Olivia guardò Elliot e s'impose di non tremare e di non cedere a quella assurda richiesta. Elliot voleva che sparasse. Che sparasse a Gitano, con il rischio che lui sparasse a Elliot.
E lei non lo voleva. Non voleva che Elliot morisse, ucciso da un folle che aveva ammazzato tre persone, rapito due bambini, uccidendone uno dei due, nella stazione, incurante della folla.
Elliot era il suo partner sul lavoro, il suo amico, il suo confidente, lui era... il suo mondo.
«Spara, Olivia. Spara.» esclamò Elliot.
Olivia scosse la testa, cercando di scacciare le lacrime. Non voleva piangere. Non voleva scegliere. Non voleva sparare. Non voleva sentiri in colpa.
Elliot.
Non voleva sparare a lui. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, sopratutto se la causa era lei.
Era già morto un bambino, solo perché lei era stata ferita ed Elliot si era fermato qualche istante con lei. Lui l'aveva presa fra le braccia e lei gli aveva detto di andare, che stava bene, che doveva seguire Gitano e salvare i bambini.
E lui l'aveva fatto ma era stato troppo tardi per salvare il bambino.
E lei si sentiva in colpa.
In colpa per la vittima, in colpa per Elliot... si sentiva in colpa per non riuscire a dire, neppure in quell'istante, cosa provava per Elliot.
Non ci riusciva, come non riusciva a premere quel grilletto, voleva sparare a Gitano ma non così, con lui che teneva Elliot e lo minacciava con la pistola.
Chiuse gli occhi per un momento, desiderando che fosse un brutto sogno ma sapeva che era la realtà.
«Spara, Olivia. Spara.» disse Elliot. «Non ascoltarlo, spara.»
Olivia lo fissò con gli occhi offuscati dalle lacrime, nello sguardo di Elliot poteva leggere quello che immaginava, quello che la faceva sentire in colpa.
«Spara.»
E quando Olivia stava per sparare, un cecchino la precedette, uccidendo Gitano con un colpo alla testa.
Olivia abbassò la pistola e fissò Elliot, sentendosi nuovamente in colpa per non riuscire a dire quello che provava, perché aveva messo le sue esigenze personali davanti a tutti, anche davanti al lavoro.
Si sentiva in colpa perché amava.

Salve, questa flashfic si colloca verso la fine della punta diciannove della settima stagione.
Non ho nulla da dire, spero che vi sia piaciuta.
Se vi va leggete altre ie storie.