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Autore: H1Corona213    16/08/2013    6 recensioni
"Il mio nome è Kirigaya Kazuto e, esattamente quarantasette secondi fa, sono morto."
Ambientata durante l'episodio 22, i pensieri ed i ricordi di Kirito nel momento il cui, dopo essere stato ucciso nel suo primo tentativo di raggiungere la vetta di Ygdrasil, attende la rigenerazione: riflettendo sul suo legame con Asuna e Yui, il significato di essere un marito ed un padre, e ciò che significa costruirsi una famiglia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Yui
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I'll reach the sky

Il mio nome è Kirigaya Kazuto e, esattamente quarantasette secondi fa, sono morto.
No, in realtà non è che io sia morto veramente, ma qualcosa in me è come se lo fosse…
 Ho vissuto per due anni all'interno di un mondo virtuale fin troppo reale, in cui il game over di qualcuno corrispondeva alla sua stessa morte, e persino in un gioco sicuro come quello di Alfheim non riesco a dimenticare la sensazione che la mia vita, o quella di chi è al mio fianco, possa finire da un momento all'altro.
Fra meno di dieci minuti, il mio corpo si rigenererà completamente, i miei HP saranno di nuovo al massimo, ed io sarò pronto per lanciarmi ancora una volta in un attacco suicida verso il cielo. Ma in fondo, cos'altro potrei fare? Tra cinque giorni, la mia unica ragione di vita andrà perduta per sempre, a meno che io non riesca a fare l'impossibile ancora una volta: in SAO me la sono vista portare via da davanti agli occhi quando sembrava che la nostra felicità avrebbe potuto essere completa, e nel mondo reale tutto ciò che posso fare è stringere la fredda mano di un corpo addormentato, mentre qualcuno la allontana da me ancora una volta, portandola in un luogo in cui non potrò mai raggiungerla.
Ma se perdessi lei, finirei per perdere me stesso.

Sono sempre stato solo.
Per molto tempo, ho creduto che non avrei mai avuto nessuno al mio fianco.
Ho creduto che nessuno avrebbe accettato di accostarsi ad una persona come me.
Sono stato per molto tempo un lupo solitario: non avevo bisogno di niente e di nessuno, rifiutavo chiunque, persino le persone che si erano prese cura di me ed io per dieci anni avevo chiamato la mia famiglia. Non ero uno sciocco neppure allora, e anche se riuscivo a malapena ad arrivare allo schermo di un computer, e a tenere in mano un mouse, non ci avevo messo molto, giusto il tempo di imparare le basi dell'hacking, per scoprire la verità sui miei genitori. Amavo profondamente gli zii e Suguha, ma il mio sangue non era il loro, ed egoisticamente non potevo sopportare che fossero loro a decidere della mia vita. Per questo abbandonai il kendo, e decisi che da quel momento avrei fatto di testa mia: da quel momento la mia vita sarebbero stati i computer, e la tecnologia.
In questo, non lo nego, ero superiore a chiunque altro: a dodici anni, sono stato scelto per essere uno dei mille beta tester del gioco che avrebbe rivoluzionato il mondo in un tempo futuro.
E avrebbe rivoluzionato per sempre la mia vita…
SAO è stato la mia rovina, ma anche la mia salvezza. Senza quel gioco, non sarei mai giunto così lontano da rendere il punto di partenza della mia vita un mero puntino nero sulla linea dell'orizzonte.
Ho perso molto di ciò che possedevo prima, ma in cambio ho ottenuto la cosa più importante.
Asuna dice sempre che io sono stato la sua ancora di salvezza, che senza di me avrebbe perso se stessa già dopo meno di un anno, ma la verità era che sono io ad essere stato salvato da lei, e non solo perché ha fermato l'ultimo attacco di Kuradeel o perché si è frapposta fra il mio corpo e la spada di Heathcliff…
Lei mi ha salvato in tutti i modi in cui una persona può essere salvata: mi ha donato la sua vita, questo sì, ma anche il suo amore, la sua fiducia, ed il sentirsi parte di una famiglia.
Lei e Yui sono la mia famiglia, ed è per questo che ora sto combattendo: perché quei giorni che abbiamo passato insieme ad Aincrad possano diventare il nostro futuro nel mondo reale. C'era molto più di una semplice richiesta di unire i nostri inventari, quella notte quando le ho chiesto di sposarmi. Non ho mai inteso il matrimonio, persino all'interno di un videogioco, come qualcosa di puramente in-game: quando le ho posto quella domanda, intendevo farlo veramente. Ho solo sedici anni, ma so di aver già trovato la persona con cui voglio passare la mia vita…
E'davvero una cosa così sciocca?
Per me no…
Quando quella notte le lo chiesto di venire con me, e abbiamo fatto l'amore a casa sua, ho sentito che non avrei mai più potuto essere la persona che ero stato fino a quel momento: non erano solo più il desiderio di tornare a casa e il mero istinto di conservazione a muovermi. Perché ciò che volevo fare, e l'avrei fatto anche a costo della mia vita, era proteggerla, e far sì che potesse avere un futuro.
Anche non con me…
A questo pensavo, quando ho accettato la proposta di Heathcliff, no… Kayaba, di scontrami con lui nella sala del boss del Settantacinquesimo Piano.
Perché io lo sapevo, che non sarei sopravvissuto.
Forse in altre circostanze non l'avrei mai fatto, se non fosse stato per le parole che Asuna mi aveva rivolto quella stessa mattina, nella sala del consiglio della Gilda: la vita in SAO, soprattutto quella nelle ultime settimane, mi aveva quasi fatto dimenticare che da qualche parte, in qualche asettica sala di ospedale, i nostri corpi si indebolivano sempre di più, strascinandoci inesorabilmente verso una morte annunciata.
Neppure se fossimo scappati ai confini più remoti e lontani del castello fluttuante di Aincrad, neppure se ci fossimo rifiutati di combattere ancora e ci fossimo tenuti lontani da qualunque scontro, avremmo avuto la possibilità di sopravvivere. Perché da qualche parte, prima o poi, qualcuno avrebbe deciso che le nostre vite non avrebbero più avuto senso di esistere, con i nostri corpi addormentati e le menti rinchiuse in una realtà insondabile. E, se non lo avessero fatto loro, ci avrebbero pensato le nostre famiglie: quanto avrebbero resistito, nel vedere i loro figli, i loro mariti, i loro amici, stesi in un letto di ospedale, con gli occhi chiusi ed un casco mortale a ricoprire le loro teste? Non avrei mai accettato una morte così inevitabile, quando sapevo che esisteva anche solo una minima possibilità di staccare la connessione attraverso il completamento del gioco. Soprattutto, non avrei mai accettato la morte di Asuna, non dopo quello che ci eravamo promessi: avremmo fatto in qualche modo rivivere Yui nel mondo reale, lei sarebbe stata la nostra prima figlia, saremmo stati una famiglia VERA, ci saremmo sposati e saremmo invecchiati insieme, attorniati da bambini dai capelli neri e gli occhi castani appassionati di computer…
Era la nostra promessa per la vita, e quello che ci unisce anche ora, nella morte: fra dieci minuti, io riaprirò gli occhi e vedrò nuovamente la porta virtuale di questa torre aprirsi sbeffeggiandomi, ricordandomi di quanto anche l'abilità e la fortuna poco possano contro chi detiene i codici del gioco.
Tra dieci minuti, la vita di Asuna si sarà accorciata ancora di un giorno, una settimana, un mese…
Quanto ancora potrà resistere in quel corpo addormentato che, istante dopo istante, si fa sempre più magro e debole?
Quanto dovrà ancora aspettare, prima di poter aprire gli occhi, sbattere le palpebre per cercare di mettere a fuoco per la prima volta dopo anni un muro vero, un soffitto vero, percepire la morbidezza di lenzuola calde, la forma di un bicchiere pieno di acqua fresca, consistente, reale?

Nella buona e nella cattiva sorte, in salute ed in malattia, giuriamo di restare sempre l'uno accanto all'altra.

Come potrei considerarmi un marito, se neppure sono in grado di mantenere quella promessa?
Ma come posso mantenerla, se neppure lo stringerti fra le braccia mi è più concesso, e tale sarà fino a che gli eroi non smetteranno di fallire?
Come posso fregiarmi del titolo di eroe, se non so neppure essere un marito, ed un padre?
Yui è stata la cosa più bella che ci sia capitata, ed è la prova che l'amore nato in un mondo virtuale può superare anche i confini della realtà: quando l'abbiamo stretta fra le mani, piccolo cristallo di luce e dati, abbiamo promesso che quella non sarebbe stata l'ultima volta che la nostra famiglia sarebbe stata completa. E lei non ci ha mai deluso. Quando quel venti gennaio di una vita fa, aprendo per la prima volta l'inventario di ALO, il programma MHCP001 è comparso tra gli oggetti che avevo raccolto in SAO, ho sentito come se una tessera del puzzle della mia vita fosse tornata ad incastrarsi al posto giusto: stringere di nuovo Yui, sentirla chiamarmi Papa, farla sedere sulle mie ginocchia come in quell'ottobre così lontano nella mia memoria, è stato un frammento di felicità che tornava a risplendere con la stessa luce del cristallo che aveva custodito la sua anima.
Un pezzo della vita che avevamo costruito sulle fondamenta di sofferenza e colpe che SAO ci aveva rovesciato addosso con tutta la crudele lucidità del suo creatore, era tornato al suo posto.
Ma mancavi tu Asuna, mancavi tu…
Tu mi dicesti che, se io fossi rimasto ucciso, non mi saresti sopravvissuta: ironia crudele della sorte, sono stato io a seguirti nella morte, quel sette novembre del duemilaventiquattro, esattamente un anno ed un giorno dal momento in cui avevamo chiuso le nostre teste nel NerveGear, settecentosessanta giorni dall'istante in cui ci eravamo incontrati per la prima volta, poco prima di dare l'assalto alla camera del Boss del Primo Piano del Castello di Aincrad.
Quel Castello, così meraviglioso e così crudele, che ha rovinato per sempre le vite di migliaia di persone: eppure, vederlo scomparire piano dopo piano, nella luce del tramonto, sotto gli occhi privi di espressione di Kayaba, ed i tuoi brillanti di lacrime, è stato come perdere una parte di me. Quel mondo fluttuante nel cielo, creato dalla mente geniale di un uomo che aveva voluto essere Dio, e ci era riuscito, che si sfaldava illuminato dagli ultimi pallidi raggi di un sole morente, portava con sé i ricordi di ciò che eravamo stati, e di una vita che avevamo vissuto pienamente.
Allora non sapevamo ancora di essere vivi: i brillanti frammenti di luce che erano volteggiati nella stanza del Settantacinquesimo Piano quando la barra della nostra Vita si era spenta per sempre, non lasciava speranza ad alcuna possibilità. Prima di allora, nessun morto aveva potuto riaprire gli occhi nel mondo reale.
Ancora oggi, non so come questo fu possibile: se fu un ultimo regalo di Kayaba per averlo sconfitto, o per avergli dimostrato che il mondo da lui creato era vero, vivo, e che la vita che ciascuno poteva costruirsi non aveva nulla di diverso da quella vissuta nel mondo da cui era fuggito, rimarrà per sempre un mistero.
Quella fu l'ultima volta in cui guardai Asuna negli occhi, e la prima in cui lei mi chiamò con il mio vero nome.
Ed ora sono qui, fiammella morente che fluttua in una torre vuota, in attesa dello scadere del tempo che attiverà la mia resurrezione: poi tenterò ancora, e ancora e ancora, una ascesa senza possibilità, cieco di fronte all'inevitabile, sordo di fronte alla rinuncia.
Come il più pazzo dei gabbiani, il più folle dei Titani, io allungherò la mia mano verso le nuvole, verso quella cupola che custodisce la città di dio, e ancora lo farò, finché avrò respiro.
Io non smetterò mai di farlo.

Perché per te, Asuna, io raggiungerò il Cielo.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ho iniziato questa storia la bellezza di... ehm... nove mesi fa?
Sono vergognosa, semplicemente vergognosa.
Comunque questa è la fanfiction "madre", scrivendo la quale mi venne in mente la mia altra fanfiction su SAO, "E poi.. sii felice..."
Inutile dire che continuo a considerare l'altra infinitamente migliore di questa, ma dato che dopo mesi mi sono finalmente detta "non alzo il lato B da questa sedia finchè non l'ho finita!", e poiché ero in un posto priva di connessione internet e qualunque forma di svago che non fosse il pc, o grattare il gatto, mi sono impuntata e l'ho finita.
Nel caso non si capisse, è ambientata nel momento in cui Kirito muore in ALO, durante il primo tentativo di ascesa all'Ygdrasil.
Credo inoltre che questa sarà la mia ultima fanfic su SAO (poi dipende se e quando uscirà la seconda serie... Sinon mi ispira parecchio come personaggio).
Ma, fino ad allora: grazie, ed arrivederci!

  
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