Film > Now You See Me / I maghi del crimine
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Autore: Fannie Fiffi    12/08/2013    2 recensioni
Un momento di perdita, di confusione, di abbandono. Henley è in caduta libera, colta dall'ansia di non sapere a cosa si sta riducendo la propria vita. Non sa però che c'è qualcuno pronto a prenderla.
[Henley x Daniel]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You're The Only Thing I See


 

—Danny, non ce la faccio. — Il gran giorno stava per arrivare, il loro ultimo numero era pronto per essere esibito e tutto era stato programmato nei minimi dettagli. Erano stati scrupolosi come non mai, avevano pensato, ragionato, calcolato anche il minimo errore. Ormai era finita, cosa c'era realmente in ballo? Per cosa stavano lottando? Henley Reeves non poteva dirsi certa di saperlo. Daniel, che fino a quel momento le aveva camminato davanti, si fermò. Rimase così, immobile, per una manciata di secondi, poi si voltò con espressione confusa e le sopracciglia aggrottate.
— Di cosa stai parlando? — chiese con tono ansioso, allarmato.
— Io non posso farlo. Domani. Non posso farlo. — La rossa alzò le braccia al cielo mentre corrucciava le labbra, ma non proferì parola. Le fece ricadere inermi lungo i fianchi e distolse lo sguardo da quello del ragazzo davanti a lei, posandolo poi sull'asfalto vicino ai suoi piedi. Si sentiva come se tutta la pressione, l'agitazione e la preoccupazione di un intero anno di lavoro e preparativi fossero esplose soltanto ora, gravando sulle sue spalle come un peso che non era in grado di sopportare. Daniel la fissava serio, cercando le parole giuste per convincerla, per darle forza; conosceva fin troppo bene quella ragazza e sapeva quanta insicurezza si celasse dietro quella maschera di arroganza e falsi sorrisi. Non trovò nulla di giusto da dire però, o perlomeno nulla che valesse veramente la pena di essere detto in quella situazione. Un impeto gli suggerì di sfiorarla, di toccarla in qualche modo, e Atlas lo assecondò. Portò lentamente una mano vicino al viso di Henley, che ancora guardava per terra, e la sfiorò delicatamente sotto al mento con i polpastrelli. Fece una leggera pressione e la giovane alzò lo sguardo, puntandolo negli occhi blu di lui, che brillavano sotto la luce del lampione. Per tutta la durata di quello sguardo, secondi o forse ore, i due rimasero immobili. Gli unici rumori che li circondavano erano le ultime auto che viaggiavano nella notte di Las Vegas, andavano e venivano senza lasciare traccia del loro cammino. Un po' come loro. Daniel ed Henley potevano percepire l'uno il corpo dell'altra vibrare attraverso i vestiti, emanare piccole scariche elettriche che li colpivano come onde. Quante volte si erano guardati senza dire niente, facendosi bastare le parole che trasmettevano i loro occhi; sapevano parlarsi in quel modo, era qualcosa che erano sempre riusciti a fare.
— Andiamo, Reeve, io credo in te. — Daniel si avvicinò ancora, piegandosi leggermente sulle ginocchia per arrivare all'altezza degli occhi della giovane che lo guardavano impauriti da sotto le ciglia impregnate di mascara.
 — Puoi farcela, lo so. Sei l'assistente migliore che abbia avuto... E anche la più magra. — pronunciò lui sorridendole affabilmente, sapendo quanto la rossa ci tenesse al suo apparire. E forse quella frase un po' stupida fece effetto, perché Henley scoppiò in una risata isterica. Meglio di niente, pensò Atlas guardandola.
— Visto? Va tutto bene. — continuò il mago, accarezzandole la guancia.
— Ti odio da morire, Daniel J. Atlas. — disse in un sorriso la ragazza, girando il volto di lato e fissando un taxi che si era fermato proprio lì vicino.
— No... — sussurrò Daniel facendola voltare nuovamente verso di lui e avvicinandosi ancora. — Non è vero. —
Questa volta era serio, i suoi occhi glaciali scrutavano attentamente ogni ombra in quelli di lei, viaggiando su ogni centimetro della sua pelle, posandosi sulle labbra rosse. A cosa stava pensando? Anche il sorriso sul volto della rossa svanì in un attimo, lasciando posto a un espressione assorta. I loro visi erano così vicini che i loro nasi si sfiorarono; Henley chiuse gli occhi, poggiando la fronte su quella di Daniel, beandosi solo del suo profumo dolce. Sapeva che non sarebbe successo niente tra loro, sapeva che da un momento all'altro Atlas si sarebbe allontanato, l'avrebbe presa sotto braccio e riportata a casa. Ecco come andavano le cose tra loro due e come erano sempre andate: troppo vicini per essere amici, troppo lontani per essere amanti. Ma allora cos'erano, di preciso? Il flusso di pensieri nella mente di Henley si interruppe quando percepì le labbra di Daniel posarsi sulle sue, quasi gettandovisi sopra. La rossa strizzò gli occhi tenendoli chiusi, troppo sorpresa per compiere qualsiasi mossa. Per un paio di secondi la bocca di Atlas accarezzò la sua, ma quando si accorse dell'immobilità che pervadeva la ragazza, si bloccò e allontanò di qualche millimetro. La ragazza spalancò gli occhi e arpionò la mano destra alla spalla di lui, riportandoselo vicino e baciandolo di nuovo. Daniel l'attirò a sé, prendendola per il fianco e accarezzandole la guancia con l'altra mano. Le loro labbra continuavano a combaciare alla perfezione, finché il giovane non si decise a esplorare più a fondo la bocca di lei, cogliendo l'attimo per far sfiorare le loro lingue. Il bacio che li coinvolgeva stava diventando urgente, passionale, profondo. Era come se in un solo momento volessero recuperare tutto il tempo perso, il tempo che avevano lasciato scorrere per la paura di cominciare qualcosa di nuovo, tutto il tempo passato a rincorrersi l'un l'altra. Il momento idilliaco terminò quando, avendo bisogno d'aria, Henley si staccò da Daniel, spalancando subito gli occhi. Aveva il fiato corto e non poteva fare a meno di sorridere; tutte le sue paure e le ansie erano semplicemente scomparse.
 —Cosa mi hai fatto? — chiese con tono retorico, portando anche la mano sinistra dietro al collo del ragazzo.
 — Quello che avrei dovuto fare da molto tempo. — rispose lui avvicinandosi ancora, questa volta solo per scoccarle un bacio a stampo pieno di dolcezza e di tutte le parole che non aveva mai avuto il coraggio di dirle.
— Portami a casa. — parlò Henley annuendo, staccandosi da lui per prendergli la mano.


Se la passione di quella notte si era attenuata durante il viaggio di ritorno, ora che avevano varcato le soglie dell'appartamento in cui vivevano da ormai un anno, si era semplicemente riaccesa. Era come un interruttore che non potevano controllare. Henley si gettò sulle labbra di Daniel all'altezza del salotto, senza curarsi se ci fosse qualcuno nella stanza. L'altro rispose subito al bacio, cominciando a sbottonarle la giacca, che poi fece cadere a terra. I due continuavano a baciarsi mentre camminavano impacciati verso la camera da letto di Atlas - la più vicina- . Quando si richiusero la porta alle spalle, sfruttarono il momento per riprendere fiato e togliersi le magliette che ormai erano solo d'intralcio. Le mani di Daniel scorrevano sulla schiena di Henley senza che lei avesse la forza per compiere qualsiasi altro gesto, fino a prenderla in braccio facendole avvolgere le gambe lungo la vita e posandola delicatamente sul letto.
 — Bel trucco, Reeves. Dovremmo provarlo più spesso. Sai, per perfezionarlo. — parlò il giovane mentre scendeva a baciare il collo della rossa.
— Sta zitto, Atlas. — disse lei in tutta risposta, avvicinandolo ancora di più a sé.
 

  
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