Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo
Steve era giunto alla buon ora armato del solito entusiasmo, sovraccarico di un ottimismo che presto sarebbe senza dubbio servito. Proprio mentre stava per bussare incrociò Stef sulla soglia, che salutò rapido per poi defilarsi sparendo nel nulla.
Steve era giunto alla buon ora armato del solito entusiasmo, sovraccarico di un ottimismo che presto sarebbe senza dubbio servito. Proprio mentre stava per bussare incrociò Stef sulla soglia, che salutò rapido per poi defilarsi sparendo nel nulla.
S' irrigidì quei cinque
secondi, poi decise di farsi coraggio ed entrare, si aspettava il
peggio: a casa Molko c'era un annuncio da fare e se Stef se l'era
svignata in modo così rapido, la faccenda doveva proprio essersi
fatta grave. Brian era già su tutte le furie.
Steve si abbassò appena
in tempo per schivare un posacenere scagliato con violenza contro il
muro, ovviamente mancato. Era già ridotto in frantumi. Sembrava
fosse arrivata un'orda di barbari che, più che per saccheggiare, era
passata con il solo scopo di distruggere.
Percorse ancora il
corridoio e trovò la chitarra di Brian smembrata a terra, neanche ci
fosse venuto Saw: una volta gli avevano fatto vedere un video in cui
ne gettava una contro l'amplificatore e poi tra i fischi ringraziava
con l'inchino.
Altri tempi non vissuti
con loro, altre storie.
Ragazzate. Stavolta
invece era grave davvero.
Non fece nemmeno in tempo
a chiamare Cody, che la furia di Brian lo investì come
un'esplosione, si sentiva già le ustioni addosso
- Tu! Traditore,
confessa! Tu lo sapevi!
- Sapere cosa?
Si discolpò cercando di
spostare l'indice accusatore puntatogli contro. Senza troppi
complimenti, con cristallino sguardo di sfida che avrebbe messo in
soggezione chiunque, l'altro rispose sbattendogli in faccia una
lettera. Lettera di cui aveva una certa idea dell'esistenza, ma non
il coraggio di parlarne. Magari gliel' avrebbe detto sghignazzando
parecchi anni dopo, in un momento non così drammatico. Si, quando
anche lui l'avrebbe presa come andava presa. Tanto si sa, cambia idea
in fretta.
Scostò il foglio
incollatogli addosso, quel tanto che bastava per leggerlo
decentemente.
Caro
papà
Ho
pensato attentamente all'ingaggio che mi hai procurato con quella
band... beh, non ci vado, li ho chiamati per rifiutare.
Non
è la vita che voglio per me; desidero solo un'esistenza tranquilla,
fatta di routine. Amo le scienze, la logica. La musica non fa per me.
Non prenderla troppo male, ma sto pensando di laurearmi in medicina,
o magari in qualcos'altro, chi lo sa.
Ci
sentiamo papà
Cody
-Vedi?
Si ostina, si ostina!
“Senti
chi parla”, pensò Steve, che guidato dall'istinto di
sopravvivenza, se lo tenne per sé. Dopotutto, Brian era già entrato
nella fase in cui non era più importante trovare il colpevole, ma
avere qualcuno a portata di mano su cui rovesciare le frustrazioni.
Sapeva che sarebbe stato meglio se al suo posto ci fosse stato Stef,
ma c'era solo lui e senza possibilità di fuga. La furia continuò.
-Possibile
che non capisca! Non ha imparato nulla! Gli ho dato tutto e non ha
capito un cazzo!
Inveì
ancora; in realtà avrebbe voluto il coraggio per esternare ciò che
realmente credeva: “potevo fare di più, essere uno di quei tanti
padri che c'è sempre. Potevo fargli conoscere meglio il mio mondo!”
Cazzo,
sentirsi traditi da un genitore può capitare, ma da un figlio
no. Ha fatto di tutto per trasmettergli la passione, l'elettricità,
la magia di quando prendi uno strumento in mano e crei, di quando
tutti i sentimenti degli uomini passano attraverso un microfono e ci
si sente intoccabili. Immortali. Gli aveva fatto conoscere il
Paradiso, l'unico modo di sedare i tormenti dell'anima.
Tutto
questo per tornare al banchiere. Al dottorino che fa firme pietose su
certificati, poi la gente con quelli ci si pulisce in bagno. “Nemmeno
mio figlio ha capito, lui che era diverso. Lui che era speciale”.
Si sentiva profondamente sconfitto. Solo.
Lo
detestava. Cody, colui che amava di più in assoluto, sangue del suo
sangue, lo aveva fatto sentire davvero un fallito. Come se le sue
orme non fossero abbastanza per essere seguite. “Certo, che lavoro
è il musicista... neanche facessi il menestrello. Una vergogna di
papà sbandato che arriva ai colloqui in ritardo. Ma che dico; che
non c'è andato mai.”
Gli
aveva fatto tastare con mano l'amore dei fans: quand'era piccolo lo
prendeva sulle gambe e gli mostrava disegni, stampe, lettere
d'approvazione. Gente che della sua musica aveva fatto una questione
di vita. Tutto quello era solo per lui. Quante donne si sarebbero
spogliate a comando per un suo capriccio di una notte. Quanta gente
lo amava davvero.
Lui
gli stava offrendo l'immortalità, la libertà, l'avventura, il mondo
intero ai suoi piedi... e lui non cercava una simile eredità; voleva
solo un'insulsa vita normale. Un lavoro senza passione, né calore in
cui i giorni diventano incubi uguali tra loro. In cui sgomiti per
farti apprezzare dai colleghi. Per tiepidi sorrisi.
Si
rifiutava categoricamente di accettare che il suo mondo gli facesse
così schifo. Rigettava totalmente l'idea che suo figlio fosse
disgustato dalla sua persona e dal modo in cui l'aveva cresciuto. Era
come se avesse accettato il demonio, come se un ciclo karmico si
fosse compiuto solo per fargli del male. La vita voleva ferirlo
ancora e lo faceva tramite l'unico essere a cui era stato capace di
concedersi pienamente.
Si
sentiva terribilmente vecchio. Lui che non sentiva mai i danni del
tempo, Brian l'eterno giovane, il vampiro, aveva preso in un minuto
tutte le ombre di suo padre. Le stesse sue preoccupazioni per la
posizione presa dal figlio lo compenetravano, lo sgretolavano
dall'interno. Avrebbe voluto sciogliersi in un urlo senza fine.