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Autore: Mezzo_E_Mezzo    14/02/2008    2 recensioni
C’erano due gatti. Uno di metallo, l’altro d’acqua. Dormivano vicini.
Genere: Malinconico, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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insonnia


C’era una volta un sasso di voglia.
Un sasso di nome celato. Ed esso sostava nel prato d’argento. La voglia bagnava anche il vento.
Descritto l’ambiente, non parlo del tempo. Là, c’erano schegge d’inverno, e clessidre con dentro
pagliacci d’incenso.
Piangevano reti di nebbia.
Nell’aria giaceva un relitto d’opale, pirati baffuti [immobili] incrociavano, belluini, crocchi di corallo.

Coltelli di barbarici deliri facevano a striscioline l’ alba.
Che non arrivava mai.
Continuava a spuntare, ma non riusciva a finire, e doveva finire tutta intera, così continuava a provare.

Il sasso di voglia scintillava appena, di sussurri e frattaglie.
Nessuno passava mai nel prato. Nessuno aveva il permesso. Il Sogno soltanto, ci passeggiava.
Il sogno mio, spesso.
Con una mano di buio, e un occhio di luce (cieco), e labbra di dolore, il mio sogno non veniva a vedere il sasso. Aveva un amico nel prato.

C’erano due gatti. Uno di metallo, l’altro d’acqua. Dormivano vicini.
Quando, nel sonno, il gatto di metallo faceva le fusa, il gatto d’acqua (salata) s’increspava tutto, senza svegliarsi.
[Il mio sogno è amico del gatto d’acqua. L’accarezza e, prima di svegliarmi, mi regala il suo profumo d’ oceano].

Ora sguinzagliami i tuoi cani dietro,
mi sbraneranno, ogni momento e metro,
quando saranno all’osso, Ah! Vedranno
chiodi d’inchiostro, e non midollo candido.
Mi scioglierò e gli marcirò le gole.
Mi sperderò in suoni e alambicchi d’ambra.
Mi si cancelli da memoria, come
celia dell’occhio, o un greve abbaglio, o inganno.

Frumento di grandine, e mani innamorate. Canzoni frinite infinite. E pace di lame scarlatte.
[Il mio sogno lo sapeva, che il sasso non lo doveva toccare, che sarebbe stato pianto e malanno]
Dal sasso di voglia, nel prato d’argento, si alzano storie e rosai, carrucole di guai, e tutti gli amori che sai.
C’era una volta un sasso di voglia.
C’era una volta un passo di foglia.
Quel passo, furtivo, quieto, d’abisso, sarebbe caduto giù dall’inganno stesso...



ma basta.
Adesso fatemi poggiar la testa:
del mare nostalgia è questa .



  
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