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Autore: Katniss_Lovegood    09/08/2013    1 recensioni
Emily, un'adolescente amante della natura e della libertà, chiusa in una gabbia creata dal mondo che la circonda, trova un ragazzo che la libererà, e le farà capire che per essere liberi non bisogna per forza essere soli. La loro storia complicata sarà devastata da un omicidio, e un inganno proverà a separarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono Emily, ho sedici anni, e sono sdraiata per terra. È estate, e posso finalmente leggere distesa all'ombra degli alberi di ciliegio con ancora qualche fiore dimenticato dalla primavera, una brezza fresca mi accarezza il mento.
Sono sicura che questi momenti non si possano comparare con nient'altro. Amo questo posto: anche se è quasi totalmente isolato, non mi permette di sentirmi sola.
Arriva mia nonna con un toast. Lei si preoccupa sempre che io mangi a sufficienza perché pensa che io sia quasi anoressica, ma non è vero.
Sono estremamente magra, devo ammetterlo, ma non abbastanza da non aver la forza di compiere lavori manuali anche faticosi, e naturalmente ho abbastanza forza per nuotare fino al lontano orizzonte.
È difficile da credere, ma io riesco a nuotare per tre quarti d'ora senza mai fermarmi. Sono undici anni che mi alleno. Ho sentito che una donna ha quasi attraversato il canale della manica, quindi mi sono imposta questo traguardo. Voglio essere ricordata in qualche modo. Suppongo che leggendo non diventerò famosa, ma nuotare... Nuotare è diverso, ti distrugge, ma rimani in forma, ed accarezzare l'acqua è un'emozione unica.
Non voglio essere ricca, non voglio essere ricordata per una sciocchezza, voglio essere ricordata per aver battuto un record sportivo, per aver raggiunto un traguardo che nessuno è in grado di raggiungere.
Mangio il mio toast, quando mi arriva una chiamata sul cellulare: «Si?»
«Emily! È un po' che non ci si sente!»
«Già... Come stai?»
«Io bene, ma qui c'è Tom che non vede l'ora di vederti. Naturalmente anche io, ma lui sta diventando pazzo»
«Che bello... Che mi dici?»
«Ho una notizia fantastica! Ho sentito dire che domani sera ci sarà la festa della scuola, e sai dove?»
«Dove..?»
«Vicino al tuo paesino sperduto! Mi hanno detto che c'è una palestra gigantesca che è perfetta! Hai un vestito decente, vero? Non osare venire con i pantaloni e quei tuoi stupidi sandali!»
«Non chiamarlo sperduto. Comunque si, ho un vestito, contenta?»
«Spero per te che sia decente.»
«Si, tranquilla. Scusa, adesso devo andare, a domani, ciao!»
«Ciao, saluti anche da Tom!»
Helen. È una mia grande amica, ma ultimamente comincio a non sopportarla più. È una tale pettegola... Pensa solo ai vestiti, ai ragazzi, alle sigarette e ad essere al centro dell'attenzione; io sono solo la sua amica incompresa.
Incompresa perché penso che la vita sia più di questo: bisogna avere un obiettivo da raggiungere, oltre che andare in giro a far niente.

Dopo aver letto un po' mi alzo e torno dentro casa. Mia nonna mi chiede se voglio mangiare (naturalmente), quindi mangio un'insalata, per farla contenta: ad un cuore ormai così debole non si può negare un simile capriccio.
Dopo cena la nonna si piazza davanti alla TV a guardare quiz stupidi, io mi cambio e vado in spiaggia.
Andare in spiaggia col crepuscolo è un vero spettacolo, pieno di colori caldi e colori freddi, divisi dalla linea di orizzonte.
Vado un po' avanti sugli scogli e mi arrampico fino a raggiungere il mio 'nascondiglio'. Lì appoggio le mie cose, mi spoglio e mi butto in acqua con un tuffo; inizio a nuotare.
Quando inizia a far buio mi riavvicino al nascondiglio, mi asciugo per non prendere freddo con l'aria della notte, poi mi sdraio e guardo le stelle. Mi perdo tra i miei pensieri, e penso alla festa di domani, sperando che a Tom venga un improvviso malanno e non riesca a venire alla festa: è insopportabilmente appiccicoso. Mi adora dalle scuole elementari, andava a dire a tutti che eravamo fidanzati, e io non lo sopportavo. Alle scuole medie ha fatto in modo di essere in classe con me, ed è stato terribile: si ostinava ad accompagnarmi a casa tutti i giorni, e lungo il tragitto parlava di due cose solamente: videogiochi stupidi, o la nostra fantastica 'relazione'. Alle superiori me lo sono cavato di mezzo, anche se ha trovato un modo per vedermi lo stesso. Che rabbia.

Non mi accorgo di quanto stia passando in fretta il tempo, fino a quando non sento un rumore tra i cespugli dietro gli scogli, che mi risveglia dai miei pensieri.
Mi alzo di scatto, guardo nella direzione del rumore, aspettando un altro segnale: niente. Non vado a guardare tra le foglie perché potrebbe esserci un cinghiale, ed è meglio non avvicinarsi.
Mi limito allora a prendere le mie cose e tornare a casa.

«Emily, svegliati!»
Apro gli occhi e trovo mia nonna accanto a me nel letto.
«È arrivata una tua amica»
Mi stropiccio un attimo gli occhi e mi alzo. Non appena esco dalla mia stanza, mi trovo Helen al collo che mi abbraccia come se non ci vedessimo da anni.
«Che brutta cera, tesoro!» mi dice spostandomi i capelli dalla faccia.
«Helen, mi sono appena svegliata» rispondo con tono vacuo.
«Ah, giusto!»
«Shh, parla più piano: devo ancora svegliarmi del tutto.»
Mi stropiccio ancora gli occhi.
«Ah, scusa!» Bisbiglia con un sorrisino. Trovarsi Helen in casa appena svegliati non è il massimo. Faccio colazione e mi lavo, con un accompagnamento della storia delle ultime tre settimane di Helen. Dopo essermi lavata mi appresto ad andare a leggere sotto al mio ciliegio, ma secondo Helen dovrei già iniziare a prepararmi per la festa di stasera. Se c'è qualcosa di peggio che ascoltare questa ragazza che parla di trucco, vestiti e feste mi faccio suora. Lei è sempre tutta in tiro, mentre io non oso usare neanche un filo di mascara. Lei è molto bella, certo, ma se si lavasse via tutto quello che ha in faccia scommetto che avrebbe meno flirt con ragazzi "super-fighi".
Mi fa provare il vestito che ho scelto, dopo una lunga discussione su quest'ultimo, perché secondo lei non è adatto. Il punto è che per lei le uniche cose adatte sono quelle scollate.
«Tesoro, questo vestito ti sta bene, si..» Mi osserva con tono poco convinto, «però se ti mettessi uno dei miei vestiti -so già quale sarebbe perfetto per far risaltare i tuoi occhi- staresti da Dio! Con questi boccoli color rame e i tuoi occhi color nocciola, ho il vestito perfetto per te!»
Con riluttanza le lascio sperimentare sul mio corpo, e dopo vari commenti inopportuni sulle condizioni del mio corpo dopo tre settimane passate lontano dalla città, mi toglie la benda che mi aveva messo per non farmi protestare sulle sue scelte di look e mi conduce verso lo specchio.
Prima di farmi specchiare le ripeto -come tutte le volte- che non sarò mai bella, perché odio il mio aspetto, e comunque non sono come lei: non ho il suo carattere estroverso, la sua sicurezza.
Non appena mi specchio, però, mi scappa un sorriso.
«Sei stupenda, Emily»
Devo ammettere che questa volta ha superato se stessa, di solito non sopporto i modi in cui mi concia, adesso mi sento carina, per una volta.
«Grazie, Helen» la abbraccio, se lo merita.
Arriva la sera. Non mi piacciono le feste, ma per la festa della scuola sono sempre eccitata. Mia nonna ci raccomanda di fare da brave; non so cosa intenda con 'fare da brave' alla festa della scuola, non si può stare sedute sopra un divanetto a guardare gli altri che si divertono.
Per non far tardi alla festa non ribattiamo ed usciamo di casa.
Che la serata abbia inizio.
  
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