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Autore: Ginnian    18/08/2013    0 recensioni
[Lullaby Dissonanza di Morte, Meg Gardiner]
- 50 anni dopo -
"Facendo un po' più di attenzione si può notare quanto beffarda sia la vita" bisbigliò.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente


La pioggia picchiettava sul vetro ambrato della porta già da venti minuti buoni mentre Jo beveva una tazza di caffè rigorosamente amaro seduta placidamente sulla poltrona del vecchio salotto.
"Facendo un po' più di attenzione si può notare quanto beffarda sia la vita" bisbigliò.
Fuori dalla finestra sembrava che il vento si stesse divertendo a giocare insieme ad un albero, facendolo incurvare pericolosamente per poi lasciarlo andare di colpo, come per fargli capire chi comandasse.
Qualche istante dopo la veranda si aprì piano, emettendo un flebile cigolio.
Gabe camminò affannosamente verso la moglie e si sedette sul divanetto ormai deformato vicino a lei.
Prese un lungo respiro e fece una pausa. Poi espirò ed iniziò a parlare con voce roca: "Sono pronto. Ho già fatto tutto il necessario e se per te va bene vorrei farlo il prima possibile, magari stanotte" sputò tutto d'un fiato.
Jo si accigliò, probabilmente per riflettere sulle parole appena ascoltate, poi aprì gli occhi di scatto come se avesse avuto un'illuminazione, facendo distendere di un poco le rughe che le contornavano il viso. Si rilassò nuovamente.
Fissò a lungo il marito finchè non si decise a porre fine a quel silenzio: "Okay. Non ci sono problemi, sono pronta anch'io".
Gabe le rivolse un sorriso appena accennato e la ringraziò, posandole un dolce bacio sulle labbra sottili.
 
Quella notte decise di indossare un vestito per l'occasione.
Le lancette dell'orologio scandivano i secondi con un flebile ticchettio, mentre dalla cucina al piano di sotto si sentiva il rumore delle gocce d'acqua cadere dal rubinetto per infrangersi nel lavabo d'alluminio.
Non pensava sarebbe stato così tranquillo.
D'un tratto Jo apparve sulla soglia della loro camera e Gabe non potè che rimanere senza fiato, come la prima volta che la vide: la sua figura esile era fasciata in uno splendido vestito di seta bianca candida, i capelli ingrigiti raccolti in una crocchia in cima alla testa e sull'anulare ossuto si poteva chiaramente notare la fede. 
Non la indossava mai perchè diceva che le dava fastidio quando lavava i piatti.
Poi un flash: era identica al giorno del loro matrimonio, solo leggermente più invecchiata, ma questo gli importava ben poco. L'amava intensamente da cinquant'anni, ed era sicuro che la cosa fosse reciproca. Al pensiero gli scappò un timido sorriso.
Di colpo si rabbuiò.
Perchè accidenti era vestita così? Questo era il suo momento e di nessun'altro.
Come se gli avesse letto nella mente, Jo gli si avvicino e prese la sua mano destra tra le proprie. 
Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò: "Non vorrai mica essere così egoista da farlo da solo, vero?" Lui boccheggiò per qualche secondo per poi sorriderle un'altra volta.
Il tempo si fermò. Parlava sul serio? Era davvero pronta a fare il grande passo insieme a lui?
L'amava a tal punto? Sì, senza ombra di dubbio.
Non dissero niente, ulteriori parole sarebbero state inutili e d'intralcio.
Si sdraiarono sul letto cigolante e bevvero dallo stesso bicchiere, per poi sussurrarsi un flebile Ti amo e addormentarsi l'una nelle braccia dell'altro.
 
Quella mattina Sophie andò a casa dei suoi genitori come le aveva chiesto il giorno prima il padre.
La brezza invernale si faceva sentire sempre più, donandole qualche brivido lungo la schiena nel tragitto tra il suo pick-up parcheggato nel vialetto e la casa giallognola.
Bussò alla porta ma, non ricevendo alcuna risposta, fece girare il pomello d'ottone ed entrò senza esitare.
Si guardò in giro per qualche secondo finchè un foglio di carta attaccato alla parete beige non le indicò di salire le scale fino al piano superiore.
I suoi erano sempre state persone stravaganti e, da bambina, usualmente le lasciavano in giro per casa piccoli indizi nei giorni di Natale e Pasqua, che puntualmente la conducevano ad un premio segreto. Molte volte la caccia al tesoro era più divertente del regalo in sè.
Ridacchò per un po' fino a quando si accorse che qualcosa non andava; l'atmosfera non era la stessa di vent'anni prima, piuttosto ora un senso di angoscia la stava schiacciando.
Senza accorgersene iniziò a correre sul parquet, ascoltando il rumore provocato dai tacchi delle sue Doc Martens che picchiettavano velocemente.
Respirando affannosamente raggiunse la camera da letto, ma improvvisamente tutta l'energia e la voglia di sapere svanirono, rimpiazzate da terrore puro.
Si impose di non pensare ma di agire, altrimenti non sarebbe mai riuscita ad aprire quella dannata porta, quindi con uno scatto allungò il braccio e fece leva sulla maniglia.
Il grosso e placido gatto grigio della signora Balmeera iniziò a miagolare, come a voler commemorare anche lui quel momento tanto importante.
Davanti alla bionda i corpi opachi di suo padre e di sua moglie giacevano sul letto abbracciati. Ai loro piedi faceva capolino un biglietto profumato e ripiegato più volte su sè stesso. 
Con mani tremanti Sophie si avvicinò lentamente e raccolse il foglio.
Al centro c'era scritto il suo nome a caratteri cubitali. Lo aprì istintivamente ed iniziò a leggere.
 
Durante il caso di Tasia McFarland
Dopo poche ore dalla prematura morte di Lewicki 
un'altra persona ha rischiato gravemente la vita: 
quest'uomo, nel tentativo disperato di salvare una 
donna da un proiettile. Quel giorno ci siamo giurati
 che avremmo lottato fino allo stremo delle nostre
 forze per restare insieme fino a quando non ci fossimo
 detti di essere pronti per lasciare questo mondo insieme
 e senza rimpianti. Quel giorno è stato oggi. 
Un saluto a tutti, ma soprattutto a te, cara Sophie. 
Non stare in pena per noi. 
Siamo in un posto migliore, insieme, e siamo felici.
Gabe & Jo
Papà & mamma
 
Fece cadere il foglio sulla moquette ed iniziò a piangere, stringendo i suoi genitori a sè.
Strano a credersi, ma era felice. Dopo aver trascorso una vita fin troppo intensa per due persone umane, finalmente avevano trovato la pace. 
Finalmente se ne erano andati sorridendo.
  
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