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Autore: RobyWiccan    04/08/2013    3 recensioni
Questo è il primo capitolo di una FanFiction che vede come protagonisti Billy e Teddy, con l'unica particolarità che non hanno nulla a che fare con l'universo Marvel.
Billy è un ragazzo che non ha mai conosciuto suo padre e la cui madre è misteriosamente scomparsa tempo fa, lasciandolo con un tutore che potremmo associarlo al patrigno di Percy Jackson (per chi ha letto la saga). A scuola è il tipico sfigato emarginato mentre a casa viene costantemente picchiato dal patrigno.
Teddy al contrario è popolare a scuola, è un campione della squadra di football, vive nei quartieri agiati con degli splendidi genitori. Eppure nessuno sa che gli piacciono i ragazzi, e ha paura di quello che succederebbe se dovesse scoprirlo qualcuno.
Due persone tanto diverse non hanno molte occasioni di incontrarsi, eppure una di queste è anche la più strana e inaspettata..
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Kaplan/Wiccan, Teddy Altman/Hulkling
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ecstasy – Secondo Capitolo

 

"Ne sei proprio sicuro?"

Chiede il moretto accanto a me. William, o meglio, Billy (come preferisce che lo si chiami) sembra quasi spaventato. La luce della lampadina alla porta gli illumina gli occhi marroni e il viso, sembra pallidissimo. Si passa la mano sulla nuca sudata nonostante il freddo della sera. Quest'immagine stona con quella della prima volta che ci siamo parlati. Mi viene da sorridere a vederlo così e gli poso una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo.
Questo pomeriggio ci eravamo dati appuntamento allo stesso posto, sotto il cavalcavia. A scuola nessuno dei due aveva dato segno di riconoscere l'altro, anche se era tutta una finzione. Poi mi accorsi che effettivamente frequentavamo molte delle stesse lezioni. Era stata quasi un'impresa tentare di non guardarlo ora che sapevo chi fosse veramente. Mi ero reso conto di quanto è solo, di quanto cerchi di sembrare invisibile, in ogni situazione.
Ad un certo punto si era girato verso di me per un secondo non ho fatto cadere quaderni e astuccio. Mi era addirittura parso di vedergli un sorriso divertito in faccia, di sentire una risatina. Quando è suonata l'ultima ora finalmente ho preso il Pick Up e sono andato direttamente a Sheepshead Bay Road, vicino al NetCost Market, proprio sulla curva. Non ce la facevo ad aspettare oltre.
Forse Billy temeva che il patrigno lo beccasse, anche se ritenevo improbabile che un cocainomane uscisse spesso di casa. Ma lo pensai perché era salito in macchina trafelato, quasi fosse la prima volta che veniva in quel posto alla luce del sole. Probabilmente era anche la prima volta dopo anni che saliva su una macchina che non lo portasse al parcheggio del Century Playground.
Mi aveva dato l'indirizzo di una tavola calda poco distante, mai sentita nominare. Però era quello il nostro scopo, andare in un posto dove nessuno ci conoscesse. E lo aveva fatto solo per me, gli interessava che nessuno si facesse strane domande vedendomi con lui. Gli importava della mia reputazione a scuola, non di quello che la gente avrebbe pensato di lui. Ho paura che non abbia una grande opinione di sé stesso, e questo mi rattrista.
Quella sorta di piccola tavola calda era quasi deserta ma decisamente accogliente, a modo suo, forse solo per merito del moretto. Billy non volle nemmeno farmi alzare. Quando gli proposi di prendere io qualcosa si raddrizzò, respinse la mia offerta con un cenno della mano e andò a prendere da bere e da mangiare per entrambi. Non potei non ammirare il suo orgoglio perfino nelle situazioni che potevano sembrare più banali. Portò due cheeseburger e delle patatine, con due milkshake alla fragola con panna e il cioccolato sopra.

Il mio preferito!”

Mi sorrise. Alla luce del sole sembrava diverso. I suoi capelli non sono proprio neri, in effetti di un bel castano scuro che sembra praticamente nero. Gli occhi hanno lo stesso colore del cioccolato sul milkshake che tenevo tra le mani. Ha un bel viso pensai, ora che aveva un'aria rilassata e aveva perso il suo solito sguardo torvo.

"Ti è venuto in mente qualcosa?"

Rimasi vagamente stupito che non avesse preso ad attaccarmi sin dall'inizio, come aveva fatto la sera prima. Mi ero aspettato un Spero tu abbia qualche buona idea, non sono qui per perdere tempo e cose del genere. Allora ci avevo visto giusto, quello non era il suo carattere. Mi era parso un ragazzo quasi inselvatichito, che non vuole aiuto da nessuno, forse se ne era addirittura convinto da solo. Invece davanti ad un semplice milkshake e due patatine in salsa ketchup si era rilassato e aveva atteso una mia risposta con calma. Presi un bel respiro.

"Potresti venire a lavorare da me. Non è una casa grandissima ma ultimamente ci sono un sacco di lavori da fare e i miei genitori non hanno tempo di occuparsene."

Omisi il fatto che era compito mio io e non avevo proprio voglia di farli. Mi guardò confuso, come se non avesse capito bene. Sperai con tutto il cuore che non si offendesse mentre continuavo, quelli erano lavori che nessuna aveva mai voglia di fare. In primis il sottoscritto.

"Sono i soliti lavori da fare in casa. Che so: tagliare l'erba, riordinare il garage, ridipingere le pareti o sistemare le piante. Cose così insomma..”

Proposi titubante, aspettandomi che mi fulminasse con lo sguardo da un momento all'altro. E invece mi stupì ancora una volta. Il volto parve illuminarglisi mentre il suo cervello metabolizzava quelle informazioni. Forse io stesso lo avevo giudicato male, avevo pensato che mi avrebbe mandato al diavolo da un momento all'altro. Ma la verità era anche che volevo vederlo più spesso dato che a scuola sarebbe stato molto difficile.

Quindi.. per te è OK?

Continuai cauto e lui si riscosse, non aveva fatto altro che guardare un punto fisso indefinito nello spazio o nel tempo. Si era incantato.

Oh, sì certo! Va benissimo ma.. non dovresti parlarne ai tuoi genitori?”

A quel punto sorrisi.

 

 

Subito dopo la scuola sono letteralmente corso al luogo d'incontro. Mi faceva così strano andarci con la luce del sole, cominciai addirittura a temere che qualcuno mi vedesse, anche se non ne avevo il motivo. Appena vidi la sagoma del Pick Up girare l'angolo mi precipitai verso di essa e chiusi la porta, nemmeno ci fosse qualcuno ad inseguirmi. Era strano percorrere una strada in macchina che non portasse al Century Playground, non era affatto male. Teddy non mi sforzò a parlare e lo aprezzai molto. Mi lasciò semplicemente guardare fuori dal finestrino e indicargli la strada di tanto in tanto. Ci fermammo in una tavola calda a pochi minuti da lì e presi qualcosa da mangiare e da bere, aspettando la sua proposta pazientemente. Mangiammo con calma chiacchierando della scuola, del più e del meno, finché non si sentì pronto per rivelarmi la sua idea.
Appena la sentii abbassai lo sguardo sul milkshake che tenevo tra le mani, fragola e cioccolato, il suo preferito a quanto pare. Non so come avevo indovinato, semplicemente piaceva molto anche a me, da quando lo avevo preso l'ultima volta con mia madre. Quello non era però il momento migliore per far riaffiorare i ricordi. Lavorare in un giardino. Sistemare il garage.
Non accadeva nulla di simile da quando mamma se n'era andata e il patrigno mi aveva proibito di fare qualsiasi cosa che non fosse utile per fargli da mangiare o portare a casa la sua stupida droga. Di colpo però la sua domanda mi riscosse, evidentemente mi ero bloccato a fissare qualche patatina fritta rimasta nel piatto. Gli chiesi se aveva già parlato con i suoi genitori. Non saprei dire il perché ma trovai il suo sorriso alquanto preoccupante.

Ne sei proprio sicuro?”

Ci saranno meno di dieci gradi qui fuori e io sento un caldo torbido, vorrei togliermi il giubbotto e invece sto fissando come un deficiente la porta d'entrata verde. Volto lo sguardo verso il biondo, devo avere un'espressione parecchio tesa mentre lui sembra tranquillissimo davanti a casa sua.

“Entriamo.”

Sulle sue labbra si forma il più piccolo dei sorrisi, ma di gran lunga il più dolce. Vorrei dirgli di smetterla perché so che è per la mia faccia ma sono troppo nervoso per fare qualcosa di diverso dall'annuire meccanicamente e rivolgere lo sguardo verso le luci dentro casa. Suona il campanello e sento il cuore che sta per esplodere mentre mi accorgo che sto trattenendo il respiro. Perché sono così agitato al pensiero di incontrare i suoi genitori? Sono solo persone! Civilissime persone senza niente di cui dovrei temere! Si sentono dei passi da dentro. Viene ad aprirci una donna di media statura, che non potrei dubitare nemmeno tra un milione di anni essere la madre di Teddy. Capelli corti e biondi, fino alla mascella, azzurri occhi allegri, lineamenti dolci, sorriso gentile. Indossa una maglietta azzurra e dei pantaloni beige sotto un grembiule da cucina con una scritta colorata “Mum's the best chef” e un disegnino stilizzato che sembrano essere stati fatti da un bambino. Teddy ha detto che è un'avvocato ma mi riesce difficile crederci, ha un aspetto così gentile. Ma non dubito che sappia essere autoritaria quando lo vuole.

Mamma, lui è Billy, un mio compagno di scuola. Si ferma a cena da noi?”

Il volto della donna s'illumina con un sorriso e mi stringe la mano gentilmente.

Stavo per chiedertelo io, entra pure Billy! Fai come se fossi a casa tua. Dave! Abbiamo ospiti a cena!”

E scompare dentro casa.

E' sempre così.”

Sussurra Teddy, fingendosi esasperato.

Io la trovo adorabile.”

Ridacchio. Non riesco a non sorridere, da dentro esce un profumo buonissimo, non ho idea di cosa sia. C'è aria di casa ed entriamo.
Un uomo si alza da una poltrona del salotto ripiegando un giornale e ci viene incontro, porgendomi subito la mano. È tutto il contrario della moglie. Alto, autoritario, lineamenti affilati, capelli brizzolati chiari, un accenno di barba ben curata e occhiali dalla montatura sottile. Anche se non sapessi che è un dottore non potrei mai sbagliare. Con i suoi occhi grigi mi squadra da capo a piedi, probabilmente pensando a qualche rimedio medico per il fatto che sembro quasi uno scheletro incredibilmente pallido.

Billy, giusto?”

Giuro, sto per farmela addosso. Annuisco.

Spero ti piaccia l'arrosto.”

Continua con un sorriso. Prima che possa riprendere a respirare parla in direzione della cucina “Karen? Aggiungi ancora qualcosa alla cena, abbiamo ospiti affamati!”
Mi fa l'occhiolino. Penso che non potrei essere più felice di così in questo momento.
Strano, il padre ha un'aria così severa che mi riesce impossibile immaginarlo seduto comodamente sul divano a chiacchierare di baseball e football davanti alla TV col figlio. E invece eccolo lì. A chiacchierare con Teddy mentre io do una mano in cucina con la madre. Karen lo ha notato e sorride mentre la aiuto con alcune verdure.

Riesci ad immaginartelo come un padre affettuoso?”

Ad essere sincero no, sembra uno di quegli scrittori. Seri, che non parlano ad anima viva.”

La donna ridacchia senza distogliere lo sguardo dal tagliere. Sono sicuro che glielo hanno detto in molti. Mentre taglia le verdure io butto qualche spezia nella teglia e mi guarda sorpresa.

Sei bravo a cucinare, dove hai imparato? Molti ragazzi, Theodore compreso, non capiscono nemmeno la differenza tra una zucchina e un cetriolo! Sanno solo parlare di fast food!”

Un po' dai libri, ma il grosso da mia madre.”

Rispondo sovrappensiero. Karen non aggiunge altro. Dev'essere quel sesto senso che hanno tutte le madri per questo genere le cose. Non so perché ma sento il bisogno di continuare la conversazione.

Theodore eh? Pensavo che il suo vero nome fosse Teddy.”

Sua madre mi fa un sorrisetto complice.

Be', cerca di non chiamarlo così in pubblico. A quanto pare Theodore non è il genere di nome che si aspetta dal tipico macho che gioca a football. Lo vedi il grembiule? Lo ha colorato lui, ma non dirgli che te l'ho detto.”

Sbuffiamo a ridere e cerchiamo di non farci notare da Teddy e David.

E tu invece? Non credo che Billy sia il tuo primo nome. Potrebbe essere.. William? Io lo trovo un bellissimo nome, deriva da una parola tedesca che significa volontà. È un nome molto forte.”

Strabuzzo gli occhi. Devo smettere di tagliare le verdure o potrei tranciarmi un dito per la sorpresa.

Come ha fatto a indovinare?”

Di nuovo quel sorriso complice. Non sapevo nemmeno che avesse un significato.

Intuito femminile.”

Mi da un colpetto amichevole sulla spalla e riprendiamo ad affettare le verdure. Ogni tanto Teddy si gira e non posso fare a meno di ringraziarlo con lo sguardo.

 

 

La serata era proseguita bene. Billy si era divertito a chiacchierare con mia madre, l'avevo notato dalle occhiate che si lanciavano e poi da quelle che lui lanciava a me. Io e mio padre avevamo chiacchierato della vincita e si era congratulato con me finché mamma non ci aveva chiamato a tavola. Avevo consigliato a papà di girare a largo dall'argomento famiglia e lui mi aveva assicurato che non c'era nessun problema. Era andato tutto bene finchè mamma non si era accorta del taglio ancora abbastanza evidente sul naso di Billy, fino a quel momento la frangia gli aveva coperto discretamente quella brutta ferita. Mi si è letteralmente congelato il sangue nelle vene.

Oh, sono caduto. Si rimetterà in sesto in un paio di giorni.”

Ma mia mamma non sembra convinta, anche se non lo da troppo a vedere.

Dovresti metterci del ghiaccio più tardi, così il rossore sparirà prima.”

Papà si guarda intorno in quel silenzio che è calato sulla tavola alle sue parole e sbuffa.

Ebbene? La laurea in medicina servirà pure a qualcosa!”

Scoppiamo tutti a ridere. Anche Billy si è ripreso dal pallore di quei secondi imbarazzanti.
Alla fine decido di affrontare l'argomento che sta più a cuore al ragazzo.

Papà, a Billy serve un lavoro. Potrebbe dare una mano qua in giardino, con i garage e tutto il resto. Andrebbe bene per voi?”

Di colpo mio padre si fa serio in volto e non mi guarda negli occhi, continuando a tagliare l'arrosto con una calma fredda. Fa quasi paura quando fa così.

Sarebbe compito tuo, lo sai. Dopotutto è casa tua. Non abbiamo detto niente sui tuoi allenamenti perché sappiamo che ci tieni ma hai anche delle materie da recuperare. Non penso che appioppare il lavoro ai tuoi amici ti aiuterà in matematica. Hai bisogno di rispettare i tuoi doveri.”

Abbasso lo sguardo. Speravo di poter aiutare Billy ma a quanto pare ho fallito miseramente. Poi lui rompe il silenzio.

Non si preoccupi, davvero. Gli ho chiesto io se conosceva qualcuno che potesse darmi un lavoro part-time. E poi se ha bisogno di aiuto in matematica io me la cavo abbastanza bene, potrei dargli una mano quando serve. Non me la cavo male nemmeno con le piante, mia madre mi ha insegnato parecchie cose da bambino. Con tutto il rispetto, ma il vostro giardino sembra avere bisogno di una potata.”

Mio padre lo guarda per tutto il tempo, soppesando la situazione. Io rabbrividisco perchè, sebbene sia un uomo tranquillo, non ama che qualcuno metta in discussione quello che dice. Alla fine guarda mia madre e sorride.

E sia, sei riesci a dare una svegliata a questa capra della matematica e sistemare quella specie di giungla del nostro giardino ti erigerò una statua!”

Di nuovo scoppiamo a ridere, e io tiro un sospiro di sollievo.
Alla fine della cena lo accompagno alla porta.

Cominciavo a non sperarci più. Te la sei cavata alla grande. Secondo me si è lasciato ammorbidire da quel tuo dannato sorriso da cane bastonato!”

Lui si limita a squadrarmi con un sorriso ammonitore.

Hai dei genitori stupendi, e tu sei stato davvero gentile. Ti avevo giudicato male all'inizio, ti pensavo solito giocatore strafottente e arrogante. Mi sbagliavo e per questo mi dispiace.”

Lo guardo per un attimo, entrambi colti dall'imbarazzo.

Non scusarti, chiunque lo avrebbe fatto.”

Ci lasciamo dopo qualche minuto di silenzio parecchio imbarazzante e percorre il vialetto. Si gira un'ultima volta e mi fa un sorriso che sembra così sinceramente dolce, con giusto un tocco di timidezza, che che un calore inaspettato mi percorre da capo a piedi nella notte così fredda.
Non so cosa succederà domani, ma so che sarà una giornata fantastica.

 

 

La mia vita al momento sembra aver preso colore. Dove prima vedevo solo nero e grigio comincio a scorgere mille colori diversi e sembra che ci sia addirittura la musica quando esco. Il giorno dopo quella cena sono andato a scuola e per la prima volta dopo secoli ho partecipato alla lezione. Alzavo la mano, alcune volte ho risposto anche quando non ero interpellato. Il professore era colpito, perché era davvero tanto che non vedeva uno studente veramente interessato alle sue lezioni. I miei compagni dopo le prime perplessità sono tornati a farsi gli affari loro, probabilmente avranno pensato che mi ero disintossicato da qualcosa di forte. La verità è che non vedevo l'ora che finissero le lezioni per andare a casa di Teddy. La scusa con il mio patrigno era stata che avevo cominciato a lavorare il pomeriggio. Poche parole che sembravano averlo convinto, anche se partito com'era probabilmente non avrebbe distinto l'alba dal tramonto.
A casa sua Teddy mi aveva lasciato usare la cucina per preparare il pranzo, erano millenni che non vedevo ingredienti diversi da pane in cassetta e sottaceti. Secondo lui il sugo che avevo preparato era una cosa deliziosa. Avevo provato a cucinare una carbonara, ma mi sentivo ancora arrugginito. L'ultima volta era stata mia madre ad insegnarmela, mi ricordavo a malapena il procedimento. Dopo mi ha mostrato i vari lavori che potevano essere fatti in giardino.
Il suo garage era un disastro, c'era un sacco di roba accatastata ovunque e segatura per terra. Dove si riusciva a vedere il muro la vernice cadeva a pezzi. Non ci credeva quando gli ho detto che mettere a posto mi rilassava. Gli avevo dovuto spiegare che a casa mettere in ordine qualcosa era un impresa perché con il patrigno che si lamentava ogni cinque minuti rischiavo di beccarmi una sberla solo per aver fatto troppo rumore spostando un telo.
Il giardino era messo leggermente meglio, ma proprio leggermente. L'erba era rada e giallognola (la sera prima col buio non lo avevo notato) e le piante, anche se conservavano un minimo di stabilità, stavano per morire appassite, alcune invece stavano marcendo per la troppa acqua. Scoppiai a ridere dopo una sua imitazione della madre esasperata perché “Nessuno in questa dannata casa ha il pollice verde!” Mi sentii in dovere di dirgli che il problema maggiore era dato dal fatto che il tubo dell'irrigazione era rotto. Penso che dire che era diventato rosso di vergogna era troppo poco.
Con i compiti fu un'impresa, ma non quanto la matematica. Non che fosse stupido, anzi, solo che appena apriva il libro sbadigliava. Ci misi ore per fargli entrare in testa questo o quel tipo di operazione. Quando fui soddisfatto dei suoi risultati andammo a guardare un film in salotto. Non gli dissi che qualche volta avevo l'impressione che mi fissasse mentre spiegavo.
I giorni cominciavano a susseguirsi con questo ritmo, e io non potevo essere più fortunato. I suoi genitori sembravano colmare la mancanza dei miei, ogni tanto mi fermavo a cena da loro e facevo portare qualche pizza a casa o lasciavo qualcosa di già pronto perché il mio patrigno non facesse storie. Ci divertivamo a prendere in giro Teddy, io e i suoi genitori. Aiutavo sua madre in cucina, insegnando a lei qualcosa o imparando qualcos'altro. Chiacchieravo con suo padre, che si dimostrò apprezzare molto i risultati che suo figlio portava a casa e il lavoro in giardino. Era anche compiaciuto che avessi messo anche su qualche chilo e avevo un aspetto più sano. In effetti, anche i miei voti erano migliorati di molto e tutti i professori sembravano esserne stupiti, non potevo biasimarli. Quanto al giardino, stava venendo fuori una meraviglia. Avevo riparato l'impianto d'irrigazione delle aiuole sotto casa con del nastro isolante e sembrava tenere. Mettendo in ordine il garage avevo anche trovato un piccolo affarino per l'irrigazione per il prato che potevamo comodamente attaccare al rubinetto esterno e una piccola falciatrice. C'erano un sacco di cianfrusaglie in quei mucchi di roba polverosa. Vecchi caschi da baseball e football di suo padre, alcune foto del diploma di sua madre, la sua bicicletta di quando era piccolo. Quando tirava fuori una di queste cose cominciava a raccontarmi qualche storia legata a ciascuno di questi oggetti. Sotto un telone scoprimmo anche una vecchia motocicletta di suo padre, semplicemente stupenda. La riconobbi come un'Aprilia rs125.

L'ho letto in un libro.” Spiegai.

E da qui si scoprì quanto amassi leggere e che leggevo di tutto, non solo romanzi ma anche libri di cucina, di motori, giardinaggio, fai-da-te, un po' di tutto insomma. In realtà lo facevo perché volevo essere completamente autosufficiente a tutti i costi ma tutte queste informazioni si rivelavano veramente utili anche qui. La moto l'avevo messa a posto abbastanza bene. Gli avevo dato una bella pulita insieme al casco e avevo ritrovato qualche bullone che si era allentato o caduto. La vernice era un po' rigata. Ci sarebbe comunque voluto un buon meccanico per farla ripartire, dissi a Teddy e a suo padre.
Con il passare dei mesi e l'arrivo della primavera le potature che avevo fatto durante l'inverno si rivelarono efficaci. I fiori lungo la casa sembravano essere rinati e la casa sembrava ancora più viva di prima. Quando non avevamo compiti o non c'era niente da fare a casa ci azzardavamo ad uscire a prendere qualcosa da Starbucks o fare qualche giro al cinema. La mia vita era migliorata nel giro di pochi mesi dall'inferno a qualcosa che adesso mi sembrava la cosa più simile alla felicità.
Teddy era un ragazzo dolce. Non amava le risse e gli scherzi idioti da giocare alle matricole. Si sforzava nello sport e qualche volta andavo anche a vederlo alle partite.
Una volta mi alzai in piedi e feci il tifo talmente forte che una decina di teste si girarono verso di me. Probabilmente diventai color porpora ma non tanto quanto, a fine partita, Teddy venne da me dicendo che lo aveva apprezzato tantissimo.
Mi confidò anche quanto fosse difficile per lui questa storia del nascondere la sua omosessualità ai genitori. I suoi erano comprensivi e adorabili, odiava dovergli nascondere queste cose. Non aveva idea di come l'avrebbero presa. Non sapeva come dirglielo e nemmeno se ne valesse la pena. Non lo avevano mai assillato con il genere di domande come “Ma non porti mai una ragazza a casa?” ma a volte gli riusciva davvero difficile non pensare a questo argomento. Aveva paura di deludere le loro aspettative.
Io mi limitavo ad ascoltarlo e dirgli che in fondo non c'era niente di male nel non essere interessati alle ragazze e che i suoi genitori gli avrebbero voluto bene sempre e comunque. Ogni tanto cercavo di fare qualche battuta su qualche ragazzo o attore particolarmente bello, per rendergli le cose più semplici. Cercavo di fare tutto il possibile perché si accettasse per come era. Ero sincero, lui sapeva che avevo ragione ma non era comunque tranquillo. Si adombrava spesso per questo motivo e io facevo quello che potervo distrarlo.
Alla fine mi resi conto che se mi affidava questi segreti non era perché ero l'unico che poteva capirlo. Non aveva amici gay con cui poter parlare di questo dato che non lo sapeva nessuno ma non era per questo. Aveva parecchi amici, alcuni me li aveva anche presentati quando li incrociavamo per strada. Kate, la sua vicina di casa. Nate, figlio di amici dei suoi genitori. Eli, un suo compagno di squadra. Cassie, la sua compagna di banco in parecchie lezioni. Molti di loro erano amici particolarmente fidati eppure con nessuno di loro si era mai confidato così tanto come con me.
E io mi accorsi che per me era lo stesso. Non avevo praticamente amici, tranne quelli che mi aveva presentato Teddy e con cui comunque non avevo ancora un'intesa ben definita. Ma in situazioni normali mi sarei tenuto per me i miei problemi. Invece con lui potevo condividere qualsiasi tipo di dilemma o stupida osservazione che mi passava per la testa senza passare per un completo svitato. Lo avevo fatto anche la prima volta che ci eravamo conosciuti. Gli avevo raccontato la mia storia senza pensarci troppo su, mi ispirava fiducia. E me ne ispira ancora adesso.

Ora, seduto sulla finestra della mia camera, guardo la luce bianca della luna là fuori e mi ritornano alla mente tutti quei momenti passati con lui. Gli scherzi in giardino, qualche battutaccia quando non capiva qualcosa, alcuni lavori in garage che avevamo fatto insieme, le uscite al cinema la sera, i suoi allenamenti. Mi chiedo se sia solo un amico, ma sono sicuro che c'è di più. Gli sono debitore per tutto quello che ha fatto per me, ma non è questa la conclusione per i miei sentimenti a cui sono arrivato. Sono certo che c'è altro, mi scavo nella testa per cercare una risposta a questo quesito che mi rode da settimane ma non trovo nulla. Non abbiamo mai fatto niente, un'occhiata maliziosa o una battuta detta per caso, a farci pensare a qualcosa di più di una semplice amicizia. Poi, guardando di nuovo quella sfera luminosa sospesa nel cielo buio, me ne rendo finalmente conto.

Io lo amo.

 

 

I miei sono andati in vacanza per qualche giorno, abbiamo una casa in una bella zona a qualche ora di macchina da qui. Perchè non approfittarne? Così ho organizzato una festa tra amici a casa mia, un bel po' di persone e quella più importante di tutte. Billy.

Non so cosa provo per lui in realtà, non me lo sono mai chiesto, o meglio, non ci ho mai pensato troppo a lungo. So solo che con lui posso essere me stesso, non solo per il fatto di essere gay. Posso veramente essere me stesso. Mentire con lui non ha senso, non gli ho mai nascosto nulla e non ho né il bisogno né il motivo di farlo. Con lui sono felice e, anche quando sono giù di morale, lui cerca di tirarmi su sebbene abbia molti più problemi di me. A volte mi sento addirittura in colpa per lui. Io sto sempre a lamentarmi mentre lui, con tutta la sua vita a casa, cerca di farmi sorridere. Il più delle volte, quando gli confido di non sentirmi bene per il mio essere omosessuale lui se ne viene fuori con qualche frase del tipo “Non è un problema se pensi che non lo sia.”
È bello averlo con me quando sto giù perché quello che dice sembra fatto apposta per me. È impossibile dargli torto quando se ne esce con queste frasi quasi filosofiche. Sono felice di averlo conosciuto e ora veramente comincio a chiedermi se tra noi non ci sia qualcosa di più di un'amicizia. Penso questo mentre, oltre il banco della cucina e sembra concentratissimo su qualcosa che sta preparando con dei semplici tramezzini. Dopo un po' che lavora non posso fare a meno di pensare che abbia fatto un capolavoro, sembrano quelle tartine perfette che si vedono solo nelle pubblicità. Ma sto parlando di tramezzini!? Sono proprio messo male, così continuo a giocherellare con il mio pane finché lui non viene ad aiutarmi.

Te l'ho mai detto che in cucina sei una vera frana?”

Sorride e in pochi secondi ha rimediato al disastro che ho fatto sul bancone.

Quelle diecimila volte o giù di lì. Ma non è così male, andiamo!”

Ora non più, grazie a me. Tua madre ha ragione, sei veramente un disastro!”

Faccio il finto offeso finché non scoppiamo a ridere entrambi. Poi il campanello suona.

Devono essere Kate e gli altri, vai tu ad aprire. È meglio che questo lo lasci a me!”

Gli faccio una linguaccia prima di andare alla porta.
In una mezz'ora scarsa sono arrivati quasi tutti del terzo o quarto anno e la casa trabocca di gente, la musica e alcuni palloncini colorati portati da qualcuno riempiono lo spazio che non è occupato da persone. Billy è ancora in cucina con Kate e Cassie che sono affascinate da come riesca a preparare le tartine per la festa e parlottano così fitto che non riesco a non provare un po' di gelosia. Mi rendo conto che non ha senso. Sicuramente gli stanno chiedendo il procedimento o qualcosa del genere. E poi è gay, perché sono geloso? Forse perché... No, non può essere. O forse sì? Forse veramente provo qualcosa di più per lui. Amore? Ora che lo vedo lì, felice, sento la necessità di dirglielo. Mi sento come se dicendoglielo mi togliessi il dubbio per sempre. Così cerco di attirare la sua attenzione quando mi guarda e io gli sorrido con un piccolo cenno di raggiungermi. Subito dopo mi volto e mi appare Liz davanti agli occhi.

Liz è una del terzo anno. Non ci ho mai parlato a lungo ma ricordo che è stata la ragazza, o ha comunque avuto una storia, con metà della squadra. Ha i capelli rossicci e mossi, gli occhi magnetici e un fisico da modella. È facile pensare perché molti dei miei compagni ne siano attratti, ma io ho altro da fare al momento. Prima che possa chiederle di spostarsi mi prende per un braccio e capisco subito che è ubriaca.

Teddy! Non trovo il bagno!”

Urla cercando di farsi sentire sopra il rumore della musica. È strano perché è già stata a casa mia una volta, con il suo fidanzato, che non ricordo chi fosse quella volta. Forse Greg o forse Jake, o qualcun altro. Alcuni di noi si sono inventati un detto. Non ti senti veramente nella Lincoln finché non ti sei fatto Liz o qualcosa del genere. Si può dire che sia tristemente famosa per questo e non posso certo correre in sua difesa. È la tipica puttanella della scuola. Si sarà fatta tre quarti della squadra e ho paura di essere il suo prossimo bersaglio.
Vorrei solo fare in fretta perché probabilmente Billy non mi ha visto con lei e mi starà già cercando per casa. Ma preferisco che Liz non mi vomiti in casa. Così acconsento e la accompagno al piano di sopra. Attraversiamo il corridoio e prima che possa indicarle il bagno mi strattona e mi porta in camera mia.

Ops, ho sbagliato!”

Sì certo, come no.

Liz senti, devo proprio andare ora. Il bagno è qui accanto se ti senti male. Io devo--”

Cosa c'è Teddy? E' una festa! Nessuno noterà la tua assenza per un po'. Andiamo, divertiamoci!”

E' completamente ubriaca, lo so per certo. Mi prende entrambe le mani e non faccio in tempo a scansarmi che si butta di schiena sul mio letto facendomi cadere addosso a lei.

Cavoli Liz, sta' attenta. Potevo farti male!”

Per tutta risposta lei scoppia a ridere più forte di prima e mi stringe, in modo che non possa spostarmi, in bilico come sono per non caderle addosso completamente. Ho paura che sia proprio quello che voglia. Sta cercando di baciarmi ed è proprio l'ultima cosa che voglio adesso. Ma proprio mentre cerco di scansarmi da lei sento la porta aprirsi e una voce chiamare il mio nome.

Ma non è una voce qualsiasi.

 

 

Alzo lo sguardo e vedo il leggero cenno che Teddy fa in direzione del piano di sopra. Vuole dirmi qualcosa? Vuole dirmi proprio quello? Lo spero tanto, magari lo sa anche lui. Vorrei dirglielo io per primo. Poi magari ci ritroveremo in quelle situazioni in cui non si capisce chi debba parlare per primo.
Devo dirti una cosa. Anche io. Okay, comincia tu. No tu.
Finisco di spiegare a Kate e Cassie gli ingredienti che ho usato per, oddio non mi ricordo nemmeno cosa. Sono troppo emozionato. Cassie e Kate sono due ragazze fantastiche, non cercano di farsi vedere sebbene i loro genitori, soprattutto quelli di Kate, siano molto benestanti. Vanno bene a scuola, sono ragazze tranquille, non vanno a cercarsi glorie con i ragazzi e non cercano di farmi parlare quando non mi va. Sono rimaste affascinate da alcune cose che avevo preparato e mi hanno assillato tutta la sera per sapere come farli. Non sapevo di essere così bravo, non mentirebbero a riguardo. Un'altra cosa che apprezzo moltissimo di loro.
Alla fine mi lasciano andare, penso che abbiano capito cose che nemmeno io e Teddy ci siamo arrivati. Sembrano sapere meglio di me quello che sta succedendo. Si dà il caso che comincio a farmi piano strada tra la folla. Incrocio anche Nate ed Eli, altri due amici di Teddy. Non sono gentili come Kate e Cassie ma sono simpatici e non amano farsi gli affari degli altri. Mi salutano e finalmente raggiungo le scale. Mi è parso di vederlo andare quassù, seguo il pavimento moquettato. Il solo fatto di sapere che mi sta aspettando dietro quella porta mi fa respirare più in fretta. Sento pulsare le tempie. È quasi opprimente ed è un sollievo arrivare finalmente a lui perché sento le gambe molli come gelatina e ho il terrore di inciampare. Cammino fino alla sua camera con la porta socchiusa ma c'è qualcosa che non va. Sento la voce di Teddy ma anche di un'altra persona e prima che possa capire di chi si tratta spalanco la porta.

Quello che vedo mi spiazza completamente.

La prima cosa che provo è un senso amaro di tradimento. Ma non è proprio così. Perché, per esserci un tradimento, dovrebbe esserci stato qualcosa prima. Tra lui e me. Non c'è stato nulla di chiaro, di lampante. Ma il ragazzo che mi ha offerto aiuto, un lavoro, che mi ha accolto nella sua famiglia, che mi ha presentato ai suoi genitori come un amico sebbene ci conoscessimo da poco più di un giorno, che mi ha fatto dimenticare per un po' la tragica situazione in cui mi trovo.. Evidentemente, c'è una buona parte di me che non ha potuto non credere che ci fosse qualcosa.
Adesso, vederlo avvinghiato a quella ragazza, mi viene quasi da vomitare. Il rancore che provo in questo momento è talmente reale da soffocarmi. Il mio corpo reagisce prima della mente e mi ritrovo quasi a correre fuori dalla porta. Corridoio, scale, salotto, giardino. Inforco la bicicletta e cerco di lasciarmi quella casa alle spalle il più velocemente possibile mentre lacrime calde rischiano di accecarmi, ignorando Teddy che chiama il mio nome.

 

 


Per prima cosa volevo tanto ringraziarvi perché probabilmente se state leggendo questo capitolo, vi è piaciuto il primo. Spero tanto che questo sia altrettanto all'altezza!

Ho trovato il tempo solo stasera di pubblicarla perché domani parto per la montagna e poi.. Vienna! E sapevo che mi avreste ucciso se vi avessi lasciato fino a metà agosto senza il secondo capitolo quindi... Eccolo qui!
Buona lettura!

RobyWiccan

 

Per questo capitolo volevo ringraziare tantissimo la mia amica Giorgia che mi ha dato più di qualche prezioso consiglio e che mi sopporta da troppo tempo ormai. Grazie mille Gio, mi manchi tanto!

  
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