Memorie dallo sketchbook

In principio era il vuoto.

C’era solo nero, senza nulla a riempirlo.

Quella era l’unica zona ancora disadorna, in cui Guertena non aveva ancora aggiunto nulla; le altre erano piene di quadri e statue e bambole, e tutti erano amici di Mary.

Ma Mary si sentiva sempre sola, anche quando era insieme a loro: lei era una bambina, voleva la compagnia di qualcuno della sua età che giocasse con lei. Guertena continuava a ripeterle che lei era speciale, era il suo capolavoro - la sua bambina, però non aveva ancora appeso il quadro che la raffigurava.

Mosso a pietà, un giorno il pittore regalò a Mary un blocco da disegno.

“Disegnaci quello che vuoi. Arreda tu l’ultima zona della galleria.”
E così fece.

Mary prese i suoi gessetti colorati e cominciò a disegnare: tracciò stradine, aggiunse case ed edifici, mise fiori e persino un lago; e poco a poco tutto cominciò ad apparire attorno a lei, grandi macchie di colore che cambiavano forma e illuminavano tutto quel nero. Mary osservò rapita quella magia, sorridendo. Era bellissimo. Guertena decise persino di mettere il suo dipinto in una delle stanze dello Sketchbook.

La felicità di Mary però durò poco, perché la solitudine non l’aveva abbandonata. Si era solo fatta da parte, aspettando il momento migliore per colpire.

E Mary tornò ad essere più triste e sola di prima, senza qualcuno con cui parlare o giocare.

Finché un giorno, oltre la cornice di un quadro, vide quella bambina...

Lei sarà mia amica, pensò.

Lei starà qui insieme a me.