Attorno a me o c'era silenzio o c'erano risa.

Il silenzio di una persona che rimane sola. Le risa della gente che la schernisce.

Odiavo il mio corpo con tutta me stessa. Perché proprio a me doveva succedere? Perché proprio io dovevo avere un diavolo che mi scuoteva dall'interno?

Volevo liberarmene, ma lui persisteva. Non riuscivo a mandarlo via; più cercavo di scrollarmelo di dosso, più capivo che non mi avrebbe mollata, fino a farmi scoppiare le orecchie per le troppe risate della gente che si divertiva a prendersi gioco di me.

Non riuscivo a vedere una via d'uscita.

Ma si sa che la notte i demoni escono per giocare ed ognuno vuole ciò che gli spetta.

 

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Buio. 

Era questa la mia paura più grande, quella che ti nasconde, quella che non ti fa vedere cosa c'è attorno a te e ti paralizza, perché hai paura di muoverti, hai paura di scoprire se sei solo o no.

Io sapevo di essere solo, perché mi mancava l'aria ed ero stretto in quattro mura che non mi permettevano di muovermi. Gridavo, graffiavo, piangevo, ma nessuno sarebbe venuto a salvarmi.

Non riuscivo a vedere una via d'uscita.

Cercavo di migliorare, così il demone che mi perseguitava mi avrebbe lasciato stare, ma lui trovava sempre un pretesto per giocare con me.

E talvolta tornava il buio ed io continuavo ad avere paura, ma mi tenevo i problemi dentro, fingendo che andasse tutto bene. Ma non era affatto così.
 

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Ed era fantastico sentire finalmente il potere, essere accettata, sentirsi finalmente la regina e non il pedone.

Quel diavolo se n'era andato, mi aveva scosso per un'ultima volta e poi ero riuscita ad abbandonarlo.

Nessun rimpianto, che io fossi dannata o meno non m'importava.

Ne avevo abbastanza del passato, ne avevo abbastanza delle mie paure e del mio cuore a pezzi. L'avrei fatto rinascere come ero rinata io, avrei colmato il mio vuoto come la mia nuova famiglia aveva colmato la mia solitudine.

Ero pronta a soffrire ed a sperare per una vita migliore.

Ma rimanevo sempre, inevitabilmente, attaccata ai ricordi, ai momenti più bui, alle paure.

E lo feci, scappai ancora dai demoni che non smettevano d'inseguirmi, solo che prima ero troppo cieca per accorgermi che loro continuavano ad aggrapparsi alle mie spalle.

Una freccia nella mia gamba e so che sono arrivata alla fine della mia strada.

A terra guardo il cielo e mi accorgo che è sempre più buio prima dell'alba.
 

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Non ero più invisibile, non ero più indifeso.

Ora ero io il predatore e quel'orribile demone era morto, mi aveva lasciato in pace.

Eppure qualcosa mi faceva aggrappare ai ricordi, come dei rimpianti che non volevano lasciarmi in pace, collezionandoli come vecchi amici. Vecchi ed occasionali, che ora non meritavano la mia attenzione.

Ma ero stato stupido a credere che tutto sarebbe andato per il meglio, perché pian piano mi accorsi che stavo rimanendo solo... di nuovo.

La notizia della tua morte risuona come una lugubre marcia che annuncia anche il mio funerale, non solo il tuo. Perché, in fondo, ora che non ci sei non potrò mai riparare i pezzi di quel cuore infranto.

Ed allora sento il freddo della notte che punge attraverso i miei vestiti; alzo gli occhi al cielo e lo scruto, accorgendomi che è sempre più buio prima dell'alba.

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pandabitch.
L'angolo di pandamito è finalmente (ma dove?) giunto!
E' l'ennesima Erisaac arrandom, non preoccupatevi.
E' divisa in due parti: a sinistra c'è Erica ed a destra Isaac.
Si svolge anche in due momenti diversi: prima e dopo il morso, fino alla morte di Erica.
Ora non rimembratemi la sua morte, che mi faccio solo del male.
Perché vogliono uccidere ogni coppia che inizio a shippare?
Vi consiglio di ascoltare Shake It Out di Florence + The Machine per leggere.
Ma forse l'ho detto troppo tardi, però tentar non nuove.
Ci tengo almeno che l'ascoltiate.
Ringrazio il mio video Erisaac preferito - questo - che ha aiutato ad ispirarmi.
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Baci e panda, Mito.