava nella mia.
Era tutto così irreale che per un istante, pensai fosse solo uno dei miei soliti sogni. Eppure quel corpo appoggiato al mio, era reale, riuscivo a percepirlo. Quando si allontanò da me, rimase così vicino che potevo specchiarmi nei suoi occhi languidi, ma ancora non comprendevo del tutto.
– Co.. cosa?! – Kangin fece per parlare, ma era difficile anche per lui articolare quelle parole che ancora non sapevo ci avrebbero unito o separato per tutta la vita.
– Shin, la verità è che ti ho sempre amato anche io. Non me ne rendevo conto, ma quel sentimento che tu stesso provavi, era anche in me. – Si fermò, forse per scrutare la mia reazione totalmente priva di senso logico. Ero atterrito ma, ovviamente, contento più di ogni altra cosa al mondo e intimorito che fosse solo un vile scherzo.
– Perché? Se davvero mi amavi, per quale motivo mi hai respinto? – Vidi la sua perplessità e quei ricordi, facevano male anche a me.
– Non me ne rendevo conto, era tutto così strano per me Shin. Ai miei occhi non eri un amico, non eri neanche un fratello, né potevo considerarti l’amore della mia vita, tu eri tutto ma anche di più ed ebbi paura. Cosa sarebbe successo? Eravamo troppo giovani e non riuscii ad affrontarlo. Il momento in cui capii di amarti, sapevo anche di averti perso. Quando ti fidanzasti, fu per me una consapevolezza che non potevamo vivere la nostra vita insieme e cercai di dimenticare. Al militare, mi sforzai di cacciarti dalla mia vita, ma non era facile. Non sono mai riuscito a mandarti via dalla mia mente, perché non voglio che accada! E’ la mia paura più grande. – Quelle piccole gocce salate, le asciugai lentamente. Sapevo solo una cosa, non lo avrei più lasciato andare. Non importava se fosse importante, se a soli 24 ore prima avrei annullato le mie nozze, l’unica certezza era quell’amore che solo lui sapeva darmi.
Quella notte, dormimmo stretti, senza toccarci l’un l’altro, lasciando solo quella dolce tenerezza a coccolarci le membra. Tutto ciò che accadde dopo, fu qualcosa che non mi aspettai. Le chiamate di disdetta e quella persona che mi odiava più di ogni altro essere al mondo ma che, comprensiva, mi lasciò andare senza farmi del male.
– Non voglio più vederti, ai miei occhi sarò sempre vedova e non abbandonata, ricordatelo! Eppure, per favore, non farti scoprire. – Salendo su quell’auto, tenendo la sua mano, mi sentii sicuro della mia scelta. Il mio amore, proprio come il principe che ho sempre desiderato essere, si era realizzato. Aumentando i battiti del nostro amore, diventammo una cosa sola, ora, domani e per sempre.
Fine
  
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