Disclaimer:
Come
ben sapete, i personaggi non sono miei. Vorrei
farmi perdonare per averci impiegato tanto a scriverlo ma circa due
mesi fa
sono stata vittima di un incidente che mi ha costretto ad interrompere
la
stesura di questa fic per un po’.
SASUKE: Scuse, scuse. Sempre e solo scuse.
SHANNARA: Ok, ho avuto anche il blocco dello
scrittore per un po’, la
canzone non mi convinceva molto, ma sono due giorni che lavoro come una
matta
quindi potresti essere anche più gentile!
SASUKE: Hn!!!
SHANNARA: Per la miseria. Se continui a comportarti
male, giuro che non
scriverò più nulla per te!
NARUTO: No, dai! Lascia perdere il teme!
é solo arrabbiato perché
stavolta non hai scritto una lemon! Ti ringrazio tanto per questo.
L'altra
volta, ero proprio imbarazzato.
SHANNARA: Hem, Naru-chan?
NARUTO: Si?
SHANNARA: Tu fino a che punto sei arrivato a
leggere? No, perché la
lemon non c'è, ma non è che tu e Sasu non
facciate proprio nulla... sarete
molto voyeuristici.
NARUTO: Che vuol dire?
...
SASUKE: Shannara è momentaneamente non
disponibile per una leggera
emorragia nasale. Ci riserviamo tutti i diritti di eventuali modifiche.
Vi
auguro quindi, in sua vece, buona lettura. Ci vediamo alla fine della
one-shot
per i commenti finali. Le parti in corsivo sono narrate da me in prima
persona,
mentre ricordo delle situazioni assurde in cui l'autrice ha deciso di
cacciarci. Le parti in scrittura normale, invece, sono la narrazione in
terza
persona, in quanto, non sono presente o sono svenuto o sono moribondo,
fate
voi.
Le parti in grassetto rappresentano i pensieri di
Kiiubi e di qualcun altro
che scoprirete più avanti.
Le 'parti così' le risposte telepatiche di Naru-chan.
La canzone è
BOULEVARD OF BROKEN DREAMS dei Green Day.
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Lo Spirito del Lupo
Lontano da Konoha, parte II
I walk a
lonely road
The only one that
I have ever know
Don’t
know where it goes
But
it’s home to me and I walk alone
La neve.
Se c’è una cosa che ricordo chiaramente della mia infanzia è il mio amore per la neve. Ore e ore passate a giocare con essa, incurante del freddo e dei richiami di una donna di cui il tempo ne ha quasi cancellato il volto.
Ore e ore trascorse felici, ridendo spensierato. Incurante di ciò che sarebbe stato il mio destino.
Ho sempre amato la neve. Perché bianca, candida, pura… pura.
Perché può coprire qualunque orrore l’animo umano celi… la mia anima lorda di sangue e vendetta.
Perché porta con sé il silenzio della pace e della tranquillità… le urla d’odio che gridano giustizia dal profondo del mio essere.
Perché è soffice e letale allo stesso tempo… senz’anima, senza coscienza, un vendicatore.
Perché spesso mi sono trovato a chiedermi cosa si prova a lasciarsi andare in essa e perdersi, per sempre… Naruto, la mia neve.
Osservo la neve scendere lenta su questa distesa candida sotto la luce di una pallida luna. Osservo la neve scendere lenta dalla finestra della mia… nostra stanza. Mentre Naruto dorme raggomitolato fra le coperte, in un bozzolo di lana e lino.
Lo sento borbottare qualcosa. Anche nel sonno è capace di pensare al suo adorato ramen.
Quasi senza accorgermene il mio viso abbozza un tenue sorriso. Mi porto una mano alle labbra. Solo lui è in grado di farmi sorridere.
Naruto… la mia neve.
Puro, incontaminato, perfetto. L’unica persona di cui m’importi davvero.
No. Non è vero. Forse questo era prima, ma non più. Perché lui mi ha insegnato ad amare. Perché lui ha voluto che imparassi a sorridere. Perché lui ha voluto che iniziassi a vivere.
Naruto… il mio mondo.
Mio, soltanto mio. Mio da amare, proteggere, difendere. Mio da insultare, combattere, provocare. Mio in qualunque senso. Solo mio.
Tutto ciò che sono, tutto ciò che sono diventato, è stato per lui.
Per vederlo sorridermi ogni volta che siamo insieme, ridere ogni volta che mi racconta qualcosa di buffo.
Per vederlo felice. Della stessa gioia che gli illumina il viso ogni istante della sua vita. Della stessa gioia che rivedo negli occhi di Shu quando mi guarda, o nel sorriso di Yuu quando ne ha combinata una delle sue. Non mi pentirò mai di averlo seguito in questa nostra avventura.
Fuori tutto è bianco, mentre una pallida luna risplende serena nel cielo limpido. Pace. La sento nell’aria che respiro e non posso fare a meno di bearmi di essa.
Non avrei mai creduto di poter amare la pace.
I fiocchi di neve ora si sono fatti più radi mentre mi perdo nella bellezza del paesaggio che mi si para davanti. Anche se Konoha è lontana ora è questa casa mia: Hikarigakure.
La mia casa.
Con Naruto, Shu e Yuu.
Con Suigetsu, Karin e Jungo.
Con Zabuza e Haku.
Con la nonna e Kaoru… con Rei, Haru e Ginga… sono loro casa mia.
Il sangue che mi scorre nelle vene inizia a muoversi più veloce, lo sento dal profondo. Il richiamo della foresta si è fatto più forte. Non posso resistergli.
Lancio un ultimo sguardo ai miei tesori che continuano a dormire indisturbati. Shu si rigira nervoso. Aggrotta le sopracciglia scure, allungando una mano come se dovesse afferrare qualcosa. Un'espressione buffa su di un viso tanto giovane. Yuu, invece, ronfa della grossa abbracciando la gamba di suo fratello mentre i suoi capelli biondi assomigliano sempre più al nido di un uccello.
Hanno solo cinque anni eppure in loro rivedo tanto di me e di Naruto. Le nostre parti migliori.
Shu mugola qualcosa e la sua voce mi ricorda tanto il verso di un cucciolo di lupo.
Shuichiro, il mio "bravo bambino". Un nome che mi è venuto spontaneo, con due padri così.
Mi somiglia così tanto: stessa pelle diafana, stessi capelli neri. Stesso carattere taciturno, eppure. Dal primo momento in cui l'ho avuto tra le braccia, mi sono perso in quei suoi sconfinati occhi azzurri, gli stessi di Naruto. Shu è tanto migliore di me. Lo capisco ogni volta che lo vedo battibeccare con suo fratello. Non possono fare a meno l'uno dell'altro.
Lo so. Lo stai avvertendo anche tu, vero piccolo mio? Il richiamo della luna. Ma sei ancora troppo piccolo per comprendere. Presto verrà anche il tuo momento.
Spalanco la finestra per un istante e poi balzo a piedi scalzi sulla neve. È fredda, è umida, è mia.
Pronto, Palla di Pelo?
‘Pronto, vecchio mio’.
Inizio a correre nel gelido inverno. Sento il mio corpo mutare: artigli affilati sulle dita, zanne acuminate nella bocca, occhi da fiera al posto del mio Sharingan. Una nuova energia si sprigiona dal centro del mio stomaco, da quel sigillo che è freddo e caldo allo stesso tempo. È passato molto tempo da quella prima volta eppure non sono ancora riuscito ad abituarmi a dividere il mio corpo con lui. Ma ora non importa…
Shiro Koori è a caccia.
I walk this empty street
On the Boulevard of broken Dreams
Where the city sleeps
And I’m the only one and I walk alone
SCRIIIT
Un suono fortissimo scosse le pareti del sotterraneo. Accadde tutto in un attimo. Fumo, polvere, calcinacci ovunque. Urla agonizzanti. Morte rapida... morte dolorosa.
Accadde tutto in un istante.
BUUM
Un boato assordante e poi il caos...
Ninja che correvano da tutte le parti, macchine che tentavano di riportare l’ordine, pezzi di carne che venivano abbandonati al suolo ancora sanguinanti. Sembrava l’inferno sulla Terra, sputato fuori da uno di quei racconti dell'orrore dove da un momento all'altro ti aspetti di vedere un uomo con zanne e artigli spuntare da un baratro di fiamme ardenti pronto a reclamare la tua anima.
Forse era anche peggio dell'Inferno...
"Che diavolo succede?". Urlò un giovane ragazzo occhialuto, il cui viso era deturpato da una profonda cicatrice. Nuove esplosioni si susseguivano una dopo l'altra, abbattendo tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Si gettò di lato, rotolando fra la polvere, riuscendo per un pelo a schivare un pezzo di soffitto caduto a pochi centimetri da lui. Tentò di rialzarsi.
"Kabuto-san! Kabuto-san!". Un giovane ninja, facendosi strada tra la folla impazzita, raggiunse quello che un tempo era stato il braccio destro di Orochimaru, stringendosi una spalla sanguinante. "Kabuto-san, le esplosioni provengono dalla cella numero otto. La creatura si è liberata!".
L'allarme prese a suonare assordante, segnalando l'imminente pericolo. Era un suono che spaccava i timpani.
"Maledizione! Hakudoshi raduna tutti i ninja disponibili. Non dobbiamo permettergli assolutamente di fuggire!". Gridò Kabuto, tentando di oltrepassare con la sua voce tutto quel rumore.
Lui e il suo seguace corsero, corsero fra corpi e macerie, addentrandosi nei livelli inferiori di quello che era stato un avanzatissimo laboratorio ma che ora era ridotto soltanto a un orrore senza fine. Gemiti agonizzanti si sollevavano dalla polvere offuscando tutto.
L'energia elettrica era quasi scomparsa lasciandoli al buio; i corridoi, o quello che ne restava, illuminati qua e là solo dal fuoco di incendi improvvisi. Era un incubo.
FIUU Vento...
Eccola! La cella otto. L'avevano finalmente raggiunta. Mancava poco.
Ma non poterono avvicinarsi. Una folata di vento gelido li investì in pieno mandando Hakudoshi a sbattere contro una parete malandata. Kabuto tentò di farsi scudo con un braccio, concentrando il chakra nei piedi nel vano tentativo di non retrocedere.
Incredibile...
Un gigantesco squarcio aveva perforato quella parete di roccia centenaria. Tutto intorno a lui una dozzina di ninja giacevano lì, sigillati in enormi stalagmiti di ghiaccio, profonde espressione di orrore impresse sui loro volti. Era stato tutto inutile. Il loro disperato tentativo di difesa completamente vano.
Silenzio... c'era solo silenzio... silenzio.
AUUUUHHHHH
Un richiamo forte e potente. L'ululato di un lupo millenario.
"Kabuto-san..." Hakudoshi, seppur a fatica, si era rialzato.
"Presto, raduna tutti i ninja ancora validi. Dobbiamo ritrovare quella creatura. La rinascita di Orochimaru-sama dipende dalla sua energia!".
In quelle lande desolate, sotto una luna piena e pallida, quell'ululato di dolore si ripeté ancora.
Kiiubi... DOVE SEI, KIIUBI!
I walk alone... I walk alone
I walk alone... I walk alone
"Dobe...".
Non avevo mai provato nulla di simile.
Mi sembrava di vivere un'altra vita. La vita di qualcuno che non ero io.
Essere lì, immerso in una vasca d’acqua calda e profumata, mi sembrava un sogno.
Essere lì, con Naruto seduto tra le mie braccia, ad ammirare le neve candida che cadeva al suolo, non mi pareva vero.
Dopo l'annuncio fatto da Tsunade-sama, il giorno del diciassettesimo anniversario della scomparsa dello Yondaime, a Konoha era scoppiato il caos. Dire che la gente era rimasta sconvolta dallo scoprire che il figlio del loro eroe altri non era che quello sporco demone che avevano sempre disprezzato è un eufemismo.
Molti temevano ritorsioni per le loro azioni. Altri, invece, erano rimasti eccitati da quella notizia. Il figlio del grande Fulmine Giallo era tra loro! Una parte di quell'uomo era sopravvissuta per dare nuovo lustro al Villaggio.
Sinceramente, erano quelli che disprezzavo di più. Si comportavano come se la vita del mio dobe avesse acquistato un valore solo in quel momento, con la scoperta del suo lignaggio. Il Concilio era sicuramente tra questi. Dopo lo shock iniziale, pareva che tutta la loro sfiducia e astio verso il portatore di Kiiubi non fossero mai esistiti.
Naturalmente, tutto questo ci era stato raccontato da Kakashi-sensei. Da quel famoso giorno, noi ci eravamo rintanati nella casa di Minato Namikaze, che avevamo ripulito e riparato, lontano da tutti quegli occhi invadenti che seguivano ogni nostra mossa. Ora le parti si erano davvero invertite. Era il mio biondo dobe il pezzo da novanta.
Kakashi era una presenza quasi fissa a casa nostra, specie quando voleva nascondersi da una delle assurde sfide di Gai-sensei. Spesso venivano a trovarci anche Jiraiya ed Iruka-sensei, quest'ultimo soprattutto per controllare che mangiassimo regolarmente e in maniera sana, con grande disappunto della testa quadra che si vedeva razionare le porzioni di ramen.
I Rookie Nine erano venuti almeno una volta insieme a Sai, Yamato, Konohamaru e la sua banda. Le loro espressioni di stupore nel vedermi in pianta stabile al fianco del figlio dello Yondaime erano state estremamente buffe. Quando venivano a trovarci io mi tenevo in disparte. La mia presenza li infastidiva parecchio, lo sentivo sulla pelle.
La stessa sensazione che provavo io in presenza di Sakura.
Divisa, questa era stata la prima impressione che avevo provato nel rivederla. Divisa fra me e il dobe. Sentivo su di me il suo desiderio e questa era una cosa che mi faceva rivoltare lo stomaco. Dopo tanti anni continuava ancora ad aggrapparsi a quella sua mera illusione. Però non ero cieco fino al punto da non vedere come fissava anche l'usuratonkachi.
Da quello che Kakashi mi aveva confidato, durante la mia assenza Sakura si era aggrappata a Naruto. Aggrappata per resistere, per andare avanti. Ma questa loro strana simbiosi non era mai sbocciata in qualcosa di definitivo. Secondo il mio ex-sensei, Naruto era innamorato di me fin da allora e quella sua ossessione nel ritrovarmi era soltanto il suo modo per esternare quel sentimento a cui non riusciva a dare un nome. Forse la kunoichi poteva anche aver iniziato a provare qualcosa di profondo per lui ma, probabilmente, nemmeno lei era riuscita a far chiarezza in sé. Amore sacro e amor profano. Desiderio platonico e desiderio carnale.
Purtroppo la sua presenza rendeva felice il mio dobe così ero costretto ad accettarla.
Per tutti gli altri, Consiglio compreso, casa Namikaze era off-limits. Fortuna che non si azzardavano a spingersi fin qui. Avevano troppa paura, se di me o del mio dobe non so.
Solo l'Hokage, Shizune, Jiraiya, Iruka e Kakashi sapevano di noi. Del legame che ci univa. Non mi sarebbe importato se la cosa fosse divenuta di dominio pubblico, ma sapevo bene cosa questo avrebbe comportato per Naruto. Povero dobe... stava già soffrendo abbastanza per quella lettera. Non avrei permesso che fosse turbato nuovamente. Non ora che stava riacquistato piano piano il suo vecchio sorriso.
Dovevo essere paziente. Buffo detto da me, che di pazienza non ne ho mai avuta molta, ma non potevo fare altro. Un passo alla volta finché, finalmente, non saremmo stati liberi. Liberi da tutto e tutti. Persone insignificanti che si arrogavano il diritto di giudicare: lui... me... noi.
Il traditore e il figlio dello Yondaime, amici? C’era tanto da spettegolare. Sguardi contrariati ci seguivano ovunque… parole sussurrate a mezza bocca non ci lasciavano un attimo di tregua… avrei voluto distruggere tutto, ma non potevo. Guardai queste mie mani pallide e ruvide. No, non più mie. Ma di Naruto. Avevo scelto di appartenergli fino alla fine dei miei giorni e questa era una scelta che non avrei mai rimpianto. Sarei stato la sua ombra.
Che importava se il sole viene ammirato dall'umanità intera? Lui ama soltanto la luna. Soltanto a lei dona il suo reale splendore, senza riserve. E sarebbe stato sempre così, in eterno.
Accarezzai pelle di miele che avevo imparato a riconoscere come mia mentre lo sentii sospirare contro il mio petto. Qualcosa dentro di me si strinse fino a farmi male. Avrei dato tutto pur di risparmiargli quest’altro dolore. Il dolore dell'abbandono e del rifiuto. Una parte di me lo poteva capire. In un certo senso eravamo dannatamente simili. Come io venivo messo in secondo piano rispetto all'importanza del ruolo ricoperto da Itachi, così Naruto era passato in secondo piano rispetto al bene di Konoha.
Forse è ipocrita detto da me, io che l’ho ferito così tanto, eppure. Era impossibile ignorare il tormento che lo stava logorando.
Faceva finta di nulla, Naruto. Continuava a sorridere e a comportarsi come il solito attaccabrighe ma io potevo vedere oltre quella sua maschera.
Lo vedevo stringere le spalle, quasi a voler parare un colpo, ogni volta che qualcuno vedendolo passare inchinava il capo in segno di saluto. Loro, che lo avevano sempre schernito, ora pareva volessero baciare la terra dove lui poggiava i suoi piedi.
Anche i suoi amici erano rimasti sorpresi il giorno dell’annuncio di Tsunade. Devo darne loro atto, hanno tentato di scherzare sulla cosa, di essergli vicino. Ma i loro tentativi sono serviti a confonderlo ancora di più.
Quei silenzi imbarazzati.
Quelle risa nervose.
Erano tutte una lama dopo l'altra.
Quando mi aveva detto di non sapere più chi era. Di non capire perché Konoha gli sembrava quasi un’estranea, un brivido gelido mi aveva fatto accapponare la pelle.
Tutte quelle domande… tutte quelle domande che mi avevano portato sulla strada del buio. No, non potevo permettere che accadesse anche a lui. Tutti ma non Naruto. Non la mia luce.
Lui non è mai stato fatto per odio e sete di vendetta. No. Non è mai stato nella sua natura. Perché Naruto ha un cuore troppo grande.
Non ho mai amato le parole ma sentivo, in quel momento sentivo di dovergli dire qualcosa. Per fargli capire che io c’ero. Ci sarei stato fino a quando mi avesse voluto. E anche oltre. Perché era finalmente mio. Tutto mio. Non apparteneva più nemmeno a se stesso.
Sono io la tua casa, dobe. Questo era stato tutto ciò che ero riuscito a dirgli. Sono io la tua casa come tu la mia.
Era tutto ciò che doveva sapere. Non ci serviva altro per vivere. Io e lui. Qualsiasi cosa avremmo voluto ce la saremmo presa. Perché non c’era niente che non potevamo fare insieme.
No, non ci stavamo nascondendo. Stavamo solo aspettando che il mondo si decidesse a lasciarci in pace e continuasse la sua vita.
"Dobe…". Lo chiamai ancora. I suoi occhi azzurri erano persi nel fissare la luna, completamente ignaro di ciò che lo circondava. Lo strinsi di più, affondando il viso nei suoi capelli dorati. Tentando di riportarlo da me. Detestavo non averlo vicino, nella mente e nel corpo.
Lui si voltò lentamente, abbozzando un sorriso lieve. Mi baciò, iniziando a giocherellare con alcuni dei miei ciuffi corvini. Era distratto da qualcosa. Qualcosa che lo rendeva inquieto e preoccupato.
"Che succede, dobe?"
"Niente". Poggiò il capo sul mio petto, accarezzandomi piano piano. La vasca era piccola e i nostri movimenti limitati ma in quel momento avrei smosso mare e monti pur di stringerlo a me e non lasciarlo più andare. Lui era mio. Mio.
"Naruto". Non doveva azzardarsi a mentirmi, mai.
Lo vidi chiudere gli occhi, aggrottare le sopracciglia nel tentativo di concentrarsi.
"È… è come se qualcuno mi stesse chiamando". Non riusciva a spiegarsi o, forse, ero io a non capire. Da diversi giorni era strano, assente. Sempre con la testa da un'altra parte.
"Dovrei esserne geloso?". Tentai di sdrammatizzare ma sapevo, sentivo in qualche angolo della mia mente, che la situazione era davvero seria. Niente era mai riuscito a ridurlo in quello stato.
"Teme!". Urlò, imbronciandosi. Mi dette le spalle, appoggiandosi a me, stanco. Tornò a fissare la luna, che ci illuminava con la sua luce filtrando dalla grande finestra davanti a noi, cercando in essa una qualche oscura risposta. Io mi limitai a perdermi nel suo profumo, inebriante come una droga rara.
"Lui… lui mi chiama, sempre più forte. Vuole che lo raggiunga…vuole che vada da lui…". Sussurrò, quasi parlando a se stesso.
"Chi, Naruto? Chi?". Lo scossi, lo costrinsi a guardarmi. Il suo sguardo s’era fatto vacuo come se non si fosse nemmeno accorto di stare parlando con me. Come una bambola priva di forza.
Chi osava porsi fra noi? Chi? Sentii lo Sharingan attivarsi mentre la gelosia minacciava di consumarmi, ancora una volta. Il marchio sul collo prese a bruciarmi sempre più mentre tentavo di ricacciare la maledizione di Orochimaru indietro. Ma non serviva. Tutti i miei pensieri erano concentrati su quella minaccia che non aveva volto ma che stava tentando di travolgerci.
Nella sua vita non doveva esserci nessun altro. Solo io. I suoi pensieri, le sue emozioni, tutto ciò che era Naruto dovevano appartenermi. Tutto di lui doveva appartenermi.
Non capivo questo mio bruciante bisogno di possederlo però era un qualcosa che non potevo soffocare.
"Non lo so". Per un attimo intravidi un’ombra di timore oscurare quel cielo infinito in cui amavo perdermi. "Non so chi sia, eppure so che dovrei saperlo. Come se ci conoscessimo da sempre. Sento la sua voce nei miei sogni. Sta diventando un’ossessione…". Tentò di sorridermi, ma non ci riuscì. Si strinse il capo, tentando di ricacciare indietro quella voce che non gli dava tregua. Gli afferrai i polsi, allontanandoli dai suoi occhi segnati dalla fatica.
"Ho paura, Sasuke".
"Shh, dobe. Va tutto bene. Nessuno oserà mettersi tra noi".
Lo strinsi di più a me, prendendolo tra le braccia. Alzandoci da quell’acqua oramai fredda.
Nascose
il viso nell’incavo del mio collo
e in quell’istante mi parve solo un bambino spaurito
bisognoso di affetto.
"Andiamo, itoiishi. È ora che ti dimostri ancora
una volta a chi
appartieni".
L’aria fredda mi colpì forte mentre, dai
nostri corpi, piccole gocce d’acqua
profumata di vaniglia cadevano sul vecchio pavimento di legno.
Il richiamo di un lupo in lontananza squarciò il
pesante silenzio che ci
aveva avvolti.
In quel momento, non potevo saperlo, ma presto io e il mio
dobe ci saremmo
trovati a condividere qualcosa che andava oltre qualsiasi umana
convinzione.
I walk alone... I walk alone
I walk alone... I walk alone
"Ci ha fatti chiamare, Hokage-sama?"
Tre uomini vestiti di nero fecero il loro ingresso nello studio della
Godaime.
Tre uomini, ognuno dei quali con il viso nascosto da una maschera
bianca. Uno
sparviero, un falco e un cervo.
Lady Tsunade li fissava seria, le dita incrociate davanti a
sé, strette fino al
punto di renderle quasi bianche. Molte cose stavano per cambiare.
Da quel maledetto 10 Ottobre, Konoha non era stata più la
stessa. Sembrava che
il destino si fosse accanito contro di loro... quasi una vendetta
contro quel
figlio che tante volte l'aveva sfidato. Il suo figlio prediletto.
"Sì" La donna trasse un profondo respiro, riordinando alcuni
documenti su quel tavolo massiccio. "Ho ricevuto gravi notizie, poche
ore
fa. Pare che al confine con il Paese della Nebbia qualcosa di strano si
sia
scatenato. Stando ai rapporti che ho ricevuto, molte persone affermano
di aver
visto una creatura gigantesca far razzia di bestiame in piena notte,
distruggendo qualunque cosa incontri sul suo cammino". Aveva scelto le
sue
parole con cura, quasi timorosa della verità. Non era un
semplice mostro ad
aggirarsi fra quelle terre lontane. Secondo Jiraiya era qualcosa di
molto,
molto di più.
"Non vorrà dirmi di aver convocato degli ANBU solo per dare
la caccia a
qualche orso o roba simile?" Chiese, scherzando, Sparviero. Dei tre era
quello più baldanzoso.
"Zitto!" Lo rimproverò Falco con un sibilo tagliente. Erano
ANBU, per
la miseria. Non una combriccola di ragazzini mandati a fare una
scampagnata!
"Uffà". Borbottò, a sua volta, Cervo. I suoi
pensieri potevano essere
riassunti in due semplici parole: "Che guaio"!
"Se fossi in te non riderei tanto presto, Sparviero". La donna
portò
il suo sguardo severo su di loro, facendo morire al povero Sparviero il
sorriso
sulle labbra. "Si da il caso che nei dintorni dovrebbe esserci la base
di
uno dei vecchi laboratori di Orochimaru. Non sappiamo se sia ancora
operativa,
ma non voglio trascurare nulla".
"Pensa che qualche sopravvissuto del Suono c’entri qualcosa?
Dopo la morte
di Orochimaru credevo fossero scomparsi". Falco si era limitato a dire
morte sebbene non fosse stata una morte comune. Orochimaru era stato
eliminato
dal suo stesso allievo, mutilato ed annientato per sempre. Non era
stato un
bello spettacolo...
e pensare che ora, quello stesso allievo, si trovava proprio
lì a Konoha, una
paio di case più in là da.
"Non lo escluderei, Falco". Tsunade aprì un cassetto
estraendone,
oltre ad alcune mappe, due schede. "Partirete all’alba.
Ufficialmente sarà
una missione di spionaggio. Non voglio che ingaggiate alcun
combattimento non
necessario. Non dovete attirare l’attenzione per alcun
motivo. Soprattutto se
qualche superstite del Suono si trova davvero da quelle parti. Solo,
allora,
potrete uscire allo scoperto per eliminarlo. Vi raccomando la massima
prudenza.
Non abbiamo più avuto notizie di Kabuto".
"Sì, Hokage". Risposero i tre in coro.
"Inoltre…". L'Hokage trasse un profondo sospiro prima di
continuare.
"Inoltre, voglio annunciarvi che a questa missione saranno aggiunti due
nuovi membri alla vostra squadra: Volpe e Lupo".
"Così, il mocciosetto ha superato l’esame?".
Sparviero afferrò il
foglio che la donna gli stava porgendo, estremamente divertito dalla
cosa.
Sarebbe stato un piacevole passatempo viaggiare di nuovo in compagnia
di Naruto
Uzumaki... Namikaze. Quel ragazzo era una fonte inesauribile di
sorprese.
Tuttavia, la sua gioia si spense una volta posato lo sguardo su
l’altra scheda.
"Cosa?!". Fu sul punto di strozzarsi con la sua stessa saliva.
"Pensa che sia prudente, Hokage-sama?" Falco posò il suo
sguardo
sulle informazioni che quel foglio riportava, rimanendone turbato. "Io
credevo…".
"Lupo ha superato tutti i controlli impostigli da Ebisu, che hanno
garantito per la sua riabilitazione a shinobi. Sarà
l’ombra di Volpe e lui la
sua massima priorità". Chiuse gli occhi per un istante.
"Questa è una
missione ufficiale, quindi pretendo che mettiate da parte qualsiasi
rancore o
rivalità. Sappiate che, se per qualche stupida idiozia,
dovesse succedere
qualcosa a Naruto ne pagherete le conseguenze”.
Più chiara di così.
"D’ora in poi, Lupo accompagnerà Volpe in ogni sua
missione. Quindi
cominciate a farci l’abitudine". Il suo era un ordine
perentorio, che non
ammetteva alcuna replica.
Il discorso sembrava terminato quando, di punto in bianco, uno degli
ANBU
decise che fosse giunto il momento di fare il suo intervento.
"Che guaio. Devo quindi presumere che finalmente quei due si sono
dichiarati?". Commentò Cervo, seccato. Da sotto quella
maschera, Shikamaru
Nara non era per nulla sorpreso dalla cosa. Si vedeva lontano un
miglio,
l’attrazione esistente tra quei due. Negarlo era solo uno
spreco di tempo.
Falco rimase completamente paralizzato a quell’affermazione,
spalancando i suoi
grandi occhi bianchi fino all’inverosimile. Se il suo viso
fosse stato visibile
anche agli altri, sarebbe stato uno shock per loro scoprire come anche
il
grande Neji Hyuuga potesse perdere la sua leggendaria calma.
Sparviero strinse nel suo pugno quel pezzo di carta. No! Se quel
bastardo
traditore si aspettava che lo avrebbero accolto a braccia aperte si
sbagliava
di grosso. Non gli importava nulla se era considerato un prodigio o che
altro.
Uno che tradisce il proprio villaggio per sete di potere non era altro
che
spazzatura.
Tuttavia, più di ogni altra cosa, non poteva perdonargli il
dolore arrecato a
Naruto. Tutte le sofferenze che quel ragazzo aveva dovuto patire a
causa sua.
Forse gli altri ne erano all’oscuro, ma lui conosceva bene le
condizioni
imposte dal Consiglio all’Uchiha in cambio del perdono. E,
alla fine, sarebbe
stato solo Naruto a pagarne le conseguenze. Perché la
Godaime lo aveva
permesso?
L’Hokage si limitò a coprirsi il viso con una
mano. "Ciò che Naruto e
Sasuke fanno della loro vita, non sono affari che vi riguardano. Qui
troverete
tutto ciò che vi occorre sapere per la vostra missione. Non
c’è altro da
aggiungere. Potete andare".
Congedati, i tre giovani uscirono dall’ufficio
dell’Hokage ognuno immerso nei
propri pensieri.
"Sai, aspetta".
Neji gli afferrò il braccio facendolo voltare verso di
sé. L’ira che emanava
quel ragazzo era palpabile e affilata come la lama di un kunai.
"Non fare sciocchezze". Lo mise in guardia.
"Non gli permetterò di ferire ancora Naruto".
Sibilò l’altro.
"Io non devo nulla a Sasuke Uchiha". Sputò quel nome carico
di
veleno. Non capiva perché lo avessero riammesso al
villaggio. Quel tizio era
fatto della stessa pasta di Orochimaru. Non ci avrebbe pensato due
volte a
tradirli nuovamente se l’occasione si fosse presentata. Come
facevano a non
vederlo.
"Capisco ciò che provi". Parlava con calma la promessa degli
Hyuuga.
Parlava con una calma quasi innaturale. Anche lui teneva molto a quel
biondo
pieno di vita, ma c’erano cose a questo mondo che nessuno
poteva cambiare. Cose
che erano davvero inevitabili. "Non sei il solo a diffidare di Uchiha.
Ma
finirai solo con allontanare Naruto ancora di più, se non ti
dai una
calmata".
"Come diavolo ha potuto perdonarlo così facilmente!".
"Che guaio". Shikamaru si grattò la testa annoiato. Sembrava
una
maledetta soap-opera. Povero Naruto. Riusciva ad attirare solo la
metà
sbagliata del villaggio.
Gli altri due si voltarono a fissarlo.
"Che c’è?". Chiese loro, quasi sorpreso. "Era
prevedibile che
finisse così. Il tira e molla tra quei due va avanti da
quando avevano entrambi
dodici anni. Se sene fossero accorti prima, avrebbero risparmiato a
tutti un
mucchio di seccature". Si tolse la maschera riponendola in una tasca.
"Se vuoi un consiglio: scordati di Naruto. Intromettersi nelle beghe di
quei due è solo una perdita di tempo. Per quanti sforzi tu
possa fare, alla
fine di tutto, resteranno sempre Naruto & Sasuke. Tutto il
resto non avrà
alcuna importanza". Disse prima di scomparire in una nuvola di fumo.
In fondo al cuore, Neji era del medesimo parere. "Shikamaru ha ragione.
Il
filo rosso che lega quei due nemmeno il destino è riuscito a
spezzarlo. Possono
amarsi, possono odiarsi. Ma niente può separarli, che ti
piaccia o meno".
Sparì anche lui, lasciando Sparviero solo. Forse, se fosse
stato più sincero
con se stesso, Sai avrebbe capito quale era la verità dietro
tutto quel
rancore. Forse, avrebbe visto che tutto ciò che desiderava
era prendere il
posto di Sasuke Uchiha nel cuore del bel biondino.
My
shadow’s is the only one that walks beside me
My
shallow heart’s the only thing that’s beating
Sometimes I wish someone out there will find me
‘Til then I walk
alone
Avevamo viaggiato per tre giorni, attraversando senza sosta la
Terra del
Fuoco, fermandoci a riposare nel cuore delle foreste rigogliose che ci
circondavano solo per poche ore a notte.
Il dobe era al settimo cielo, non c'erano altre parole per
descriverlo.
Rideva, scherzava, parlava a raffica, come se ciò che lo
aveva turbato in quei
lungi giorni non fosse stato altro che un brutto sogno.
Osservandolo parlare con gli altri, rivedevo in quel giovane
dagli occhi
limpidi lo stesso dodicenne pieno d'energia e grinta che era stato mio
compagno
di squadra. Eppure, il dobe ora era un uomo. Un uomo straordinario.
Nonostante il dolore... nonostante la morte.
Mai nessuna ombra era riuscita a corromperlo, mai. Sempre
trasparente,
sempre puro. Affinché il sole non venisse mai meno
con la sua luce, la
luna non avrebbe esitato a tingersi del colore del sangue. Avrei ucciso
per
questo.
Posai lo sguardo sulle persone con cui viaggiavo. Forse a
Naruto era
sfuggito, ma la calma che regnava tra noi era solo apparente. Sentivo
la
tensione salire al sorgere di ogni nuovo giorno, lacerando i nervi di
quei tre
ANBU come una malattia che ti corrode senza sosta. Niente a che vedere
come quando
viaggiavo con il team Hebi. Anche se lì ero io a dettare le
regole, mentre ora
mi limitavo a seguirle senza parlare.
Beh, adesso almeno non dovevo preoccuparmi di un'imboscata di
Karin, ma
questa è un'altra storia.
Ancora...
Ancora quell'irritante fastidio. Ancora quella sensazione di
invidia e odio
e disprezzo, che mi scendeva lungo la schiena iniziando a spazientirmi.
Sai...
l'idiota stava cercando di provocarmi.
Avevo notato come fissava il mio dobe, come rimanesse
incantato innanzi al
suo sorriso contagioso. Come lo ritraesse su innumerevoli pergamene
quando
Naru-chan era distratto.
Potevo capirlo. Il suo sorriso è il canto melodioso
della sirena, che ti
ammalia e irretisce senza lasciarti alcuna volontà. Potevo
capirlo Sai. Naruto
è un tesoro prezioso. Troppo prezioso, per lasciarlo anche
solo sfiorare dalle
sue sudice mani.
In realtà, quella sua ossessione mi preoccupava
solo fino ad un certo punto.
L'idea che il dobe potesse essermi infedele non mi aveva mai
sfiorato. Era
un concetto assurdo, ridicolo. Senza alcun fondamento.
Avevo avuto prova della sua dedizione nei tre anni trascorsi
lontani. Aveva
detto di appartenermi. Ed io, che non avevo mai creduto nella
lealtà umana,
sapevo che quelle parole erano vere.
Questo, tuttavia, non cancellava il fastidio che provavo
quando qualcuno si
avvicinava troppo a quella testa quadra. Era un comportamento
infantile, lo so
bene, ma il pensare che anche solo per un istante non fossi il fulcro
di tutti
i suoi pensieri, mi rendeva geloso.
Cielo! Stavo diventando più idiota di lui!
Quel formicolio lungo la schiena non si decideva a lasciarmi.
Fra poco,
quell'idiota di Sai sarebbe esploso... ed io non mi sarei di certo
tirato
indietro. Era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro una
volte per tutte.
Avevo trascorso quei giorni quasi completamente in silenzio ad
osservare le
persone che mi circondavano. Essere nominato ANBU non aveva significato
per me
chissà quale onore. Era stato semplicemente un mezzo che mi
avrebbe permesso di
trascorrere più tempo con il dobe. Tutto qui. Un espediente
utile per studiare
quelli che mi circondavano e capire chi fra loro avrebbe potuto
costituire un
ostacolo per il nostro futuro.
Avevo capito parecchie cose in quei giorni: primo fra tutti,
che Neji e
Shikamaru sapevano di me e del dobe.
Non era stato mai un tipo loquace Nara. Quelle poche volte in
cui ci eravamo
scambiati qualche parola, mi aveva semplicemente chiesto informazioni
sul
laboratorio che stavamo cercando e sulle forze a sua difesa che avremmo
potuto
incontrare. Non ci eravamo detti altro, io e Shikamaru, tuttavia il suo
sguardo
sosteneva altrimenti. Ciò che c'era tra me e Naruto era
affar nostro, ma se
l'avessi fatto soffrire...
E,
per questo, io sentivo di rispettarlo.
Neji Hyuuga mi studiava con sospetto, ancora indeciso sul da
farsi. Non si
fidava di me ed anche lui avrebbe protetto Naruto a tutti i costi. Era
una
scelta legittima.
Sai, invece, mi odiava e basta... come se questo contasse
qualcosa per me.
Quando ci eravamo incontrati in passato lo avevo sempre considerato un
inutile
rimpiazzo che cercava di prendere il mio posto nel team 7. Non gli
avevo mai
dato molto peso.
Ora che, invece, stava iniziando a mostrare
apertamente una certa
inclinazione verso Naruto, la situazione era leggermente cambiata.
Continuavo a
considerarlo un rimpiazzo, vero, ma un rimpiazzo fastidioso.
L'unica cosa che per me aveva valore era quel dobe che ogni
sera stendeva il
suo sacco a pelo accanto al mio, tentando di riempire i miei silenzi
con una
marea di chiacchiere inutili. Il più delle volte finiva con
l'addormentarsi
esausto.
Se devo essere sincero, a costo di divenire sdolcinato, era
piacevole starlo
ad osservare. Quello strano senso di calore che mi attanagliava lo
stomaco ogni
volta che lo avevo vicino non mi aveva mai abbandonato. Era
completamente
assurdo. Eppure, quando lui era al mio fianco, le grida d'orrore che da
sempre
m'avevano perseguitato si acquietavano ed io ero in pace.
Naruto lo percepiva, lo sapevo. Non si allontanava mai troppo
da me e di
questo gliene ero grato. Mi sembrava che, da un momento all'altro, se
non lo
avessi avuto sempre al mio fianco, qualcosa avrebbe potuto portarmelo
via.
Per quella quarta sera, ci eravamo accampati in
prossimità del cuore della
foresta, in una piccola radura ricoperta di neve. Pochi chilometri di
distanza
e gli alberi avrebbero ceduto il posto alle rovine di un vecchio
villaggio
abbandonato. L'entrata del laboratorio era lì.
Il dobe e Shikamaru erano spariti in cerca di legna per il
fuoco, mentre noi
tre eravamo rimasti a sistemare l'accampamento. Sai avrebbe fatto la
sua mossa,
me lo sentivo.
"Uchiha". Un sibilo.
Ero chino a montare una tenda e con la coda dell'occhio vidi
la figura di
Neji irrigidirsi. Lo ignorai.
"Dannazione, Uchiha! Voltati!". Ohh! Doveva essere proprio
infuriato.
Mi alzai lento, ripulendomi con calma le ginocchia sporche di
neve. Ero
tranquillo... nonostante quello che pensasse Sai, conducevo io la
partita.
Rimasi a fissarlo in silenzio, curioso di vedere fino a dove
avesse deciso
di spingersi. Vederlo in preda all'ira era divertente.
"Ti diverti a fare il superiore, eh? Il grande e potente
Uchiha. Sei
soltanto uno sporco traditore!". Mi afferrò la divisa,
avvicinando i
nostri volti. I suoi occhi erano due tizzoni ardenti di una gelosia
malcelata.
"MI FAI SHIFO!". Tuonò, completamente trasfigurato
dall'odio.
"Il solo pensiero delle tue mani su di lui ".
Le mie mani, Sai? E che dire del mio corpo, della mia bocca.
"Come ha potuto? Come ha potuto...". Farfugliava, incredulo,
frasi
sempre più incoerenti. Io continuavo a tacere.
"Con quale scusa
l'hai costretto! Dannazione, rispondimi!".
Neji s'era avvicinato con cautela, pronto ad intervenire se la
situazione lo
avesse richiesto. Ciononostante aveva capito che, se volevamo che
quella
missione riuscisse, bisognava mettere tutte le carte in tavola. Una
volta per
tutte.
Afferrai i polsi di Sai, staccandolo da me. Nessuno doveva
osare toccarmi.
"Naruto ha scelto di stare con me di sua spontanea
volontà, Sai".
Parlavo lento, scandendo ogni sillaba con una gelida determinazione.
Ero pronto
ad uccidere per Naruto. Volevo che lo sapessero. "Mi ama ". Ero un
bastardo e mi piaceva. Godevo, godevo nel vedere la collera
infiammargli il
viso. Vederlo faticare a ricacciare indietro la bile. "Lui è
mio... lui è
sempre stato mio".
Mi sferrò un pugno. Sentii un rivolo di liquido
metallico inumidirmi le
labbra. Se avessi voluto, avrei potuto evitarlo senza fatica, ma lo
lasciai
fare. Iniziavo a divertirmi sul serio.
Mi asciugai il sangue, osservando quel rivolo rosso macchiarmi
le dita. Gli
avrei concesso solo un colpo prima di reagire.
"Pensi, forse, di sapere di cosa ha bisogno? DI POTERLO FARE
FELICE?
Che cosa accadrà quando il Consiglio ti ordinerà
di rispettare i patti,
eh?". Urlò. Neji ci guardò incerto, non capendo a
cosa il suo compagno si
stesse riferendo.
"Il Consiglio non è un problema". Liquidai
quell'argomento con un
semplice gesto della mano. Avrei risolto la cosa a tempo debito. "E tu?
Tu
sai di cosa Naruto ha bisogno?". Le mie parole lo scossero, aizzando la
sua furia ancora di più. I nostri sguardi s'incatenarono
l'uno all'altro.
"Che diavolo vuoi dire? Naruto è una persona forte,
straordinaria!
Tutti noi faremmo carte false per lui!".
"Lo so perfettamente, ma non è ciò che
ti ho chiesto. Voglio sapere se
tu pensi di essere ciò di cui il dobe ha bisogno".
Sai non mi rispose.
"Il mio dobe ha un grande difetto, Sai. Pensa sempre agli
altri prima
che a se stesso. Non gli importa di soffrire, se con le sue azioni
più rendere
felice qualcun altro". Scrollai le spalle per sottolineare quello che
per
me era un comportamento completamente assurdo e insensato. "Pensa che
voleva rinunciare a stare con me pur di non precludermi la
possibilità di avere
dei figli. Da imbecilli, vero? Ma, che possiamo farci? Naruto
è una persona
troppo pura per avere pensieri egoistici". Gli sorrisi con fare di
sfida,
vedendo tenui linee di rosso circondare le sue iridi corvine. "Fortuna
per
lui che io non lo sono. Lo volevo come lui voleva me così ho
dovuto
costringerlo ad ammettere la verità. Non è il
tipo da essere messo su di un
piedistallo. Per essere felice, ha bisogno sempre di nuove sfide. Di
traguardi
da raggiungere. Ma, per far questo, ha la spiacevole abitudine di
dimenticarsi
da se stesso. Ciò di cui Naruto ha bisogno, è
qualcuno che si prenda cura di
lui quando si mette in testa una delle sue crociate. E, non tenendolo
lontano
dal pericolo, sotto una campana di vetro. Ma stando al suo fianco,
condividendone i rischi e avendo il coraggio di mollargli un sonoro
ceffone
quando occorre".
"Tu credi che io non ne sia capace?!"
"Sai...." Ed ora eravamo arrivati al momento della clou della
nostra rappresentazione. "Tu saresti disposto ad uccidere per lui?"
"Siamo ninja...". Iniziò ma lo interruppi subito.
Non mi
interessava la solita storiella sui ninja freddi e senza legami. Non ci
credevo
più dal giorno in cui avevo capito di desiderare quel dobe
con tutto me stesso.
"Non ho detto in una missione, Sai. Se ritenessi che una
persona voglia
fargli del male, se sapessi che potrebbe essere d'intralcio ai suoi
sogni... saresti
disposto a sporcarti le mani?". Ora che avevo cominciato, non potevo
più
fermarmi. "Se un giorno..." Sentivo un groppo serrarmi la gola. Era
un pensiero troppo sconvolgente persino per me. "Se un giorno, Kiiubi
dovesse prendere il controllo e distruggere tutto... se non ci fosse
altro
mezzo per fermarla... tu saresti disposto ad uccidere Naruto?".
Vidi il suo volto perdere via via il colore, sconvolto mentre
rivoli di
sudore freddo lo segnavano come in una maschera funerea.
"Uchiha..." .
"Se lui ti chiedesse di porre fine alla sua esistenza tu lo
faresti?". Insistetti.
Non mi rispose.
"Se fosse lui a chiedermelo io lo farei, Sai. Solo per lui.
Perché so,
che divenire il mostro che tutti lo hanno sempre accusato di essere,
è la sua
più grande paura".
Ancora silenzio. Vidi Neji farsi più vicino, anche
lui sconvolto.
"Ma, prima di togliermi la vita, ucciderei tutti quelli che lo
hanno
ferito e detestato, spingendolo oltre quella linea. Gli ho promesso la
mia
esistenza e non mi tirerò di certo indietro. Metterei a
ferro e fuoco questa
terra se fosse lui ad ordinarmelo. Non mi fermerei davanti a niente.
Quindi Sai
non venirmi a dire che non so di cui Naruto ha bisogno. Io lo so meglio
di
chiunque altro...".
Una nuova furia s'impadronì di lui. Stava per
saltarmi addosso e colpirmi,
ma lo Hyuuga fu più rapido. Lo afferrò per le
braccia, tentando di bloccargli
qualsiasi movimento.
Era una furia. Se avesse potuto, mi avrebbe ucciso.
"TU! TU!". Urlava, sempre più forte. "TI ODIO,
UCHIHA!!!"
"Che diavolo succede?".
Quella voce risuonò forte, bloccando il tempo in
una scena quasi surreale.
Naruto era tornato.
Neji lasciò andare Sai mentre quest'ultimo cadeva
in ginocchio come se tutte
le sue forze fossero state prosciugate da un'entità
misteriosa.
Ancora una volta un silenzio imbarazzato era sceso tra noi.
Il dobe poggiò il suo carico al suolo,
avvicinandosi lento. Spostava lo
sguardo dall'uno all'altro, tentando di capire cosa fosse successo.
Nessuno di
noi si decideva a parlare.
Mi sfiorò una guancia, passando un dito sul mio
labbro rotto. Il suo viso
tradiva un'espressione sofferente, malinconia mista ad un profondo
senso di
colpa. Poggiai la mia mano sulla sua. Era così calda.
"Che hai combinato stavolta, teme?". Mi chiese piano. Non
c'era
accusa nel suo tono. Solo tanta, tanta tristezza.
"Cosa ti fa credere che sia stata colpa mia?". Gli risposi
sarcastico.
"Sarà che non riesci mai a tenere a freno la tua
boccaccia?”.
Sollevai un sopracciglio. "Buffo detto da te!".
Tutto il mondo intorno a noi era come sfocato, come se quella
realtà si
fosse dissolta senza lasciar traccia. C'eravamo solo noi.
"Naruto...". Il richiamo di Sai dissolse l'incanto.
"Vi lascio soli". Afferrai la mia Kusanagi, iniziando ad
allontanarmi mentre lui si voltava verso i suoi amici. Avevano
ascoltato la mia
verità. Ora toccava a quella del dobe. Ed era una cosa che
Naruto doveva fare
da solo.
"Naruto, perché?".
In pochi balzi ero arrivato in una piccola radura che avevo
scoperto qualche
giorno prima. Lo Sharingan era già attivo, in questo modo
potevo seguire anche
da lontano le loro azioni. Lo avevo fatto quasi senza accorgermene. Per
quanto
ora fossi oramai un adulto, una piccola parte di me aveva il costante
bisogno
di sentirgli gridare al mondo cosa provasse per me.
"Perché cosa, Sai?".
"Perché lui? Perché dopo tutto quello che ha
fatto, ti ha fatto... perché
lui?". La voce di Sai era disperata. L'ultima scintilla di un fuoco
oramai
quasi spento.
Naruto gli sorrise mesto, stringendosi nel pesante mantello che aveva
indosso.
"Mi chiedi qualcosa a cui nemmeno io so cosa rispondere... è
come chiedere
ad un bambino: perché il cielo è blu?
Perché il sole è caldo? Tu puoi dare una
risposta a queste domande? Per tanto tempo, sapessi quanto sono stato
arrabbiato! Con lui, con me stesso. Perché se ne era andato.
Perché ci aveva
traditi. Perché non ero riuscito a fermarlo. Per tanto tempo
non ho capito
perché avessi questo disperato bisogno di riaverlo con me.
Poi una sera...
PUF... la verità mi si è parata davanti. Una
verità talmente grande che non
poteva più essere ignorata. Io lo amavo. Amavo quel teme
arrogante, egoista e
taciturno. Senza bisogno di un perché. Lo amavo, punto. Non
avevo bisogno di
sapere altro. Ora, finalmente, sono completo... ora sono felice".
Naruto aveva parlato con voce calma, dolce. Come una madre parla al suo
bambino.
Quando le lacrime avessero iniziato a rigargli il viso nessuno poteva
dirlo.
"Vi prego. Vi supplico, lasciateci in pace. Non costringetemi a
scegliere".
Si asciug.ò con rabbia quelle stille salate, prima di
voltarsi e sparire nel
folto della foresta.
"Sai..." Neji provò a poggiargli una mano sulla spalla. Per
tutto il
monologo di Naruto, il moro non aveva detto nulla. Sembrava quasi aver
smesso
di respirare.
"Non toccarmi, Hyuuga!". L'ANBU scacciò quella mano con
astio.
"Che guaio!".
"Non sei d'aiuto, Shikamaru". Sibilò il ninja dai lunghi
capelli.
"Infatti, non volevo esserlo". Nara si massaggiò il collo,
tentando
di riordinare le idee. "Ti avevamo avvertito, Sai. Ti avevamo detto che
avresti solo sofferto. Quei due sono fatti di un altro stampo. Nessuno
può competere
con quello che li lega".
Mentre gli ultimi raggi di un sole morente presero
a risplendere su di
loro, come materializzatisi dal nulla, candidi fiocchi presero a
danzare nel
cielo tinto di un tenue colore rosato.
My shadow's the
only one that walks beside me
My
shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes
I wish someone out there will find me
'Til then I walk alone
"Com'è
andata, dobe?" Ero
rimasto ad aspettarlo, appoggiato con la schiena
al tronco di una vecchia quercia. Era un buon posto per riflettere,
lì vicino a
quel piccolo laghetto. Era calmo, sereno.
Lui sbuffò ma i suoi begli occhi erano ancora
rossi. Non poteva mentirmi,
neanche se la sua vita fosse dipesa da questo. "Come se non ci avessi
spiato con il tuo Sharingan!"
Mi limitai a scrollare le spalle. Se litigare con me lo faceva
sentire
meglio, allora ci saremmo azzuffati.
Tuttavia, prima che potessi rendermene conto, me lo ritrovai
tra le braccia,
il suo viso nascosto contro il mio petto. "Cosa c'è di
sbagliato in me,
teme?Cosa?!". Stava urlando, singhiozzando, colpendomi il petto.
"Cos'è, ho scritto in fronte SONO GAY, ABBORDATEMI"?
Dovetti sul serio trattenermi dal ridere in quel momento.
Tentai di
soffocare quel riso, però le vibrazioni che mi morivano in
petto mi tradirono
ugualmente. Strofinò il suo viso contro di me in cerca di
calore.
Il suo mantello era umido. Doveva cambiarsi altrimenti si
sarebbe preso un
malanno.
"Hey!". Gli sollevai il viso, facendo incrociare i nostri
sguardi.
Dov'era finita la mia testa quadra preferita? Quella che non si
è mai arresa?
"Devi ammettere che hai una bella carrozzeria, dobe!".
"TEME?!" Strepitò contrariato, tentando di
liberarsi dal mio
abbraccio, ma io riuscivo a vedere oltre. Stava soffrendo. Il mio
Naruto era
stato ferito ancora una volta.
"Io non volevo che Sai soffrisse, Sasuke. Non voglio che
nessuno soffra
per me".
Vederlo così, come un pulcino spaurito,
infiammò la mia ira contro quel
dannato Villaggio che cercava di dividerci.
"Non puoi sempre rendere felici tutti, dobe. A volte devi
pensare anche
a te stesso". Lo sentii irrigidirsi nella mia stretta. Era arrivato il
momento di passare all'azione.
Lo afferrai per le spalle, sbattendolo contro il tronco che
fino a quel
momento mi aveva sorretto.
"Sasuke?".
Strinsi il suo viso con forza, serrando la mia bocca sulla
sua.
Mordicchiandogli le labbra fino a farlo gemere. Seviziando la sua
lingua fino a
fargli perdere completamente il controllo. I suoi mormorii rochi
m'infiammavano
l'animo. Non potevo fermarmi, non potevo.
Iniziai a lambirgli il collo mentre la sua pelle d'ambra
arrossiva sotto il
mio tocco. I suoi occhi erano languidi, adombrati da una strana foschia
che mi
faceva capire quanto perso fosse nel piacere che gli stavo donando.
Presi a succhiargli il lobo dell'orecchio, sussurrando con
voce roca tenui
parole di desiderio. Naruto aveva alzato gli occhi al cielo,
stringendomi con
forza il capo su di sé. Mormorando quanto mi amasse...
gridando al cielo quanto
avesse bisogno di me.
Senza che se ne accorgesse, feci scivolare una mano sul suo
petto, giù... giù,
fino alla sua cintura. La slacciai.
"TEME!" Mi afferrò quella mano impertinente,
bloccando ogni suo
movimento. Aveva il viso in fiamme. "Che stai facendo!? Non possiamo!
Non...".
Ancora una volta serrai la sua bocca con un bacio, rubandogli
il respiro.
"Shh! Va tutto bene, dobe. Ti fidi di me?". Gli mormorai,
staccandomi a malapena. Beandomi del suo respiro spezzato.
Lo vidi irrigidirsi impercettibilmente, la fronte aggrottata
in chissà quale
pensiero. Mi fissava incerto, eppure...
"Sì, Sasuke. Mi fido".
Un sorriso... un sorriso vero, come non ne faceva da tanto
tempo, rischiarò
quella foresta oscura, illuminandola con la forza di mille soli. Un
sorriso.
Sorrisi a mia volta.
M'inginocchiai davanti a lui, massaggiando i suoi fianchi con
un movimento
lento, ipnotico. Il suo sguardo era fisso su di me, non mi mollava un
solo
attimo.
Ad ogni carezza sul suo ventre, ad ogni bacio, seguivano
respiri sempre più
veloci. Potevo quasi sentire il suo cuore, battere forte fin quasi a
scoppiare.
"Ti va di dare al tuo koi un premio?". Con estrema lentezza,
abbassai la cerniera dei suoi pantaloni. Li aprii, facendoli scivolare
lungo le
sue gambe scattanti.
"Cosa?!". La sua voce era quasi inesistente.
"Ti va di darmi un dolcetto?". Le mie dite si erano portate
sul
bordo dei suoi boxer. Sfioravano quei fianchi bronzei a malapena,
solleticandolo.
"Dol... dolcetto? A te non piacciono i dolci...".
Sussurrò.
"Questo tipo direi di sì". Con un rapido gesto mi
liberai di
quella stoffa fastidiosa. Bellissimo, il mio dobe era semplicemente
bellissimo.
Lo sentii irrigidirsi mentre intuiva cosa volessi fare. Il suo viso
s'infiammò
di colpo ancora di più. Strinse le labbra, tentando di
trattenersi, mordendosi
una mano fino a farla sanguinare. I suoi occhi risplendevano, umidi di
lacrime,
eccitati dalla passione.
"No, Naru-chan. Voglio sentirti". Mi persi nell'odore
muschiato
della sua pelle, inebriandomi di quell'essenza che era puramente Naruto.
Presi a baciare la sua virilità con lentezza, baci
piccoli, lievi carezze,
tormentando tutta la sua lunghezza. Sentii le sua mani tra i miei
capelli,
afferrandoli con forza, spingendomi verso di lui affinché
potessi condurlo al
piacere che tanto agognava.
"S-Sasuke...".
Ne accolsi la punta tra le labbra, suggendo piano, eccitandomi
a quella
musica scandita da suoi gemiti che con la loro potenza riuscivano a
spezzare il
silenzio di quel luogo. Beandomi delle prime gocce di
felicità che stava
versando per me.
"Mnnn... Naruto. Sei più dolce di una caramella".
Lo stavo
tormentando e lo sapevo... lo stavo tormentando e mi piaceva.
"'Suke...". Non aveva più voce.
Portai la sua intimità in bocca, cercando di
accoglierne il più possibile.
Leccavo, baciavo, lambivo. Ne massaggiavo con le dita la base. Ad ogni
gesto,
un gemito. Ad ogni gesto, un suono diverso.
"SASUKE!" Sentivo i suoi umori iniziare a riversarsi in me ed
allora succhiai più forte. Eccolo...
Rivoli di saliva presero a scendere da un angolo della mia
bocca, sfuggendo
al mio controllo. Li raccolsi. Mentre con una mano tenevo i suoi
fianchi fermi
contro quel tronco che ci teneva saldi, portai quel dito umido verso la
sua
apertura, carezzandola e vezzeggiandola finché non si
aprì per me. Hmmm, quel
caldo che lo accolse era così invitante...
Spinsi, spinsi sempre di più, cercando il punto che
finalmente lo avrebbe
condotto al Nirvana.
"Sasuke... Sasuke... SASUKE!!!" .
Fu troppo per lui. Con un ultimo grido, arrochito dalla
passione fino al
punto d'essere quasi scambiato per il verso di un animale selvaggio,
Naruto si
lasciò andare, riversando il suo dolce frutto tra le mie
labbra avide. Lo bevvi
tutto, ripulendo la sua virilità con cura. Quando ebbi
finito, lo liberai dalla
mia presa. Completamente esausto, si lasciò scivolare al
suolo, poggiandosi
contro quel tronco in cerca di un appiglio.
Rimisi a posto i suoi abiti, beandomi di quel volto arrossito,
imperlato di
piccole gocce di sudore che lo rendevano una figura quasi eterea. Il
suo
respiro era ancora affannoso, il suo corpo scosso da piccoli tremiti.
Lo strinsi a me e Naruto mi lasciò fare.
"Mmmm mmm mmm". Borbottò, nascondendo il viso
contro il mio petto.
"Cosa?" Le sue orecchie erano talmente rosse che, per un
attimo,
temetti una loro possibile autocombustione.
"Lo abbiamo fatto in una foresta... Che vergogna!"
Mugolò. "E
se gli altri ci avessero visti, o sentiti? Voglio morire..."
"Dai, dobe". Su, su non era il caso di esagerare. Tornai a
poggiare la schiena contro la grande quercia, Naruto sempre stretto a
me, la
mia testa dolcemente chinata sulla sua. "Se tu morissi, io con chi mi
divertirei? Con Sakura?". Gli feci notare, gentilmente. "Di certo,
tutte quelle cose che ti piacciono tanto, non potrei di certo farle con
il tuo
fantasma!". Ops.
Dal ringhio che emise, forse, quello che avevo detto non lo
aveva
rasserenato molto.
"Sai, Sasuke...". Mi fissava torvo, i pugni stretti. "Alle
volte mi chiedo perché diavolo sto con te... TEME?!".
Urlò, tentando di
colpirmi.
"Per quanto ti faccio urlare a letto?". Riuscii a schivare
quel
colpo a malapena. Chissà perché aveva reagito
così. Infondo, la mia era solo
un'osservazione.
"SA-SU-KE. Brontolò ancora frasi incomprensibili,
borbottando come una
pentola di fagioli. Tuttavia, non riuscì a soffocare uno
sbadiglio. La
stanchezza e la tensione di quel giorno erano state troppe anche per un
tipo
come lui.
"Sh... Ora dormi, Naruto. Penseremo a tutto domani. Tu riposa.
Si
sistemerà tutto".
Non so perché dissi quelle parole. Non c'era
promessa più vana per un ninja,
per un uomo la cui vita era fatta solo di morte e sangue,
però...
Non saprei dire quando era accaduto, quando la mia mente
già al limite,
pronta a sprofondare nel baratro della follia da un momento all'altro,
aveva
concepito quell'immagine, quel desiderio ma... Se chiudevo gli occhi,
innanzi a
me vedevo stagliarsi una distesa infinita di verde e d'azzurro,
riscaldata dal
calore del sole. Un prato senza confini dove potermi sdraiare insieme
al mio
dobe sino alla fine dei tempi.
"Come fai ad esserne così sicuro?". La sua voce era
dura, aspra.
Quasi come se nemmeno lui credesse più in un futuro migliore.
"Perché saremo insieme, Naruto". Con un dito
sollevai il suo viso,
perdendomi in quegli occhi infiniti. "Ti ho dato la mi parola e la
manterrò, te lo giuro. Un giorno, troveremo un posto in cui
essere finalmente
felici".
Ci baciammo, un esile tocco per sigillare quella promessa
eterna che ci
eravamo scambiati.
"Sasuke?".
"Dimmi, Naru.".
"Questo è per te". Cercò in una tasca
del mantello, estraendone un
lungo kunai. Era strano, adornato da un sigillo familiare.
"Cos'è?". Gli chiesi.
"Spulciando tra le pergamene di mio padre, ho trovato la
spiegazione
della sua tecnica dl teletrasporto. Se dovessimo separarci, con questo
riuscirò
sempre a trovarti".
Non potevo crederci. La tecnica del teletrasporto? Come ci era
riuscito?
"Non fare quella faccia. Mi sono fatto aiutare da Kiiubi.
Pensavo che
questa tecnica poteva tornarci utile, un giorno".
Non sapevo sul serio cosa rispondergli.
Presi il kunai, fissandolo come a volerne carpire i
segreti. Ne ero un
po’ invidioso.
"Sta tranquillo. Se farai il bravo, quando torniamo a casa la
insegnerò
anche a te!" Con un sorriso sornione mi baciò il
collo, ridacchiando
divertito per l'espressione sorpresa che dovevo aver assunto.
"Dobe...".
"Teme." Mi rispose nello stesso tono.
Naruto tornò a poggiarsi al mio petto, chiudendo
gli occhi e lasciandosi
andare. Lo coprii per bene con il suo mantello e rimasi
così, ascoltando il suo
lento respiro cullarmi nell'attesa del rosso tramonto.
Un lupo ululò in lontananza, annunciando il levarsi
di un vento pungente.
Pesanti nubi portatrici di tempesta. Mi sentii raggelare il
sangue... avevo
un brutto presentimento.
Presto un tenue calore prese ad irradiarsi da quell'abbraccio.
Un tenue
calore che mi stordiva, intorpidendo le mie membra, sempre
più veloce. Le
palpebre erano pesanti, non riuscivo ad oppormi.
Quel calore... no, non calore... era chakra. Chakra infuocato
che mi
avvolgeva tutto. Stavo perdendo i sensi.
In un ultimo barlume di lucidità, due occhi
scarlatti riuscirono a perforare
la mia coscienza.
"Perdonami, Sasuke-kun".
"Kiiubi". E poi fu solo il buio.
Ah-ah,
Ah-ah, Ah-ah, Aaah-ah,
Ah-ah,
Ah-ah, Ah-ah
“Lo abbiamo trovato, Kabuto-sama... ma...".
"Parla, Hakudoshi! Sbrigati!".
"Non è solo. Il portatore di Kiiubi e il traditore sono
vicini".
"Maledizione! Raduna gli altri. Dobbiamo muoverci!".
*_*_*_*_*
"Non sarà il caso di andarli a cercare?".
"Diamogli ancora un po’ di tempo. Naruto era piuttosto
scosso".
Shikamaru gettò nuova legna sul fuoco, afferrando un pezzo
di carne
bruciacchiato. Bene, era cotto. "Che ti aspettavi, Neji? Questa
missione
sta diventando peggio di una soap-opera. Tremo al solo pensiero di cosa
accadrà,
quando tutte quelle pazze al villaggio scopriranno che il caro
Sasuke-kun è
dell'altra sponda". Addentò la sua cena.
Neji Hyuuga osservò per un istante una tenda in disparte.
Sai s'era coricato
presto, nel silenzio più totale. La sua ombra rischiarata
dalle fiamme del
fuoco giaceva supina su di un fianco.
"Tu a cosa pensi che Sai si riferisse parlando del Consiglio?".
"Beh, non è difficile da indovinare". Shikamaru
strappò un altro
pezzo di carne, masticandolo lento, pensieroso. "Sicuramente il
Consiglio
avrà domandato il completo controllo sulla prossima
generazione Uchiha. Mi
sorprende che a Sasuke sia stato concesso di partecipare a delle
missioni.
Credevo che il suo destino, oramai, fosse quello di un animale da
riproduzione". Gettò i resti del suo pasto tra le fiamme.
"Uchiha non è mai stato un tipo da seguire le regole".
"Il punto è un altro, Neji". Il volto del giovane era grave.
"Quando questa storia diverrà pubblica, tenteranno di
separarli a tutti i
costi".
"Pensi alle sue parole? Non penserai che...". Gli aveva raccontato
per filo e per segno ciò che era accaduto tra il portatore
dello Sharingan ed
il loro compagno ma Shikamaru aveva solo risposto con uno sbuffo
seccato. Non
era successo nulla che non aveva previsto.
Neji non ebbe il tempo di finire quel pensiero che Nara lo precedette
con
l'amara verità.
"Sasuke non si fermerà davanti e niente affinché
questo non accada".
"Non vorrai dirmi che Uchiha avrebbe intenzione di attaccare il
Consiglio?!". L'erede del Byakugan era scattato in piedi, sconvolto.
Nemmeno Sasuke Uchiha si sarebbe spinto a tanto, ne era assolutamente
convinto.
"Tu non capisci e mi chiedo se persino l'Hokage se ne sia resa
conto...".
"Di che parli?".
"Quei vecchi stolti pensano di poter prendere due piccioni con una
fava:
controllare il figlio dello Yondaime ed assicurarsi il potere dello
Sharingan
ma si sbagliano di grosso. Naruto è l'unica cosa che
trattiene quel ragazzo dal
perdersi completamente. L'unico suo appiglio di lucidità.
Finché sarà al suo
fianco, Sasuke sarà incatenato al nostro Villaggio. Che ne
sia cosciente o
meno. Ma se, per qualche assurda ragione, l'apporto di Naruto dovesse
venire a
mancare, il ricordo della strage compiuta da Itachi Uchiha non sarebbe
niente
rispetto all'eccidio di cui quel ragazzo potrebbe macchiarsi. Sasuke
è una
bomba ad orologeria". Trasse un lungo sospiro. "L'unica cosa da
chiedersi ora è: noi da che parte staremo?"
Appoggiare Sasuke Uchiha equivaleva a tradire il Villaggio ma non farlo
era un
tradimento verso l'amicizia di Naruto. In un modo o nell'altro, era una
situazione senza via d'uscita.
Quella domanda rimase senza risposta.
I due ninja non lo sapevano, ma Sai aveva sentito tutto. Le parole di
quel
maledetto traditore continuavano a tormentarlo senza sosta. Sarebbe
stato
disposto a sporcarsi le mani per Naruto?
Uno schianto...
Del fumo...
Uno stormo di corvi impazziti...
"Cazzo! Ci hanno trovati!!!"
I'm walking down
the line
That
divides me somewhere in my mind
On
the border line
Of
the edge and where I walk alone
Un passo dopo l'altro, un passo dopo l'altro.
Come
una bambola priva di volontà,
sospinta da quel vento gelido verso un luogo sconosciuto.
Un passo dopo l'altro.
Kiiubi! Un boato nuovo e antico
fece scuotere l'aria. Era
elettricità, forza, energia senza eguali.
La foresta fremeva innanzi a quella potenza. Se li si osservava bene,
persino
gli stessi alberi parevano inchinarsi impercettibilmente al passaggio
di quel
vento misterioso, inchinarsi davanti al loro signore tornato dopo tanto
tempo.
Kiiubi!
La attendeva lì, su quella scura e spoglia cima a strapiombo
sulla valle... Un
gigantesco lupo bianco dai riflessi argentati. Otto candide code si
stagliavano
dietro di lui, soffocando gli ultimi raggi di un sole morente che
cedeva il suo
trono alla pallida luna. Otto candide code che frustavano l'aria senza
sosta.
"Shiro..."
Il grande animale s'avvicinò con sospetto a quell'essere
umano, ammantato di
nero, che aveva risposto al suo appello. Shiro non capiva.
Quell'essere, poco
più di un bambino, emanava lo stesso odore della sua mate.
Come poteva essere?
"Mio mate..."
Un vortice di chakra prese a roteare come impazzito intorno al giovane
dai
capelli d'oro, quasi come se volesse sfuggire al proprio padrone per
ricongiungersi alla sua metà mancante.
Le mani di Naruto, no di Kiiubi, perché ora era la Volpe ad
avere il controllo,
tremavano.
Finalmente... finalmente, dopo tanto tempo, erano di nuovo insieme.
KIIUBI
Incurante di quel suo corpo di carne e sangue, fragile come
può esserlo una
piccola foglia innanzi alla potenza del gelido inverno, Kiiubi si
strinse al
mantello niveo di quell'essere gigantesco.
Era caldo... così caldo.
*_*_*_*_*
PERICOLO!
Prima ancora di essere completamente cosciente, avevo
già trapassato il
petto del mio assalitore con la spada. Era stato istintivo.
Mi sollevai di scatto, gettando lo sguardo su ciò
che mi circondava. Il dobe
era scomparso e cinque ninja vestiti di nero mi avevano accerchiato.
Riconobbi subito il coprifronte: Otonin. Non credevo che vi
fossero dei
sopravvissuti.
TUM TUM TUM
Potevo sentire quel suono sordo rimbombarmi nelle orecchie
senza sosta.
TUM TUM TUM
Pericolo, diceva. Pericolo...
Dannazione, non avevo tempo da perdere. Dovevo trovare Naruto.
Se Kiiubi
aveva preso il controllo, doveva essere successo qualcosa. Come avevo
potuto
abbassare la guardia in questo modo? Ero stato un pivello.
TUM TUM TUM
Pericolo, pericolo...
Stando al dobe, la Volpe era diventata una brava signora negli
ultimi tempi.
Cosa poteva essere successo? Non avevo percepito alcuna minaccia
affinché il
demone sentisse il bisogno di intervenire. Non lo capivo.
Schivai un attacco nemico, carbonizzando il mio aggressore con
un katon no
jutzu. Dovevo raggiungere gli altri al più presto. Quel
brutto presentimento
non si decideva a lasciarmi.
TUM TUM TUM
Come un tarlo, il dubbio stava corrodendo il mio spirito. Se
fossi stato più
sincero, forse avrei avuto il coraggio di dare un nome preciso a quel
brivido
sordo che mi paralizzava le ossa, mozzandomi il respiro: paura.
Paura per quel dobe che tanto avevo a cuore.
Attivai lo Sharingan, deciso a finire questo scontro che per
me era durato
anche troppo. Non erano di certo ninja alla mia altezza. Li uccisi
senza
esitare, trapassandoli con la mia Kusanagi.
Troppo facile, era stato tutto troppo facile. Un diversivo,
sicuramente.
Fu in quel momento che lo percepii. Lì, su
quell'altura lontana...
Chakra... chakra antico, sconfinato.
Kiiubi e qualcos'altro, a cui non potevo ancora dare un nome.
Dovevo trovare Naruto!
*_*_*_*_*
Mia Kiiubi.
"Mio Shiro".
Amante crudele è il tempo. Scorre, scorre senza sosta.
Scorre incurante di tutto e tutti. Del dolore, dell'amore. Della vita,
della
morte.
Non aspetta nessuno. Non fa favori a nessuno. Nemmeno per due demoni
antichi.
Scorre e basta.
Perché? Occhi d'ambra
la osservavano confusi, senza capire. Perché
questo corpo umano?
"Molte cose sono successe, amore mio". Tristezza,
desolazione.
Passione, rammarico.
Quanto desiderava poter essere di nuovo accanto a lui nella sua vera
forma...
Poterlo sfiorare con il proprio corpo senza temere di poter danneggiare
il
cucciolo...
Per un istante, una fronte umana ed un muso animale si sfiorarono.
Un'esplosione di ricordi li investì, entrambi.
Anni di dolore e sofferenze... anni di tormento per riempire il vuoto
di una
separazione durata troppo a lungo.
La cattura... la morte dei cuccioli.
Orochimaru... Minato.
Gli esperimenti... Naruto.
La fuga... Sasuke.
Kiiubi. Quando
la fusione delle loro menti si sciolse,
restarono solo tante domande.
"Io e il cucciolo ora siamo una sola persona. Questo
è il suo corpo".
La Volpe osservò quelle piccole mani, ruvide e
calde. Mani di un bambino
cresciuto troppo in fretta, il cui unico desiderio era quello di
proteggere le
persone a lui care e stringere quelle grandi e bianche del suo teme.
Non era
giusto desiderare di più. Lo aveva ritrovato e si erano
sfiorati ancora una
volta. Tanto poteva bastarle. Affondò quelle stesse mani in
quel mare di
morbido bianco. Sembrava seta.
Un demone è composto di puro chakra, la stessa energia che
riceve dalla Madre
Terra e che può controllare a suo piacimento. Ama
confondersi con le forze che
lo circondano senza assumere una forma reale, solida. Allora,
perché il suo
mate aveva quel adottato quell'aspetto corporeo? "Shiro?"
La fiera la fissava grave. Non c'è
più tempo, mia mate. Non ho più
tempo...
"Cosa vuol dire?"
Andiamocene via, presto.
"Cosa sta succedendo, Shiro?" La voce le tremava.
Dopo un lungo ululato di dolore il lupo, con un pesante tonfo,
s'accasciò al
suolo. Le sue possenti zampe erano scosse da violenti tremiti che
impedivano
loro di restare in piedi.
"SHIRO!!!"
Il suo pelo niveo prese a scintillare piano; piccole gocce di luce si
staccavano da esso perdendosi nel vento.
Orochimaru mi ha quasi sottratto tutta la mia forza
vitale. Non mi resta
più molto chakra.
No, no, NO! Kiiubi si strinse di più a lui, donandogli
energia, tentando di
fermare l'inevitabile. No, non poteva, non poteva...
"Non puoi abbandonarmi ancora!"
Kiiubi...
Per un istante, Kiiubi si scoprì a gioire di trovarsi in
quel fragile corpo
umano. Poteva piangere. Esternare quel dolore lancinante che le serrava
il
petto. "Lascia che il cucciolo ti aiuti. Sono sicura che lui
potrà
salvarti". Una preghiera disperata.
MAI!!! Furia,
furia incontenibile. Il vento stesso parve
rispondere a quell'odio così accesso, soffiando con ira,
spazzando via tutto
ciò che incontrava sul suo cammino. UMANI!
Sputò quella parola
con puro disprezzo. Patetici esseri senza onore.
Come puoi fidarti ancora
di loro dopo tutto quello che ci hanno fatto? Ringhiò
quasi incredulo.
Come poteva la feroce Kiiubi abbassarsi a chiedere l'aiuto di un umano?
"Io non mi fido di tutta la loro razza" Occhi
scarlatti
scintillavano battaglieri. "Ma il cucciolo è
diverso. Lui è come noi!"
Naruto Uzumaki non era un umano qualsiasi. Lui era un nuovo inizio per
quella
stirpe fragile e timorosa. Qualcuno che avrebbe potuto davvero cambiare
il
mondo.
*_*_*_*_*
"Uchiha!". Shikamaru.
Saltavo da un ramo all'altro rapido, concentrando tutto il
chakra che
potevo.
I miei sensi erano all'erta, pronti ad individuare
un'eventuale trappola. Ma
ero come cieco.
Lo Sharingan poteva percepire il minimo spostamento di energia
ma io non
vedevo nulla.
Naruto...
Maledizione! Ma che razza di Uchiha ero! Sapevo che eravamo in
pericolo...
Sapevo che dovevo mantenermi lucido, freddo, distaccato se volevo
sopravvivere,
ma non ci riuscivo. Era impossibile.
Tutto ciò che sentivo era la voce squillante del
dobe che pronunciava il mio
nome, la sua pelle contro la mia, la sua bocca su di me. Il dobe era
nei guai,
me lo sentivo.
Anche se oggettivamente sapevo, sapevo che quella testa quadra
era un ninja
di tutto rispetto, non avrei trovato pace finché non lo
avessi riavuto al mio
fianco. Continuavo a ripetermi che doveva, doveva stare bene.
Ma non ci
credevo nemmeno io.
"Che diavolo succede?" Tuonò ancora Nara.
Non potevo dire loro di Kiiubi, non mi fidavo abbastanza. Se
una volta
tornati al villaggio si fossero lasciati scappare anche solo una
virgola al
riguardo, avrebbero potuto tentare di portarmi via Naruto. Non potevo
rischiare.
"Degli Otonin mi hanno attaccato. Il laboratorio deve essere
vicino".
"Come? Tradito dai tuoi amichetti?".
Sai. Per un istante, desiderai ardentemente poterlo incenerire
con il solo
potere del mio Sharingan. Ma non era il momento.
"Di là!" Evitammo una serie di jutzu esplosivi,
scattando di lato.
Troppo facile, continuavo a ripetermi, non eravamo noi il loro
obiettivo
principale.
"Dov'è Naruto, Uchiha?" Il Byakugan di Neji era
fisso su di me.
Continuai a correre senza rispondere. "Non lo so". Dissi solamente.
"Cosa?!" Ci fermammo di colpo. Davo loro le spalle,
non
avevo bisogno dei loro sguardi colpevolizzanti per ricordarmi del mio
imperdonabile errore. Della mia leggerezza.
"Hai abbandonato Naruto durante una missione?"
Non ci vidi più. Come osava accusarmi di aver
lasciato il mio dobe indietro
volontariamente! L'ira, l'ira che fino a quel momento avevo cercato di
soffocare esplose. Sentivo il marchio di Orochimaru prendere il
sopravvento,
sussurrarmi suadenti parole di uccisioni e vendetta, e per un attimo la
tentazione di lasciarmi andare fu quasi insopportabile.
Lo afferrai per la gola, sbattendolo contro l'albero
più vicino, incurante
degli sforzi degli altri di fermarmi. Volevo vederlo implorare
pietà.
Supplicarmi di lasciarlo vivere e poi stringere la mia presa
finché la vita lo
avesse abbandonato. Lo volevo davvero.
"Ora ascoltami bene, miserabile. Non ho tempo per le tue
scenate
isteriche. Il mio dobe è là fuori e so che gli
è successo qualcosa. Prova solo
ad intralciarmi e potrei dimenticarmi che Naruto ti considera un amico".
"Calmati, Sasuke". Neji mi afferrò un polso,
liberando la mia
stretta mortale a poco a poco. Mi parlava lento, cercando di penetrare
quella
nebbia di morte che mi aveva imprigionato. "Siamo tuoi compagni".
"Non dire scemenze, Hyuuga!" Tuonai. Il Sigillo del Cielo
continuava a bruciare. "So benissimo che accettate la mia presenza solo
per rispetto nei confronti di quell'usuratonkachi! Non c'è
bisogno di inutili
giri di parole!"
"Ok, Ok. Ora calmiamoci tutti". Shikamaru si frappose tra noi.
"Sai, smettila di provocare. Siamo una squadra che ti piaccia o no!. E
tu,
Sasuke, puoi anche non considerarci tuoi amici. Mi sta bene. Ma se ti
capitasse
qualcosa, Naruto ci farebbe la pelle. Quindi ora cerca do
controllarti".
Il suo sguardo si portò su Neji che annuì.
"La foresta termina poco più avanti. Il resto
è solo un'illusione. Ci
stanno aspettando in forze". Mormorò il giovane dagli occhi
bianchi.
"Bene, signori. Diamoci dentro". Terminò il Nara
con un sorriso
sarcastico.
Ci lanciammo in avanti, distruggendo i talismani che tenevano
in piedi
quell'arte illusoria. Proprio come annunciato da Neji, il villaggio era
lì.
"Che piacere rivederti, Sasuke-kun". Kabuto...
Un dolore lancinante si diffuse dal segno maledetto,
paralizzandomi
all'istante. Caddi al suolo, in ginocchio, incapace di muovere il
più piccolo
muscolo. Gli altri si schierarono a mia difesa.
Trenta ninja, tutti vittime del mio stesso maleficio, erano
pronti a
lanciarsi contro di noi, pronti ad ucciderci. Eravamo in trappola.
Read
between the lines
What's fucked up and everything's alright
Check
my vital signs
To
know I'm still alive and I walk alone
'Sasuke'.
Per
Naruto, fu come essere investito da
una scossa potentissima. Come ricevere un nuovo devastante Chidori in
pieno
petto.
Era un dolore sordo, intenso. Un dolore che ti mozza il respiro,
lasciandoti
annaspante al suolo.
'Sasuke sta soffrendo...'
Era tutto così confuso, indistinto. Un paesaggio ovattato
che ti annebbia i
sensi, imprigionandoti in un luogo irreale. Una gabbia buia e tetra
dalla quale
non puoi fuggire. Era tutto buio, era tutto così buio.
'Devo andare da Sasuke'.
Cucciolo, cosa succede?
'Sasuke ha bisogno di me'.
E poi un'esplosione. Le tenebre di quella prigione furono disperse in
un
istante da una sfera di chakra purissimo. Una sfera crepitante che
cresceva,
cresceva sempre più.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
"AHHH!" Kiiubi, ancora in possesso del corpo del
giovane
Namikaze, s'inginocchiò al suolo, una mano sul petto alla
ricerca di una
disperata boccata d'aria.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
Il cucciolo si stava liberando con una potenza dirompente.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
Doveva essere successo qualcosa a Sasuke-kun. Non c'era altra
spiegazione.
"AHHH!" Il chakra di Naruto continuò a
crescere, a crescere,
tentando di risucchiare anche quello del demone. Inconsciamente, il
jinchuuriki
doveva aver avvertito il pericolo nella quale si trovava il suo
compagno ed ora
stava tentando di raccogliere quanta più energia possibile
per correre in suo
aiuto.
"SASUKE!!!" Il giovane urlò al cielo mentre lo spirito della
Volpe
veniva violentemente scaraventato ancora una volta all'interno della
sua
gabbia. Fu come svegliarsi da un incubo.
Disorientato, continuava a voltare il capo a destra e a sinistra.
Sasuke,
dov'era Sasuke? Perché non era lì con lui?
"Dove mi trovo?" Non riconosceva quel posto. Come ci era arrivato?
Umano...
Per la prima volta, umano e demone si trovarono l'uno di fronte
all'altro.
Tornerò, umano. presto Kiiubi
sarà di nuovo con me!
Prima che il giovane potesse anche solo comprendere cosa stesse
accadendo, il
demone scomparve risucchiato in un vortice luminoso di chakra e neve.
Sasuke! Una nuova fitta di dolore. Non c'era tempo per domande inutili.
Doveva
trovare Sasuke...
Tre semplici gesti. Aveva donato a Sasuke quel kunai speciale. Sapeva
dove
trovarlo. La tecnica di teletrasporto di suo padre lo avrebbe condotto
da lui.
*_*_*_*_*
"Che piacere rivederti, Sasuke-kun. Anche se avrei voluto che
il nostro
incontro fosse avvenuto in circostanze migliori..."
"KABUTO!" Ringhiai. Quanto avrei voluto poter afferrare la mia
Kusanagi e sbarazzarmi di quell'essere una volta per tutte.
Sentivo le terminazioni nervose di tutto il mio corpo
bruciare, impazzite.
Non potevo muovermi. Dannazione! "Che... Cosa mi... Hai fatto..."
Kabuto se ne stava dritto innanzi a me, sorridendo malevolo
piuttosto
divertito. Sai, Neji e Shikamaru stavano dando del loro meglio contro
quegli
Otonin ma erano troppi. Vedevo i corpi dei nostri avversari mutare,
deformarsi
e ingrandirsi fino a quando non ne restava più nulla
d'umano. Così simili per
capacità al quartetto del Suono che anni addietro mi avevano
condotto al mio
inferno personale.
"Interessante, non è vero? Quanto una semplice
molecola possa influire
sulla vita di un uomo". Quell'idiota provava un piacere immenso nel
sentire il suono della propria voce. Meglio così mi avrebbe
fatto guadagnare
del tempo. "Mentre tu, mio caro Sasuke, ti divertivi a dare la caccia
al
tuo adorato fratellino, insieme a quella banda di traditori, io portavo
a
termine gli studi sul Sigillo Maledetto riuscendo addirittura a
migliorarlo!
Ora è praticamente perfetto!"
Quella sua espressione di falsa simpatia mi faceva andare il
sangue alla
testa. S’inginocchiò di fronte a me, quasi a
dovermi impartire chissà quale
lezione di biologia. Bastardo.
"Sai, ho scoperto che sostituendo una semplice molecola di
azoto nel
veleno, il sigillo porta le capacità fisiche di chi lo
possiede al massimo,
annullandone completamente la coscienza. Si diventa delle perfette
macchine per
uccidere..."
Vedevo quegli Otonin venir colpiti mortalmente ma loro
continuavano a
rialzarsi come se nulla fosse. Quasi non avessero alcuna cognizione del
dolore.
Era solo dei fantocci. Dei fantocci con nulla di umano. I miei compagni
tentavano di tener loro testa ma era inutile. Il loro chakra si stava
esaurendo
rapidamente mentre quelli continuavano ad avanzare. Ed io ero bloccato
lì,
senza potermi muovere.
"Ah!" Shikamaru venne scaraventato al suolo. Un ninja dalla
pelle
rossastra si avventò su di lui, pronto a finirlo, ma fu
prontamente bloccato da
Neji. La sua tecnica di chiusura delle porte restava eccezionale.
Sai era circondato.
"E vuoi sapere quel è la parte più
divertente, Sasuke-kun?" Kabuto
trasse dalla tasca che aveva sul braccio un pugnale. "La loro presenza
è
in grado di paralizzare tutti i portatori del precedente tipo di
sigillo".
Il suo sorriso si tramutò in una smorfia d'odio
puro. Sollevò la sua arma,
stagliandosi contro il sole quasi del tutto scomparso dietro quella
pesante
coltre di nuvole scure, pronto a colpirmi. Non potevo morire
così... Come un
coniglio preso in trappola...
"SASUKE!" Urlò Neji.
"Addio per sempre, Sasuke-kun". Proprio mentre il fendente
mortale
stava per calare su di me, accadde qualcosa.
"Io non credo proprio..."
La mia salvezza giunse inaspettata nelle vesti di un giovane
biondo dagli
occhi scarlatti, il viso adornato da profonde cicatrice trasfigurato in
una
cupa espressione d'ira e le mani coperte di artigli.
Kabuto portò lo sguardo sul proprio petto: una mano
del dobe lo aveva
trapassato da parte e parte.
"Cosa?" Un rivolo di sangue gli sgorgò dalla bocca.
"Non è possibile..."
"Nessuno tocca il mio teme!" Era una voce tetra, fredda. Come
una
furia, Naruto, o forse Kiiubi, non riuscivo a distinguerli
scaraventò il
corpo esanime di Kabuto in aria, una bambola di pezza gettata via.
Gli occhi di Naruto erano assetati di sangue. Portò
la sua attenzione sugli
Otonin, persino per lo Sharingan era difficile seguire i suoi
movimenti. In un
lampo dorato, s'avventò su di loro, uccidendoli senza
esitare... Concedendo
loro una morte rapida, che ne fossero coscienti o meno.
In pochi minuti era tutto finito.
"Naruto!". Neji.
"Naruto!". Shikamaru.
"Naruto!". Sai.
Respirava a fatica il dobe, non per lo sforzo, ma nel
disperato tentativo di
contenere la sua furia. Si era portato una mano al petto,
chiudendo gli
occhi, cercando un pò di pace.
"Dobe". Lo chiamai, piano, con dolcezza.
Il chakra di Kiiubi si ritirò, lasciandolo confuso,
smarrito, disorientato
quasi non rendendosi conto delle sue azioni. Guardò lo
scempio che aveva fatto
con disgusto verso se stesso. Sapevo che nella sua testa continuava a
darsi del
mostro. Oramai lo conoscevo bene.
"Dobe, aiutami".
Si precipitò al mio fianco, aiutandomi ad alzarmi
mentre il mio corpo
riacquistava piano la sua sensibilità.
Sentivo il suo corpo tremare.
"Va tutto bene, Naru-chan".
Gli altri shinobi della Foglia ci osservavano immobili non
osando
avvicinarsi. Forse temevano che lo spirito della Volpe prendesse
nuovamente il
controllo. Che stupidi!
Strinsi il dobe a me, tentando di rassicurarlo. Non mi
importava che mi
vedessero senza la mia maschera di freddezza.
Un movimento improvviso.
"NO!"
Un pugnale.
Afferrai Naruto, invertendo le nostre posizioni.
"AH!" Sentii qualcosa di gelido squarciarmi la schiena.
"SASUKE!"
"Eh eh eh...". Il ragazzo occhialuto sputò nuovo
sangue al suolo
mentre altro liquido rosso zampillava copioso da quell'orrida ferita
sul petto.
"Alla fine, avrò ciò per cui sono venuto, caro
Sasuke-kun".
"Muori, sporco bastardo!" Neji gli recise di netto la gola,
ponendo fine alla sua patetica vita una volta per tutte.
Dolore... Tanto dolore...
La ferita pulsava sempre più forte. Fitte via via
più intense si facevano
strada in me, raggiungendo con rapidità il midollo. Mi
mancava il respiro.
"Parlami, Sasuke!" Naruto.
Lo Sharingan si era dissolto, lasciandomi
nell'oscurità. Ero cieco...
"Sasuke..."
Sentivo la carne sfrigolare, bruciare quasi fosse stata posta
al centro di
un fuoco senza fine. Potevo percepire il segno maledetto attivarsi,
tentare di
raggiungere il mio cervello con le sue parole di morte.
"Che diavolo gli succede?!" Sai.
"Sasuke, perché...". Singhiozzi... quel dobe sapeva
essere davvero
scemo alle volte.
"Lo avevo promesso, usuratonkachi". Le parole mi uscivano a
fatica.
Sentivo le labbra gonfie, la lingua come impastata. Un groppo alla gola
tentava
di soffocarmi. "Nessuno può farti del male, idiota".
"SASUKE!"
Non sentivo più nulla, non percepivo più
nulla... il mio mondo non esisteva
più.
Le fiamme del sigillo di Orochimaru presero a ricoprire tutto il corpo
dell'Uchiha mentre questi perdeva conoscenza.
"SASUKE! SASUKE!". Naruto era impazzito. Scuoteva il corpo del suo
ragazzo invocando il suo nome, piangendo senza sosta.
Occorreva prendere una decisione in fretta.
"Sai, tu vieni con me a raccogliere informazioni". Shikamaru aveva
raccolto le sue armi, riponendole nelle tasche che portava sulle gambe.
"Neji, tu aiuta Naruto con Sasuke. Tornate al villaggio. Noi vi
raggiungeremo il prima possibile".
"Non possiamo interrompere la missione". Fece notare Sai.
"Non la stiamo interrompendo. Ma non possiamo nemmeno permettere ad un
nostro compagno di morire. Kabuto deve avergli fatto qualcosa. Ci
occorre
Tsunade. Naruto ce la fai?".
Il biondo annuì, stringendo a sé il corpo
dell'Uchiha. Sasuke era molto più
alto di lui ma, in quel momento, il giovane non sentiva né
dolore né
stanchezza.
"Ma come faremo ad arrivare al Villaggio in tempo? Ci abbiamo messo
quattro giorni per giungere qui!"
"Neji". Naruto prese la parola per la prima volta. La sua voce era
flebile, smorzata dal dolore ma molto determinata. "Mettimi una mano
sulla
spalla".
"Che vuoi fare, Naruto?"
"Fallo!" Tuonò il ragazzo. "Non ho tempo da sprecare!"
Non lo avevano mai sentito usare quel tono così glaciale.
Faceva paura...
L'Hyuuga fece come gli era stato detto, non riuscendo a capire.
"Sono il figlio dello Yondaime. Niente per me è
impossibile!"
In un bagliore di luce dorata, in un istante i due erano scomparsi.
"Cos'era quello?" Sai era sbalordito.
"Che guaio! Sembra proprio che quel dobe abbia imparato la tecnica
preferita di suo padre. Su, muoviamoci!"
Shikamaru s'incamminò verso i resti di quel villaggio
abbandonato ma Sai restò
indietro, osservando il punto in cui i suoi amici erano scomparsi.
"Hai vinto, Uchiha!" Mormorò.
*_*_*_*_*
Quando quella luce abbagliante si dissolse, Neji Hyuga trovò
innanzi a sé
l'Ospedale di Konoha. Come avevano fatto?
Cercò Naruto, ma il biondo ninja era già
scomparso. Aveva spalancato le pesanti
porte di legno, proteggendo il suo prezioso carico con il proprio
corpo.
"TSUNADE!!!"
I walk alone... I walk alone
Vagavo nel buio senza una meta.
Vagavo nel buio senza un perché.
Ero parte di esso?
Volevo fuggire da esso?
Vagavo nel buio senza una meta.
Vagavo nel buio senza un perché.
*_*_*_*_*
Per Naruto, quello era un incubo... non poteva essere altrimenti.
Doveva...
doveva assolutamente essere un incubo.
Sasuke... Sasuke non poteva lasciarlo. Non poteva...
Urla strazianti gli laceravano l'anima.
Non poteva lasciarlo solo, lo aveva giurato.
Il mondo non esisteva più. C'erano solo dolore e paura.
Mormorii senza senso giungevano alle sue orecchie come echi distanti.
Parole di
cui non capiva il significato. Parole che non potevano ridargli il suo
amore.
Jiraiya stava interrogando Neji su ciò che era successo.
Tsunade urlava alle
sue assistenti di tenere l'Uchiha fermo. Sakura piangeva in un angolo,
troppo
sconvolta per poter essere d'aiuto.
Ma Naruto era indifferente a tutto questo. Poteva solo vedere il sangue
del
teme sulle sue mani, la sua voce che gli dava della testa quadra.
Com'era
potuto succedere?
"Naruto?" Qualcuno gli stava sfiorando una spalla, tentando di farlo
alzare. Si lasciò guidare, senza parlare, senza focalizzare
ciò che gli stava
succedendo. Era come morto dentro. "Vieni. Hai bisogno di darti una
ripulita". Neji prese a guidarlo fuori da quella stanza, cercando di
scuoterlo, di farlo riprendere. Quell'essere senz'anima non poteva di
certo
essere Natuto.
Da quando la nonna gli aveva tolto Sasuke dalle braccia, non s'era
più mosso.
Non aveva potuto, non ne aveva la forza.
Cucciolo...
'Perché, Kiiubi? Perché Sasuke? Se
solo... Se solo fossi stato più
attento...'
Non è stata colpa tua!
Nuove, calde lacrime solcarono quel volto sporco di terra e sangue.
'Io non posso perderlo. Ne morire!'
Cucciolo...
"AHHH!!!"
Il chakra maledetto esplose in tutta la sua violenza. Il segno oscuro
bruciava
più forte che mai, ricoprendo rapidamente tutto il corpo del
moro come un
cancro che non lascia scampo.
La sua energia investì in pieno gli assistenti dell'Hokage,
scaraventandoli
contro le pareti di quella stanza spoglia, contro le vetrine piene di
strumenti
ed erbe mandandole in mille pezzi.
"DANNAZIONE! BISOGNA TENERLO FERMO!"
Tsunade afferrò con forza le braccia del giovane, tentando
di limitarne i
movimenti ma era inutile. Sasuke urlava, scalciava, tentava di
liberarsi... Il
segno del Cielo era già entrato nel suo secondo stadio.
"JIRAIYA, SBRIGATI!!!"
Poi il tempo si fermò di colpo. Tutto tacque...
Due mani forti si posarono sulle gelide braccia del vendicatore.
"Naruto..."
Il biondo prese a sfiorare i capelli d'ebano del suo amore. "Sono qui,
Sasuke. Sono qui...".
Per una frazione di secondo, quegli occhi d'ebano parvero aprirsi di
poco.
"Na-Ru-To...". Un roco sussurro.
"Sono qui, teme. Non sei solo".
La donna bionda tentò allora di fare bere al giovane
vendicatore una strana
medicina ma egli voltò il capo con violenza, serrando le
labbra fino a farle
sanguinare.
Violenti tremiti percorrevano quel corpo stremato, eppure sembrava
quasi che la
presenza del figlio dello Yondaime riuscisse a calmarlo. La sua sola
vicinanza
pareva quasi tenere a bada quel veleno che lo stava lentamente
consumando.
Una mano bluastra cercò quel contatto caldo che tanto
agognava e Naruto la
strinse senza esitare.
"Che devo fare, Tsunade?" Tanta determinazione la fece rabbrividire.
"Devi fargli bere questo". Teneva tra le mani una ciotola di liquido
dall'odore dolciastro. Senza esitare il portatore di Kiiubi
l'afferrò.
I sussulti di Sasuke si fecero più frequenti, la sua bocca
spalancata in cerca
d'aria.
Con riverenza, Naruto gli sollevò il capo, facendo
attenzione a non ferirlo
ulteriormente. Si portò la ciotola alle labbra, bevendone un
lungo sorso. Prima
che qualcuno potesse fermarlo, posò con forza le sue labbra
su quelle del moro,
riversando nella sua bocca la droga.
I tremiti cessarono.
I sussulti si placarono.
Un gemito.
Hokage e medici si voltarono verso l'origine di quel suono. Sakura si
era
portata una mano alla bocca nel tentativo di celare la sua espressione
d'orrore.
"FUORI TUTTI QUANTI!" Strillò l'Hokage. I medi-nin sparirono
di
colpo, troppo scioccati da quella scena per fare altro.
Neji circondò le spalle della ragazza con un braccio,
scortandola fuori da
quella stanza.
"Naruto, sei impazzito! Avresti potuto...".
"Non m'importa! ME NE FREGO DI LORO! ME NE FREGO DI QUESTO
STRAMALEDETTO
VILLAGGIO!!!" Non sembrava più lui.
"DEVI SALVARLO, BAA-SAN. DEVI SALVARE IL MIO ANATA!"
"Cosa?!" La donna era allibita. Troppo sconvolta per aggiungere
altro... Anata, anata, anata... Quella parola continuava a risuonarle
nella
mente senza sosta...
"Guarda il suo polso sinistro, Tsunade". Jiraiya era sopraggiunto al
suo fianco, indicando un punto preciso sul braccio di quel moccioso.
Proprio
lì, in tutto il suo splendore, spiccava il pegno d'amore
degli appartenenti al
Clan di Kushina Uzumaki.
"Che cosa hai fatto, Naruto?" Non poteva crederci, non voleva.
Possibile che quel moccioso era stato così stupido,
avventato,
irresponsabile...
Naruto s'accasciò sfinito al suolo di fianco al letto del
suo amore, la mano di
Sasuke sempre stretta nella sua.
"Io... Io e Sasuke...". Sollevò il suo sguardo di cielo su
di loro,
fiero come non lo era mai stato. Disperato come non mai. "Io e Sasuke
ci
siamo uniti con il jutzu segreto del Clan Uchiha. Siamo diventati una
cosa
sola...". Li stava implorando senza dir nulla... li stava supplicando
di
accettare quel loro legame che ora non poteva più essere
scisso.
Pesanti nuvole nere presero ad ammassarsi nel cielo, sospinte da una
bora gelida.
La bufera era vicina.
Innanzi a quella disperazione, tutte le parole su quella decisione
assurda le
morirono nel petto. Innanzi a quegli occhi rigati di lacrime, Tsunade
sentì una
morsa serrarle il petto. Per il bene di quel moccioso, avrebbe fatto
tutto il
possibile per salvare l'Uchiha.
Sapeva... lo sentiva, che Naruto non sarebbe mai sopravvissuto a quella
perdita.
"Farò del mio meglio, Naruto".
I
walk alone... I walk alone
Il mio corpo era in fiamme. Lo sentivo bruciare, sfrigolare,
dissolversi,
lasciandomi nudo innanzi a tutta quella sofferenza.
Il buio s'era fatto più fitto. Tentando di
sommergermi. Tentando di
strangolarmi, annullarmi in esso... stavo soffocando.
Perché era tutto così buio?
La luce, dov'era la luce?
Dove sei, Naruto?
*_*_*_*_*
"Come sta?"
Incurante di tutto quel dolore, il tempo aveva continuato a scorrere,
inarrestabile.
Per tre giorni, Naruto era rimasto al capezzale di Sasuke, senza
allontanarsi
anche un solo istante.
L'Hokage si massaggiò una tempia, tentando di trovare un
attimo di respiro.
Aveva ricevuto un rapporto da Shikamaru: il laboratorio era stato
trovato.
Abbandonato. Numerosi cadaveri erano stati rinvenuti, imprigionati in
gigantesche stalagmiti.
Era tutto distrutto. Forse le voci su quella creatura gigantesca non
era
infondate. Tutti i macchinari erano stati fatti a pezzi ma, dagli
schizzi
inviatele da Sai, la donna sembrava aver ricostruito la loro funzione.
Erano
quasi delle camere di contenimento, ma per cosa? A quello che ne
sapevano, la
maggior parte degli Spiriti Leggendari erano nelle mani dell'Akatzuki.
Quella stanza era stata sigillata, sempre controllata a vista dai suoi
migliori
jounin. Nessuno doveva avvicinarsi a Sasuke. Nessuno. Ne aveva
più che
abbastanza delle dicerie che circolavano in quel villaggio di
pettegoli.
Per tre giorni e tre notti, aveva dato fondo a tutte le sue conoscenze
mediche
tentando di trovare una soluzione. Sembrava tutto inutile. Shizune
aveva
cercato informazioni anche presso i villaggi loro alleati. Niente.
Stava
perdendo tutte le speranze. Era quasi tentata di arrendersi ma non
poteva. Le
bastava vedere quella figura bionda rannicchiata su una scomoda sedia,
sfinita,
addormentata con il viso posto in un angolo di quel piccolo letto, la
mano di
Sasuke sempre stretta tra le sue. Era una scena da spezzarti il cuore.
"Ho fatto il possibile, ma quel veleno era progettato proprio per
interagire con il segno maledetto". La donna si passò una
mano tra i
capelli, sfinita.
Era riuscita a far retrocedere la maledizione al suo primo stadio ma
numerosi
segni neri continuavano a bruciare su quella pelle diafana,
consumandone fino
all'ultima goccia di chakra.
"Lo sta consumando lentamente. Non gli resta più molto
tempo".
Tremava. Jiraiya l'accolse in un abbraccio cercando di infonderle un
po’ di
coraggio e lei lo lasciò fare. "Ho paura, Jiraiya. Ho paura
di cosa quel
moccioso possa fare...".
"Shh."
Avevano parlato piano per non svegliare Naruto, fermi lì su
quella soglia, non
sapendo che lui non si era mai addormentato.
Piangeva in silenzio Naruto. Dando loro le spalle per non mostrare
nulla,
sapendo che altrimenti non gli avrebbero mai detto la
verità.
Mi dispiace infinitamente, cucciolo. Se solo... se
solo fossimo stati con
lui prima, forse...
'Chi era quel demone, Kiiubi? Il demone che ho visto nella
foresta?'
...
'Dimmelo. Ne ho il diritto!'
Quello era Shiro... il mio Shiro...
'Era la sua voce che continuava a chiamarmi in questi giorni?'.
Si... Shiro... Shiro è riuscito a fuggire
dal laboratorio in cui era
stato rinchiuso ed è venuto a cercarmi. Non sapeva cosa
fosse accaduto
diciassette anni fa... non sapeva che ora sono sigillata nel tuo
corpo...
'Così hai preso il controllo del mio corpo...'. Non
era un'accusa ma fece
male ugualmente.
Sta morendo, Naruto. La sua forza vitale si sta
lentamente consumando.
Voleva solo ritrovarmi prima di morire...
Ed, allora, non ci fu più confine tra uomo e demone. Solo
dolore. Tanto, tanto
dolore. Infinito come il tempo che non lascia scampo. Profondo come una
voragine senza fine.
'Come faremo, Kiiubi? Non posso vivere senza di lui'.
Lo so, piccolo. Anch'io, anch'io vorrei farla
finita...
Per un demone, la vita e la morte fanno parte di un grande cerchio che
esiste fin
dall'alba dei tempi. Non può essere spezzato, non
può esser sovvertito. Ma come
poteva rinunciare a quella felicità che le era stata
così brutalmente
strappata? Non c'era davvero più speranza?
"Che possiamo fare, Tsunade?"
"Non ci resta che pregare. Ora solo un miracolo potrebbe salvarlo.
Forse,
solo Naruto sarebbe potuto sopravvivere a quel veleno. E solo
perché il suo
corpo racchiude lo spirito di Kiiubi".
I due Sannin s'allontanarono.
Racchiudere uno spirito... racchiudere uno spirito.
Parole, parole cariche di speranza... parole dotate di una forza
devastante...
Racchiudere uno spirito... racchiudere uno spirito.
Ne sarebbe stato capace? Non lo sapeva. Eppure guadando il volto
sofferente di
Sasuke seppe che doveva rischiare. Non aveva altra scelta.
BOOM
Un boato. La bufera tanto temuta era finalmente giunta.
My shadow's the
only one that walks beside me
My
shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes
I wish someone out there will find me
'Til then I walk alone
Correva, correva Naruto. Correva
grazie alla forza della sua
disperazione. Correva contro quel vento gelido e sferzante che lo
ricacciava
indietro, tentando di schiacciarlo. Non glielo avrebbe permesso.
Un chakra rosso scarlatto avvolgeva le sue membra stanche mentre
l’adrenalina e
il dolore gli facevano battere il cuore a mille.
Devo salvarlo, devo salvarlo, si ripeteva. Devo salvarlo. Era tutto
ciò che lo
spingeva ad andare avanti. Devo salvarlo. Era il suo unico obiettivo.
Non aveva più lacrime da versare, Naruto. Il suo animo
s’era come impietrito,
divenendo più gelido di quella bufera stessa. Una bufera che
non aveva nulla di
naturale. Poteva sentire il vento ululare il suo nome, gridargli di
raggiungerlo ma non poteva cedere.
Doveva restare Naruto… doveva salvare il suo anata.
Il suo sangue ruggiva. L'istinto del demone minacciava di soffocarlo ma
ancora
una volta riuscì a sopprimerlo. Non aveva più
tempo.
BUMM
Spalancò la porta dello studio di suo padre, entrando in
quella stanza scura
come una furia. Rotoli su rotoli iniziò ad esaminare,
cercando di trovare
l’unica cosa che sapeva poter salvare il suo amore.
Gettò tutto all’aria, incurante del tesoro
prezioso che quei rotoli
rappresentavano. Erano solo carta inutile.
Che vuoi fare, cucciolo?
Lo voce del demone lo riscosse per un istante, facendogli cadere dalle
mani un
vecchio libro rilegato. Dov'era? Dove diavolo era?
‘È l’unico modo
Kiiubi!’
Niente, dannazione!
Il dolore che gli attanagliava il petto lo soffocava, offuscandogli la
vista
come un velo sempre più spesso.
DOV'ERA?
"Ahhh!". Con un pugno colpì la pesante parete di legno che
sosteneva
quei vecchi scaffali fino a provocare un profondo buco. La mano gli
sanguinava
ma non se ne era nemmeno accorto.
Eccola. Era lì, nascosta in quel muro, in uno scomparto
segreto, racchiusa in
una scatoletta di metallo. La estrasse, scardinandola a mani nude.
Finalmente
l'aveva trovata!
Persino per un demone del suo livello, ciò che il moccioso
voleva fare era una
follia. No, non una follia. Ma una missione suicida! Stava segnando la
sua
morte con le proprie mani...
No! Finalmente il demone aveva
iniziato a capire. No… non
puoi farcela…
‘Si, invece. Non ho altra scelta’.
Morirai… non sei abbastanza esperto per
usare quella tecnica!
‘Non posso non fare nulla e lasciarlo
morire!’.
Hai pensato alle conseguenze? Anche se ci riuscissi,
perderesti la tua
anima!
‘DEVO FARLO!’
Ragiona!
‘Kiiubi… promettimi…
promettimi che qualunque cosa dovesse succedere, tu ti
prenderai cura di Sasuke’.
Cucciolo…
‘GIURAMELO!’
Lo prometto. Gli rispose a
malincuore. Se avesse potuto piangere,
il demone era certo di stare versando delle lacrime.
‘Bene. Avrò bisogno del tuo aiuto. Sei
l’unica che può dirmi cosa fare. Tu
ricordi tutto, vero?’.
Naruto...
'Vero?'
Si.
'Ti prego, sforzati di capirmi. E di perdonarmi, se puoi.
Io... Io lo amo,
Kiiubi'. Cadde in ginocchio, stringendo quel vecchio rotolo
di pergamena
tra le dita. 'Lo amo così tanto'. Iniziò
a singhiozzare quasi senza
accorgersene.
Lo so, cucciolo. Ma ti rendi conto a cosa stai
rinunciando? Tentò
di farlo ragionare lo spirito della Volpe. Quello sciocco moccioso
stava
andando incontro alla sua fine a testa alta, senza tirarsi indietro. Lo
stava
facendo pienamente cosciente di quello che sarebbero stati i rischi e,
una
parte di lei, era profondamente fiera dell'uomo che il suo ragazzo era
diventato. E poi dove troverai un demone abbastanza
forte da salvarlo? Nel
momento in cui la Volpe pronunciò quelle parole, tutto le fu
così dannatamente
chiaro. Naruto voleva...
'Si, lo so a cosa rinuncio. Ma non importa. Con il sacrificio
di uno,
salverò ben due vite. Mi sembra uno scambio più
che equo'. Si stropicciò
gli occhi, tenendo sempre quella pergamena stretta contro il suo petto.
Era la
sua sola speranza. 'Hey, Volpe, cerca di vederne l'aspetto
positivo'.
Naruto cercò di sorridere nonostante le lacrime che
minacciavano di prendere il
sopravvento sulla sua determinazione. Si morse il labbro per
ricacciarle
indietro, stringendo le mani a pugno fino a conficcare le unghie nella
sua
stessa carne.
E quale sarebbe?
'Presto tu e Shiro sarete di nuovo insieme. Se tutto va come
credo, fondendo
i loro chakra anche il tuo lupo riuscirà a salvarsi'.
Cucciolo...
Si alzò di colpo, srotolando la pergamena sulla vecchia
scrivania di legno
scuro. Accese una piccola lampada poco distante, abbandonando il
mantello umido
sul pavimento. Le mani gli tremavano ma si costrinse a
continuare.
Con un gesto rapido sciolse il nodo che legava il proprio coprifonte.
Lo
strinse nella mano, una smorfia di dolore che gli segnava il viso. Se
fosse
sopravvissuto, probabilmente lo avrebbero bandito dal Villaggio per
sempre. Ma,
purtroppo, non aveva altra scelta.
Fuori, il vento prese ad ululare più cupo, minacciando
Konoha con una ferocia
sempre più crescente. I vetri delle finestre vibravano
rapidi, quasi sul punto
di infrangersi.
TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO. Questo recitava quella pergamena.
Ah-ah,
Ah-ah, Ah-ah, Aaah-ah
Ah-ah, Ah-ah
BOOM
Un boato assordante. Un boato talmente forte da far vibrare le grandi
vetrate
dell'ospedale.
"Visto che tempo? La bufera si fa sempre più violenta, caro
amico. C'è da
credere in un cattivo presagio".
"Buon per me che non sono un tipo superstizioso, Gai". Yamato
s'appoggiò allo stipite della porta che stavano
sorvegliando, perdendosi nello
spettacolo apocalittico che esse mostravano.
Sembrava sul serio un presagio infausto. Pioggia, grandine, neve. Il
cielo
stava combattendo la sua guerra personale. La natura stava scatenando
la sua
ira contro un ignoto nemico.
Un lieve mormorio filtrò da quella porta sempre chiusa. Un
sussurro flebile, la
preghiera di una voce quasi del tutto spenta.
"Tu cosa ne pensi?". Chiese d'un tratto. Non era superstizioso, no.
Ma aveva un brutto presentimento.
"Riguardo cosa, mio indomito amico?"
Con un lieve cenno, Yamato indicò la stanza dietro di lui.
"Riguardo
all'Uchiha".
Tsunade li aveva posti a guardia di quella porta. Non aveva rivelato il
perché,
eppure il motivo era stato piuttosto apparente. In molti, al villaggio,
vedevano in questa situazione l'occasione buona per sbarazzarsi del
giovane
Sasuke una volta per tutte. Sasuke Uchiha, la minaccia additata dal
Consiglio.
Lo stesso Consiglio che anni addietro vedevano in lui tutte le sue
speranze.
Anche se avevano fatto il possibile, le voci sulle condizioni del
vendicatore
s'erano diffuse ugualmente. E Konoha s'era divisa in due.
Gai trasse un profondo sospiro, la gravosità di quella
faccenda riuscì persino
a spegnere il suo eterno sorriso.
"Vorrei dirti che il giovane Sasuke è un essere corrotto.
Che merita di
morire, ma non posso". La sua voce era severa. "Neji mi ha confessato
che ora Sasuke sta lottando tra la vita e la morte per aver tentato di
salvare
un suo compagno. Questo deve pur dire qualcosa. C'è del
buono in quel ragazzo,
ma lo sento!".
"Forse hai ragione".
Li aveva posti a guardia di quella porta, Tsunade. Ma non per tutte le
ragioni
che credevano loro.
Era terrorizzata, anche se cercava di nasconderlo. Terrorizzata che il
suo
piccolo Naruto potesse compiere una sciocchezza.
Il destino, di cui Neji aveva così spesso parlato, pareva
volersi accanire
contro di lui. Voleva portargli via la sua persona più
preziosa, proprio ora
che si erano finalmente trovati.
BOOM
Un altro tuono.
*_*_*_*_*
"Ora cambiamo le fasciature, ve bene Sasuke-kun?"
Piano, piano con tutto l'amore racchiuso nel suo piccolo cuore, Sakura
cercava
di prendersi cura del suo Sasuke.
Tutti i sentimenti che aveva cercato in vano di soffocare in quegli
anni, erano
tornati alla carica più forti che mai.
La febbre del giovane era ancora molto alta. La kunoichi intinse un
panno in un
catino. Lo strinse forte, bagnando quella pelle così calda e
sudata.
Il corpo di Sasuke era scosso da lievi tremori, la sua mente
imprigionata nel
delirio del tormento. La droga che la sua maestra gli aveva
somministrato stava
già perdendo la sua efficacia.
L'Uchiha si agitava, a tratti urlava, alle volte sembrava riprendere
coscienza.
Il cuore di Sakura sanguinava ogni minuto di più. Non poteva
morire. Sasuke-kun
era il migliore. Non poteva morire.
"N--N--"
"Cosa c'è, Sasuke-kun?". Chinò il capo sul suo
viso pallido,
ricacciando indietro le stille salate che da tre giorni le segnavano il
viso
senza sosta.
"Naruto...". Lo sentì mormorare.
Una sola parola. Un solo nome ed il suo cuore cadde a pezzi, come una
bambolina
di vetro sollevato in aria e scaraventata al suolo da un vento
impietoso.
"Naruto..."
"Sono io, Sasuke-kun. Sono Sakura". La piccola Haruno implorava,
supplicava di riconoscerla, percepire la sua presenza. La sua presenza,
di lei
che gli era rimasto vicina, che non l'aveva mai abbandonata.
Ma no... Naruto, Naruto, Naruto... sempre e solo Naruto.
Perché Sasuke non si
accorgeva anche di lei?
Una mano del moro si sollevò lenta, quasi a voler afferrare
qualcosa, e fu
allora che Sakura lo vide. Un sottile braccialetto d'argento. Una
promessa
eterna.
"Ma cosa?".
BOOM
"Naruto...".
"Sono qui, teme". Una finestra spalancata.
Accadde tutto molto in fretta, Sakura non ebbe nemmeno il tempo di
voltarsi. Un
pugno alla bocca dello stomaco e poi il buio.
"Perdonami, Sakura. Ma non ho altra scelta". Naruto prese il suo
fragile corpo incosciente tra le braccia e l'adagiò in un
letto vicino. Non
aveva voluto farle del male, ma avrebbe sicuramente cercato di
fermarlo.
La porta si spalancò. Yamato e Gai.
"Sakura!"
TUM TUM
Alle loro spalle due cloni colpirono i loro punti di pressione,
mettendoli
fuori combattimento.
"Legateli e imbavagliateli". Ordinò senza distogliere mai lo
sguardo
da Sasuke. Un lieve, amorevole sorriso gli adornò il viso
preoccupato mentre
una mano tremante accarezzava quei capelli corvini madidi di sudore.
Alcuni segni con la mano libera e il cloni mutarono il loro aspetto in
quello
dei ninja svenuti.
"Naruto". Sasuke aveva riconosciuto la sua presenza. Si era
svegliato.
"Sempre a fare la prima donna, eh teme?" Un bacio a fior di labbra.
"Riposa, Sasuke. Hai bisogno di conservare le forze". Avrebbe voluto
dire altro l'Uchiha, ma quelle carezze sul viso sortirono presto il
loro
effetto.
Con tutta la delicatezza di cui è capace un uomo innamorato,
Naruto prese il
suo anata tra le braccia, ricoprendolo con un pesante mantello che
aveva con
sé.
Si voltò un'ultima volta verso i due cloni. "Cercate di
darci più tempo
possibile. Mi fido di voi".
Sei certo di quello che fai, cucciolo?
'Ora non posso più tirarmi indietro'.
Allora cerca un posto isolato, il più
lontano possibile dal centro
abitato. Conserva quanto più chakra possibile. Ti
darò io l'energia che serve
per spostarci.
Naruto osservò Sakura ancora una volta, mormorando di
scusarlo. Poi, animato da
nuova determinazione, sparì nel gelo della notte.
I
walk alone ... I walk alone
Il sole... perché il sole era scomparso?
Perché mi aveva lasciato nuovamente
in quell'oscurità senza fine?
*_*_*_*_*
"Hanno trovato Naruto?"
Jiraiya scosse la testa. Il moccioso era scomparso da ore.
Stavano percorrendo il corridoio deserto verso la stanza dell'Uchiha in
silenzio. Non potevano fare altro. Sasuke stava morendo. La
verità era questa,
non potevano cambiarla.
"Dannato, stupido!" Tsunade si sentiva maledettamente impotente.
"Ho mandato Kakashi, Iruka e il resto dei suoi amici a cercarlo.
Dovremmo
sapere qualcosa presto". Una pausa. "Temi che faccia qualche
sciocchezza?".
"Farà sicuramente qualche sciocchezza. È stato
tuo allievo per tre anni,
dannazione! Dovresti saperlo!".
"Già". Il vecchio Ero-Sennin si passò una mano
nella folta criniera,
sospirando affranto. "Quando si tratta di Sasuke, perde completamente
il
controllo".
"Perché, ce l'ha mai avuto?".
Ancora silenzio.
"A cosa pensi?".
"Al rapporto di Neji. Secondo lui, dopo che Sasuke e Naruto si sono
separati da resto del gruppo, deve essere successo qualcosa. Qualcosa
riguardante Kiiubi. La stessa cosa che ha spinto Kabuto ad uscire allo
scoperto. E Sasuke ne era al corrente!".
"Che succede?".
La donna si bloccò di colpo. Yamato e Gai erano al loro
posto, ma… prese a
correre, una strana agitazione nel petto.
"Tsunade!"
Jiraiya si gettò al suo inseguimento mentre la porta si
spalancava. Una Sakura
ancora debole s'accasciò contro di essa.
"Tsunade!" .
"Dannazione, cloni!". Urlò il vecchio.
Jiraiya ne afferrò uno prima che potesse piantarsi un kunai
nel petto e sparire
come l'altro.
La donna bionda s'inginocchio accanto alla sua allieva. "Cosa
è successo,
Sakura?"
Lei si strinse al petto della sua maestra, il respiro rotto da forti
singhiozzi. "Naruto... Naruto ha preso Sasuke!"
"Dov'è Naruto, parla!".
L'Eremita dei Rospi strinse la sua presa intorno al falso Yamato ma
questi si
limitò a fissarlo, un sorriso sghembo sul volto. "Teme
è al sicuro con
Naruto. Noi possiamo salvarlo. Nessuno ci porterà via
Sasu-kun!". Poi
sparì, inghiottito dal fumo.
"Maledizione!"
"Jiraiya, trovalo! Trovalo prima che sia troppo tardi!".
BOOM
Intanto fuori il cielo piangeva per loro.
I
walk alone... I walk alone
"Qui andrà bene". Posò il suo dolce fardello ai
piedi di una grande
quercia secolare. La folta chioma dell'albero si stagliava alta verso
il cielo
plumbeo, impedendo alla pioggia e alla neve di arrivare al suolo.
La Foresta della Morte era ancora più tetra di come la
ricordava.
Sasuke riposava su un soffice manto verde, il viso ancora
più pallido in quel
bozzolo di pesante lana nera. Stava soffrendo. Nel suo sonno agitato
mormorava
spesso parole sconnesse. Rantolava.
Non sprecare il tuo chakra. Io penserò al
resto.
'Ok, Sei sicuro che lui verrà?'
Il mio mate è vicino, lo sento. Ci ha
seguiti dal Paese della Nebbia fin
dal momento in cui ci siamo separati. Ha avvertito il nostro odore.
Sarà qui
molto presto.
'Come faccio a catturarlo?'
Hmm. E tu eri quello che mi aveva detto di non
preoccuparmi?
'Mi hai ordinato di non sprecare le forze. Come faccio se non
posso
combatterlo?'
Fidati di me, cucciolo.
"Dobe".
"Dobe". Mi sentivo così stanco. Ogni fibra del mio
corpo era
avvolta da fiamme incandescenti. Era questa la morte?
"Sono qui, teme". Qualcuno mi aveva preso per mano. Non
riuscivo
più a distinguere la realtà dall'incubo.
Avevo segnato di trovarmi in un baratro oscuro, una tomba
fredda e vuota
senza via d'uscita. Ero stato sepolto vivo.
Immagini sfocate si pararono innanzi ai miei occhi. Immagini
in movimento.
Dovevo essere sveglio.
"Naruto".
"Va tutto bene, Sasuke. Presto sarà tutto finito".
Lentamente
riuscii a mettere a fuoco ciò che mi circondava, ma non
potevo capire dove
fossi o cosa mi stesse accadendo. Era tutto indistinto.
"Fidati in me, Sasu-chan". Non mi piaceva il tono della sua
voce,
non era mai stato così disperato.
Questo voleva dire una sola cosa...
"Sto morendo, vero, dobe?"
Sentii il suo respiro spezzarsi di colpo per poi essere
nascosto da una
risata forzata. Non aveva bisogno di mentirmi.
"Ma che dici, teme! Sempre il solito disfattista! Come al
solito ti sei
cacciato in una delle tue solite missioni suicide e ora tocca a me
tirarti
fuori dai guai. Ma questa me la paghi cara. Niente sesso per un mese,
come
minimo". Sembrò pensarci un attimo, soppesando la cosa.
"Anzi, no!
Sai che ti dico? Sarai tu l'uke! Tzé, perché
dovrei privarmi di una cosa che mi
piace per la tua idiozia".
Non vedevo il suo viso ma potevo immaginare chiaramente nella
mia mente il
suo broncio infantile.
"Lascia perdere, testa quadra. Non sei bravo a mentire".
Ribattei.
"Stupido, teme!"
Qualcosa di freddo mi stava accarezzando la fronte sudata,
donandomi un po’
di refrigerio. Avevo caldo. Il mio corpo era in fiamme. La gola mi
bruciava.
"Naruto..."
"Cosa, Sasuke?".
"Promettimi...". Non avevo più voce. "Promettimi
che non
farai nulla di stupido. Promettimi che anche se è tempo che
io muoia, tu
lascerai che questo accada!"
Qualcosa di umido e salato bagnò le mie labbra
riarse ed allora seppi che il
dobe stava piangendo. Lo aveva ferito ancora una volta.
"Non posso farlo, teme. Non puoi chiedermi di lasciarti
morire. Non
posso".
"Dobe. Tu hai un sogno da raggiungere. Non puoi rinunciarci
per
me".
"Sei tu il mio sogno, Sasuke. Non potrei mai diventare Hokage,
sapendo
di non avere il mio capitano".
"Dobe...". Un liquido dal sapore dolciastro mi scese lungo la
gola, rapendomi ancora una volta.
"Te la caverai, Sasuke. Fosse anche l'ultima cosa che faccio in questa
vita, tu vivrai! Credici!".
Si chinò su Sasuke in un ultimo disperato bacio d'addio. Non
doveva pensare a
nient'altro. Doveva solo concentrarsi sulla sua missione. Doveva dare
il
meglio.
Oltre il riparo offerto da quell'albero, la pioggia continuava a cadere
da ore,
sferzante. Perché lui non arrivava?
Quasi in risposta a quel richiamo, il tempo si fermò.
La fredda acqua che giungeva da quel cielo oscuro divenne candida neve,
fiocchi
eterei sospesi a mezz 'aria come se fossero senza peso.
Un turbine d'energia azzurra comparve dal nulla, vorticando furioso su
se
stesso. Traendo forza da quel gelo infinito.
Ookami no Shiro era finalmente giunto.
Naruto Namikaze si sollevò dal suolo, il suo corpo
completamente avvolto dal
chakra della Volpe. Sentiva il suo aspetto mutare, le iridi
assottigliarsi come
quelle di un felino. Era pronto alla lotta.
Umano. Pensi, forse, di spaventarmi mettendomi contro
il potere della mia
mate? Sei ridicolo. La bestia drizzò le
sue code, mostrando
scintillanti zanne affilate in segno di sfida. Hai
scelto un brutto
giorno per morire. Restituiscimi Kiiubi, se vuoi continuare a vivere la
tua
patetica esistenza.
"Buffo, detto da te. Sbaglio o sei moribondo?" Ribatté il
giovane,
tentando di nascondere le ultime tracce di timore che lo turbavano. Non
poteva
permettersi il lusso di avere paura. "Non posso restituirti nulla, mia
spiace. Kiiubi mi ha concesso il suo potere di sua spontanea
volontà".
GRRRRR. Un ringhio possente.
BOOM
Un tuono fece tremare il cielo.
"Lascia che io ti sigilli! Così potrai sopravvivere!". Lo
implorò.
Non voleva battersi contro di lui. Non poteva rischiare di perdere
quelle forze
che sarebbero servite a salvare la vita del suo teme. Ma, soprattutto,
non
voleva costringere Kiiubi a battersi contro la sua persona
più preziosa.
Percepiva la sua sofferenza come se fosse la propria. La Volpe stava
male.
Non dire sciocchezze, umano! Io sono Ookami no Shiro,
il Lupo dalle otto
Code. Non mi abbasserò a farmi intrappolare da una sudicia
creatura come te!
"Non mi lasci altra scelta".
Naruto scattò di lato, tentando di portare il demone il
più lontano possibile
da Sasuke. La neve continuava a scendere sempre più rapida.
Quello era il
territorio del lupo, non il suo.
BOOM
Un nuovo boato. Un lampo come segnale d'inizio.
Due gigantesche sfere di chakra si scaraventarono l'una contro l'altra,
devastando tutto. Imprimendo nel suolo sotto di loro una gigantesca
voragine.
Azzurro nel rosso. Rosso nell'azzurro. Colpo su colpo, due essere
leggendari si
fronteggiavano, ognuno spinto da una ragione che lo avrebbe portato a
non
fermarsi di fronte a nulla pur di uscire vincitore da quello scontro.
Correvano fra le vecchie statue dei fondatori, colpendosi senza sosta.
Artigli,
morsi, tutto era lecito.
Si battevano senza fermarsi. Non accorgendosi di quanto fossero uguali,
di
quanto le loro motivazioni si somigliassero.
Due ragioni di vita dannatamente simili.
KIIUBI! Perché mi stai facendo questo?!
"Non distrarti, demone! è con me che stai combattendo!"
Il lupo spalancò le sue fauci enormi, scaraventando una
sfera d'energia contro
il giovane ninja che fu colpito in pieno, venendo sbattuto contro una
roccia,
mandandola in frantumi.
Naruto sputò del sangue, sollevandosi a fatica, tentando di
riprendere il
controllo del chakra di Kiiubi.
Dietro di lui già quattro code scarlatte erano spiegate. Era
stremato. Non
aveva mai combattuto tanto a lungo utilizzando il chakra della Volpe in
un atto
cosciente.
Iniziò a concentrare la sua energia in una mano, pronto per
un Rasengan.
Fermo, cucciolo! Non utilizzare il tuo chakra!
'Ma Kiiubi, come faccio a fermarlo?'.
KIIUBI!!!
Shiro balzò dinanzi a loro. Era furioso. Si sentiva tradito.
Come aveva potuto
Kiiubi scegliere quell'umano?!
Come puoi farmi questo?!. Il suo
grido era rabbioso, deluso. A
quel richiamo, la neve che scendeva placida diventò bufera,
scaraventando
energia fredda contro il giovane fin quasi ad accecarlo.
Naruto tentò di farsi scudo con un braccio, concentrando
quanto più chakra
possibile nei piedi.
Quell'idiota sta consumando quella poca forza vitale
che gli resta in una
stupida dimostrazione di forza! La Volpe aveva
preso a sbraitare dalla
sua gabbia. Se avesse potuto gli avrebbe volentieri torto il collo a
quello
stupido lupastro spelacchiato. Ma si poteva essere più
imbecilli!
'Sono proprio uguali'. Fu un pensiero improvviso quello di Naruto. Quei
due
erano proprio spiccicati. C'era da ridere... c'era proprio da ridere.
Occhi d'ambra si tinsero di bianco mentre il demone si preparava per
quello che
probabilmente sarebbe stato il suo colpo finale.
I tuoni si susseguivano uno dopo l'altro, scandendo il ritmo solenne
delle
ultime fasi del loro scontro.
*_*_*_*_*
Era buio... tutto era buio intorno a me.
Me... io... Sasuke.
Era silenzio... tutto era silenzio intorno a me. Potevo
sentire i miei passi
riecheggiare in quel vuoto opprimente.
Miei... di Sasuke.
Poi, tutto un tratto, stavo camminando su di una lunga strada
deserta. Una
strada che conoscevo, oh sì, la conoscevo bene.
Perché era la stessa che avevo
percorso ogni giorno fino a pochi anni fa. La strada che portava al
quartiere
Uchiha. A casa.
Alzai lo sguardo: una luna di sangue risplendeva su di me.
Sangue.
Rosso... metallico... salato.
Sangue.
NO!
Angoscia e terrore mi pervasero spingendomi a correre. Avevo
l'adrenalina a
mille.
Spinsi le mie gambe al limite. Le mie gambe di bambino,
attraversando il
quartiere in un istante. Il tempo pareva scorrere in modo diverso in
quel
luogo, pareva scorrere al ritmo dei miei respiri.
Più veloce... più veloce.
Casa. Ero arrivato fin lì. Alle porte di quella che
era stata la mia casa...
Vi entrai. Era tutto uguale, non era cambiato niente. Gli stessi
mobili, gli
stessi tappeti, gli stessi oggetti. Tutto come lo avevo lasciato. Se
non avessi
saputo altrimenti, sembrava quasi che la mia famiglia dovesse rientrare
da un
momento all'altro.
La mia dolce madre, il mio buon padre, mio fratello...
No, non dovevo farmi prendere dai ricordi...lLa mia famiglia
era morta...
MORTA!
Attraversai il corridoio mentre i miei passi riecheggiavano in
quel
silenzio, infrangendolo. Mi sentivo osservato...
Un brivido gelido mi pervase tutto. Avevo la pelle d'oca.
'Sasuke...'
Un sibilo.
'Sasuke...'
Un altro ancora.
'Vieni, Sasuke. Vieni'.
Orochimaru!
Corsi, corsi attraverso le stanze vuote, attraverso i corridoi
bui. Corsi
spalancando le porte che mi ostacolavano. Corsi fino a spalancare
l'ultima.
Il dojo.
Il luogo in cui i miei genitori erano stati trucidati.
Con un lento scricchiolio l'uscio si aprì. Le torce
s'infiammarono di nuova
vita illuminando con la loro luce spettrale quello scempio.
Mia madre e mio padre erano riversi al suolo in una pozza di
sangue proprio
come in quel giorno infausto.
Non sentivo più né gambe né
braccia. La mia gola ardeva mentre tentavo di
ricacciare indietro la bile. Gli occhi mi bruciavano.
Una figura era inginocchiata innanzi a loro bevendo del loro
sangue.
Un mostro... Un abominio.
"Lasciali, maledetto!" Tentai di urlare ma i miei muscoli
erano
paralizzati dal terrore... Non riuscivo a respirare...
La figura si voltò lentamente mostrandomi il suo
sguardo infiammato d'odio e
pazzia...
La sua pelle bluastra...
Il marchio che gli segnava la fronte...
Il sangue che colava dalla sua bocca contorta in un ghigno
malevolo...
Avrei voluto vomitare.
Quello ero io.
'Ciao, ciao Sasuke'. Sibilò.
Non so cosa avrei voluto dirgli ma ero completamente in sua
balia. Che
cos'ero diventato? Era a questo che tutti i miei sacrifici, i miei
sbagli mi
avevano condotto? Era questo il vero aspetto dell'odio?
Quel mostro si avvicinò a me, girandomi intorno,
sfiorandomi con le sue mani
intrise della linfa vitale della mia famiglia.
'Arrenditi, Sasuke. Arrenditi'.
Ero incantato da quelle parole. Mi stavano lentamente privando
di ogni
volontà... di ogni resistenza.
Per un attimo, desiderai con tutto me stesso di lasciarmi
andare e morire.
Non volevo più continuare a vivere se per farlo avrei dovuto
camminare su
questa Terra come quel mostro. Nutrendomi del sangue dei miei simili.
Togliendo
la vita a persone innocenti.
Come avvolto da una nebbia quasi solida, a quei pensieri, il
corpo di quella
creatura si dissolse, mutando.
Gigantesche spire bianche mi avvolsero, stritolandomi. Un
gigantesco cobra
bianco.
Il cobra m'imprigionava, bloccando ogni mio movimento,
soffocandomi
lentamente.
Percepivo le mie ossa andare in frantumi ma non provavo
dolore... non
potevo. La mia mente non me lo consentiva.
I suoi occhi iniettati di sangue mi fissavano carichi di
potere, facendomi
rispecchiare in loro.
Sentivo le loro grida.
Vedevo il loro sangue sporcarmi le mani...
Il terrore che li attanagliava mentre li infilzavo con la mia
katana...
Tutti quelli che avevo ucciso, in nome del mio odio, della mia
vendetta...
Li vedevo morire ancora e ancora...
Le loro grida riempivano l'aria senza lasciarmi tregue,
spaccandomi i
timpani fino a farli sanguinare...
Il loro sangue riempiva i miei polmoni fino a soffocarmi...
I loro visi bruciavano i miei occhi fino a rendermi cieco...
Ero un mostro...
Faceva male. Faceva male ma era la verità. La
realtà di cosa mi ero
macchiato... di quanto la mia anima fosse sporca...
*_*_*_*_*
"STUPIDO!" Senza un motivo si ritrovò ad urlare. "SIETE DUE
IDIOTI!" Sentiva la preoccupazione di Kiiubi crescere, unendosi alla
sua.
Quegli idioti si sforzavano di fare i duri e poi toccava alle povere
mogli
preoccuparsi delle conseguenze! Ma era possibile?
COSA?!
Shiro si fermò, bloccando il suo attacco. Quell'umano lo
confondeva, lo
spiazzava. Per la prima volta nel corso della sua lunga esistenza,
Ookami no
Shiro percepì in un membro di quella razza che aveva sempre
disprezzato
un'intenzione omicida che non aveva scopi malvagi. Tutt'altro.
Quell'umano
pareva spinto della pura forza della disperazione. Ora se en stava
lì,
borbottando frasi senza senso che non riusciva a capire.
"DUE ORGOGLIOSI, IMPOSSIBILI TEME?! DUE IMBECILLI CHE PREFERISCONO LA
MORTE PIUTTOSTO CHE CHIEDERE AIUTO!" Continuava ad inveire contro di
lui e
qualcun'altro senza sosta, frustato e quasi dimentico di stare lottando
per la
sua vita.
Che diavolo stai blaterando, moccioso?
Lasciami parlare con lui, cucciolo.
Perché, Kiiubi? La
implorò ancora. Perché mi hai
tradito?
L'animale s'accasciò al suolo, sforzandosi di non perdere i
sensi. Scuotendo il
capo per mantenere la concentrazione.
"Ti sbagli, mio mate".
Hai scelto, l'umano?!
"No, non ho scelto lui. Sai, perché sta facendo
tutto questo?"
Shiro voltò il suo candido muso. A quella quiete anche la
bufera s'era calmata,
lasciando il suo posto ad un lieve nevischio.
"Guarda lì". Indicò un albero
poco lontano, rimasto
miracolosamente intatto alla loro furia. Dietro uno scudo di energia
scarlatta,
innalzato proprio dalla Volpe prima dello scontro, giaceva il corpo
tremante di
un giovane dai capelli corvini. "Quel ragazzo sta morendo.
Solo la tua
essenza può salvarlo. Una volta che sarai sigillato nel suo
corpo, tu vivrai.
Finalmente, potremo stare di nuovo insieme".
Riconosco quel giovane. La sua
vista aguzza ne misi subito a
fuoco i tratti. Lo ricordava bene. Era chi aveva fatto scudo, con il
proprio
corpo, il portatore della sua mate nella Foresta della Nebbia. Emanava
un forte
odore di morte. La sua fine era vicina. Perché
dovrei rinunciare alla mia
libertà per questi umani? Umani che ci hanno privati della
nostra famiglia?
Rispondimi, Kiiubi!
"Questo ragazzo è ora il mio cucciolo. Per anni,
l'ho visto soffrire,
odiato e schernito dai suoi simili, solo perché io vivo
dentro di lui. L'ho
visto crescere senza mai perdere il sorriso. Ho assistiti ai suoi
innumerevoli
sforzi per farsi accettare, per salvare dall'odio e dalle tenebre la
sua
persona più preziosa. Ho sentito il suo dolore mentre
decideva di sacrificarsi per
lui, per noi! Il tutto sempre con un sorriso".
Che vuoi dire? Chi era
quell'umano che decideva di sacrificarsi
per un demone?
"Una volta completato il sigillo, lo Shinigami si
porterà via la sua
anima". Grandi occhi di bambino si tinsero nuovamente
d'azzurro mentre
Naruto prendeva la parola. "Non temere. Kiiubi sopravvivrà
in questo
corpo. Così potrete stare di nuovo insieme".
Perché? Shiro non
riusciva a crederci. Come poteva un essere
umano essere così altruista? Perché
sacrificarti se non potrai essere qui
a godere i frutti dei tuoi sforzi? Era assurdo, un
comportamento
completamente irrazionale.
Neve soffice e gentile carezzava quei capelli d'oro, come una madre con
il
proprio piccolo. "Per salvare un amico".
Il grande Lupo dalle otto Code si lasciò cadere in quel
manto bianco,
riflettendo su quelle strane parole pronunciate da quel bambino dagli
occhi
grandi.
Un qualcosa di antico aveva iniziato ad agitarsi nel suo petto, a
scuotere una
coscienza che il tempo e il dolore avevano quasi cancellato. Cosa
poteva
rispondere a quella preghiera fatta senza menzogna, senza secondi fini?
C'era stato un tempo, in cui Ookami no Shiro aveva osservato quelle
piccole
creature vivere in una foresta ridente in un luogo lontano, sorridendo
loro
come un padre amorevole. Proteggendoli dagli altri spiriti che volevano
la loro
fine.
Dopo tanto tempo, c'era voluto le parole di un piccolo umano per
ricordargli
cosa voleva dire aver cura di una persona cara.
Cosa vuoi che faccia?
Il biondo sorrise. "Grazie". Proprio in quel momento le forze gli
vennero meno. Le code di chakra scomparvero lasciando il posto solo ad
un
ragazzino molto stanco.
Attento.
Reggendosi a quel lupo dallo sguardo triste si lasciò
guidare verso quella
quercia, custode del suo tesoro.
"Sai". Quel sorriso non s'accennava a scomparire. "Sono sicuro
che tu e Sasuke andrete molto d'accordo. Siete uguali. Orgogliosi e
testardi!"
Non provocarmi, umano! Ringhiò
il demone.
"Ma è vero!" Protestò il giovane.
Shiro aiutò il ninja d inginocchiarsi innanzi al suo amore,
soffermandosi ad
osservare con quanta cura egli lo sfiorasse, spostando il mantello per
mostrare
la pelle nivea di quel petto che respirava a malapena.
'Cosa devo fare, Kiiubi?'
Silenzio. La Volpe esitava. Avevano lottato tanto per giungere a quel
punto ma
ora non voleva lasciarlo andare. Non poteva.
'Aiutami, Kiiubi. Ti prego!'
Un'ultima disperata preghiera. L'inizio dei ricordi...
Immagini dello Yondaime si susseguivano una dopo l'altra.
SERPENTE - CINGHIALE - PECORA
Le mani di Naruto si muovevano rapide.
CONIGLIO - CANE - TOPO
Sempre più veloci.
GALLO - CAVALLO - SERPENTE
Il giovane congiunse le mani davanti a sé. Lo
spazio intorno a loro
scomparve, inghiottito da una tenebra fitta, avvolta in un vuoto senza
fine.
Gigantesco... Spaventoso... A quell'invocazione, un essere non
appartenente a
questa terra apparve dietro il giovane, bianco come nient'altro che
avesse mai
visto, le braccia protese verso il cielo, lunghi arti segnate da arcani
simboli.
Una mistica nenia usciva dalla sua bocca irta di zanne. Parole antiche,
oramai
dimenticate. Era uno Shinigami... era la vera essenza della Morte.
Il momento della verità era giunto. Non restava che
completare l'opera.
'Addio, Kiiubi. Grazie di tutto'.
Addio, mio coraggioso Naruto.
"TECNICA DI CONFINAMENTO! SIGILLO DEL DIAVOLO!!!"
Gli artigli dello Shinigami sprofondarono nella sua carne, pronti a
ghermirne
lo spirito. Faceva male, si morse il labbro pur di non urlare. Il
sangue colava
dalla sua bocca ma non importava. Doveva resistere.
"Non ancora". Allungò le mani verso il demone. Lo spirito
del Lupo si
mutò in una sfera d'energia turchese... energia viva. Come
in uno specchio, lo
Shinigami imitò quel gesto, circondando la sfera,
imprigionandola nella sua
presa.
Le tenebre lo stavano soffocando... no, no, NO!
Resisti, piccolo!
"DEVO FARCELA!" Naruto portò le braccia al cielo,
concentrandosi la
massimo, ignorando il dolore che bruciava ogni fibra del suo corpo, la
perdita
di sangue che gli annebbiava la vista. Raccolse le sue ultime forze
prima di
adagiare di colpo le sue mani sullo stomaco di Sasuke.
La sfera seguì quello stesso percorso, sprofondando
devastante nel corpo del
giovane Uchiha che urlò. Urlò come un animale
ferito, dando fondo a tutto il
suo respiro.
"Huh!" Sangue, tanto sangue. La fine era vicina. Sentiva la gelida
mano del dio della morte ghermirgli il cuore, privandolo della vita.
Un vivido, pulsante simbolo a spirale comparve sotto il suo tocco.
"Ce l'ho... fatta". Come una foglia al vento, s'accasciò al
suolo,
sfinito. Sasuke era salvo. Ora poteva anche morire in pace. Non aveva
rimpianti.
Lo Shinigami strinse di più la sua presa, pronto ad
accogliere quel sacrificio.
NO!
Una luce. Una calda, candida luce li avvolse, spazzando via quella
malvagia
oscurità.
Una donna... C'era una donna in quella luce.
Una donna vestita di bianco aveva afferrato il braccio dello Shinigami,
strappandolo dal suo petto.
NON è ANCORA IL MOMENTO. LUI DEVE VIVERE!
Quella voce gentile sembrava provenire dalla luce stessa. Una luce
così forte,
contro cui nemmeno la Morte pareva osare scagliarsi.
TORNA NEL BUIO! TE LO ORDINO!!!
L'angelo che lo aveva salvato lo prese tra le braccia... Oh,
sì. Naruto
conosceva quella donna. Non riusciva a distinguerne bene il viso ma
sapeva di
conoscerla. Il suo cuore glielo suggeriva.
VA TUTTO BENE, BAMBINO MIO. SEI STATO BRAVO. ORA è TUTTO
PASSATO.
"M-Mamma?"
SI, FIGLIO MIO. SEI STATO MOLTO CORAGGIOSO.
Calde lacrime presero a rigargli il volto. Era sua madre. La sua mamma.
Non gli importava che fosse solo un'illusione. Sua madre era qui con
lui.
Kushina Uzumaki prese ad accarezzare il volto di suo figlio, asciugando
quelle
stille salate.
RIPOSA ORA, NARUTO. DORMI. IL TUO SASUKE è SALVO.
E così, nel caldo abbraccio di sua madre, Naruto
s'addormentò felice. Chiuse
gli occhi, cullato da quella spirale di colori che sua madre aveva
recato con
sé.
*_*_*_*_*
Odio... vergogna... solitudine... vendetta.
Parole incise nel granito, rimbombavano con echi possenti
nella mia mente
mentre quelle spire stringevano sempre più...
Era la fine... stavo morendo... dovevo solo lasciarmi andare.
Ma non hai niente per cui valga la pena vivere?
Una nuova voce, antica, pacata mise a tacere tutte le altre
facendo
sprofondare tutto ancora una volta nel silenzio. Spalancai gli occhi di
colpo.
Sentivo le spire di quel gigantesco serpente albino stringersi
con più forza
intorno al mio collo, mentre la tentazione di arrendermi andava
intensificandosi sempre più, eppure...
Non mollare... non mollare.
Era una sensazione strana, come una bolla di sapone che andava
crescendo
dentro di me facendosi sempre più grande.
Combatti... io dovevo combattere... perché?
Ricordati la tua promessa.
Promessa? A chi avevo fatto una promessa? Perché,
sebbene non riuscissi a
ricordarlo, sentivo una voragine nel petto? Come se la mia morte avesse
ferito
qualcuno di importante. Qualcuno che avevo giurato di rendere sempre
felice...
BUM BUM
Il mio cuore.
BUM BUM
Il mio cuore stava battendo.
BUM BUM
"Che bel suono fa il tuo cuore, teme".
BUM BUM
"E tu che dicevi che non batteva più!"
BUM BUM
Due pozze d'azzurro mi fissavano con sfida.
BUM BUM
"Io ti amo, Sasuke".
BUM BUM
"Teme!".
"Dobe!".
BUM BUM
"NARUTO!!!".
Un grido, un grido forte e potente proruppe in quell'amara
oscurità,
rischiarandola come un'alba appena sorta.
BUM BUM... Un grido che nasceva proprio lì, da quel
mio cuore che per molto
tempo era stato come morto.
Poi tutto cambiò. Quella realtà fatta di
morte si frantumò, cadendo in pezzi
come uno specchio.
< <
Pochi semplici passi.
Eppure... eppure non riuscivo a muovermi.
Sentivo le grida della mia famiglia implorare giustizia ma
ogni fibra del
mio essere si rifiutava di rispondere ai miei ordini.
Era colpa sua... era tutta colpa sua.
Dovevo sbarazzarmene, eliminarlo una volta per tutte.
Allora perché non potevo fare a meno di stringerlo?
Quell'idiota si era parato tra noi, facendomi scudo con il suo
corpo,
facendosi trafiggere in pieno. Come aveva potuto essere così
stupido?
Intorno a noi la squadra HEBI, Sakura, Kakashi e Sai ci
fissavano senza dir
nulla, accasciati su quell'erba sporca di sangue.
Perché? Perché lo aveva fatto? Non
riuscivo a capire, non potevo
capacitarmene. Perché?
Quella domanda continuava ad assillarmi senza che riuscissi a
trovarvi una
risposta. Era tutto così assurdo.
"Hn". Quell'idiota... quel dobe aveva anche il coraggio di
sorridere.
"Il mio corpo si è mosso senza che me ne
accorgessi".
Senza che me ne accorgessi...
Immagini sfocate di un dodicenne che non riconoscevo
più si susseguivano
senza fine.
Una fitta lancinante mi colpì il petto, mozzandomi
il respiro.
BUM BUM
Cos'era quel suono?
BUM BUM
Si faceva sempre più forte.
BUM BUM
"Che bel suono fa il tuo cuore, teme. E tu che dicevi che non
batteva
più!".
BUM BUM
Il mio cuore.
Qualcosa di umido si fece strada sul mio viso mentre nuova
aria, fresca e
limpida, entrava in me con forza inaudita. Era una sensazione nuova,
mai
provata. Incontrollabile, inarrestabile, più potente di
qualsiasi Chidori.
BUM BUM
Il mio cuore stava battendo, tutto per colpa sua.
BUM BUM
Un battito dopo l'altro. Un'emozione dopo l'altra.
Mio fratello giaceva lì a pochi passi eppure
sentivo che non me ne importava
niente. Mi era totalmente indifferente... insignificante.
Per la prima volta lo guardavo con occhi diversi. Mio
fratello, il grande
Itachi, era solo un patetico omuncolo che tentava di sopravvivere.
Era... era ridicolo... ridicolo.
Nei suoi occhi sempre impassibili ora albergava la paura,
ciononostante non
ne ricavavo alcun piacere. Non potevo crederci, ma mi faceva pena.
Tutto il mio odio, il mio desiderio di vendetta, si perse in
una bolla di
sapone. Tanti anni sprecati ad inseguire quell'uomo per cosa? Ero io ad
essere
stato ridicolo.
In un turbinio di nebbia vidi Kisame portarlo via. Lo lasciai
fare. Anche se
avessi voluto, non sarei riuscito comunque a separarmi da quel mare
d'azzurro
che mi fissava quasi implorante.
Era bellissimo... da togliere il respiro.
"Dannazione, capo! Itachi sta scappando!". Era Suijetzu quello
che
stava urlando?
Una mano calda s'aggrappò al risvolto della mia
veste, in un ultimo
disperato tentativo di fermarmi. Un'ondata di calore
m'investì in pieno. Mi
sentivo bruciare...
Che stupido, dobe. Con questo sciocco coso nel petto non avrei
ugualmente
potuto fare anche un solo passo.
BUM BUM
Chissà se potevi sentirlo, Naruto. Quel cuore
sempre più oscuro, che credevo
non avere più, s'era risvegliato solo per te.
"Sasuke". Chinasti il capo contro il mio petto, nascondendo il
tuo
viso stanco. Mi alzai lento, senza lasciarti andare per un solo
istante. Ero
come un automa. Un burattino privo di volontà pronto ad
ubbidire ad ogni tuo
comando.
"Riposa, dobe". Ti mormorai. "Ora, basta. Andiamo a
casa". Credo di aver persino sorriso a quel punto.
Ci fissavano tutti senza fiato. Potevo immaginare Karin essere
sul punto di
esplodere. "Ma Sasuke-sama...".
"Fa silenzio!". Le intimai. Ero pervaso dalla calma. Era come
se
quegli anni non fossero mai passati. Tutto quell'odio, quel dolore, non
fosse
mai esistito. Come se non avessi mai tradito. La verità mi
apparve davanti
nella sua forma più semplice. "Il gruppo HEBI non esiste
più".
Avevi vinto tu, Naruto. Non riuscivo a separarmi da te ancora
una volta. Non
ce la facevo. Itachi si sbagliava. Non era l'odio, la forza
più grande. Me lo
avevi dimostrato su tutta la linea. Per quanto ti scacciassi e ferissi,
tornavi
alla carica più forte di prima. Avrei tanto voluto essere
come te. Chissà,
magari avresti potuto anche insegnarmi a credere di nuovo nella vita,
se te lo
avessi chiesto.
Basta, basta morte e vendetta. Basta con quell'ossessiva
ricerca del potere.
Ero stato stupido a non accorgermene.
Il potere che cercavo lo avevo sempre avuto a portata di mano.
Avrei dovuto
solo tendere le dita per afferrarlo e farlo mio.
Quel giorno di sole fu l'inizio di tutto. Mentre camminavo
verso Konoha con
Naruto tra le braccia, mi resi conto di come quel dobe mi aveva legato
a sé
senza scampo. Chissà perché era gioia quella che
stavo provando. Mi veniva da
darmi del baka da solo. Saresti stato mio, dobe. Avremmo fatto a modo
tuo ma
saresti stato mio>>.
Anche quell'immagine s'infranse.
Forza.
Una nuova forza si stava facendo strada in me come mai prima
d'ora. Afferrai
le spire che lentamente mi stavano stritolando, tentando di liberarmi.
Ora
sapevo a chi appartenevano quegli occhi... Naruto...
"Vuoi essere mio per sempre, Sasuke?"
Naruto...
Il mio Naruto.
<< Mi stava porgendo il braccialetto d'argento
che era stato di sua
madre, implorandomi di rimanere con lui per sempre. Che domanda
inutile! Non
ero tornato in quel dannato villaggio per vedermelo scivolare dalle
mani senza
fare niente. Avevo atteso così tanto che lui venisse a me.
Certo che sarei
rimasto con lui, che domanda era.
Non ero mai stato un tipo da prendere decisioni affrettate.
Però, in quel
momento non me ne importava niente delle conseguenze. Volevo che fosse
ufficiale. Volevo che il nostro legame potesse raggiungere quello
stadio ultimo
che pochi ninja avevano mai raggiunto.
Non avrei mai creduto di farlo. Nel mio Clan, quello era un
rito tenuto in
grande considerazione, quasi sacro. Non tutti accettavano di sottoporsi
ad
esso. Fidarsi a tal punto di un’altra persona, da
consegnargli parte della
propria anima. Non era di certo una cosa che si vedeva tutti i giorni.
Ma io
ero riuscito a trovarlo. A trovare quel pezzo mancante del mio essere.
Non
l'avrei più lasciato fuggire. L'avrei legato a me... per
sempre.
"Dobe, ora ripeti attentamente quello che faccio". Mi sedetti
di
fronte a lui che subito mi imitò. Un'espressione di
preoccupazione attraversò
il suo volto sorridente ma non me en curai. Era normale essere nervosi
in quei
casi. Era normale.
"Cosa?!" Lo avevo colto alla sprovvista. Era titubante, lo
percepivo. Ma sapevo anche che non si sarebbe tirato indietro. Non era
da lui.
"Fidati di me". Quelle parole avevano una potenza spaventosa e
non
ero sicuro di avere il diritto di pronunciarle ma come al solito il
dobe si
limitò a sorridermi ed ad annuire. Presi le sue mani tra le
mie. "Ora fa
esattamente quello che faccio io".
"Come faccio a sapere di non sbagliare?" Mi chiese.
Mi limitai ad un piccolo bacio a fior di labbra. "Tranquillo".
"Ripeti dopo di me". Strano, ma la mia voce s'era fatta
d'improvviso più roca. Eppure, non ero di certo tipo da
lasciarsi prendere
dall'emozione.
"Io vivo l'esistenza di uno Shinobi". Scandii quelle parole
lente
e chiare.
"Io vivo l'esistenza di uno Shinobi". Ripeté Naruto.
Con le dita formai un triangolo. Lui mi imitò
subito.
"Alla mia vita, ai miei sogni". Continuai.
"Alla mia vita, ai miei sogni".
Il segno del Drago.
"Sono pronto a rinunciare". Vidi i suoi occhi spalancarsi ma
la
determinazione in essi non vacillò mai.
"Sono pronto a rinunciare". Un altro segno che lui non
conosceva.
"Per dividerli". Seguiva ogni mia mossa, senza incertezze.
"Per dividerli".
"Con il solo Shinobi".
"Con il solo Shinobi".
"A cui chiedo di essere".
"A cui chiedo di essere". I nostri respiri erano accelerati.
Sentivo i palmi delle mie mani essere intrisi di sudore.
"Mio per sempre". Sussurrai.
"Mio per sempre". Non gli detti il tempo di dire altro prima
di
sigillare la nostra promessa con un bacio. Nel medesimo istante un
braccialetto
d'argento comparve al mio polso mentre facevo altrettanto con lui. Il
potere
dei nostri chakra combinati fece tremare le pareti di quella stanza,
spalancando le grandi finestre.
Una luce bianca ci circondò completamente. Naruto
mi strinse a lui con più
forza, approfondendo il nostro bacio. Potevo sentire il suo cuore
battere come
se fosse il mio. Il mio respiro riempirgli i polmoni, donandogli la
vita.
Quando finalmente la potenza del jutzu si dissolse eravamo
entrambi senza
fiato. Uno in due, due in uno solo.
"Sorpresa". Mormorai mentre i nostri visi erano ancora
vicinissimi.
"Cos'è successo?". Sussurrò quasi
spaventato da quella reazione.
"Beh, dobe". Era divertente. Mi facevo prendere dalla
timidezza
dopo che tutto era finito. Vampate di calore mi bruciavano le guance.
"Credo che tu sia appena diventato il nuovo signor Uchiha".
"Eh?". Era esterrefatto.
"Questo è un jutzu particolare tramandato nella mia
famiglia da molte
generazioni". Feci una pausa tentando di ricompormi mentre il sangue
non
smetteva di affluirmi al viso.
"Sasuke?".
"Questo è il sacro jutzu matrimoniale della
famiglia Uchiha".
Terminai, cercando di spiegarmi meglio.
Lo vidi avvampare mentre tentava di deglutire, cercando di
capire cosa era
appena successo. I suoi occhi di cielo erano spalancati fino
all'inverosimile.
"M-Matrimonio?".
"Beh, volevi essere mio per sempre, no?". Con una mano mi
coprii
il braccialetto che ora adornava il mio polso sinistro. Ero stato un
po’ brusco
ma, per la prima volta, ero assalito da mille dubbi. Possibile che
avessi
frainteso?
"Si, ma..."
"Ti stai tirando indietro?". Lo accusai.
"NO!". In un attimo me lo ritrovai tra le braccia mentre mi
stringeva con forza e mi riempiva il viso di baci. Al diavolo il
consiglio!
Nessuno mi avrebbe separato da Naruto, mai! "Solo che... non me
l'aspettavo! Siamo... Siamo...".
"Sposati, dobe?". Nascose il viso nell'incavo del mio collo,
ridendo come un bimbo piccolo. Giuro risplendeva. Risplendeva
più di una
supernova. Dobe... mio piccolo, infuriante, inarrestabile dobe.
"Si vergogna, signor Uchiha?"
Sollevò il viso imbronciato, un'adorabile
espressione che lo rendeva davvero
simile ad una volpe. "Hey, bastardo! Perché devo essere io
quello che deve
cambiare cognome?". Mi urlò contro furioso, anche se non era
arrabbiato
sul serio.
Stavolta, fui io quello a ridere. Ero felice. Cielo, ero
così felice! Era
stupido, insensato, ma sentivo davvero di poter toccare il cielo con un
dito.
"Perché sei il mio uke?". Tre... due... uno...
"TEME!" Si voltò dandomi le spalle, borbottando
furioso.
"Neanche cinque minuti. Neanche cinque minuti. VOGLIO IL
DIVORZIO!!!".
Risi ancora. Lo abbracciai, scoccandogli un bacio sulla
guancia. Gli sfiorai
il braccio, accarezzandolo piano fino a raggiungere la mano adornata da
quel
monile.
Intrecciammo le nostre dita, fissandoci negli occhi. Mi
amava... mi amava di
un amore così puro, di cui non avrei più potuto
fare a meno.
"Naruto e Sasuke Namikaze-Uchiha".
Era confuso, potevo intuirlo. "Che ne dici? Così ti
piace? Seguiamo
l'ordine alfabetico senza far torto a nessuno". Non ero pronto a
rinunciare
definitivamente al nome Uchiha, eppure. Non lo so, ma vedere i nomi
delle
nostre famiglie vicini mi trasmetteva un senso di benessere, di pace.
Non so
comunicarlo a parole... ma era come se quella fosse la cosa giusta da
fare.
Come se quelle due parole fossero nate per quello scopo. Per essere
poste l'una
accanto all'altra.
"Teme...". Sorrideva, Naruto. "Aishiteru, Sasuke".
Lo baciai ancora, facendolo stendere sotto di me,
slacciandogli la cintura
dello yukata. Dovevo averlo.
Un'ombra oscurò la sua felicità per un
istante.
"Non potremo dirlo a nessuno, vero?"
No, no. Non essere triste, Naruto. Non essere triste. "Tutto a
suo
tempo, anata. Tutto a suo tempo".
Al sentire quella parola la sua tristezza sfumò di
colpo. Lo avevo chiamato
anata... mio sposo.>>
Quando anche quest'ultimo ricordo si perse in quel limbo che
mi teneva
prigioniero, raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste. Afferrai
quelle
spire maledette, squarciandole.
Le mie mani... le mie mani terminavano con lunghi artigli
affilati, neri
come l'ebano ed affilati come la mia stessa katana.
Strappai la testa di quel rettile immondo, scagliandola
lontano. Le sue
spire caddero al suolo come un tonfo, riversando il loro putrido
sangue. Ero
salvo.
'Credi di poterti liberare di me tanto facilmente, Sasuke?'.
La testa del cobra mutò ancora, divenendo il capo
di uno strano demone dalla
pelle bluastra... io.
'Sei oscuro, Sasuke. Un assassino. Il tuo destino è
nelle tenebre.
Ahahahaha!".
Scagliai i miei artigli affilati contro di essa. Dalle mie
dita, fasci di
luce taglienti come lame si liberarono, facendo quel mostro a pezzi.
"So di essere oscuro". Parlai quasi a me stesso."Ma fino a
quando Naruto lo vorrà, io apparterrò al bene".
E, di colpo, fui investito da una luce. Una luce calda e
abbagliante. Dolce
come l'abbraccio di una madre.
E, ora, dimmi. Hai trovato la tua ragione?
Le tenebre, che fino a quel momento mi avevano avvolto,
scomparvero,
dissolte in quella luce. Una luce di nome Naruto.
Mi guardai intorno, non avevo mai visto quel luogo.
Una distesa d'erba infinita si parava davanti a me,
estendendosi ben oltre
la portata del mio sguardo.
Acqua cristallina zampillava da un ruscello lì
vicino. Acqua fresca, pulita.
Una cascata.
La mia gola bruciava, riarsa.
Mi chinai piano a bere, le mie gambe incerte, fragili. Era
così buona,
fresca. Mi sentivo rinato.
Anche gli occhi avevano smesso di dolermi. Ero in pace, al
sicuro, protetto.
Osservavo la mia immagine riflessa, l'immagine di un Sasuke
bambino morto
tanto tempo fa.
Un soffio di vento...
L'acqua si mosse...
L'immagine cambiò...
Fu allora che lo vidi per la prima volta.
Lui, il Lupo.
"Ah!". Indietreggiai.
Lui emerse dall'acqua, avvicinandosi a me lento.
I suoi occhi d'ambra mi tenevano in pugno, non potevo muovermi.
La luce del sole si riflesse nel suo manto candido, quasi
abbagliandomi. Era
maestoso, gigantesco... terribile. Potevo avvertirne il potere immenso.
Rispondi alla mia domanda, ragazzo. Per cosa vuoi
vivere?
La sua voce, fredda e antica, mi scuoteva dal profondo.
Per secoli, ho considerato la tua razza solo
un'orrenda pestilenza che ha
infettato questo mondo, sconvolgendo il prezioso equilibrio che noi
Spiriti
abbiamo cercato di mantenere.
Otto grandi code si contorcevano scindendo l'aria, frementi.
Code?
Si, umano. Le code di un demone leggendario come
Kiiubi e Shukaku. Il mio
nome è Ookami no Shiro.
"Perché". Riuscii a malapena a gracchiare.
Se un animale avesse potuto sorridere sghembo, forse quella
smorfia sarebbe
sembrata quasi umana.
Perché chiedi? Perché sono qui,
innanzi a te? Non lo so nemmeno io di
preciso. Rise. Chissà,
magari la risposta è proprio in quegli
occhi azzurri che hanno fatto di tutto pur di strapparti alla morte.
"Naruto?". Che avevi fatto dobe...
Si, Naruto. Così la mia Kiiubi lo ha
chiamato. Quel moccioso ha avuto il
fegato di scagliarsi persino contro lo Shinigami. Mi chiedo se ne sia
valsa la
pena.
"Stupido, dobe!". Strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie
nella carne, mordendomi le labbra.
Qualcosa di umido mi sfiorò il viso. Cazzo, stavo
piangendo! Stavo piangendo
sul serio. In un moto di stizza tentai di asciugarle ma quelle stupide
continuavano a scendere. Senza che potessi fermarle, senza che
riuscissi ad
interrompere quei singulti che mi mozzavano il respiro. Stavo piangendo
per
Naruto.
"Stupido! Stupido!". Singhiozzavo, come un bambino. Non
riuscivo a
credere di essere davvero io. Continuavo a piangere tutte quelle
lacrime che
fino a quel momento avevo soffocato dentro di me.
Quando anche l'ultima bagnò l'erba profumata, mi
sentii come svuotato.
"Ma lui, lui sta bene?".
Shiro mi fissò senza lasciar trasparire nulla. Non
so cosa sia accaduto
dopo che sono stato sigillato nel tuo corpo.
"Sigillato?". Sollevai la maglia scura che avevo indosso,
rivelando uno strano simbolo a spirale che lentamente andava formandosi
sulla
pelle bianca del mio stomaco.
Lo sfiorai appena. Era caldo e freddo allo stesso tempo. Una
sensazione
strana.
"Che vuol dire?".
Il veleno, con il quale sei stato infettato, ti
avrebbe presto condotto
alla morte. L'unico modo che aveva di salvarti era quello di renderti
un
jinchuuriki. Questo il tuo mate lo sapeva. Ha rischiato la sua anima
pur di
compiere il rito.
Dobe... solo tu. Solo tu potevi fare una cosa così
stupida, sconsiderata e
pericolosa. Solo tu!
Non sembri felice di aver avuto un'altra occasione.
"Dovrei?". Urlai. "Quell'idiota non doveva rischiare la sua
vita per me. Gli avevo detto di non fare scemenze!!!".
Shiro rise. Rise di gusto. Rise così forte da
irritarmi non poco.
"Smettila!". Sbraitai scatenando ulteriormente la sua
ilarità.
Sei buffo, Palla di Pelo. Sei preoccupato a morte per
quel biondino a cui
tieni tanto, ma non vuoi perdere la faccia ed ammetterlo. Dovresti
portarmi più
rispetto, giacché ho la tua vita nelle mie zampe! Ghignò.
"Che vuoi dire?"
Pensaci. Come mai ora non ci troviamo in una bella
gabbietta su misura
per me?
Perfetto, un demone sarcastico! Ci voleva solo questo.
Abbassa la cresta, Palla di Pelo. Posso sentire ogni
tuo pensiero. Quindi
vedi di darci un taglio.
"E allora?"
Il tuo biondino e quell'altro, come si chiama fa
vedere, ah si, Gaara
sono stati sottoposti ad una tecnica di sigillo praticamente in fasce.
Il loro
corpo non era abbastanza forte per opporsi. Per te, è
diverso. Il tuo chakra e quasi
totalmente sviluppato. Senza contare il Sigillo sacro che ti
è stato imposto
anni fa. Non mi ci vorrebbe molto ad annientarti.
"Cosa vuoi da me! Perché sei qui?".
Non rispose. C'era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che non
mi stava
dicendo...
"Naruto non è riuscito a completare il sigillo, non
è vero? Voglio
dire, nonostante tutto il potere di Kiiubi, non sarebbe mai riuscito ad
intrappolare un demone nel pieno della sua potenza. Tu... tu ti sei
lasciato
catturare di proposito!".
Ancora una volta, nella mia testa, esplose quella risata
profonda e
glaciale.
Sei intelligente, Palla di Pelo. Scaltro ed
ambizioso. Brami il potere
più di qualsiasi altra cosa al mondo e non ti fermi davanti
a nulla pur di
ottenere ciò che desideri. L'ho visto nei tuoi ricordi... La
tua anima è
oscura.
"Io". Cosa avrei potuto rispondergli che non sapessi
già? Avevo
tradito il mio villaggio, m'ero venduto al nemico, per la mia sete di
potere.
Avevo quasi ucciso la mia persona più preziosa per
combattere mio fratello. Ero
malvagio e lo sapevo. Se fossi morto, sarei sicuramente finito in uno
dei
gironi più profondi dell'Inferno.
Tuttavia quel ragazzo ti ama ugualmente. Questo non
ti dice nulla?
"Naruto". Al solo pronunciare quel nome, il mio cuore
cominciava a
battere più forte. In tutta la mia vita, dal giorno del
massacro, avevo provato
solo odio per il mondo intero. La mia anima era nera e lo sapevano
tutti.
Ma lui, no. Lui continuava a sorridermi, a porgermi
una mano.
Continuava a tenermi stretto e a darmi dello stupido teme. Naruto
continuava ad
amarmi infischiandosene del resto anche quando gli altri gli dicevano
di
rinunciare.
Perché lui è fatto così.
Mi ricordo che un giorno, da bambino, chiesi a mia madre come
si facesse a
capire di essere innamorati di una persona. Lei, all'inizio, non mi
rispose, si
limitò semplicemente a sorridermi. Poi, mi prese tra le
braccia e mi tenne
stretto.
"Sasuke". Mi disse. "Qual è la cosa a cui tieni di
più?"
In quel momento, sulle prime, non risposi. A cosa tenevo di
più? Alla mia
famiglia.
"Sasuke". Continuò. "Il giorno in cui sarai
disposto a
rinunciare a ciò cui tieni di più per una
persona, allora saprai di essere
innamorato davvero".
Ero troppo piccolo per capire quelle parole, ma ora riuscivo a
comprendere
in pieno cosa mia madre aveva voluto trasmettermi.
In tutti quegli anni, io avevo sempre voluto morire.
La vendetta, il potere. Semplici vie per quell'autodistruzione
che mi
avrebbe permesso di ricongiungermi ai miei cari. Ad un passato abitato
da
spettri che sapevo non sarebbero più tornati ma di cui
disperatamente volevo
far parte. Volevo la morte per trovare la pace, per liberarmi degli
obblighi di
una vita fatta di vendetta.
Il giorno in cui divenni un genin dissi al mio maestro che il
mio scopo era
uccidere una certa persona a ridare lustro al mio Clan. Pensandoci
meglio, non
ci sarebbe stato alcun Clan dopo di me. Perché non avevo mai
sperato di poter
sopravvivere ad uno scontro con Itachi.
La cosa che desideravo di più era la morte. Quanto
ero stato stupido, dobe,
usuratonkachi!
Senza rendermene conto mi gettai indietro sull'erba, le
braccia spalancate,
gli occhi puntati verso quel cielo terso.
Risi... risi di cuore.
Quanto ero idiota! E avevo anche il coraggio di dare del dobe
a quel dobe!
Desideravo restare vicino a quella testa quadra
eppure desideravo
morire. Un completo controsenso.
Risi ancora, non riuscivo a smettere. Cavolo, se volevo sul
serio rimanere
al fianco di Naruto per tutto il resto della mia vita dovevo rinunciare
al mio
sogno. Dovevo rinunciare a morire.
Cos'hai da ridere, Palla di Pelo?
"Io voglio vivere!" Gridai. "Voglio vivere!" Mi alzai a
sedere, tentando di trattenermi dallo sghignazzare come una
femminuccia. Che
situazione assurda!
"Ho detto che voglio vivere. Il dobe senza di me non
sopravivrebbe
mezza giornata. E poi, non mi fido a lasciarlo nelle grinfie
di Sai, o
peggio Sakura. Io devo vivere! Non m'importa di quello che devi fare
per
completare il sigillo. Datti una mossa, il dobe mi aspetta!
Parli con la certezza che il tuo biondino sia ancora
nel mondo dei vivi. Mi
sfidò.
"Non l'ho ucciso con un Chidori in pieno petto. Non
sarà di certo una
stupida tecnica a fermarlo".
Di colpo la terra tremò, il cielo s'infranse e
tutta la realtà che mi
circondava iniziò a mutare. Scene rapide di una vita
lunghissima presero a
susseguirsi una dopo l'altra in un lungo flash-back.
Una foresta ignota... Kiiubi la Volpe... Orochimaru.
Un uomo mascherato che non conoscevo... il buio... Naruto
posseduto dalla
Volpe.
Il combattimento di quella testa quadra per cercare di
salvarmi...
Sono stato catturato da Orochimaru per fungere da
tassello ultimo sui
suoi esperimenti per il jutzu che gli avrebbe conferito la vita eterna.
Anche
il segno che porti sulla spalla, che è stato impresso a
Jungo, derivano dal mio
potere.
Al solo rivedere il volto di quella serpe, il nostro odio
esplose senza
limiti facendo tremare tutto.
La mia forza vitale era quasi esaurita del tutto. Non
mi restava molto da
vivere quando sono fuggito dal laboratorio. Lo avevo accettato. Ora,
però, è
stata data ad entrambi una seconda possibilità per
proteggere i compagni che
amiamo. L'Akatsuki vuole tutti gli Spiriti leggendari. L'uomo
mascherato li
cerca da molto tempo. Ha in mente qualcosa di radicale.
"Perché mi dici questo?"
Io e te siamo più simili di quanto credi,
Palla di Pelo. Staremo bene
insieme.
"Cosa dovrei risponderti?"
Le immagini di quella vita che presto sarebbe diventata mia
svanirono
lentamente nel bianco che prese a circondarci. Uno spazio vuoto in cui
galleggiare.
Mi accontento di un semplice grazie. Ti cedo il mio
chakra, Palla di
Pelo, tutto ciò che sono: la mia immortalità, la
conoscenza acquisita nel corso
dei secoli, tutto ciò che sarei potuto divenire in futuro.
Tutto questo, da
poter condividere con il tuo biondino.
"E tu che ci guadagni?"
Un corpo nuovo, una palla di pelo con cui fare
quattro chiacchiere e la
mia mate di nuovo al mio fianco sempre pronta.
"Mate?" Chiesi curioso. Anche Naruto mi aveva ripetuto spesso
quella parola.
Credo che voi umani diciate moglie.
"KIIUBI è TUA MOGLIE?!".
Beh, il biondino è il tuo... qualunque
cosa sia e ti lamenti di me?
Piccolo silenzio imbarazzato.
Accetti, Sasuke Uchiha?
Potei solo annuire. Con un balzo, Ookami no Shiro si
tramutò in luce,
penetrando nel mio petto.
Un'esplosione di luce mi sopraffece. Il vecchio Sasuke era
morto... Sasuke
Uchiha il vendicatore, il maledetto. Aveva ceduto il posto a Sasuke il
jinchuuriki, portatore del Lupo dalle otto Code e mate di Naruto
Namikaze.
"Perché ora?". Non aveva mai risposto a quella
domanda.
Dovevi decidere da solo se accettarmi e scegliere di
continuare a vivere.
Era una decisione che spettava solo a te.
Una girandola di colori sgargianti si parò innanzi
a me mentre potevo
finalmente lasciarmi andare ad un meritato riposo.
"Grazie". Dissi, infine.
Di niente, Palla di Pelo.
*_*_*_*_*
Uno squarcio si aprì nel cielo, diradando di colpo la
tempesta in un battito di
ciglia. Come in un sogno, tutto fu avvolto dal silenzio mentre i
fiocchi
candidi presero a galleggiare in aria, senza peso. Era la calma prima
del balzo
finale.
Tutta la luce si concentrò in un unico punto.
Tutta l'aria, tutti i suoni, tutti i colori implosero in un'unica
scintilla
carica di potere. Il vuoto e poi...
BUMMMM
Una colonna impressionante di chakra s'alzò verso la luna
piena, squarciando la
fitta coltre scura che la teneva prigioniera.
Un'immensa esplosione di energia si originò dalla Valle
della Morte, dove da
oltre un secolo, le statue dei fondatori facevano la guardia
travolgendo tutto.
Gli animali fuggivano terrorizzati, tentando di portare in salvo la
vita.
"Kakashi!"
Il vecchio Jiraiya urlò, tentando di superare il frastuono
che era nato da
quello scatenarsi di elementi.
Corsero rapidi oltre il bosco, tentando di ricacciare indietro il
terrore che
li attanagliava. Che diavolo aveva fatto Naruto! L'aria s'era fatta
densa,
impenetrabile, rendendo quasi impossibili i loro movimenti. Come se un
gigantesco muro di roccia centenaria si fosse parato loro davanti e
pesanti
catene trattenessero le loro gambe stanche. Eppure continuarono,
sforzandosi di
proseguire.
Lo spettacolo che i due si trovarono davanti aveva dell'incredibile.
Una
voragine immensa, spaventosa, si apriva davanti a loro, estendendosi
per oltre
cento metri. Lì, in mezzo a quelle pietre fumanti, due corpi
giacevano
immobili.
"Naruto! Sasuke!". Li raggiunsero senza esitare.
"Moccioso che cavolo hai combinato!". Ero-Sennin sollevò con
cura il
suo allievo, piano quasi fosse una bambola di porcellana. Respirava
appena.
Il vecchio poteva sentire il chakra di quel ragazzo essere sul punto di
esaurirsi del tutto mentre quello della Volpe lottava per non
estinguersi.
Eppure, per quanto la situazione fosse critica, un radioso sorriso gli
adornava
il viso pallido. Sembrava felice.
"Maestro Jiraiya". L'uomo dalla lunga chioma grigia portò il
suo
sguardo sull'allievo dello Yondaime. Kakashi teneva stretto il
più giovane
degli Uchiha. Tremava, Kakashi Hatake stava tremando.
"Il marchio... il marchio ".
L'infausto marchio di Orochimaru era scomparso, però...
Sulla pelle nivea di Sasuke Uchiha, proprio lì all'altezza
dello stomaco, uno
strano segno a forma di spirale si mostrava gelido, quasi vi fosse
stato
impresso con un rovente fuoco freddo.
KAMI, non poteva essere... Naruto... Naruto... ci era riuscito... ci
era
riuscito.
Aveva salvato il suo Sasuke nell'unico modo possibile.
L'aveva salvato tramutandolo in un jinchuuriki. Il sigillo nato dalla
tecnica
di Minato avrebbe segnato ora e per sempre il giovane vendicatore ma
non poteva
percepirne subito la potenza. Possibile? Possibile che fosse arrivato a
sfidare
persino un demone pur di salvare il suo amore?
"Presto, Kakashi!". Jiraiya si riscosse dai suoi pensieri, non
dovevano sprecare altro tempo. "Portiamoli da Tsunade!". Sollevarono
dal suolo quei due giovani amanti mentre la luna si faceva capolino tra
le nubi
che andavano diradandosi.
Un tenue raggio rischiarò il volto sudato di Sasuke,
illuminando i suoi capelli
corvini ora adornati da due strane ciocche argentate.
I walk this empty
street
On the Boulevard
of Broken Dreams
Where the city sleeps
And
I'm the only one and I walk alone
"Ancora niente?".
Kakashi
Hatake era entrato silenzioso,
salutando l'Hokage e l'Eremita dei Rospi con un lieve cenno del capo.
Posò un
mazzo di fiori sul piccolo comodino che divideva gli unici due letti di
quella
stanza, entrambi occupati da oltre due settimane.
Iruka, quella mattina, gli aveva consegnato quei fiori da parte di
tutti gli
amici dei due ragazzi, con i loro più sentiti auguri di
pronta guarigione. Per
l'insegnante dell'Accademia, quei giorni senza il biondo dobe erano
stati una
vera tortura. Ogni giorno chiedeva di lui, notizie su un possibile
cambiamento
delle sue condizioni, ma la risposta era sempre la stessa: non ancora.
Nessuno poteva avvicinarsi alla stanza in cui riposavano i due ragazzi,
Tsunade-sama era stata irremovibile al riguardo. Così
toccava al loro vecchio
maestro tenere informato tutto il Villaggio sulle loro condizioni.
Senza Naruto a rallegrare tutti, pareva che persino il sole non
splendesse con
la stessa intensità di un tempo.
Jiraiya scosse il capo. "Mi sorprende che non siano entrambi morti a
questo punto. Qualunque cosa Naruto abbia fatto a Sasuke pare
che stia
funzionando: le sue cellule si rigenerano. Il processo è
lento ma funziona. Quando
si sveglierà, probabilmente gli farà un male cane
".
"E Naruto?".
"Il moccioso soffre del più grave caso di esaurimento di
chakra che abbia
mai visto. Dobbiamo ringraziare il cielo che sia ancora vivo". Tsunade
spalancò una finestra, respirando l'aria fresca del mattino
a pieni polmoni.
"Avremmo potuto perdere entrambi".
"Già".
"Naruto ".
Un lieve mormorio, un movimento nel letto sulla destra. Sasuke Uchiha
si stava
svegliando.
"Naruto!" Mi sollevai di scatto, tentando di afferrare
quell'immagine
del dobe che ancora avevo davanti agli occhi. "Ahh!" La luce del sole
che filtrava da quelle tende bianche mi faceva male agli occhi.
Li sentivo bruciare, quasi come se avessi usato lo Sharingan
per giorni
interi. Fu allora che il dolore iniziò. Ogni cellula del mio
corpo era sul
punto di esplodere. Sentivo un chakra incredibile farsi strada
all'interno dei
vasi, distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino,
rimodellandolo e
ricostruendolo allo stesso tempo. Faceva male.
La mia gola era riarsa, come se avessi gridato fino a farmi
esplodere le
corde vocali, e il grido di prima avesse dato loro il corpo di grazia.
La testa era confusa, in subbuglio, tentando di trovare una
spiegazione
razionale a quello che mi era successo senza riuscirci. Ma era
irrilevante. Una
sola cosa era importante in quel momento: dov'era Naruto?
"Calma, calma, Sasuke". Tentai di mettere a fuoco la figura
innanzi a me. Due mani calde stavano cercando di farmi stendere
nuovamente fra
quelle lenzuola madide di sudore. "Va tutto bene".
"K-ka... Kakashi". Riuscii a malapena gracchiare. Lui
portò un
bicchiere colmo di acqua fresca alle mie labbra, aiutandomi a berne
alcuni
sorsi.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?" Il mio vecchio
sensei mi stava sorridendo, sollevato. Dietro di loro potei scorgere
Jiraiya e Tsunade. Se fossi stato in condizioni migliori,
avrei anche
potuto ridere della cosa. Quella vecchia sembrava quasi contenta di
vedermi...
qualcosa non tornava...
Naruto... perché il dobe non era con loro?
"N-Naruto?" Strinsi, per quanto mi fosse possibile, la sua
divisa.
Dov'era il mio anata?
Kakashi-sensei spostò il suo sguardo sul letto
accanto al mio. Tsunade
scostò la tenda bianca che lo circondava e fu allora che lo
vidi.
Il mio Naruto. Addormentato come la bella principessa di una
fiaba, in
attesa del suo principe. Un'espressione serena sul suo viso pallido e
segnato
dalla fatica.
Dovevo andare da lui.
Tentai di spostare il mio vecchio maestro, di alzarmi ma il
mio corpo era di
un altro parere. Se non fosse stato per Kakashi sarei caduto al suolo
come un
bimbo piccolo.
"Non puoi alzarti, Sasuke!" Mi rimproverò
bonariamente.
"Naruto!". Allungai una mano verso il mio dobe.
Perché non si
svegliava? Perché? "Devo... devo andare da lui". Pronunciare
ogni
sillaba era come ingoiare un tizzone ardente. "Naruto!".
"Aiutami ad alzarlo, Kakashi".
Jiraiya e il maestro Hatake afferrarono con la massima
attenzione ognuno un
mio braccio, mettendomi delicatamente in piedi.
Appena le mie estremità toccarono il suolo, la
stanza prese a vorticare
intorno a me sempre più velocemente. Con forza tentai di
ricacciare un conato
di vomito indietro. Non c'era tempo per quelle sciocchezze.
Ogni passo era una tortura. Ogni respiro una condanna. Ma
finalmente ero
giunto.
Piano piano, mi fecero stendere accanto al mio dobe, tentando
di non
aggravare le mie condizioni. Mi lasciai scivolare al suo fianco,
cingendogli il
petto e poggiandovi sopra il capo. Naruto...
BUM BUM BUM
Il suo cuore batteva lento e ritmico, avvolgendomi con il suo
suono pacifico
e confortante. Ero pronto a lasciarmi andare ad esso, perdendomi
nell'oblio di
pace che poteva donarmi.
"Perché Naruto non si sveglia?" Chiesi con quel
briciolo di voce
che mi era rimasto.
"Naruto è molto provato, Sasuke-kun". Mai, mai.
Tsunade-san non si
era mai rivolta a me con quel tono così amorevole, che
sapevo riservava solo ad
una persona. I suoi occhi erano gonfi e cerchiati di rossi e nell'aria
sentivo
l'odore di qualcosa di salato. Possibile? Potevo davvero sentire
l'odore delle
sue lacrime?
"Cos'ha?".
"Pur di salvarti, ha usato una tecnica molto pericolosa. Tu
cosa riesci
a ricordare?"
Mi sforzai, tentando di rammentare gli avvenimenti di questi
ultimi giorni
ma erano soltanto immagini sfocate. Ugualmente continuai.
"Ricordo la missione". Iniziai. "Siamo stati attaccati dagli
Oto-nin di Kabuto. Sono... sono stato ferito per difendere Naruto".
Potevo
sentire quella lama gelida squarciarmi nuovamente la carne della
schiena.
"Poi il fuoco... sentivo il fuoco bruciarmi dall'interno...".
"Il veleno di Kabuto è entrato in contatto con il
sigillo che
Orochimaru ti aveva imposto, facendolo impazzire. Per tre giorni, il
sigillo ha
consumato il tuo corpo portandoti ad un passo dalla morte". L'Hokage
parlava piano affinché potessi comprendere ogni sua parola.
Aveva ragione...
ero quasi morto.
"Lo... lo ricordo". Mormorai. Ricordo le lacrime del dobe, la
sua
disperazione. Ricordo il suo desiderio di seguirmi fino alla fine. "Ho
detto al dobe che non ne valeva la pena. Non poteva rinunciare al suo
sogno per
me...". Mi strinsi al suo petto con più forza, cercando in
tutti i modi di
ricacciare indietro la paura. A quanto vicino ero arrivato dal perderlo?
"Sasuke, ascoltami bene. Il sigillo di Orochimaru è
scomparso...".
"Cosa?!" Mi portai una mano al collo, su quel segno che per
anni
mi aveva marchiato con il suo veleno. Era vero, non c'era
più... non potevo
crederci.
"Sasuke...". Sembrava quasi che non sapesse come continuare.
Anzi,
con lo sguardo cercò Kakashi e Jiraiya. "Sasuke, Naruto ha
usato la
TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO per salvarti. Tu sai cosa vuol dire?".
LA TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO... Orochimaru me ne aveva
parlato. Era la
stessa tecnica usata su di lui da Sarutobi-sama... era la stessa
tecnica con
cui Namikaze-sama aveva sigillato Kiiubi.
Kiiubi...
Come un tornado, qualcosa si svegliò dal centro del
mio essere, strappandomi
il respiro.
Kiiubi...
Tornai a posare lo sguardo su Naruto sebbene non fossi stato
io a deciderlo.
Il mio corpo oramai non rispondeva più. "Mate...". Sentii la
mia voce
bisbigliare quel nome... cosa mi stava succedendo?
"Sta bene, Sasuke. Naruto è vivo non temere. Non
sappiamo come ma è
sopravvissuto a quella tecnica... Sasuke, quella tecnica è
stata ideata per
catturare...". S'interruppe.
Potevo sentire il mio sguardo mutare, la mia vista farsi
più acuta. Zanne
acuminate si facevano strada nella mia bocca mentre le dita venivano
adornate
da artigli scuri. Rivoli di calore liquido presero a scorrermi sulle
guance
adornandole da strani simboli. Quell'energia che sentivo dentro esplose
d'improvviso.
Kiiubi...
Ripeté quella voce gelida ancora una volta. Una
voce che conoscevo bene. Una
voce che mi aveva accompagnato nella mia discesa all'Inferno.
'Shiro'. Pensai.
"Allontanati, Tsunade!'. Mi sollevai lentamente mentre Jiraiya
afferrava la spalla di Tsunade-sama e la attirava a sé.
Anche Kakashi-sensei
indietreggiò.
Ce ne hai messo di tempo, Palla di Pelo! Credevo che
ti fossi quasi
scordato di me.
'Cosa vuoi?' Gli chiesi nella mia testa. Il suo sarcasmo
m’irritava ma lo
lasciai fare. Non avevo la forza per un nuovo scontro.
Mettere in chiaro un paio di cose con questi umani,
se non ti dispiace.
Non farò nient'altro.
'Sicuro?'
Questo corpo non è in condizioni di
combattere. Non che potrei fare un
granché ridotto così.
'Grazie tante'. Gli risposi nel suo medesimo tono.
"Continui, Tsunade-sama Non volevo di certo
interromperla". Shiro
sogghignò con la mia stessa voce senza che potessi
intervenire. Ero solo uno
spettatore nel mio stesso corpo.
"Chi sei? E che fine ha fatto Sasuke Uchiha?". Chiese il
vecchio
dai capelli bianchi.
"La Palla di Pelo è qui con me. Mi ha
lasciato solamente il
controllo per qualche istante. Giusto per mettere chiarire un paio di
cosucce".
"Rispondi alla mia domanda". Continuò Jiraiya.
"Il mio nome è Ookami no Shiro, il demone
dalle otto code". Sentii
il viso distendersi in un sorriso malizioso. "Signore del
ghiaccio e
delle foreste". Quando si parla di egocentrismo...
"Uno dei nove spiriti leggendari!". Kakashi allungò
una mano verso
il kunai che teneva nascosto nella sacca sulla gamba.
"Non lo farei se fossi in te". Gli
intimò lo
Spirito.
"Cosa vuoi da noi?"
“Uff, come siamo scortesi. Mi aspettavo un
po’ più di riconoscenza, visto
che ho salvato il vostro prodigio”.
“Naruto non era in grado di sigillare un demone nel
pieno delle sue forze
senza rimetterci la vita, quindi immagino che anche tu ci guadagni
qualcosa in
tutto questo”. Tsunade s’era seduta di fronte a
noi, osservandoci attenta.
“Intelligente per
un’umana”.
‘Non dovresti parlarle così’.
Gli feci notare.
Paura di lei?
‘No. Ma già non mi sopporta. Vorrei
evitare altri guai’.
Sulla fronte della donna prese a pulsare una grossa vena.
“Te lo chiederò un’ultima
volta: cosa vuoi da noi? Non ci metto molto a far
rafforzare il sigillo sul tuo stomaco da Jiraiya”. Era un
ultimatum.
“Presto questo villaggio sarà
attaccato”. Iniziò
il mio peloso
coinquilino.
“COSA?!” La donna scattò in
piedi, facendo cadere al suolo la sedia che fino
ad un attimo prima la ospitava. I due uomini le si avvicinarono ma una
strana
calma mi pervadeva. Shiro era sereno: niente avrebbe potuto
distoglierlo dal
suo obiettivo.
“Diciassette anni fa fui catturato da quel
serpente, Orochimaru, e da
allora utilizzato per i suoi esperimenti alla ricerca del jutzu finale
che gli
avrebbe concesso l’immortalità”.
“Ma Orochimaru è morto!”
Fece Kakashi. “È stato lo stesso Sasuke
ad
ucciderlo!”.
Shiro rise amaro a quell’affermazione. “Solo
la sua forma corporea è
stata distrutta, ma lo spirito è intatto. Il suo seguace,
Kabuto, ha trovato il
modo di costruire un contenitore di carne e sangue affinché
l’essenza della
serpe possa tornare in questo mondo”.
“Perché ci stai raccontando tutto questo?
Perché mai dovremmo fidarci di te?”.
Ci stavano lanciando una sfida.
“Siete liberissimi di non farlo, ma sono
sicuro che tenete troppo alle
vostre vite per non seguire i miei consigli. Ho letto nella mente della
Palla
di Pelo e so come funziona il vostro concilio…”. Sputò
quella parola
con disprezzo. “Voglio che mi garantiate che
né io né la mia mate saremo
intrappolati in qualche urna gettata chissà dove. I sigilli
che ci imprigionano
in questi corpi umani vanno bene così come sono. Questi due
mocciosi avranno
bisogno del nostro aiuto molto presto se volete che questo stupido
villaggio
abbia una speranza. Mi sembra una richiesta più che
equa”. Sentii il mio
corpo appoggiarsi alla spalliera del letto, osservando
l’Hokage compiaciuto.
L’aveva messa alle strette.
Tsunade-sama strinse i pugni fino a far conficcare le sue
unghie laccate di
rosso nei palmi. “Perché parli al plurale? Non ti
starai riferendo a?”.
“Kiiubi”. Ci
voltammo verso Naruto, accarezzandogli i capelli
biondi con una tenerezza che non pensavo quel demone potesse mai avere.
“Avete
distrutto la mia famiglia già una volta. Non vi per
metterò di separarmi dalla
mia sposa ancora”. Ci chinammo su di lui,
sfiorando il suo viso con mille
piccoli baci, completamente estranei a quello che ci circondava. "Vi
do
un po’ di tempo per pensarci, ma sappiate che se le cose
volgeranno al peggio,
ho intenzione di lasciare questo villaggio portando Kiiubi con me!" Si
voltò verso di loro ancora una volta, digrignando le zanne
acuminate in un
chiaro segno di minaccia. "E non una parola con il cucciolo
che ospita
la mia sposa. Questi due ragazzi sono ora sotto la mia protezione!".
"SHIRO?!".
Li ignorammo ancora una volta, chinandoci nuovamente sul dobe,
respirandone
il profumo. "Svegliati, anata. Il tempo di dormire è
finito". Fu un
pensiero comune quello. Né mio né di Shiro, ma
nato dal bisogno di sentire
quegli occhi di cielo su di noi.
E proprio come nelle favole, la bella principessa
ubbidì al suo principe,
spalancando quegli specchi della sua anima incontaminata.
"Sasuke...". Ci sorrise, Naruto, allungando piano le braccia
stanche per sfiorare il nostro volto, sfiorandoci quelle ciocche
ribelli che ci
coprivano gli occhi. Ciocche argentate che si stagliavano nel nostro
mare
d'ebano. Il marchio che il demone mi aveva impresso. "Sasuke".
Lo baciammo con riverenza, per non stancarlo, per non ferirlo
più di quanto
non fosse già. Asciugammo le calde lacrime che gli rigavano
le guance pallide.
Lacrime di gioia per l'essere di nuovo insieme.
"Sei vivo, Sasuke...". Mormorò in un sussurro
appena percettibile.
"Shh, va bene, piccolo. Va bene. Mi hai salvato, mi hai
salvato".
Lo strinsi forte a me, tentando di calmarlo, mentre lo sentivo
ripetere
quella frase come un mantra... sei vivo... sei vivo.
Restammo abbracciati così per un tempo infinito
finché non sentii qualcuno
schiarirsi la voce alle nostre spalle, tentando di riportarci alla
realtà.
Lentamente, per un po’ mi ero quasi dimenticato di
quanto i miei muscoli mi
dolessero, mi voltai facendolo accomodare sul mio petto. Dovevo
sentirlo
vicino.
Naruto non mi staccava gli occhi di dosso, continuando a
sfiorarmi quelle
strane ciocche argentate. Le lacrime avevano smesso di cadere ma lui mi
teneva
stretto, quasi avesse paura di perdermi per sempre. Mai, non ci saremmo
mai
separati.
"Sono carine...".
"Grazie". Gli baciai la mano che ora mi sfiorava la guancia.
Era
bellissimo.
"Questo è meglio di quando Kei ha confessato a
Hikaru di essere
innamorato di lei!".
Kakashi?
Ci voltammo verso di loro nel preciso istante in cui Kakashi e
Jiraiya
s'abbracciavano in lacrime davanti al bel quadretto che rappresentavamo
e
Tsunade scuoteva il capo, con le lacrime agli occhi anche lei.
"Avete finito?" Ci chiese, calma, troppo calma.
Facemmo cenno di sì.
"Bene..." Trasse un profondo respiro prima di esplodere.
"NARUTO?! STUPIDO MOCCIOSO IDIOTA! HAI LA PIù PALLIDA IDEA
DI QUELLO CHE
MI HAI FATTO PASSARE! AVRESTI POTUTO MORIRE! USARE QUELLA TECNICA...
NON TI
AZZARDARE MAI PIù A FARE UNA COSA DEL GENERE?!".
Respirava a fatica, i suoi muscoli tesi fino allo spasmo,
tentando di
controllare la collera e non distruggere tutto in un colpo solo.
Ero-Sennin le
circondò le spalle con un braccio, tentando di
tranquillizzarla. Mai... Mai
prima d'ora, Tsunade-sama mi era parsa così umana.
Mai, prima d'ora avevo capito quanto fosse grande l'amore che
quel dobe così
casinista provasse per me. Sapevo, cielo, sapevo che mi amava, ma la
consapevolezza di fino a che punto potesse spingersi per me mi lasciava
senza
fiato. Per la millesima volta mi ripromisi di aver sempre cura di lui,
anche se
il più delle volte ero io ad aver bisogno di
lui.
"Su, su... tutto è finito bene, no?".
"Nonna Tsunade, io...". Nuove lacrime s'affacciarono sul volto
del
mio piccolo dobe. "Mi spiace, Nonna Tsunade... ma io... io dovevo
salvare
Sasu... ".
Piangevano tutti, alla fine. Erano uno spettacolo piuttosto
buffo in realtà,
soprattutto se io e Jiraiya eravamo quelli a doverli consolare mentre
Kakashi
se la rideva della grossa
"Ahh, la forza dell'amore!". Sghignazzò il mio
ex-sensei, in una
tipica citazione alla Maito Gai.
"Zitto, idiota!!!". Urlarono in coro quattro voci. Kakashi si
fece
piccolo, piccolo.
"Nonna Tsunade, mi dispiace di averti fatto preoccupare".
Cominciò
il mio dobe. Lo vidi stringere i pugni, una nuova luce di
determinazione nello
sguardo. "Io DOVEVO salvare Sasuke! E poi..."
"E poi..."
Lo vidi abbassare lo sguardo crucciato per poi rialzarlo
subito dopo
finalmente sereno. "La mia mamma mi aveva rassicurato che sarebbe
andato a
finire tutto bene!"
"Cosa?!".
"Dobe...".
"Quando... quando quella specie di demone bianco...".
"Lo Shinigami".
"Sì, lo Shinigami stava per afferrarmi, io ho visto
mia madre afferrare
il suo braccio e ricacciarlo indietro, dicendo che non era ancora il
mio
momento".
"Hai... hai visto Kushina?" Erano rimasti tutti allibiti a
quelle
parole. La madre di Naruto era morta da più di diciassette
anni eppure era
tornata su questo mondo per difendere la vita di suo figlio.
"Già!". Nascose il suo viso arrossato contro il mio
petto,
parlando quasi più a se stesso che a noi. "Mi ha sorriso,
dicendomi che
era fiera di me".
Che cosa avremmo potuto rispondere a quelle parole?
Vidi Tsunade alzarsi e raggiungere gli altri due. Sembrava
turbata: erano
successe così tante cose in quegli ultimi giorni.
"Voi due riposate. Non voglio che facciate alcuno sforzo.
Resterete qui
per le prossime due settimane e poi voglio che torniate alla residenza
Namikaze
e non vi muoviate da lì. Ho parecchie cose da sistemare".
"Ma Nonna...".
"Zitto, moccioso. Pensate a dormire. Mi avete passato
già abbastanza
gatte da pelare!".
"Che peccato. Vuol dire che devo scordarmi la Luna di Miele?".
Chiesi, piccato. Ed io che avevo fatto dei bei programmini a riguardo.
Kakashi e Jiraiya presero a sbracciarsi nel tentativo di
suggerirmi di
tacere, passandosi un pollice sul collo per farmi capire che quello era
un
discorso rischioso. Perché?
"Sasuke...". Mugolò il dobe.
L'Hokage mi fulminò mentre quei due tentavano di
bloccarla prima che potesse
saltarmi addosso e uccidermi sul serio. "Per questa storia faremo i
conti
molto presto, Uchiha!" Digrignò i denti tentando di
spaventarmi.
"Namikaze-Uchiha, prego. Ho preso anche il cognome di
Naru-chan".
Le sorrisi, affabile.
"MA IO TI UCCIDO?!". Jiraiya le saltò addosso,
mormorandole
qualcosa su del saké gratis, una certa bisca clandestina e
sul fatto che
sarebbe stato terribile per il moccioso diventare vedovo dopo tutti gli
sforzi
che aveva fatto per salvarmi.
Senza aggiungere altro e dopo un'ultima occhiata di odio puro,
Tsunade sparì
oltre quella porta, seguita a ruota da quei due pervertiti.
"Mi raccomando, non affaticatevi troppo!". Kakashi ci fece
l'occhiolino mentre quel depravato di Jiraiya continuava a
scribacchiare sul
suo taccuino.
"KAKASHI!!! JIRAIYA!!!”.
"ECCOCI!".
Senza aggiungere altro, la seguirono.
Naruto si concesse un profondo sbadiglio, strofinandosi gli
occhi gonfi. Lo
attirai a me senza dir nulla, tornandomi a stendere fra quelle lenzuola
bianche. Mi sentivo molto stanco.
Io e il dobe eravamo di nuovo insieme, potevo dormire...
sereno.
*_*_*_*_*
"A che pensi, Tsunade?"
Una piccola fogliolina verde galleggiava nella tazza di the che Jiraiya
si era
versato. Il vapore saliva in alto, caldo e rassicurante.
Kakashi era andato via appena usciti dall'ospedale, assumendosi
l'incarico di
riferire a tutti i loro amici che finalmente quelle due pesti si erano
risvegliate. Forse era stato meglio così.
Da quando li avevano lasciati, la nipote del primo Hokage non aveva
pronunciato
una sola sillaba. S'era limitata a bere un bicchiere di saké
dopo l'altro,
tentando di annegare nei fumi dell'alcool tutti i suoi dispiaceri. Il
suo
studio era immerso nel buio, rischiarato a malapena da una fioca
candela. Una
bottiglia dopo l'altra andava ad ammassarsi innanzi a lei.
"Da dove vuoi che cominci, eh vecchio pervertito?" Intonò in
un tono
strano... Preoccupazione mista ad un'infinita tristezza. "Cosa credi
che
succederà con il Concilio... il loro prezioso Uchiha
è diventato un
jinchuuriki! Tramutato proprio dal portatore di Kiiubi, portando un
nuovo
demone in questo villaggio. Come credi che la prenderanno?".
Mandò giù un
lungo sorso di liquore.
"Il demone mate della Volpe a Nove Code... una strana ironia, non
trovi?"
"Non c'è niente da ridere!". Colpì il tavolo con
forza, facendo
rotolare quelle bottiglie al suolo, mandandole in frantumi. "Siamo
sull'orlo di una nuova guerra... Orochimaru è, forse, ancora
vivo e tu hai
voglia di scherzare?"
"Sono sempre stato del parere di non fasciarsi la testa prima del
tempo.
Cerca di vederne il lato positivo: Sasuke Uchiha è
sopravvissuto e la sua
lealtà a questo villaggio non sarà più
un problema".
"Già". La donna posò la testa su quel legno
freddo. "Quel
piccolo bastardo". Mormorò.
"Usare il jutzu segreto della sua famiglia. Ne ha dell'inventiva quel
ragazzo! Sono sicuro che aveva programmato tutto già da
molto tempo". Sghignazzò
il vecchio.
"Probabile. Ti ho già detto quanto odio quel ragazzo?".
Biascicò la
donna, sul punto di addormentarsi.
Jiraiya rise di cuore. "Sei solo gelosa come una qualsiasi suocera. Una
povera donna cui hanno portato via il suo bambino".
"Ti odio".
Mormorò prima di addormentarsi di colpo.
My shadow’s is the
only one that walks beside me
My
shallow heart’s the only thing that’s beating
Sometimes
I wish someone out there will find me
‘Til then I walk alone
"A cosa pensi?" Grandi
occhi color del cielo presero a scrutarmi quasi a volermi carpire
l’anima.
Il mio rivale… il mio amico… il mio
compagno… semplicemente il mio Naruto.
Mio, in un nuovo incredibile modo che mi faceva apparire il legame che
fino ad
allora ci aveva unito come un qualcosa di fragile e insicuro.
Adesso eravamo uniti da qualcosa di più profondo.
Eravamo parte di un
qualcosa che esisteva da sempre e, mi piace pensare, sarebbe continuato
ad
esistere per tutta l’eternità.
Shiro mi aveva scelto ed, insieme, avremmo protetto Naruto e
Kiiubu fino
all’ultimo respiro. Nel profondo potevo riconoscermi in quel
demone che ora
risiedeva nel mio stomaco, nel suo istinto, nella sua furia gelida, nel
suo
insano desiderio di possesso e vendetta. Ero diventato un jinchuuriki e
questo
era una cosa che mi rendeva più simile al mio dobe.
Chinai il capo a sfiorargli la fronte, le guance arrossate, le
labbra
morbide…
Il suo profumo m’inebriava, annebbiandomi qualsiasi
controllo. Era un
qualcosa di paradisiaco, non c’erano parole sufficienti per
descriverlo.
Inspirai profondamente, riempiendomi i polmoni di quella fragranza
così unica
mentre il mio nuovo olfatto poteva captarne ogni più piccola
sfumatura.
Erba... e vento... e pioggia, questo era l'odore di Kiiubi.
Potevo
distinguerlo.
Ramen... e vaniglia... e qualcos'altro, cui non potevo dare un
nome ma che
apparteneva a Naruto in un modo inconfondibile. Da qualche parte, nei
recessi
della mia mente, potevo sentire Shiro uggiolare, appagato.
Sentivo la sua soddisfazione, la sua gioia
nell’essere di nuovo unito alla
sua mate, forse attraverso il corpo di due giovani umani, ma questo non
importava.
Si erano ritrovati dopo tanto tempo, concedendo ai loro ospiti
la
possibilità di trascorrere l’infinito insieme a
coloro che amavano più di qualsiasi
altra cosa.
Una nuova consapevolezza si faceva strada in me. Al diavolo
tutti! Non
volevo più nascondermi. Volevo gridare al mondo intero
quanto amavo quel dobe
dai capelli biondi. E se qualcuno si fosse messo sulla nostra
strada…
E brava la Palla di Pelo… approvo,
approvo…
Immagini di corpi straziati s’affacciarono nella mia
mente. Sai, Sakura, il
volto coperto del capo dell’Akatsuki. Tutti quelli che
potevano rappresentare
un impiccio alla mia relazione con Naruto. Uno spettacolo quasi
allettante.
‘Davvero?’. Ero felice che la pensassimo
allo stesso modo. Lo desideravo...
desideravo il loro sangue sulle mie zanne, le loro grida di dolore
nelle mie
orecchie. Scossi il capo, tentando di controllarmi. Non potevo fare una
scenata
davanti a lui.
Di che ti stupisci? Mi
rispose quella voce glaciale.
Chiunque oserà mettersi sulla nostra strada, fra noi e i
nostri compagni, dovrà
solo aspettarsi il peggio… solo nostri…
"Solo nostri" Mormorai.
"Cosa hai detto, teme?" Il dobe si stropicciò gli
occhi, ancora
assonnato, rannicchiandosi contro il mio petto in cerca di calore.
"Niente, usaratonkachi. Io e il lupastro stavamo avendo uno
scambio di
opinioni sulle posizioni più piacevoli con cui prenderti".
Vederlo
arrossire fino alla radice dei capelli era esilarante. "Sul serio".
Continuai con il tono più serio possibile, anche se dovevo
farmi violenza per
non sghignazzare. Ve lo immaginate: un Uchiha che ride? "Ho molto da
imparare da lui. Con tutti quegli anni di esperienza…"
In quel momento, Naruto rischiò il soffocamento.
Vidi balenare un’ombra di
rosso nel suo sguardo e capii che Kiiubi doveva avergli detto qualcosa.
Ed,
infatti…
"HENTAI!!! TUTTI HENTAI! Lupo, Volpe e Teme!". Urlò
d’un fiato.
Recuperando per un attimo tutte le sue energie nel tentativo di
liberarsi dal
mio abbraccio e darsela a gambe ,mentre quell’alone rosso fra
le dita non
poteva nascondere una misteriosa perdita di sangue dal naso.
Stavolta risi davvero, afferrandogli un braccio e stringendolo
ancora una
volta contro il mio corpo. Ero curioso.
"Che ti ha detto Kiiubi?"
Lui sbuffò, borbottando cose incomprensibili prima
di voltarsi dall’altra
parte. Iniziai a fargli il solletico ma lui non cedeva.
"Eddai, Naru-chan!"
"NO!"
Iniziai a baciargli il collo, facendo risalire la mia mano
sotto quella
vestaglia d'ospedale per massaggiargli il ventre nudo. Lo sentii
mugolare di
piacere mentre gli mordicchiavo un orecchio piano piano.
"Naru…". Sussurrai a malapena.
"Ho detto no". Eppure, chissà perché,
non mi sembrava più così
convinto.
La mia mano vagò un po’ più
giù.
"Sasu…". Mugolò, senza più
forze.
Dacci dentro, Palla di Pelo. Erano secoli che non
avevo un po’ d'azione!
Ahhh, la Foresta del Silenzio... quanto tempo è passato?
Quelli sì che erano
bei tempi!
'Smettila di chiamarmi Palla di Pelo!' Ribattei, piccato. Non
avevo mai
permesso a nessuno di prendersi gioco di me e di certo non avrei
cominciato con
quella specie di lupastro con cui ora condividevo il mio corpo. Anche
se...
'Foresta del Silenzio?' Chiesi, incuriosito.
Ne riparleremo quando avrai compiuto un paio di
secoli, sbarbatello! Non
sono cose da dire ad un cucciolo! Bastardo!
E ora datti una
mossa!
'Sono d'accordo!' Per quanto fossi frustrato da quel lupo
arrogante ed
egocentrico, anche se a posteriori Naruto avrebbe continuato a
ripetermi che
tra me e il lupo c'è una sorta di affinità
elettiva perché siamo spudoratamente
simili, in quel momento avevo cose più importanti a cui
dedicarmi. Come, ad
esempio, torturare quel dobe così deliziosamente attraente.
Attirai Naruto sotto di me, strappandogli in un solo gesto
parte della
camicia bianca che aveva indosso. Piccoli artigli affilati erano
comparsi sulle
mie dite per agevolare la mia missione...
Averlo, ancora una volta.
Sapevo che eravamo entrambi ancora provati da ciò
che era accaduto, il dobe
più di tutti, ma un bisogno viscerale aveva preso a farsi
strada dentro di me:
dovevo unirmi a lui. Assicurarmi che fosse ancora vivo, che fossimo
entrambi
ancora vivi.
Dovevo sentire il suo cuore battere sotto il tocco delle mie
mani gelide...
Dovevo vederlo cercare di soffocare i gemiti che sapevo solo
io potergli
strappare...
Dovevo perdermi in quel Paradiso rovente e umido che solo lui
poteva
donarmi...
Avevo bisogno di sentirmi parte di lui.
Nascosi quel sorriso compiaciuto che minacciava di comparire
sul mio viso
alla vista di quello sguardo languido, con cui ora mi stava fissando in
attesa,
temendo una sua possibile reazione. Non era saggio provocarlo proprio
ad una
passo dalla meta.
Mi voleva, in quel modo folle e bestiale, come io volevo lui.
Lo baciai come mai avevo fatto: con passione, possesso, amore,
lussuria.
Decine di emozioni diverse che mi stavano conducendo per mano lungo il
baratro
della follia, ma di cui non avrei mai avuto abbastanza.
Naruto sospirò di gioia, allargando le sue gambe
del colore del miele per me
affinché potessi abbracciarlo completamente. Mi
circondò il collo con le sue
braccia, il suo braccialetto d'argento freddo contro la mia pelle,
strofinando
i suoi soffici capelli biondi contro la mia gola...
Sottomettendosi a me quasi fossimo due bestie selvagge. Mi
venne quasi da
ridere. Infondo una parte di noi lo era davvero, no?
Sollevò il suo volto stanco e mi sorrise. Un
sorriso radioso che lo
illuminava tutto, facendo risplendere i suoi occhi di cielo di una luce
nuova,
straordinaria.
"Ti amo". Mi sussurrò.
Non avevo mai risposto a quelle parole e lui non mi aveva mai
fatto
pressioni per questo. Eppure, in quell'istante, sentii di dover dire
qualcosa.
Qualcosa che potesse fargli capire, non solo con i gesti, quanto lui
contasse
per me. Dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutto il dolore che
avevamo
patito.
"Ti amo anch'io, anata".
Una gioia indescrivibile ci pervase. Un qualcosa che le parole
umane non possono
descrivere. Un qualcosa che non apparteneva a questo mondo.
Peccato che ci fu strappato troppo presto.
CLANG
Un rumore metallico. Ci voltammo, ancora abbracciati, verso
quella porta che
doveva essere stata chiusa a chiave ma che ora era spalancata.
Un vassoio pieno di cibo era stato riversato al suolo...
Un singulto...
Due occhi verdi spalancati in un muto grido d'orrore...
Sakura aveva visto tutto...
Continua...
SHANNARA: Allora? Sono
in ansia, che mi dite. Badate che ho
sempre intenzione di modificare alcune cose. Certe parti non mi
convincono un
granché. Hem, Naru-chan?
SASUKE: Il dobe
è svenuto quando si è iniziato a parlare di
sesso orale.
SHANNARA: Ma a te
è piaciuto? Quella parte era addirittura più
imbarazzante della lemon.
SASUKE: Considerato che
ho sposato Naru-chan è passabile.
Potrei anche sorvolare sul fatto che non mi hai fatto uccidere Itachi,
sono
quasi morto e sembravo più emo del solito.
NARUTO: Teme! Sei stato
tu non è vero? Tu... Tu le hai
suggerito quelle cose?! Bastardo!
Intanto che Naru-chan si lancia in una lunga serie di epiteti
poco
piacevoli, due graziosi bimbetti vengono a sedersi accanto a me,
mangiucchiando
un pezzo di torta al cioccolato.
NARUTO: Shanny?
SHANNARA: Si?
NARUTO: Beh, io non ho
capito chi sono questi due bambini.
Perché Sasuke sembra conoscerli?
Suddetto Uchiha sta spiegando ai due infanti le basi di
utilizzo dello
Sharingan.
SHANNARA: Beh, vedi,
Naru-chan, ho pensato che se Kiiubi è una
lei e Shiro è un lui...
BUM Leggero tonfo.
SHANNARA: Naru, Naru,
riprenditi! Mi servi per il prossimo
capitolo! Sasu, aiutami!
Porca paletta, sta sorridendo! Mi fa impressione.
SASUKE: Si, divina
Shannara?
SHANNARA: Divina? La
paternità con te fa proprio miracoli...
SASUKE: Beh, non posso
di certo dare il cattivo esempio.
Ah!
SASUKE: Piuttosto, da
dove diavolo hai ripescato Haku e
Zabusa? Ma non erano morti?
SHANNARA: No, cattivo!
Mi è sempre dispiaciuto per loro. Così
ho pensato di salvarli! Ho sempre pensato che Zabu fosse molto sexy!
SASUKE: Se lo dici tu...
Ma che diavolo è Hikarigakure?
SHANNARA: Leggi il
prossimo capitolo e lo saprai.
SASUKE: Un altro?
Annuisco.
SASUKE: Con Sakura morta
e una bella lemon?
SHANNARA: Se fai il
bravo, ci penserò!
SASUKE: Okay.
Si trascina via Naru-chan, seguito a ruota dai due pargoli.
Per concludere ringrazio tutti quelli che hanno recensito la
volta scorsa e
che mi hanno incoraggiato a continuare. FULL METAL MANGA LOVER, sei
stata
preziosissima. Grazie infinite. Che dire altro: recensite, recensire,
recensite!
E per ultimo: japan-glossy!
- Jinchuuriki:
uomo in cui è stato sigillato un demone.
- Hikarigakure:
è un villaggio che ho creato io. Il suo nome significa
letteralmente "città della luce".
- Anata:
sposo, nel senso maschile del termine.
- Shiro
Koori: bufera bianca
- Shuichiro:
bravo bambino. Il diminutivo Shu vuol dire cielo. Non so bene cosa
voglia dire Yuusuke ma mi sono ispirata al personaggio di Yuu degli
spettri. Yuusuke Urameshi: demone rancoroso. Quindi penso che il nome
riesca in qualche modo a bilanciare quello del fratello.