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Autore: SaraRocker    08/08/2013    3 recensioni
Yano Ayane x Pin
-Ambientato dopo l'11 volume del manga!! (chi lo ha letto capisce molto meglio la storia diciamo)
Yano è di ritorno dall'ennesimo appuntamento a vuoto, e si ritrova a riflettere sulle parole che il giorno prima le ha detto Chizu, e su quelle che le ha detto Pin.
E sui sentimenti che si ritrova a nutrire per il professore.
"Non mi rispose, bensì mi prese il mento tra pollice ed indice, così da sollevarmi il capo verso l'alto, tanto bastava perchè fossimo occhi negli occhi. Mi guardò per attimi che mi parvero eterni. "Hai pianto..."
Mi voltai di lato, così da negargli di vedere oltre, spaventata quasi potesse vedermi dentro come faceva Chizu.
"Sì, e allora?" feci cocciuta, non potendo abbandonare quel mio tipico e stupido orgoglio che in quell'istante detestavo.
"Non devi piangere Ayane. Chiunque ti faccia piangere non è degno di starti vicino, perciò non sprecare lacrime per persone inutili, no?" chiese in un sorriso vivace che mi fece perdere un battito."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayane Yano
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte D'estate



*Le scritte in corsivo sono ricordi risalenti al manga volume 11, tranne quello della casa fantasma proveniente dall'anime (ep.25)

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L'amore immaturo dice: "ti amo perchè ho bisogno di te!"
L'amore maturo dice: "ho bisogno di te perchè ti amo!"
[E. Fromm]

 

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Quante volte? Quante dannate volte Chizuru me lo aveva ripetuto?
L'ultima volta, proprio il giorno prima...
 
"Ascolta, Yano! La prossima volta vedi di dedicarti a un uomo decente!" aveva esclamato Chizu fingendo di prendersela con me e tutti gli errori che costantemente commettevo in quel campo, quando in realtà, sotto, non faceva che preoccuparsi per i miei sentimenti.
Stavamo camminando per i corridoi affollati dell'istituto, circondate da coppiette appena nate, ed in quel momento, nonostante stessimo discutendo di Kazehaya e Sawako e di come fossero finalmente felici dopo troppi indugi, lei aveva deciso di parlare di me e delle mie sconsiderate decisioni in fatto di uomini.
Aveva ragione, come sempre.
Quella ragazza, la mia migliore amica, nonostante fosse un maschiaccio e sembrasse prendere tutto alla leggera, era una vera e propria manna dal cielo nella mia vita. Sapeva vedere oltre, leggere ciò che sentivo solo guardandomi negli occhi, e forse dovevo ringraziarla ogni volta che lo faceva.
Ogni volta che grazie a lei mi sentivo meno sola e più compresa ed ascoltata nonostante io stessi zitta.
Sì, perchè se le mie labbra non si aprivano, i miei occhi esprimevano sempre ciò che sentivo.
 
"Io voglio vederti felice!" aveva poi urlato sventolando una mano in aria salutandomi andandosene, nonostante fosse solo un paio di scalini più in basso rispetto a me, mentre si dirigeva verso la sala insegnanti.
Io sorrisi, imbarazzata ed orgogliosa della mia amica, per poi esclamare, fingendomi seccata "Parli con la voce troppo alta! Mi vergogno!"
E le ultime cose che quel giorno sentii fuoriuscire dalle tue labbra fu una frase rivolta al professore che ti stava accompagnando a discutere dei tuoi pessimi voti.
"Voglio il meglio per lei!"
 
 
"Mi dispiace Chizu... Sono una rimbambita" mormorai alzando lo sguardo al cielo illuminato solo che di stelle, camminando sull'asfalto umido della pioggia appena scesa in quella notte d'estate. Ero sola, mentre aumentavo il passo allontanandomi da quel ristorante, non abbassandomi però di certo a correre. Non ero una debole e non dovevo apparire tale.
Il rumore dei tacchi risuonava spedito e ritmico come un battito cardiaco troppo veloce, infastidendomi parecchio. Volevo solo il silenzio ed il senso di colpa a circondarmi, perchè era tutto ciò che meritavo.
Promettevo silenziosamente a Chizu che avrei cercato il ragazzo giusto, gentile e dolce con me, tanto da rispettarmi come donna quale ero, ma alla fine uscivo sempre con uomini senza cervello, capaci esclusivamente di pensare a cosa ci fosse o meno sotto i miei abiti, oppure in grado di fare solo che squallide battute.
Nessuno era davvero interessato alla Yano oltre il fondotinta perfettamente applicato, l'ombretto tenue, il mascara voluminoso e le labbra contornate del rossetto color pesca che mi donava tanto.
Nessun ragazzo con cui uscivo mi chiedeva cosa mi piacesse o a cosa ambissi per il futuro.
Mi sarebbe bastato qualcuno, che all'uscita dal locale mi coprisse con la giacca gentilmente, pronto a ripararmi dal freddo, nonostante fosse una notte estiva.
Solo quello mi poteva rendere felice, anche un minimo.
 
Erano mesi che avevo appuntamenti con ragazzi diversi almeno due volte a settimana, alla ricerca di qualcuno di nuovo con cui uscire stabilmente, sempre fallendo.
L'ultimo fidanzato che avevo avuto era quell'universitario che era arrivato a picchiarmi e che avevo deciso di lasciare senza pietà, sconvolta dall'atto, nonostante avessi affermato di fronte a tutti che non mi aveva minimamente infastidito.
Ero diventata brava a mentire quanto a divenire troppo sensibile anche per me stessa, ritrovandomi a consolare persino quella ragazzina stupida ed insolente di Kurumi. 
 
All'improvviso, mi detestavo.
 
Mi sentivo di tradire ogni promessa fatta a Chizu uscendo con tutti quei ragazzi.
Ero diventata tanto sensibile da aiutare anche i miei nemici; coloro che ferivano le mie amiche, e gli altri vedevano tutto quello come una gentilezza.
No, io non ero gentile.
 
"... Se ti senti tutte le colpe addosso non puoi più andare avanti..." avevo cominciato a dire come se lui fosse stato la persona più vicina a me.
"Col mio comportamento rischio di fare star male gli altri, lo so... Ma le mie azioni si basano tutte su certi calcoli... Per questo sono tanto diversa da Chizu e Sawako. Le persone veramente gentili sono loro due, non io." avevo poi conluso in un sospiro, tenendomi a braccia conserte come avessi bisogno di sentire un contatto, un qualcosa.
 
Oltretutto, cominciavo ad odiarmi anche per un altro motivo...
 
"mmh? E invece sei davvero gentile!" aveva detto dopo attimi di insopportabile silenzio, in cui mi ero sentita giudicare ed avevo desiderato sparire.
Mi aveva accarezzato i capelli, andandosene.
 
Sorrisi sentendo le guance arrossarsi gradualmente accaldandosi. Alzai un braccio sino a che non poggiai la mano destra sul mio capo, come a voler sentire nuovamente quel contatto che mi aveva tanto imbarazzata. In quel momento mi era parso che tutta la scuola, tutti gli studenti attorno, non esistessero nemmeno.
C'eravamo solo noi due.
 
E pensare che all'inizio odiavo quell'uomo, mentre ora, d'improvviso, mi pareva fosse il solo ad aiutarmi oltre a Chizu.
A capirmi.
E mi detestavo perchè lui era troppo lontano da me, come nessun'altro era mai parso in tutta la mia esistenza.
 
Lui era un professore, il mio professore e nonostante sapessi per certo non potesse nascere nulla di legittimo, io speravo dentro me, anche solo un minimo che qualcosa fosse possibile. Anche solo uno sfiorarsi di mani.
 
Avevo realizzato da poco i miei sentimenti, nonostante già da capodanno mi fossi sentita strana nel camminare al suo fianco sulla via verso casa, ma mi ero ripetuta si trattasse di fastidio, puro e semplice. Di odio, di rabbia, di rancore, e ci avevo anche creduto.
Avevo creduto alle bugie che raccontavo a me stessa, attaccandomi ad esse come un'ossessa, ma poi, esse erano tornate a galla impervie e pronte a tutto pur di dimostrarsi realtà.
 
E ci erano riuscite.
 
Mi ero sentita avvampare, avevo sgranato gli occhi, avevo fatto di tutto pur di negare nuovamente a me stessa il tutto, ma fu inevitabile.
Mi ero innamorata di Pin.
 
"Vedi quella casa abbandonata là in fondo?" avevo chiesto ad un certo punto del tragitto sorridendo nascondendogli il mio viso. Mi stavo annoiando e tutti quei sentimenti contrastanti erano iniziati a divenire burrasca dentro me.
"Sì" aveva risposto lui con calma, camminando dietro di me.
"Sembra che appaiano anche lì" esordii divertita dalla sua malcelata paura per gli spettri.
"Di che parli?"
"Non te lo dico..." feci allusiva continuando a camminare, mentre lui si bloccava alle mie spalle terrorizzato.
"Ehi cosa? A cosa ti riferivi! Ehi! Non lasciarmi indietro!" mi esclamò addosso mentre io scoppaiavo in una fragorosa risata che si disperdeva intorno a noi, sino ad insinuarsi nella neve soffice che calava sulle nostre teste.
Fu in quel momento che iniziai a confondermi.
 
 
Arrivai di fronte a casa sua, al condominio dove l'uomo abitava. Si trovava poco distante dalla piccola villetta a schiera che apparteneva a mio padre e ci passavo davanti più spesso di quanto effettivamente desiderassi, e di quanto alla fin fine, potessi sopportare.
Ed improvvisamente capii tutti.
Capii Ryu ed il suo silenzio, capii i timori che aveva provato Sawako, capii l'ansia di Kazehaya e capii la felicità di Chizu.
Capii perchè tutti esitassero di fronte a quel sentimento di cui, in quell'istante, io ero succube.
Non mi ero mai dovuta sforzare nel farlo, ed avevo biasimato tutti coloro che si erano trovati in difficoltà in tali momenti, perchè io non avevo mai avuto simili problemi: ero carina, perfetta ogni istante e sicura di me. Non avevo mai avuto problemi nel dichiararmi.
Non fino a che il sentimento si era rivelato fittizio, ma ora che era reale, mi sentivo le braccia e le gambe tremare,e gli occhi inumidirsi.
 
Abbassai lo sguardo sugli stivali in camoscio che indossavo, mentre vedevo delle minuscole gocce cadere su di essi, lentamente e irregolari.
Non era pioggia.
Mi passai una manica maglietta che indossavo sulle guance, cercando di asciugarmi le lacrime, mentre vedevo riflesso in una pozzanghera a terra, il mio volto sconfortato.
"Sono un disastro..." mormorai poi passandomi la lingua sulle labbra inumidendole, sentendo il sapore del rossetto in bocca, il tutto continuando a specchiarmi in quel piccolo riflesso d'acqua a terra.
Continuavo a tremare dal dolore, dalla frustrazione, da quelle sensazioni che mi erano tanto nuove quanto laceranti, fino a che non avvertii qualcosa appoggiarsi sulle spalle per poi ricadermi attorno al busto, coprendomi sino a metà coscia.
Osservai la felpa che mi aveva appena avvolta; era blu e sportiva, con le maniche in pelle, da giocatore.
Mi voltai sorpresa, e vidi il suo volto proprio di fronte al mio, rimasi paralizzata.
"Ho visto che tremavi, quindi ho pensato..." si spiegò lui grattandosi con noncuranza il capo, palesemente in imbarazzo.
Io abbassai lo sguardo a terra, soffermandomi sulle sue vecchie converse leggermente consumate, per poi balbettare imbarazzata quanto lui "I-In realtà non-" mi fermai.
 
Non era quello? Il gesto a cui ambivo tanto? Mi bastava qualcuno che all'uscita dal locale mi coprisse con la propria giacca, nonostante fosse una notte d'estate.
"grazie" feci poi sospirando in un sorriso imbarazzato, nonostante lui non potesse vederlo siccome guardavo a terra.
 
Non mi rispose, bensì mi prese il mento tra pollice ed indice, così da sollevarmi il capo verso l'alto, tanto bastava perchè fossimo occhi negli occhi. Mi guardò per attimi che mi parvero eterni. "Hai pianto..."
Mi voltai di lato, così da negargli di vedere oltre, spaventata quasi potesse vedermi dentro come faceva Chizu.
"Sì, e allora?" feci cocciuta, non potendo abbandonare quel mio tipico e stupido orgoglio che in quell'istante detestavo.
"Non devi piangere Ayane. Chiunque ti faccia piangere non è degno di starti vicino, perciò non sprecare lacrime per persone inutili, no?" chiese in un sorriso vivace che mi fece  perdere un battito.
Annuii basita mordendomi il labbro inferiore e probabilmente togliendomi il poco del rossetto rimastomi, ma non mi interessava. Ero completamente incantata da quelle parole, gentili e umili. Quel modo tanto dolce di dirmi di non piangere mi aveva fatta sentire una ragazzina durante il suo primo bacio.
"Bene!" esclamò lui facendo per andarsene e dirigendosi verso le scale del proprio condominio.
"Aspetta Pin! E la tua giacca?" lo fermai io facendo per togliermela, ma lui posandomi una mano sulla spalla, mi fermò "No, puoi tenerla... Non preoccuparti"
Detto ciò si voltò, raggiungendo le scale che portavano sino al corridoio esterno dove si affacciava il proprio appartamento.
 
"mmh? E invece sei davvero gentile!" aveva detto mentre si rigirava tra le mani quel pacchetto di caramelle che gli avevo appena regalato come fosse qualcosa di davvero prezioso, cosa che mi scaldò il cuore in un attimo.
 
"Pin... Sei davvero gentile" gli dissi poi, facendolo voltare un istante mentre gli sorridevo. Lui contraccambiò per poi farmi un cenno di slauto con la mano ed iniziare a salire.
Arrivò davanti alla sua porta, ed io ero già pronta ad andarmene, eppure, nonostante ciò, rimasi lì, in attesa che entrasse. Lui invece mi guardò.
 
Così, trovai il coraggio.
"Pin! Pensi che io sia carina?" gli domandai urlando, così che potesse sentirmi dal terrazzino di fronte alla porta d'ingresso che si affacciava sulla strada dove mi trovavo.
Mi guardò imbarazzato. Non rispose, ma ciò nonostante non demorsi.
"Secondo te, se mi dichiarassi all'uomo che mi piace, lui mi rifiuterebbe?" continuai con voce alta, perchè potesse sentirmi.
Sembrava una sorta di recita alla Giulietta e Romeo ambientata in una strada Giapponese, sotto un terrazzino di un condominio, in una notte d'estate.
Lui sorrise "Nessuno ti rifiuterebbe Ayane! Non preoccuparti e non piangere più! Chiaro?" rispose gridando con il mio medesimo tono, divertito dalla situazione.
Chiunque fosse passato da lì in quel momento avrebbe sicuramente riso, ma non mi sarebbe importato affatto, perchè per quanto potevamo apparire ridicoli, l'importante era quanto fossi felice io.
"Perchè dovrei piangere?" scherzai io "Chiunque mi fa piangere non è degno di starmi vicino, perciò perchè farlo?"
Lui scoppiò a ridere continuando a guardarmi, poggiandosi alla ringhiera in ferro.
"Dimmi Pin, dovrei piangere per l'uomo a cui sto gridando da sotto il suo appartamento? Dovrei piangere per l'uomo a cui sto per dichiararmi?" mi fermai per prendere un respiro, questa volta senza alzare lo sguardo, imbarazzata come non mai. Eppure, era troppo tardi per tirarsi indietro, e di quello, al medesimo istante, fui felice.
"Mi piaci, Pin! Stupido insegnante!".
 
Mi fermai. Avevo gridato le ultime frasi a squarciagola, tremando come una foglia dalla paura con il cuore che martellava come fosse stato una batteria, e tutto questo contribuì a farmi venire il fiatone.
Mi lasciai andare a terra in ginocchio completamente frastornata, più leggera di quanto fossi in precedenza, mentre con le energie che mi erano rimaste da quell'improvvisa scarica di adrenalina, cercavo di riprendere aria.
Avevo paura, ero terrorizzata di porre l'ultima domanda, di alzare lo sguardo, ma alla fine, con tutto il coraggio rimastomi lo feci. Alzai gli occhi verso il terrazzino e mi sentii morire nel vederlo desolato.
Stavo per lasciarmi andare in un pianto, in un completo odio verso me stessa, fino a che non sentii un calpestio avvicinarsi sempre di più a me. Era veloce e presto vidi le sue Converse fermarsi di fronte a me.
Lo guardai, ora così vicino da farmi morire dall'imbarazzo.
Lui mi prese una mano, per poi tirarla a sè, facendomi alzare, così da essergli di nuovo di fronte, e decisi di chiederglielo "Dovrei?"
"Mai" rispose secco lui, per poi avvicinarsi alle mie labbra donandomi un suo bacio, bellissimo ed unico. Lo avevo atteso per mesi interi, ed ora appariva come un trofeo splendido. Tanto splendido da farmi commuovere, e sentii nuovamente le lacrime sfiorarmi il volto, ma questa volta erano leggere quanto piume e dolci quanto zucchero.
Quel bacio durò gli attimi più intensi della mia esistenza, e mi sentii morire nel momento in cui lasciò le mie labbra lentamente come fossi una droga squisita.
 
Mi sfiorò le lacrime con un dito "Ho detto mai..." esordì lui "Quindi non piangere" sorrise.
Io ricambiai abbracciandolo, imrpovvisamente colta da qualcosa di caldo e nuovo e mi sentii come se il mondo per la prima volta da sempre avesse iniziato a girare per davvero. Come se prima si fosse mosso solo all'apparenza.
 
 
Il giorno dopo a scuola, lo incontrai per puro caso sulle scale, mentre mi stavo dirigendo verso l'aula, lui invece andava in palestra. Mi passò a fianco, per poi accostarsi al mio orecchio un attimo. Quel tanto che bastava per sussurrarmi "Mi piaci Ayane. Sono i maschi a dichiararsi, stupida" mi rimproverò gentilmente sulla scalinata facendomi arrossire di fronte al resto degli studenti.
"Sei troppo emancipata! Poi mi sento triste!" continuò a scherzare mentre camminava in tutt'altra direzione rispetto alla mia, ritrovandosi costretto ad alzare il tono.
"Zitto!" gli gridai io contro arrossendo.
"Magari non hai bisogno di me!" continuò a prendermi in giro.
Corrucciai lo sguardo, visibilmente provata, cosa che lui notò, fermandosi "Pin! Non osare dire queste stupidaggini!"
Lui mi osservò confuso.
"Avrò sempre bisogno di te" mormorai a fior di labbra, facendogli riconoscere solo che il labbiale.



_Angolo dell'autrice che dopo avere letto l'ultimo numero del manga (11 uscito da poco) ha sclerato e si è messa a scrivere *3*_

Buon viaggio a vederci a tutti (sì, amo Alice in Wonderland! Anzi no! Amo solo il cappellaio matto... Pensate a chi è :'))!!!
Questa minuscola One Shot tutto sommato mi piace ed è venuta carina (spero xD)
Adoro la coppia Yano x Pin che spero si formi al più presto!! Ma anche la Chizu x Ryu! (in poche parole detesto solo la Kazehaya x Sawako xD)
Credo siano abbastanza IC, anche se ammetto di essermi trovava a nella depressione nel momento della dichiarazione, non sapendo come fare reagire quello psicotico di Pin! ahhahaha Ma poi è venuto anche bene tutto sommato :')
Anche se è soprattutto in IC nella scena del giorno dopo a scuola, in cui prende in giro la sua -ormai- ragazza **


Ok! Allora delle cose che volevo dire:
1_ è la primissima volta che dedico una OS o ff che sia a voi del gruppo di fb, ma ora eccomi e spero vi sia spiaciucchiata
2_ i dialoghi dei ricordi (quelli in corsivo se non si fosse capito .-.) sono tutti reali e copiati pari pari dal manga (volume 11)! Tranne quello della casa fantasma che è preso dall'anime (ep.25) e non sono certa ci sia nel manga (non ho voglia di alzarmi e controllare xD)

Ora vi lascio ciaooo ♥
  
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