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Autore: LeftEye    15/02/2008    14 recensioni
Vegeta è costretto a raccontare un'altra fiaba a Bra... quale sceglierà?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vie en rose

Raccontami una fiaba

 

 

Pollicino

 

«Papà!»

Accidenti, l’aveva beccato. Da quella volta che aveva letto una fiaba a Bra, poiché Bulma non era in casa e la piccola si era messa a fare i capricci, non gli aveva più dato tregua, insistendo affinché lui gliene raccontasse delle altre. La sua originale versione di Cappuccetto Rosso aveva avuto successo e, all’asilo, Bra aveva raccontato a tutti i suoi compagni che il suo papà era un inventore di fiabe, provocando l’invidia e l’ammirazione di tutti i bambini.

Una maestra ne aveva parlato con Bulma, e le aveva chiesto se suo marito volesse venire a scuola per raccontare una di queste speciali fiabe alla classe; la signora Briefs si era messa a ridere, rispondendo che era meglio di no.

Da quando erano iniziate le continue insistenze di Bra, Vegeta era stato salvato da Bulma, che accorreva nella cameretta e leggeva una storia, ma non era la stessa cosa.

La bimba voleva il suo bravissimo papà.

Lui si era rifiutato categoricamente, fino a quando anche Bulma si era messa a piagnucolare.

«Ti preeegooo, fallo per lei… fallo per me, fallo per quella a cui vuoi più bene!» supplicava in continuazione ad un seccatissimo Vegeta.

Ma quella sera crollò.

«E va bene, va bene! Ti racconto una storia, basta che la fai finita!»

Entrò nella cameretta lanciando un’occhiataccia alla moglie, che era intenzionata ad assistere alla scena: se ne stava in un angolo a braccia conserte, incuriosita, ma Vegeta non accettava più di uno spettatore.

«Fuori!» le abbaiò contro e lei corse via ridacchiando.

«Quale vuoi?» chiese il Sayan alla figlia, indicando una fila di libri sullo scaffale.

«Pollicino! Pollicino!» cinguettò la piccola, saltando sul letto.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma quel cucciolo di umano gli trasmetteva degli strani sentimenti e poi, con quel pigiamino con gli orsetti, era veramente… no, non poteva nemmeno pensarlo, ma la parola più adatta era tenera.

Scacciò quell’orribile bestemmia dalla sua testa e tirò fuori il libro, ma prima di aprirlo fece infilare Bra sotto le coperte, gliele rimboccò in un gesto che gli venne spontaneo e che lo stupì.

La bambina lo guardò in attesa, con gli occhi che le brillavano dalla felicità.

«Beh» iniziò lui. «C’erano una volta un vecchio e una vecchia senza figli…»

«E perché?»

Ecco che ricominciava la raffica di domande.

«Perché… perché… erano degli sfigati. Soprattutto lui.»

«Perché?»

«Ehm…» era già ora di spiegarle come nascevano i bambini? Di certo non era un compito che spettava a lui. «Perché era stato cattivo e Kami l’aveva punito in questo modo. Insomma, erano tristi  – tristi? Cosa darei per non avere dei marmocchi tra le scatole – e ogni giorno pregavano Kami perché li perdonasse e desse loro un erede. “Andrà bene anche se sarà minuscolo, alto come un pollice” – ah! Che idioti! – E infatti un giorno trovarono davanti alla porta di casa una culla piccola come uno sputo, con dentro un coso come te altrettanto piccolo. “Che schifo!” esclamò la vecchia. “Mi rimangio quello che ho detto, non voglio questo cimice come figlio!” Pregarono a lungo perché Kami se lo riprendesse, ma il cimice restò lì. “Come lo chiamiamo?” disse infine la vecchia. “Diamogli un nome a caso” disse il vecchio, “Pollicino”. Pollicino era piccolo, ma era un grandissimo scassa scatole…»

«Perché rompeva le scatole?»

«Perché non gli piacevano» Ormai era diventato bravo a modificare le storie, bastava che leggesse una frase e subito gli veniva in mente una possibile variante, di gran lunga più divertente. In fondo sua figlia era per metà Sayan, non poteva certo crescere con tutte quelle sdolcinate stupidaggini in testa!

«Allora, per tenerlo fuori dai piedi, i genitori lo mandarono a scuola, ma siccome era stupido lo cacciarono anche da lì, così il vecchio fu costretto a prenderlo con sé al lavoro; un bel guaio, perché Pollicino rubava i soldi dal cassetto. Passava il tempo, ma lui non cresceva, nonostante mangiasse come un maiale; in più, era di un’antipatia insopportabile e chiunque avesse a che fare con lui moriva dalla voglia di prendere una ciabatta e schiacciarlo contro il muro, stritolandolo bene fino a fargli uscire le budella e usarle come carta da parati. Alcuni provarono a farlo fuori, ma lui era dannatamente furbo, e che cavolo! Un giorno, lungo la strada incontrò un uomo davvero bastardo che gli suggerì di andare a Fan Culo.»

«Che cos’è Fan Culo?» chiese Bra con una vocina dolce e ingenua.

«Era un paese, dove si trovava un teatro; Pollicino andò lì e incontrò la figlia del responsabile, brutta come la morte, velenosa e sadica…»

«Che cos’è una sadica?»

«Bra, se mi interrompi ancora vado via!» cercò di sviare Vegeta. Doveva fare attenzione alle parole che usava. «Era una cattiva.»

«Il mio papà invece è buono!» trillò la bimba, e lui pensò con amarezza che si sbagliava di grosso.

«Sì, sì…» fece con noncuranza. «Allora, questa qui torturava Pollicino e lo trattava come uno schiavo, perché è così che si fa con le persone più deboli.»

«Ma la mamma dice che…» cercò di protestare Bra ricordando alcuni degli insegnamenti morali che Bulma stava cercando di darle, per evitare che venisse troppo influenzata dalla idee di Vegeta.

«Shh» la zittì lui. «Si fa così e basta. Pollicino andò avanti così fino a quando non arrivò un bandito che voleva uccidere la sua schiavista; una notte il bandito entrò nel castello, l’aggredì e la uccise, per poi rubare tutti i suoi soldi. Ma Pollicino, che era piccolo ma furbo, rovesciò dell’olio vicino alle scale e, quando il brigante fece per andarsene, scivolò giù e morì. Pollicino si prese i soldi, si comprò un’arma potentissima con cui uccise tutti i suoi nemici e poi diventò il padrone dell’Universo. Fine.»

Quando alzò lo sguardo dal libro, Bra lo stava fissando con due occhioni incantati e la bocca aperta.

«Che bella questa storia, papà…mi piace tanto come racconti le fiabe!»

«Ok, ma adesso dormi. Buona notte.»

Si alzò dalla sedia e fece per andarsene.

«Papà, non mi dai un bacino?»

Lui sbottò.

«Tsk! Non credi che abbia già fatto abbastanza per te, stasera?»

Anche Bra sapeva che con il suo papà non si poteva andare oltre un certo punto: la mamma le aveva detto che era timido e che ci voleva un po’ di tempo perché si aprisse un po’. Avrebbe portato pazienza, in fondo lui era l’inventore di fiabe!

 

 

Quando entrò nella sua stanza, Bulma era già a letto che dormiva e dava le spalle alla porta.

Vegeta si svestì e si infilò sotto le coperte, spegnendo la luce.

Passò qualche secondo e poi sentì la moglie chiedergli:

«Mi racconti una storia?»

 

 

Fine

 

Note: a questo indirizzo trovate la versione originale della fiaba, ma non è quella dei pezzetti di mollica.

http://www.lefavole.org/

 

Nella “puntata” precedente, ho commesso un piccolo errore: ho confuso la favola con la fiaba. Quelle che Vegeta racconta in realtà sono fiabe, non favole, quindi spero vogliate perdonare questa imprecisione. Ho comunque modificato il titolo, per questa fanfiction.

 

 

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