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Autore: vampirella    06/08/2013    2 recensioni
AJ è un poliziotto della contea di Washington, Nathan un ambientalista convinto. Nel bel mezzo di una manifestazione contro la Shell i due si incontreranno nel peggiore dei modi. [Nagron AU]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a beautiful war. [Spartacus AU]'
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I understand now why a man would risk all for such a thing.

Agron



- Schifosi bastardi, voglio vedere se avete veramente il coraggio di caricarci! -

- Mi offendi, succhiacazzo? Veramente patetico... -

- Restiamo uniti, nessuna violenza. Siamo un corteo pacifico e la polizia ha ordine di non attaccare finchè non vedrà rappresaglia… -

- Squadra 2, 34 e 49 in posizione! Presidiare il perimetro! -

La piazza era un macello. I manifestanti erano ovunque, scomposti e poco omogenei. Erano scoppiati petardi ed era volato qualche sasso, ma tutto sommato la situazione era ancora sotto controllo. Gli ambientalisti urlavano a gran voce, intere famiglie insieme e anarchici violenti si mescolavano fra loro, i primi per far sentire la propria voce pacificamente, i secondi infiltrati con l’unico scopo di creare confusione e portare alla guerriglia urbana.

AJ osservava la scena con occhi vigili, statuario nella sua posizione. Non sentiva lo scudo di plastica pendergli dal braccio, non percepiva la calura insopportabile di quel sabato pomeriggio. AJ era un poliziotto, e insieme ai suoi colleghi aveva il compito di proteggere quella zona di Washington, luogo in cui si stava svolgendo il sit-in di protesta contro la Shell. Pensava sarebbe stata una passeggiata, ma la stima dei manifestanti era errata e si erano presentate molte più persone di quello che il comando aveva preventivato. La conseguenza fu che le forze spiegate non erano sufficienti e i rinforzi sarebbero tardati. In quel mentre il capitano aveva deciso solamente di contenere l'orda della folla e di prendere tempo.

A un tratto scoppiarono le prime bombe carta e la massa impazzì. AJ corse col suo squadrone verso i sovversivi, cercando di isolarli dal resto del corteo, ma la cosa degenerò. Aveva visto quella scena tante, troppe volte: gente insanguinata ai lati della strada, urla e pianti, sirene della polizia e delle autoambulanze…

…odiava quelle situazioni: non era entrato nella polizia per esercitare quel potere indisturbato ma per difendere i deboli. A volte però doveva far male e dopo otto anni di servizio la cosa lo metteva ancora a disagio.

Si girò attirato da alcune grida. Una donna sanguinante era in preda al panico, le mani dietro la testa e in ginocchio sul terreno sudicio. Davanti a lei stava un ragazzo, i capelli neri arruffati e lo sguardo determinato, intento ad allontanare il poliziotto accanto loro dimostrandogli la loro estraneità alle violenze che si stavano svolgendo attorno a loro.

Il poliziotto alzò il manganello e cominciò a picchiare il ragazzo. La donna dietro di loro urlò ancora più forte.

AJ corse il più velocemente possibile verso il gruppetto e allontanò la guardia urlando il suo numero di matricola.

- Che cazzo fai, AJ? - l’uomo si girò verso di lui, incazzato. - Gli stavo dando una bella lezione! -

- Non siamo qui per insegnare alla gente, Joe. - rispose l'uomo, riconoscendo il collega dalla voce.

- Questo stronzetto ha osato mancarmi di rispetto! -

- Lo portiamo, alla centrale, ok? Vedrai che un po’ di gattabuia gli abbasserà la cresta. -

A Joe la cosa parve piacere perchè si calmò. - Hai fottutamente ragione. -

- Li porto io alla camionetta, ok? -

Senza aspettare risposta si rivolse ai due manifestanti. - Muovetevi cazzo! Se non vi siete accorti c’è una fottuta guerra civile in atto! -

I due lo guardarono un po’ spaesati, poi il ragazzo scambiò qualche sguardo verso l’amica e cercò di aiutarla ad alzarsi.

- Questa è violazione della libertà personale! Prenderò i vostri numeri di matricola e... - sputò il manifestante, un braccio intorno alla vita dell'amica e lo sguardò sul poliziotto che lo aveva salvato dalle percosse.
- Certo, certo, ragazzino. - rispose ironico AJ, dandogli una manata sulla spalla per farlo muovere.
- Non hai idea con chi hai a che fare! -
- Non rompere i coglioni e tieni la bocca chiusa. -
- E' abuso di potere! -
- Adesso BASTA! - gli prese il braccio e lo strattonò, anche se in fondo in fondo gli dava ragione: aveva visto cosa stava facendo Joe e pensò che ne avrebbe dovuto parlare col capitano.
I due lo precedettero fino al posto di comando, ma prima che il poliziotto potesse dire nulla il ragazzo si rivolse ancora verso di lui, stavolta con deferenza e bisogno.. - Amanda ha bisogno di cure. - sussurrò, indicando con gli occhi la ragazza.

- In carcere verrà curata. -

- No, adesso. - lo interruppe. - Ha perso molto sangue e credo che abbia subito una commozione celebrale. -

La donna li guardava, troppo debole e spaventata per dire una parola.

AJ osservò il ragazzo dagli occhi scuri, scrutò il suo sguardo supplicante e ci vide un'enorme angoscia.

Era come se potesse leggere la sua anima.

- Va bene, la porto all’ambulanza, ma tu sali sulla camionetta. -
 

- Come sta Amanda? -

- Bene, credo. I paramedici si sono presi subito cura di lei. -

Il moro alzò lo sguardo verso il soffitto della cella. I suoi coinquilini erano già stati scarcerati da alcune ore. Si era stupito di vedere lì l’agente che lo aveva arrestato quel pomeriggio. Che fosse lì per vedere come stava?

AJ lo guardava dalle sbarre, seduto sui talloni. - Tu stai bene? -

- A parte la reazione di quel porco del tuo collega tutto ok. -

- Joe ha fatto solo il suo dovere… - il poliziotto cercò di difendere il suo amico, ma il manifestante lo bloccò.

- …quello di menare civili disarmati? -

- Senti, è un casino in momenti come quelli. Esplodono bombe, la folla comincia a correre e vedi solo la tua vita scorrere davanti, mentre la paura cerca di paralizzarti sul posto. -

- Un omone grande e grosso come te, vestito in tenuta antisommossa con casco e scudo si piscia addosso per così poco? - il ragazzo si era alzato dalla panca e si era avvicinato alle sbarre. Non aveva paura di affrontare nessuno.

Anche AJ si era alzato. Erano a pochi cm di distanza e il poliziotto lo sovrastava con la sua altezza e la sua prestanza. Non che il ragazzo fosse messo peggio: l’agente pensò che quell’ambientalista, a forza di marciare e scalare alberi per vietarne l’abbattimento, avesse modellato il suo corpo meglio di estenuanti sedute in palestra.

- Vedi di non sfottermi, ragazzino, che in prigione ci resti più di una notte. -

- Credi di potermi minacciare solo perchè sei dall’altra parte? Io lotterò sempre, è meglio che voi piedipiatti ve lo mettiate in testa. -

I due sembravano voler ringhiare, muti uno di fronte all’altro.

AJ, sebbene fosse estremamente contrariato non riuscì a trattenere un sorriso.

- Cosa c’è? - spezzò il silenzio il ragazzo, ancora sulla difensiva.

- Nonostante tu sia una testa di cazzo, ti ammiro. Hai coraggio, hippie dei miei stivali. -

Il manifestante si passò la mano fra i capelli che ricadevano scomposti sulle spalle. La maglietta che indossava mostrava un orso polare che suonava la chitarra elettrica. - Hippie? -

- Voi attivisti pieni di ideali… -

- Stiamo cercando di rendere il mondo un posto migliore, nel caso tu non te ne sia reso conto. -

- Anche noi. -

Questa volta il ragazzo non rispose. Tornò a sedersi sulla panca. - Senti, grazie per oggi. Ci hai salvato la vita. -

La cosa fantastica di quel ragazzo, pensò il poliziotto, era che sapeva spiazzarti con il suo tono di voce e I suoi occhi. Eccolo lì, a fissarlo con superbia e nello stesso tempo con gratitudine. Non aveva mai visto uno sguardo così. AJ non potè far altro che fare un cenno del capo e andare via.
 

Qualche giorno dopo AJ chiuse il suo armadietto e si apprestò a raggiungere la macchina. Da quel momento era in riposo per due giorni. La manifestazione aveva scatenato dure polemiche sui giornali ma fortunatamente non vi erano state ripercussioni sugli agenti. Anche il capitano era andato piano con le note disciplinari, e Joe non si era arrabbiato più di tanto della soffiata del collega.

Ma pensare alla reazione di Joe non gli aveva dato poi troppo pensiero. Il poliziotto si ritrovava continuamente a riflettere su quel ragazzo che aveva incontrato, il manifestante dallo sguardo penetrante, e a chiedersi se dove fosse e se lo avesse mai più incontrato. Quei pensieri lo stavano torturando e non accennavano ad attenuarsi.

Per questo motivo decise di fare qualcosa quella sera stessa.
 

- Credete che il popolo Ogoni riuscirà a ottenere un’udienza alle Nazioni Unite? -

- Lo dubito: le Nazioni sono in mano a quelli della WTO e la cosa non porterà a niente di buono. -

- Sì ma… -

- Scusate. - fuori da un vecchio teatro di periferia un gruppetto di ragazzi discuteva animatamente. AJ li vide girarsi verso di lui curiosi e scocciati.

- Dovrei parlare con te, Nathan. - AJ si diresse un poco a disagio, verso il ragazzo della manifestazione.

Il ragazzo si congedò dagli amici e lo portò poco lontano da loro.

- Come hai fatto a trovarmi? - gli chiese sottovoce, irritato, osservando gli altri mentre questi cercavano di captare I loro discorsi.

- Sei schedato. Mi è bastato fare qualche telefonata…-

Nathan incrociò le braccia. - Ah, certo. Ora passiamo allo stalking. E' questa la tua idea di rendere il mondo migliore? Stalkerando i sovversivi? -
- Non era proprio la mia idea, però... - cercò di buttarla sul ridere l'agente, ma Nathan rimase impassibile.
Dopo averlo studiato per un po', l'attivista sospirò, rassegnato a scoprire cosa volesse ancora quell'uomo.
- E adesso che mi hai trovato cosa pensi di fare? -

 

La cameriera appoggiò sul tavolo due birre e sorridendo li lasciò soli.

AJ si permise un sorso, un po’ per prendere tempo un po’ per bagnarsi l’ugola, insolitamente secca. Nathan non lo seguì, lo stava osservando con i suoi inconcepibili occhi scuri.

- Qui fanno la migliore birra della zona, dovresti provarla. - lo invitò il poliziotto.

- Certo che sei strano. -

AJ non rispose.

- Mi inviti a uscire dopo quello che è successo. - rise. - E’ il più strano appuntamento che io abbia mai avuto.-

- Lieto di aver fatto una buona impressione. - rispose AJ ironico. All'improvviso si sentì a disagio. Forse aveva precipitato le cose, forse avrebbe dovuto lasciar perdere. Quel ragazzo non lo vedeva di buon occhio, erano troppo successo, e poi c'erano stati un sacco di casini al loro incontro...

- Piantala. Tu mi hai fatto una buona impressione. - finalmente Nathan prese il suo bicchiere. - Probabilmente sei l’unico poliziotto che ho incontrato che non odio a morte. -

Il poliziotto si sentì sollevato e compiaciuto ma non rispose. Rimasero in silenzio per qualche tempo.

- Perchè hai deciso di diventare un agente? - chiese improvvisamente Nathan.

AJ lo guardò un po’ interdetto: non si aspettava una domanda di questo tipo Credeva di dover discutere per tutta sera con quella testa calda, al massimo parlare del suo lavoro giusto per difendere il corpo a cui orgogliosamente apparteneva, non a domande innocenti come questa. - Ecco… io… voglio proteggere la gente. Credo sia questo. -

Nathan riflettè. - E’ una cosa molto bella. -

AJ mostrò un piccolo sorriso. - E tu invece? -

Nathan buttò giù un altro sorso. - Io cosa? -

- Perchè decidi di prenderle così, senza un motivo valido? -

- Io ho un motivo per manifestare. Che tu poi non lo comprenda è un altro paio di maniche. -

- Perdonami, hai ragione. -

- Uau, ti scusi per la tua arroganza. Continui a guadagnare punti.-

AJ si rese conto che gli occhi di lui brillavano ammirati e questo gli piaceva enormemente.

- Come ti chiami? -

AJ si bloccò. No, quella domanda no. Lui e le sue maledette sortite.

- Preferirei non dirlo… -

- Dai! AJ è un soprannome, giusto? Avrò il diritto di sapere come ti chiami, come tu lo sai di me! -

AJ prese tempo, poi rivelò in un soffio. -… Agostinus. -

- Come? - lo sguardo di Nathan era incredulo e divertito.

- Lo hai sentito! -

I due risero. - Mio padre era professore di storia antica. Io e le mie sorelle siamo messi molto male per quanto riguarda i nomi. - si difese l'agente.

- Come si chiamano le tue sorelle? -
 

- Io abito qui. -

- Ok. Scusa se ti ho trascinato via dai tuoi amici stasera, volevo… -

- Cosa volevi? -

- Volevo rivederti. -

Nathan si avvicinò a lui, mettendosi lontano dal lampione del marciapiede. Il suo viso era in ombra.

- Perchè? -

- Non lo so. -

AJ era confuso. Sentiva un enorme macigno sul petto e il cuore gli batteva a mille.

Era come essere nel bel mezzo della sparatoria, al lavoro, con l'adrenalina che scorre a mille nelle vene. Ma in quel momento non c’era nessun pericolo da affrontare.

- C’è sempre un motivo per le azioni che si compiono, agente. - sussurrò Nathan avvicinandosi al suo viso. AJ lo bloccò vicino a lui, passandogli il braccio intorno alla schiena, petto contro petto, incredibilmente vicini.
 

Quella notte era durata troppo poco, eppure AJ ne aveva goduto così intensamente ogni attimo che non c’era traccia di dispiacere nel suo risveglio.

Nathan era appoggiato a lui, addormentato, il braccio e la guancia sul suo petto. AJ gli aveva passato il braccio sotto la testa.

Usò quello liberò per accarezzarlo finchè il ragazzo non cominciò a mugugnare.

- Buongiorno. - si limitò a dire AJ.

Nathan, ancora rincoglionito, i capelli ancora più arruffati del solito e gli occhi cisposi, si alzò sulle braccia e si avvicinò al viso del suo amante per baciarlo.

Restarono un po’ così, mano nella mano, mentre i loro corpi trovavano la loro naturale sintonia. Quando furono stanchi Nathan propose di fare colazione.

- Cosa vuoi da mangiare? -

- Caffè, uova e pancetta sarebbero fantastici dopo stanotte. -

Nathan si girò verso di lui, un po’ mortificato. - Sono vegano. -

- Cioè? -

- Non mangiò nè carne nè uova. In casa non c'è nulla di quella roba. Che ne dici di latte di soia e cereali integrali? -

AJ rimase interdetto. La sua faccia doveva essere veramente assurda perchè Nathan scoppiò a ridere.


Ho cominciato a vedere Spartacus da poco ma navigando su Internet ho scoperto questa fantastica coppia. Questo fumetto poi mi ha dato il la per il breve racconto che ho riportato. Spero vi piaccia come a me è piaciuta scriverla!

   
 
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