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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    03/08/2013    0 recensioni
Ero lì per un distacco dal resto del mondo. Una vacanza, si può dire. Ma oltre che per una vacanza, ero lì per riflettere e per trovare tutte le risposte alle mie domande: viaggiando non avevo visto solo luoghi unici e mozzafiato, ma anche terremoti e incendi, morti e incidenti. Ora volevo sapere perché li avevo visti. Perché esistevano.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TUTTE LE RISPOSTE

Avevo tanto faticato per arrivare lì.
Avevo attraversato lande desolate, dove il vento all’alba soffiava senza pietà, i pochi alberi erano piegati dalla sua forza e l’erba alta quasi mi impediva di camminare.
Avevo camminato per sentieri di montagna in mezzo alla roccia nuda, senza appigli dove il terreno si faceva scosceso, talmente in alto che mi sembrava di poter toccare il cielo azzurro pomeridiano.
Avevo oltrepassato regioni piene di vita, dove i cavalli bianchi correvano all’orizzonte e io li ammiravo dall’argine di un grande fiume, mentre enormi stormi di uccelli migratori volavano sopra di me, coprendo quasi tutto il cielo del tramonto.
Infine, la notte me ne stavo in una piccola radura nel bosco, i rami di abete a proteggermi e, sopra di me, le stelle.
Me ne ero andato da casa così come ero arrivato in uno dei tanti traslochi che avevo effettuato con la mia famiglia. E ora ero lontano, lontano, così lontano che avevo perso il conto delle miglia che avevo percorso, anche se il numero superava le diecimila.
Avevo attraversato regioni dove quello della pioggia e delle piante bagnate era l’unico odore, e sentivo soltanto le gocce d’acqua sulle foglie e qualche canto di uccelli lontano.
Ora ero arrivato lì, nel luogo ai confini del mondo, il più lontano da qualsiasi altro posto, il più difficile da raggiungere. L’oceano si apriva, senza fine, davanti a me, un oceano che non aveva un’ altra sponda.
Ero lì per un distacco dal resto del mondo. Una vacanza, si può dire. Ma oltre che per una vacanza, ero lì per riflettere e per trovare tutte le risposte alle mie domande: viaggiando non avevo visto solo luoghi unici e mozzafiato, ma anche terremoti e incendi, morti e incidenti. Ora volevo sapere perché li avevo visti. Perché esistevano.
Me ne stavo lì, giorno dopo giorno, a fissare l’oceano, sulla spiaggia, senza nemmeno sapere cosa ci fosse dietro di me. Scrutavo l’orizzonte e pensavo a tutto ciò che avevo visto, e volevo trovarne il perché.
In quel luogo irraggiungibile e al confine del mondo, il cielo può aprirsi e dare tutte le risposte che si ha sempre cercato, e io stavo lì giorno e notte, sulla spiaggia, a fissare cielo e mare e pensando ad una musica lontana che non avrei udito mai più.
Poi una sera, al tramonto, mentre scrutavo davanti a me con un velo di lacrime sugli occhi, ecco che le nuvole si aprirono e una luce rossa come quella del Sole invase il cielo, infuocandolo.
Vidi il sublime, capii tutto. Capii perché il mondo è malato, perché esiste la violenza e perché la tecnologia ci sta imprigionando.
Ma non ve lo posso dire. Vi ho raccontato questo in un istante, ora sono ancora qui a fissare la grande luce infuocata.
Finalmente so tutto. Chiudo gli occhi in pace, per non riaprirli mai più.



NOTE
Questa storia l'ho scritta quando avevo 15 anni e vi ho solo apportato qualche piccola modifica. Non è niente di che, ne sono consapevole, ma a me piaceva. (: buona estate a tutti!
Sophie

   
 
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