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Autore: 341 KC    15/08/2013    1 recensioni
L'amicizia che lega House e Wilson dura da molti anni, ma possono i loro cuori iniziare a provare qualcosa di diverso? Qualcosa che va al di là della semplice amicizia? Potrebbe essere complicato per una persona con tre matrimoni falliti alle spalle e una che semplicemente odia l'umanità, e si chiude nel suo guscio per evitare di soffrire.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Greg House, James Wilson, Un po' tutti | Coppie: Greg House/James Wilson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Come al solito, quella mattina, House si svegliò in preda agli incubi. Da qualche tempo non lo lasciavano riposare, riempiendo ogni notte. Il dolore alla gamba non migliorava certamente la situazione. Rovesciò il barattolo del vicodin e ne ingoiò il più possibile. Se il veleno lo avrebbe fatto sentire meglio, lo avrebbe preso. Ormai erano due mesi che non riusciva a dormire serenamente. 
Svogliatamente si alzò dal letto e si trascinò la gamba malata fino in cucina  a prepararsi un caffè. Dove aveva messo il suo bastone? Poi ricordò. La sera prima l’aveva accompagnato a casa Wilson, pensando che fosse troppo ubriaco per guidare. Doveva aver dimenticato il bastone sulla sua auto. Prese il cellulare e cercò in rubrica il suo numero. “Sei un’idiota.” “Buongiorno anche a te House. Sì, sto bene grazie, e te?” “Hai il mio bastone, come pensi che possa andare in giro? Strisciando come un verme?” “…” “Muovi il culo e vieni subito qui a prendermi, visto che ieri oltre che il mio bastone ti sei tenuto le chiavi della moto.” “Arrivo. Dammi 10 minuti.” “10 minuti? Cosa devi fare?” “Non sono affari tuoi.” E riattaccò. Ad House interessava veramente cosa aveva da fare Wilson in quei 10 minuti? O forse era solo la sua mania di risolvere i puzzle che lo costringeva a chiedersi il perché di ogni cosa? 
Finì di bere il caffè e andò a infilarsi jeans, camicia, giacca e scarpe da ginnastica. 
 
Drinn drinn!
Il campanello. Doveva essere arrivato Wilson. 
Appena aprì la porta l’amico si ritrovò davanti un volto pallido e smunto, non che la sera prima stesse meglio. Le occhiaie erano diventate ancora più marcate sotto gli occhi azzurri. “Ma che ti è successo House? Non sei più un ragazzino, non ti puoi ubriacare tutte le sere come stai facendo!” “Scusa mamma. Prometto che non lo faccio più. Ora portami al lavoro se non vuoi sentire la ramanzina della Cuddy.”
Verso metà strada la fatidica domanda. “Cosa hai fatto nei 10 minuti prima di arrivare da me?” Wilson si girò di scatto. “Ehm… non sono affari tuoi House. Ho avuto da fare.” “Sei arrivato dalla direzione inversa rispetto a casa tua. Hai gli stessi abiti di ieri sera, lo so perché sulla tua giacca c’è la macchia del mio vomito.. Tutto questo vuol dire che non hai passato la notte a casa. Dai a me lo puoi dire. Hai passato una notte di passione?” “House, lasciami stare. Non ho passato la notte con nessuna. Ho gli stessi vestiti di ieri perché Julie dormiva ancora quando mi sono alzato e al buio ho preso i vestiti sbagliati. E sono arrivato dalla parte opposta perché ci sono dei lavori in corso e la strada che faccio di solito è chiusa.” House lo guardò incuriosito, ma non indagò.
 
Appena arrivato in ospedale vide la Cuddy che si dirigeva verso di lui con una furia inaudita. “Ma si può sapere dove sei stato fino ad adesso? C’era la riunione con tutti i primari dell’ospedale!” “Io gliel’ ho detto a Wilson di sbrigarsi, ma non ha voluto interrompere il coito. E lo sai anche tu, una cosa tira l’altra…” “Anche tu Wilson! Ma cosa vi è saltato in mente. Ti ho chiamato almeno una ventina di volte!” Intanto era appena scesa dall’ascensore Cameron che si dirigeva verso di loro con una cartella in mano. “Mi dispiace, ma la vedete quella bella ragazza che sta arrivando? Sicuramente vorrà rifilarmi l’ennesimo caso di un malato terminale. Quindi ora me la svigno.” Così disse, ma prima che potesse allontanarsi la Cuddy gli afferrò la giacca. “Tu non vai da nessuna parte. Il caso te l’ ho assegnato io. Un carcerato che dà di matto. Credo abbiate molte cose in comune..”
Quando arrivò Cameron… “Buongiorno. Ehm… House, Wilson c’è un problema.” La ragazza era visibilmente sconvolta.
Salirono in ufficio e lì trovarono Julie. Wilson era pietrificato, ma trovò il coraggio di parlare. “Tesoro, cosa ci fai qui?” “Brutto figlio di puttana! Non azzardarti mai più a chiamarmi tesoro! È questa la donna con cui scopi? (riferito alla Cuddy)” “No, signora, sì sta sbagliando. Sì calmi adesso…” “Ma sì, deve essere così! Perché con me non scopi, con qualcuno dovrai pure scopare!” House se ne restava in disparte, a godersi la scena, adorava i litigi, finché Julie non iniziò a sbraitare contro di lui. “Oh guarda chi c’è qui. Il grande medico! Il grande dr. House! È per colpa tua che il nostro matrimonio è andato in frantumi! Per te James c’è sempre. Sempre! Quando sei ubriaco si sveglia anche in piena notte per venire a recuperarti in qualche bar. E tu invece cosa fai per lui? Eh? Te lo dico io… Niente.” Finito di dire questo si avvicinò con molta calma ad House, che era quasi divertito da quella scenata, e senza alcun preavviso lo colpì rompendogli il labbro inferiore e facendolo cadere. A quel punto la Cuddy chiamò la sicurezza che portò via Julie, visibilmente soddisfatta di quel che aveva appena fatto. 
“Wow Wilson… Non sapevo che tua moglie avesse un destro tanto forte.” disse House mentre si asciugava la ferita con il polsino della camicia.
“Dai vieni nel mio ufficio che ti disinfetto la ferita.” gli disse l’amico aiutandolo ad alzarsi.
 
“Dai, dimmi la verità. Questa notte l’ hai passata con qualche prostituta e tua moglie se ne è accorta. È così che è andata?” “House, ti ho detto di lasciarmi in pace…” “Non hai passato la notte a casa, questo è sicuro. Ma allora dove sei stato?” Wilson prese del disinfettante, poi si sedette sul divano con House. Sospirò. “Quello che succede tra me e mia moglie non è affare che ti riguarda.” “Sì invece! Se lei viene qui e mi picchia.” Wilson appoggiò il cotone sul labbro dell’amico. “Ahi!” “Su dai, non fare il bambinone che hai quasi 50 anni.” Per un attimo che sembrò eterno guardò House negl’occhi e restò come incatenato da quell’azzurro così profondo, così misterioso, che cela così tante cose. Come poteva rompere quel contatto? La sua mano era ferma con il cotone ancora in mano. Il tempo sembrò essersi fermato. Anche House sentì qualcosa scombussolarlo in quello sguardo. Ma si sa come è House, e risolse tutto con una battuta. “Ti sono finite le batterie Wilson?” Fu come cadere nel sonno. Wilson si risvegliò appena l’amico aveva pronunciato quelle parole. “Eh… no, scusami. Stavo… Stavo pensando a Julie. Come gli è saltato in mente di venire qui?” Ma la sua voce era poco convinta. 
“Bene Wilson, la Cuddy non mi paga per restarmene tutto il giorno a poltrire nel tuo ufficio. Devo salvare delle vite io!” Così dicendo se ne andò sbattendo la porta, come suo solito, lasciando l’amico nella solitudine dei suoi pensieri, dei suoi dubbi. Perché era rimasto così affascinato da quegl’occhi. Conosceva House da parecchi anni, e mai si era reso conto di quanto fossero belli. 
 
La sera arrivò lentamente. House tornò a casa con la sua moto dopo aver riottenuto le chiavi da Wilson. 
Si buttò sul divano e accese la televisione mettendo il volume al minino, con un gesto quasi automatico. Si ritrovò a pensare a quel momento in cui guardando l’amico negl’occhi aveva sentito qualcosa, qualcosa che era tanto che non sentiva. Poteva avere qualche significato? 
 
Entrambi gli amici, ognuno sul divano della propria casa (anche perché Julie aveva vietato categoricamente a Wilson di salire in camera da letto), si ritrovarono a riflettere su quegl’istanti. E a chiedersi se l’altro avesse provato lo stesso.

 
  
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