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Autore: JeanGenie    17/02/2008    4 recensioni
Ispirato all’undicesimo episodio della serie classica. Un ragazzo acerbo affronta una nemica troppo bella e ne viene sconfitto. Ma un ufficiale in seconda biondo e dal cuore tenero veglia su di lui.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tadashi Daiwa, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Et in Arcadia Ego...'
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Stupido ragazzino

 

Idiota.
I tacchi dei suoi stivali rimbombano nel corridoio metallico. Nessuno in vista ed è meglio così. Sa che finirebbe per prendersela con la prima persona che dovesse capitarle a tiro.
Idiota, idiota, idiota! Yuki Kei solitamente ha un passo molto leggero. Solo Meeme è in grado di muoversi più delicatamente di lei. Ma la cosa non fa testo. Non è affatto sicura che la composizione molecolare di Meeme, e quindi la sua massa corporea, sia del tutto identica a quella dei terrestri.
Ma, alle ore 16:30 secondo il meridiano di Greenwich, a bordo del vascello pirata Arcadia, a due giorni di viaggio dall’orbita di Venere, lei ha voglia di farsi sentire. Per questo procede a passo di carica. Che tutti sappiano che Yuki Kei è molto, molto arrabbiata.
Totalmente idiota!
Si infila nella botola che conduce al livello sottostante, scende la scala a pioli, raggiunge la sala mensa e passa oltre dirigendosi verso la cucina.
Il suo obiettivo all’inizio era la cambusa. Ha cambiato idea per due validi motivi. Il primo è che sicuramente avrebbe trovato qualcun altro a saccheggiare le scorte di liquore, un comportamento che più della metà dell’equipaggio tiene quando non c’è da combattere o da abbordare navi nell’immediato e riguardo al quale il capitano tende a chiudere l’unico occhio che gli è rimasto, e lei non ha affatto voglia di avere un interlocutore di sesso maschile, per giunta ubriaco. Il secondo motivo è che la scelta di individui non di sesso maschile e non ubriachi a bordo si limita a lei e ad altri due soggetti. E al momento non sente davvero il bisogno della pacatezza di Meeme.
Yuki apre la porta della cucina e ordina con voce cupa: “Dammi da bere, Masu-san.”
La donna si lancia contro la porta brandendo il solito coltello da macellaio, mentre Tori e Mew approfittano della sua entrata per sgattaiolare lungo il corridoio portandosi dietro il succulento bottino rappresentato da quattro salsicce.
“Dannate bestiacce!!” urla Masu-san agitando l’ormai inutile arma, poi solleva gli occhi verso di lei e la scruta da dietro le lenti spesse degli occhiali. “Che aria cupa, ragazza mia. Che ti è successo?”
“Uomini” sospira Yuki avvicinandosi al tavolo sul quale Masu-san stava affettando un cavolo cappuccio fino a un attimo prima.
“Bicchierino?” domanda la cuoca.
“Bicchierino” conferma Yuki sollevando tra indice e pollice una piuma nera di Tori depositatasi sul tavolo. Prima o poi di lui e della gatta del dottor Zero Masu-san ne farà spezzatino e loro, ignari, le faranno anche i complimenti per l’ottima cena. L’anziana cuoca le versa una coppetta di sakè e poi inarca un sopracciglio, sospettosa.
Yuki butta giù il liquore senza pensarci due volte. “Ancora” ordina.
Masu-san scuote la testa, ma la accontenta lo stesso. Dopo tutto non è da lei contestare il desiderio di prendersi una sbornia di chicchessia. “Avanti” esordisce con aria sospettosa. “Dimmi chi è che devo picchiare. Chi è che ha fatto imbronciare questo bel faccino?”
Imbronciare?
Era più che convinta di avere un’espressione omicida stampata in faccia. E Masu-san parla di broncio? Sta perdendo colpi. Non che abbia mai avuto un gran talento nel sembrare feroce, ma autoritaria sì. È comandante in seconda, è una donna ed è la più giovane fra i membri dell’equipaggio. Ha dovuto guadagnarsi il rispetto di cui gode ora sul campo.
Errata corrige. Ero la più giovane tra i membri dell’equipaggio. Poi è arrivato lui. E questo ci riporta al problema odierno.
“Gli uomini sono le creature più ridicole della galassia, Masu-san. Basta sbattere le ciglia e loro cadono. Peccato che ad andare a segno non siano state le mie, di ciglia.”
Masu-san si allunga verso di lei emettendo un verso cupo che le dice che sta rimuginando sulla situazione. Yuki fissa il bicchierino pieno di sakè. Improvvisamente la voglia di bere le è passata, rimpiazzata da quella di prendere a ceffoni la faccia indisponente di quel moccioso che, da quando è salito a bordo, non ha causato che guai.
Soprattutto per quanto mi riguarda. Ma chi l’ha detto che devo fargli da balia?
“Il capitano ha la testa dura, Yuki” annuncia Masu-san. “Non capisce che sarebbe la cosa migliore per lui smetterla con questa vita da brigante e mettere su famiglia con un ragazza carina come te. Ma tu non devi prendertela, figliola.”
Yuki scuote la testa. A giorni alterni Masu-san si convince che lei spasimi per il capitano. Inutile tentare di farle capire che, se mai ha avuto una sbandata per lui, se l’è lasciata alle spalle da tempo per rimpiazzarla con qualcosa di diverso e più profondo.
Lui è l’uomo che vorrei essere se nella prossima vita non dovessi nascere donna…
“Masu-san, che ne pensi di Tadashi Daiba? Non possiamo riportarlo dove l’abbiamo preso, ma è comunque una follia spedirlo in prima linea, non credi?”
L’ha detto. Se fosse possibile Tadashi andrebbe fatto sparire. Lui e la sua stupida ossessione per Mazone e le sue disgustose piante con il corpo da soubrette. Dice che vuole vendicarsi. Dice che suo padre è stato ucciso da quelle creature. Dice. E poi il risultato è quello. Via. Fuori dai piedi.
“Daiba? Una testa calda” conferma Masu-san. “Non è un cattivo ragazzo, ma deve crescere. E se continua così all’età adulta non ci arriverà, dammi retta.”
Lo stomaco le si chiude. Masu-san ha ragione. Là fuori bisogna avere il sangue freddo. Basta una attimo e sei fregato. Mai perdere di vista l’avversario. Mai dimenticare che ti possono colpire alle spalle. Mai esitare. Mai lasciarsi guidare dalla rabbia. O dall’emotività.
Tadashi è uscito per affrontare la flottiglia nemica portandosi dietro un carico di sentimenti furiosi. Che sono svaniti di fronte al viso di una dei piloti mazoniani. Ha rivisto il filmato dell’ultimo combattimento, lo ha studiato per ore nei dettagli. E ancora non riesce a credere che lui possa essersi dimostrato così stupido.
No, non si tratta di stupidità e lo sai. Ha sedici anni e vuole fare l’adulto. Ma non ne ha i mezzi.
Il capitano ha sbagliato a dargli fiducia. Tadashi è un ottimo pilota, questo è fuori di dubbio.
Ma è un idiota.
Tutto qui. La prossima volta lo faranno a pezzi. Basterà che mandino di nuovo quella piccola schifosa ad affrontarlo.
“Masu-san, ho finito il tè. Ne abbiamo ancora? E vorrei un limone. Di zucchero dovrei averne in cabina.”
La cuoca non commenta, ma provvede subito a darle quanto richiesto.
Tè nero. A volte le manca quello che preparava sua madre e l’intero cerimoniale che era solita imbastire. Acqua passata, come tutto il resto della sua vita. Ora deve accontentarsi di bustine e di una comune teiera..
“Grazie” dice a Masu-san uscendo dalla cucina. E non solo per il tè.. Ora sa cosa deve fare. Non importa se Tadashi dopo ce l’avrà con lei. È ora che si svegli.
Uno di noi…
Quanti di loro hanno sbagliato in quel modo all’inizio? Yuki non lo sa. È stata l’ultima ad aggregarsi alla ciurma. Ma di una cosa è certa. Lei errori simili non ne ha mai commessi. E quando il capitano l’ha accolta a bordo, salvandola da un destino di prigionia se non peggio, non era più grande di quanto non lo sia Tadashi adesso.
Certo, ora sono in guerra. Certo, le avversarie ora sono loro. Ma questo non può servirgli come giustificazione. La fa facile, il capitano. Ha detto delle cose sacrosante. Mai guardare in faccia le mazoniane, mentre ci combatti. Mai lasciarsi distrarre dalla loro avvenenza. Ma lei dubita che un discorso simile si sia rivelato di qualche efficacia per quanto riguarda Tadashi.
Idiota.
È sempre stata dalla sua parte. Sempre. Ogni volta che ha deciso di testa sua, sbagliando regolarmente. Ogni volta che si è messo nei guai, pur sapendo che sull’Arcadia, nel momento del pericolo, tutto deve filare come il meccanismo di un orologio.
Ma questa volta no. Ha ancora davanti agli occhi l’intera sequenza. Ha chiesto al computer di ingrandire i dettagli e li ha studiati facendosi del male. I due caccia lanciati l’uno contro l’altro, Tadashi pronto a fare fuoco, la sua avversaria che si solleva la visiera del casco e gli sorride…
Stupido!
Yuki entra nella propria cabina. È ora di finirla. Riempie il bollitore di acqua fredda e prepara due tazze, la zuccheriera, un bricco con il latte e il limone tagliato a fette. Lo metterà a suo agio. E poi gli sbatterà in faccia la verità. È quello che merita.
Lo faccio per il tuo bene, stupido!
Solo per il suo bene. Ha rischiato troppe volte in quei pochi mesi. Se vuole continuare combattere, deve imparare le regole di base per non cadere nei trabocchetti del nemico.
Yuki Kei sospira guardandosi nel piccolo specchio appeso al muro.
Se lo fai solo per lui, che bisogno hai di truccarti?
Stupida anche lei, mentre si spazzola i capelli. Doppiamente stupida, mentre si passa il rossetto chiaro sulle labbra. Vuole solo fare due chiacchiere. E non le importa del suo giudizio. Tanto a lui le donne piacciono con i capelli neri e la pelle verdognola, giusto?
Idiota! Conosce i suoi movimenti. È tremendamente abitudinario. Quando è di cattivo umore si rifugia nel magazzino B7, quello perennemente vuoto, a guardare fuori aspettandosi una risposta dalle stelle. Poi alle cinque e mezzo, cascasse il mondo, si chiude nella sua stanza per suonare quello strano strumento a fiato che gli ha lasciato suo padre. Quindi, se non ha sbagliato i calcoli, sa dove trovarlo.
Bene. È tutto pronto.
Ora deve solo recuperare lui. Yuki esce dalla sua cabina e arriva al piano inferiore in meno di due minuti. Raggiunge il ‘pensatoio di Tadashi’ e non si sorprende di trovarlo solo, al buio, con lo sguardo perso verso il nulla.
Yuki ritrova la sua solita espressione serena sperando che lui non sia accorga di quanto sia fasulla. Ma probabilmente è troppo concentrato su se stesso in quel momento, con quell’aria depressa e furiosa con il mondo che è ormai il suo marchio distintivo, i capelli chiari davanti agli occhi e le labbra serrate.
“Tadashi, ti farebbe piacere venire a prendere una tazza di tè nella mia stanza?”
Lui si volta verso di lei e accenna un sorriso. “Grazie. Vengo volentieri” le risponde.
Yuki si prepara psicologicamente alla battaglia.. Una battaglia che vincerà ad ogni costo.
Dopo tutto il mio avversario è solo uno stupido ragazzino.

* * *

Note:
Questa storia partecipa alla Festa dei Folli.
Tema sfruttato: #9, “L’ora del tè”"
Claim scelto: Capitan Harlock – Gente dell’Arcadia

Ovviamente la serie presa in esame è quella classica del 1978, anche se le insinuazioni di Masu-san circa i sentimenti di Yuki nei confronti di Harlock si rifanno al personaggio così come appare in ‘SSX – Endless Orbit’ del 1982.

   
 
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