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Autore: _Freiheit_    15/08/2013    4 recensioni
"Avevo la grande sfortuna di trovarmi in classe con i gemelli Bill e Tom Kaulitz, rispettivamente cantante e chitarrista della band. In una parola? Insopportabili." tratto dal capitolo 1.
Laura Seindel odia con tutta sé stessa i Tokio Hotel e l'unica cosa che vorrebbe è stare lontana da loro, ma è proprio la sola cosa che non succede.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 - Annuncio


 

Le ore di ginnastica non mi erano mai piaciute, soprattutto se erano due attaccate, ma mi costrinsi comunque ad impegnarmi a fare quegli stupidi esercizi che aveva imposto l'insegnante. Per mia fortuna era l'ultima ora del venerdì, in ché significava che l'agonia sarebbe finita di lì a poco, anche se a me non sembrava possibile.

A scuola avevo degli ottimi voti in tutte le materie, ma ginnastica non mi riusciva proprio. Il mio corpo era troppo antisportivo per permettersi certi sforzi e io normalmente non glieli imponevo.

Quindi da tre anni a quella parte, avevo stipulato una accordo con il professore il quale aveva stabilito che mi avrebbe concesso la sufficienza piena purché durante le sue lezioni mi fossi impegnata al massimo e appena stavo per morire, mi dovevo fermare. Ma avevo l'obbligo di applicarmi sul serio, senza sgarrare, altrimenti il compromesso non sarebbe stato più valido.

Finii gli addominali sfinita e mi trascinai verso lo spogliatoio cominciando a tracannare l'acqua dalla mia bottiglietta. Mi accasciai sulla panca e cominciai a cambiarmi lentamente. Accartocciai distrattamente la tuta nella sua borsa e iniziai a ricompormi indossando i miei soliti abiti male abbinati.

Intanto iniziavano ad arrivare le altre mie compagne di classe che mano a mano riembirono lo spogliatoio. Rivolsi un veloce saluto a Arlette e Aloisa, le uniche mie amiche della classe, mentre non degnai di uno sguardo tutte le altre, come facevo sempre. Ai miei occhi, erano tutte delle oche fissate con la moda e le unghie super laccate, troppo sciocche e frivole per poter essere considerate dal mio severo giudizio. A me non interessava tutta quella roba, mi vestivo con abiti comodi, e poco femminili, e non badavo proprio alle unghie.

 «Com'è andata oggi?» domandò Arlette affiancandosi a me. Lei era una ragazza molto vivace, con lunghissimi capelli neri e occhi azzurri che toglievano il fiato a tutto il genere maschile. Avevamo fatto amicizia quasi subito a scuola e da allora non ci eravamo mai perse di vista.

 «Direi bene in sostanza» risposi pensierosa continuando a mettere a posto la mia roba.

 «Certo, allora perché hai fatto la metà degli esercizi che avresti dovuto fare?» si intromise Aloisa.

Anche lei era una brava ragazza ma, diversamente da Arlette, era molto timida. In effetti era quasi un miracolo che fossimo riuscite a diventare amiche.

 «Infatti è andata bene che non mi ha beccata» puntualizzai accennando una risata. Le altre due scoppiarono a ridere, poi tornarono a cambiarsi alla svelta.

Sciolsi i capelli facendoli ricadere liberi sulle spalle pettinandoli con attenzione: l'unica cosa che continuavo a curare di me. Controllai nel mini-specchio il mio aspetto e, in quel momento, suonò la campanella finale. Subito mi avviai all'uscita insieme all'enorme calca di gente che spingeva da tutti i lati come un gregge spaventato.

Una volta fuori mi diressi spedita alla mia auto, avevo preso la patente a fine Agosto e da allora ero finalmente diventata autonoma. Per uscire, fui costretta a fare delle manovre extra per evitare di mettere sotto i vari studenti che avevano voglia di morire quel giorno, anche se l'idea di investirli tutti mi attirava parecchio.

Puntai dritta a casa e, dopo aver mangiato, cominciai subito a studiare. Alcuni miei amici sospettavano che fossi troppo fissata con la scuola, ma a me piaceva conoscere nuove cose e quindi dopo un po' , avevano imparato a ignorare certi miei hobby. Verso le 18:00 finii e decisi di attaccarmi alla TV.

Stavano dando uno speciale sui Tokio Hotel, la band che odiavo di più su questo pianeta. Sbuffai e controllai se su altri canali ci fosse qualcosa di più interessante, ma non trovai nulla e a malincuore fui costretta a ritornare sul canale che trasmetteva il servizio. In quel momento stavano intervistando il bassista del gruppo, Georg. Lo trovavo oltremodo ridicolo come ragazzo: basso, capelli ramati lunghi e più lisci di ogni ragazza esperta di piastre e sempre vestito con abiti che non gli risaltavano per niente il fisico. Non era comunque il più odiato dei quattro da parte mia.

Gli stavano chiedendo come fosse nata la sua passione per il basso. Non ascoltai una parola di quello che rispose.

Forse ero una delle pochissime ragazze in Germania a non essere diventata una loro fan, non tanto per le canzoni che facevano, in fondo se la cavavano, ma più per il loro atteggiamento altezzoso e da sbruffoni.

Avevo la grande sfortuna di trovarmi in classe con i gemelli Bill e Tom Kaulitz, rispettivamente cantante e chitarrista della band in questione. In una parola? Insopportabili. Erano contesi da tutti i miei compagni di classe, maschi o femmine non faceva differenza e questo inquietava parecchio. Erano sempre al centro delle nostre lezioni e normalmente si comportavano bene, ma la situazione si complicava a dismisura se cominciavano a litigare. In quei casi nessuno era al sicuro, fisicamente e psicologicamente parlando. Però c'era un lato positivo, facevano molte assenze per via del loro lavoro e quelli erano i miei giorni preferiti di scuola.

Dopo circa un'ora spensi la TV e andai a cena, dopo cominciai a prepararmi per la serata che stava arrivando. Dopotutto era d'obbligo uscire al venerdì sera, no?

A scuola mi presentavo sempre silenziosa, schiva e acida con chiunque cercasse di avvicinarsi, ma alla sera diventavo un'altra persona. Questo succedeva grazie alle mie pazze amiche, con loro riuscivo ad esprimermi e ad essere me stessa, cosa che non succedeva – e non sarebbe successa - mai a scuola.

Il programma era semplice: giro in città fino alle undici e poi discoteca fino alle tre del mattino, come al solito insomma. Nel locale ci scatenammo come sempre, ma senza ubriacarci, non lo facevamo sempre e quel giorno non ne avevamo voglia.

Tornai a casa sfinita, con le orecchie che non si erano ancora abituate al silenzio che governava là dentro e mi faceva apparire l'appartamento più silenzioso di quanto in realtà non fosse. Arrancai fino alla mia stanza e presi a spogliarmi gettando i vestiti a caso nella camera e sprofondai nel letto.

 

 

***

 

 

 «A che ora sei tornata ieri?». Era mia mamma che mi faceva il solito interrogatorio.

 «Alle tre, come sempre» risposi ancora assonnata. Erano le dieci del mattino, io mi ero appena svegliata e avevo trovato da subito mia madre in camera che aspettava il mio risveglio.

 «Hai bevuto alcolici?»

 «Solo una birra»

 «Hai fumato?»

 «No»

 «Ti sei drogata?»

 «No». Dovevo resistere fino alla fine senza obbiettare, era quello il patto: io andavo a divertirmi dove e con chi volevo e il giorno dopo dovevo rispondere a tutte la domande di mia madre senza lamentarmi.

 «Sei andata a letto con degli sconosciuti?»

 «No»

 «...»

 «Giuro!» esclamai.

 «Ok, va bene. Ti credo.»

 «Interrogatorio finito?» domandai esasperata.

 «Si, si» rispose scuotendo la mano come per cacciare via un insetto fastidioso.

Senza aggiungere altro mi alzai dal letto, buttai fuori dalla stanza mia mamma e cominciai a vestirmi. Indossai una semplice tuta, poi mi collegai su facebook e twitter, dove trovai un bel po' di messaggi da leggere e foto da commentare. Quel giorno studiai ancora e così, mi scivolò addosso un'altra giornata.

La domenica mattina mi svegliai tardi. Mi vestii e feci le faccende di casa, al pomeriggio dovevo andare in città a prendere un po' di materiale per la scuola e forse ne avrei approfittato per fare un po' di shopping.

Tornai a casa fiera dei miei acquisti. Avevo preso una bella scorta di penne e matite e fogli protocollo, in più avevo comprato un libro e due magliette che desideravo da tanto. Mia mamma non disse nulla a riguardo e se l'avesse fatto, l'avrei zittita ricordandole tutti i soldi che spendeva lei in trucchi e parrucchieri. Mio padre invece era sempre entusiasta nel constatare che ogni tanto mi comportavo come una ragazza normale, quindi non espresse alcun giudizio in merito.

Quando arrivò la sera, mi dedicai all'idea che mi era venuta in mente quel pomeriggio: dare lezioni di recupero a pagamento. Tanto la mia scuola era piena di somari, avrei sicuramente trovato qualcuno che fosse alla ricerca di una mano.

Avevo bisogno di soldi per andare a fare un bel viaggio all'estero e l'unica cosa intelligente che potessi fare era applicare il mio amore per lo studio, no?

Scrissi al computer tutte le informazioni necessarie e stampai dieci copie. Rilessi l'annuncio un paio di volte per confermare la semplicità del testo e così, di evitare incomprensioni. Soddisfatta del lavoro, lo mostrai ai miei genitori, i quali approvarono semplicemente. Citava:
 

“Offro lezioni di recupero su tutte le materie e per qualsiasi anno scolastico. Possono essere anche lezioni per uno studio più approfondito di alcuni argomenti, sono disponibile per ogni richiesta.

Per ulteriori informazioni contattatemi al numero *********** ”



Andai a letto trepidante di affliggere i volantini nella bacheca della scuola il giorno dopo, non vedevo l'ora di fare quel viaggio tanto atteso.

A un certo punto mi assalì il dubbio che non mi ero firmata nell'annuncio, ma subito cacciai via quel pensiero e non me ne angosciai. Tanto non sarebbe cambiato qualcosa scrivendo chi ero, no?










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Ed eccomi qua con la nuova storia che avevo promesso :D
Lo so che l'inizio non dice nulla di ché e che è un po' corto questo capitolo, ma avverto che ci mette un po' a partire, quindi dovrete esserepazienti e continuare a leggere ;)
Fatemi sapere il vostro parere!

   
 
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