In
attesa che riesca a fare qualche storia più lunga, pubblico questa piccola shot
che mi è frullata in testa questa notte… Spero apprezziate la nota malinconica
che gli ho imposto, nonostante ieri fosse san Valentino, non sono riuscita a
scrivere qualcosa di allegro… Buona lettura!!!
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Il mio nome...
Se
solo i miei occhi riuscissero a guardare ciò che tu
vedi…
Se
solo le miei orecchie riuscissero a sentire ciò che stai
gridando…
Se
solo le mie mani riuscissero ad afferrarti….
Se
solo il mio corpo riuscisse a scaldare il tuo….
…
Allora capirei perché non hai mai detto la verità…
-
Non dormi?-
Gli
domanda improvvisamente, orami stanco di sentirlo rigirarsi continuamente nel
letto al lato opposto della stanza. Lo sente sbuffare più volte, e ripete la
domanda seccato. – Non dormi?-
Non
riceve risposta e solo allora si decide a spostare lo sguardo verso quel letto
agitato. Nel buio della camera, riesce solo ad intravedere la sua testa, mezza
nascosta sotto le lenzuola, ma con qualche ciuffo disordinato che spunta fuori
curioso. – Che problema hai?- Ancora silenzio. Irritato dal non essere ascoltato
decide di alzarsi, tira via le lenzuola facendole ricadere sul lato del suo
letto, nonostante abbia visitato tanti mondi trova ancora scomodi quei letti
così alti ed estremamente soffici. Poggia i piedi per terra e viene scosso da un
brivido freddo e fastidioso. Lentamente, come se non fosse ancora riuscito ad
abituarsi al freddo, si avvicina al letto e si inginocchia al fianco aspettando.
Lo osserva e ogni tanto scorge un brivido che lo scuote, ma lui non ha
intenzione di voltarsi.
-
Hai intenzione di ignorarmi? Di solito sono io che lo faccio…- si stupisce di
come quelle parole gli escano facilmente di bocca, di solito quello che ignora
ogni cosa è lui. Lo chiama di nuovo, insiste, come faceva lui nei suoi confronti
poco prima, come se i ruoli ora si fossero scambiati.
-
Sto bene…- finalmente giunge la sua voce, bassa e alquanto roca. Si chiude
ancora di più nel lenzuolo e continua a tremare.
-
Uno che sta bene avrebbe risposto prima.-
-
Dormivo…- risponde ancora lui, non ha intenzione di voltarsi verso l’uomo che lo
sta interrogando, non lo vuole guardare. Allora è l’altro ad agire, lo prende
per la spalle facendolo voltare nella sua direzione, sente resistenza, ma è
debole a confronto della sua forza. Finalmente riesce a vederlo, gli occhi però
sono ridotti a due fessure cristalline e lucide, respira tenendo la bocca aperta
e faticosamente.
-
Hai la febbre?- e chiedendo ciò gli poggia una mano sulla fronte, sembra
bollente, ma la sua mano è fredda e non sa valutare bene. Allora decide per un
altro metodo, si avvicina con il viso e gli poggia le labbra sulla fronte,
allora si accorge che è proprio febbre e anche alta. – Ecco perché tremavi…- Si
alza e velocemente prende il grande e caldo cappotto bianco che trova su una
sedia. Lo sistema per bene sul corpo dell’altro, ha bisogno di caldo per far
scendere la temperatura, dovrebbe sudare, ma sa che quel solo cappotto non
basta.
-
Non mi capita spesso di stare male…- fa lui improvvisamente sorprendendo l’altro
che era impegnato a cercare coperte o altro.
-
E’ una cosa normale... potevi dirmelo.-
-
Kurogane?- si volta improvvisamente e sorpreso, sentire il suo nome senza
storpiature o prese in giro lo lascia impietrito, forse aveva perso l’abitudine
di sentirlo. Torna in ginocchio accanto al letto del malato, lo guarda fisso e
si rende conto che ha tutto il viso rosso. – Sei mai stato
malato?-
Chissà
perché quella strana domanda? Forse sono i deliri della febbre? Non vorrebbe
rispondere, o comunque vorrebbe dirgli che essendo una ninja fortissimo non è
possibile per lui ammalarsi, ma non è la verità e senza pensarci inizia a
parlare.
-
Certo, è una cosa normale… tutti si ammalano.-
-
E cosa accade quando ci si ammala?- un’altra domanda sciocca, ma a cui non può
non rispondere.
-
Nulla, si rimane a letto e si gode delle cure che gli altri ti
dedicano.-
-
Chi ti accudiva quando stavi male?-
-
Non mi capitava spesso, ma quando succedeva era mia madre a prendersi cura di
me…- attese un’altra domanda strana, ma non arrivò. Si ritrovò solo quei due
piccoli occhi che lo fissavano e capì che doveva continuare. – Lei mi preparava
qualcosa di caldo da mangiare e mi vegliava quando la febbre saliva
improvvisamente.-
-
Quella cosa che hai fatto prima, la faceva anche lei?- Si riferiva al modo in
cui il ninja gli aveva sentito la temperatura, forse per lui che non lo sapeva,
poteva essere sembrato qualcosa di strano.
-
Le mani non dicono la verità, quello è uno dei modi per capire se hai la febbre
o meno, mia madre lo faceva sempre.- Chissà perché riusciva a dire “mia madre”
con tanta facilità. Fino a quel momento non aveva mai parlato a nessuno del suo
passato. Solo Shaoran sapeva, solo lui era riuscito a vedere cosa si nascondeva
nel passato di quel freddo ninja dagli occhi tenebrosi e non lo aveva detto a
nessuno.
-
Io non sono mai stato male… forse perché non avevo nessuno che si sarebbe preso
cura di me.- Kurogane non seppe rispondere in quel momento, qualsiasi cosa
avesse detto sarebbe sembrata una scusa per tranquillizzarlo, di quelle che si
raccontano ai bambini quando hanno paura, ma lui non era un bambino, anche se in
quel momento lo sembrava proprio. – Tu ti prenderesti cura di
me?-
-
Posso curare la tua febbre…- sospirò sentendo quella frase, chissà cosa aveva
sperato di sentire, ma come al solito il ninja rimaneva tale, si era portato
troppo il la e si stava già ritirando come una tartaruga nel suo guscio, per
paura di essere ferita.
-
Quando stavi male tua madre ti rimaneva accanto e ti cullava, chiamandoti per
nome?-
-
Certo…-
-
Lo faresti per me?- L’unica cosa che Kurogane riuscì a fare fu rimboccargli le
coperte. Poi prese un fazzoletto e andò in bagno per inumidirlo e poggiarlo
sulla fronte del malato. Evitò accuratamente di rispondere a quella domanda,
sviò gli occhi di lui che lo cercavano più che potè.
-
Hai ragione…- fece infine, quando si rese conto che il ninja non aveva alcuna
voglia di dirgli di più. – Io non sono tuo figlio e tu non sei mia madre… io di
certo non valgo le tue attenzioni visto che non provi nulla per me… non mi
chiami neanche per nome…-
…………
Nessuno
dei due disse più una sola parola. Ogni tanto qualche gemito del malato rompeva
quell’atmosfera che si era creata. Kurogane era fermo accanto al letto, lo
vegliava senza fare gesti in più di quante ne servissero, cambiandogli il
fazzoletto, chiudendolo per bene tra le lenzuola e il cappotto per evitare che
si scoprisse. Lo spogliò quando il sudore dato dalla temperatura alta iniziò a
diventare insopportabile. Si prese l’onore di lavarlo con un panno umido,
asciugando quella pelle diafane e bollente, quel corpo che a confronto del suo
poteva essere rapportabile a quello di una ragazza. Troppo snello e fine per un
uomo forse. Il ninja temeva di fargli del male alle volte, era debole e quando
lo stringeva poco più forte, vedeva i segni della presa diventare rossi sulla
sua pelle. Lo prese in braccio con facilità per spostarlo nel suo letto, quando
le lenzuola erano troppo umide per farlo rimanere li. Anche se era
distaccato, in qualche modo si
stava prendendo cura di lui.
…………
Senza
sosta… si prese cura del piccolo paziente finchè il sole non apparve
all’orizzonte e la febbre ormai sopportabile. Prima di riposarsi però non
resistette all’istinto di dirgli ciò che per tutta la notte gli era passato per
la testa.
-
Un giorno mi prenderò cura di te come desideri che io faccia… ti concederò tutte
quelle attenzioni in più che stanotte ti ho negato… quel giorno avverrà solo
dopo che tu mi avrai detto come ti chiami.
-
Tu sai già il mio nome?-
-
Non pronuncerò quel nome fino che non mi sarò reso conto che, almeno per una
volta, tu mi hai detto la verità… Quando quel giorno verrà dovrai venire da me e
presentarti nuovamente… ma questa volta dovrà venire fuori tutto ciò che sei e
di cui hai bisogno.-
-
Chi ti da la certezza che io abbia bisogno di te Kurogane?- Voleva essere acido
il tono con cui aveva parlato, ma il ninja lo squadrò per bene con le sue iridi
scarlatte e rispose a tono.
-
La certezza me la da il fatto che tu, nel momento in cui avevi bisogno, mi hai
chiamato con il mio nome.-
Se
solo il mio cuore smettesse di dolere al tuo contatto…
Se
solo fossi stato capace di dirti ciò che sentivo…
…
Allora avrei capito perché solo quella notte, sei riuscito a dirmi la
verità…
…
Non ho forse ragione Kurogane?
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