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Autore: Ukki    03/08/2013    1 recensioni
{ questa storia partecipa al contest "{ changement } -- when your life change radically" indetto da b l a c k s t a r }
"Se sulla Terra esisteva qualcuno che Natsumi poteva dire di conoscere alla perfezione -o a qualcosa che molto le si avvicinava-, quella era Fuyuka. La sua fidanzata, sì, e da ben cinque anni.
Cinque anni, quattro mesi e dodici giorni, per essere precisi."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Camelia/Fuyuka, Nelly/Natsumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ukki
Pacchetto: Afrodite
Personaggi: Natsumi Raimon, Fuyuka Ono, Megane Kakeru (nominato)
Eventuale paring: Natsumi x Fuyuka
Rating: Giallo
Avvertimenti: //
Generi: Romantico; sentimentale; slice of life
Numero di parole: 1628
Desclaimer: Inazuma Eleven e i personaggi di cui si parla in questa fic non mi appartengono, ma appartengono al rispettivo autore. Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Eventuali riferimenti a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistenti sono puramente casuali.
Possibili/eventuali note: Innanzitutto ringrazio b l a c k s t a r per avermi invitata a partecipare al suo contest. Lo ammetto, finora per me è stato il più difficile (non che abbia partecipato a tanti altri, ma questi sono dettagli), anche perché non avevo mai scritto una fanfic con questo tipo di coppia e non sapevo cosa inventarmi. Questo è il meglio che sono riuscita a tirare fuori, spero che sia soddisfacente per i lettori e per il giudice. In ogni caso, sono felice che sia andata così: sono stata costretta a mettermi alla prova e ad allontanarmi un po' dalle fic che scrivo più frequentemente, arrivando a esplorare nuovi orizzonti. Comunque finiscano le cose, sono felice di aver partecipato.

Oh, ho scelto il pairing Natsumi x Fuyuka per questo motivo: credo che per una tsundere -come immagino sia la rossa- non esista cura migliore dell'affetto di una ragazza così timida e tranquilla.

 

 

Like an anime character

 

Se sulla Terra esisteva qualcuno che Natsumi poteva dire di conoscere alla perfezione -o a qualcosa che molto le si avvicinava-, quella era Fuyuka. La sua fidanzata, sì, e da ben cinque anni.

Cinque anni, quattro mesi e dodici giorni, per essere precisi.

Lei lo era sempre stata, precisa, in tutto quello che faceva. Tranne forse nella quantità di sale da aggiungere alle pietanze ma, non a caso, era la viola a cucinare tutti i loro pasti -altrimenti si sarebbero certamente ritrovate entrambe ipertiroidee nel giro di un mese.

Natsumi, in cambio, svolgeva le faccende domestiche con implacabile celerità: aveva dichiarato guerra alla polvere nell'istante stesso in cui erano riuscite ad acquistare un appartamento tutto loro, e aveva eletto il piumino a propria arma di battaglia nonché inseparabile compagno.

La rossa fece scorrere lo sguardo sulle superfici lustre dei mobili e si concesse un'occhiata all'orologio digitale posato su una mensola sopra la televisione. Era una specie di sfida contro sé stessa, resistere all'impulso di calcolare il tempo che mancava al rientro di Fuyuka finché l'intera casa non risplendeva. A volte ce la faceva, altre no.

Sorrise tra sé e sé. Quindici minuti. Poteva farle trovare un tè pronto: dopotutto, quello non richiedeva di aggiungere sale. Sarebbe andata bene, la sua ragazza sarebbe stata felice e magari le sarebbe anche passato quel terribile e persistente mal di testa che da due giorni ormai impediva a entrambe... bé, impediva a entrambe di passare una notte come si deve. Avevano comprato una casetta tutta loro anche per quello, in fondo. Soprattutto per quello.

Scaldò l'acqua in un pentolino, attese l'ebollizione e poi la versò in due tazze. Immerse il sacchettino con le foglie di tè sminuzzate e osservò il liquido trasparente variare verso un'intensa tonalità rossastra.

Mancava poco, ormai. Fuyuka doveva aver già lasciato l'ospedale dove lavorava come infermiera nel reparto pediatrico, salutato i ragazzini che tanto amorevolmente accudiva (primo fra tutti un certo Amemiya, se non ricordava male), e forse era già sull'autobus, di ritorno a casa. Magari insieme a quella specializzanda spocchiosa che si era trasferita là qualche tempo prima.

Natsumi era certa al cento per cento che avesse adocchiato la sua fidanzata appena questa le aveva dato il benvenuto con il suo solito sorriso cortese e i suoi occhioni azzurri. I fatti sembravano darle ragione, dato che da quel momento era diventata appiccicosa più o meno quanto una sanguisuga nel periodo degli accoppiamenti. Pareva che il suo principale hobby, a parte starsene incollata a Fuyuka, fosse renderle l'attesa del ritorno di quest'ultima un inferno.

Proprio mentre era intenta a immaginare quali piani di seduzione la sanguisuga stesse ordendo alle sue spalle, Natsumi sentì una chiave girare nella serratura e la porta aprirsi lentamente. Il tutto accompagnato dalla sigla canticchiata di un anime yuri piuttosto esplicito che entrambe si erano ritrovate a guardare, con le guance imporporate e le mani a far finta di coprire gli occhi, su consiglio di un amico di vecchia data.

Fuyuka non cantava mai. Poco importava che, a detta di tutti, avesse una bella voce: era sempre stata troppo timida anche solo per intonare "Tanti auguri a te" alla festa di compleanno dei suoi amici.

Natsumi scacciò dalla mente i dubbi che la stavano assalendo e decise di non farci caso. Era solo una canzoncina. Poteva esserle tornata in testa come un tormentone costringendola a fischiettarla senza neanche rendersene conto.

Interruppe la sua contemplazione del tè e si avviò ad abbracciare la ragazza, che nel frattempo aveva richiuso la porta e si stava togliendo il cappotto.

«Natsu-chan!» ridacchiò sorpresa quando le braccia della compagna le cinsero la vita «Almeno fammi togliere il giubbotto!»

«Bentornata. Ti ho fatto del tè.» sussurrò lei in risposta posandole un bacio sulla guancia e poi sulle labbra sottili. Si staccò per permetterle di liberarsi del soprabito e la fissò esitante per un po'. «Ti... ti è passato il mal di testa?»

Fuyuka sorrise solare e le mostrò una scatoletta di pillole contro l'emicrania. «Per stasera sarà tutto a posto.»

La rossa sperò che "stasera" arrivasse il più presto possibile.

 

La luce lunare filtrava dalle imposte chiuse proiettando lame argentee sul letto disfatto dalle lenzuola sgualcite. Natsumi lanciò uno sguardo alla sua fidanzata, addormentata accanto a lei, i capelli sciolti incendiati di riflessi candidi.

Fuyuka era stata decisamente più aggressiva del solito. Decisamente. Non che la cosa le dispiacesse: vederla liberarsi dei vestiti e dell'intimo in maniera tanto selvaggia, lanciandoli lontano nella penombra, e sentire le sue dita che la toccavano dove mai avevano osato fare era stato a dir poco eccitante per lei. Solo, le sembrava che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò.

Perché Fuyuka, la sua piccola dolce Fuyuka, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. La sua esagerata timidezza non glielo avrebbe permesso.

Forse la causa era quella pillola per l'emicrania che aveva preso subito dopo cena. Aveva sortito gli effetti desiderati, certo, ma doveva averla fatta agitare -anche se Natsumi aveva sempre pensato che i medicinali causassero stordimento, non eccitazione. O almeno, questo era quello che le piaceva pensare, che Fuyuka non avesse letto bene il foglietto illustrativo e avesse assunto un dosaggio un po' troppo alto. C'era solo un piccolissimo particolare: la ragazza era un'infermiera. Somministrava pasticche e antibiotici a decine di marmocchi ogni giorno. Poco plausibile che avesse commesso un errore di quel genere.

E poi c'era la canzoncina che aveva accompagnato il suo rientro: non aveva ingerito proprio nessun farmaco prima di entrare in casa (a meno che la specializzanda non le avesse fatto assumere contro la sua volontà un qualche tipo di droga).

Adesso, guardando il suo volto disteso, Natsumi avrebbe giurato che non ci fosse nulla di strano, e arrivò quasi a convincersi di essersi immaginata ogni cosa. Era stanca, dopotutto, preoccupata che un'altra donna potesse portarle via la persona che più amava, e con il ciclo alle porte, per di più. Sarebbe stato comprensibile se lo stress le avesse fatto un brutto scherzo.

Ma lei era scettica. Scettica e sicurissima dei propri sensi. Sentiva quel che sentiva e vedeva quel che vedeva. Discussione chiusa.

Avrebbe chiesto spiegazioni a Fuyuka la mattina seguente, cercando di essere il più delicata possibile e di non spaventarla -anche da adolescente aveva sempre avuto la tendenza ad assumere un tono di accusa quando voleva dei chiarimenti.

Si studiò un discorso appropriato, preparandosi emotivamente a ogni genere di risposta e cercando di scacciare il germe del nervosismo. Invano.

I primi raggi del mattino la trovarono ancora sveglia, raggomitolata in un mucchio di lenzuola dalla sua parte del grande letto matrimoniale, con l'espressione abbattuta e borse violacee sotto gli occhi appannati dal sonno.

La sveglia di Fuyuka suonò poco dopo. La ragazza, ancora mezza addormentata, lanciò uno sguardo a Natsumi, pronta a darle il buongiorno, ma si bloccò non appena si rese conto delle condizioni in cui si trovava la fidanzata.

«Natsu-chan, cos'è successo?» domandò svegliandosi completamente.

Lei le restituì uno sguardo vacuo, prima di lasciarsi andare a un profondo sbadiglio. «Vorrei proprio farti la stessa domanda...»

La viola, confusa, inclinò la testa di lato, in un fruscio di capelli spettinati. «Cosa intendi?»

«Intendo,» rispose Natsumi con voce strascicata «che tutto a un tratto non sembri più tu. Ieri sera sei rientrata canticchiando, e poi... bé... C'è qualcosa che devi dirmi?»

Fuyuka la fissò per qualche secondo con i grandi occhi azzurri sgranati, poi sorrise appena. «Niente di che. È una storia un po' lunga. Vorresti venire a fare shopping con me? Dovrei proprio rifarmi il guardaroba.»

«Cos'ha il tuo guardaroba che non va?» indagò Natsumi assottigliando gli occhi.
A nessuna delle due era mai interessato particolarmente andare a fare compere, e gli abiti dai tenui colori pastello di Fuyuka le andavano più che a pennello.

La viola scrollò le spalle senza smettere di sorridere.

 

Gli occhi di Natsumi assunsero lentamente le dimensioni di un piattino da tè.

Era quasi sicura che, se fosse riuscita a spalancarli ancora un po', i bulbi sarebbero saltati fuori dall'orbita e si sarebbero messi a rotolare sul pavimento.

Fuyuka, aggrappata alla tenda del camerino, le rivolse uno sguardo incerto. «Forse... forse così è un po' troppo.» balbettò insicura, nascondendosi dietro il tessuto rosso.

Voltò appena il capo per scorgere la propria immagine nello specchio a parete e assumere un'intensa tonalità purpurea.

Perché quel vestitino nero e attillato, lungo più o meno fino a metà coscia e con una scollatura sensazionale sia davanti che dietro decisamente non era fatto per lei. Assolutamente no.

«Non... non mi hai ancora spiegato perché.» balbettò Natsumi fissandola con il volto in fiamme.

«Bé... per cambiare. Non... va bene?»

Le ci volle un po' per recepire l'informazione e collegare il cervello. Circa dieci secondi. Forse di più.

«E perché vuoi cambiare, Fuyuka?»

«Per piacerti di più, no?» rispose ovvia la ragazza, sporgendo appena la testa da dietro al tenda. «Ho pensato che... se somigliassi di più alla protagonista di quell'anime che ci ha fatto vedere Megane-san... magari tu lo avresti trovato più... interessante.»

Natsumi sbatté un paio di volte le palpebre. Sospirò di sollievo. E scoppiò a ridere.

Era raro sentirla ridere, lei che era sempre tanto ferrea e al massimo si concedeva un sorriso dolce rivolto alle persone che più amava.

Quando lo faceva, pensò Fuyuka, era davvero meravigliosa. Come una di quelle principesse che popolavano le fiabe della sua infanzia.

La fidanzata la strinse in un abbraccio che le mozzò il fiato in gola e quasi sicuramente sgualcì quel vestitino tanto provocante. «Non dire sciocchezze. Ti amo esattamente così come sei.»

Il suo sguardo cadde su uno dei capi che Fuyuka aveva portato nel camerino insieme al tubino nero. Un intimo scuro alquanto audace le restituì l'occhiata allucinata.

Bé, forse, decise, il cambiamento della sua ragazza non le dispiaceva poi così tanto.

  
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