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Autore: Maki_chan    18/08/2013    4 recensioni
La luce chiara bruciava ogni ombra.
Famelica.
Impietosa.
Era ovunque e non cedeva di un millimetro.
L'afoso pomeriggio estivo prosciugava le energie.
Anche gli insetti tacevano.
Abitare in Italia aveva senza dubbio i suoi pregi, ma di sicuro anche i suoi difetti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Violator - Track #02 - Sweetest Perfection.

Summer Slumber [torpore estivo]

La luce chiara bruciava ogni ombra.
Famelica.
Impietosa.
Era ovunque e non cedeva di un millimetro.
L'afoso pomeriggio estivo prosciugava le energie.
Anche gli insetti tacevano.
Abitare in Italia aveva senza dubbio i suoi pregi, ma di sicuro anche i suoi difetti.
Sì, non c'erano i monsoni, ma non erano mica abituati a un caldo così... assoluto.
Senza ombre.
L'aria rarefatta del mezzogiorno era bollente e fastidiosa da respirare, non recava la minima traccia di umidità.
Solo i primi giorni aveva insistito per uscire, perché era una stupidaggine sprecare le giornate chiusi in casa, o a fare le lucertole sul terrazzo. E l'altro l'aveva assecondato, anche se sapeva che era stupido uscire. Per andare dove, poi, se tanto era tutto chiuso?
Ma Hikaru non aveva mai visto l'Italia, non aveva mai mangiato il suo rinomato cibo e non sapeva le bellezze, così aveva ceduto all'insistenza, se l'era caricato in macchina, aveva sparato al massimo il condizionatore ed erano partiti per visitare i paesini che stavano attorno alla villetta presa in affitto.
I primissimi giorni erano andati in giro così, senza meta, semplicemente a smaltire il fusorario, a mangiare e girellare per le sagre di paese.
Il quinto giorno avevano testato il mare, rinunciando quasi subito davanti al color peperone assunto dal ragazzo dell'Hokkaido, che si era categoricamente rifiutato di passarsi la crema solare.
L'amico gli aveva sconsigliato di fare una stupidaggine simile, il sole era forte, il riverbero sulla sabbia e sull'acqua, la pelle troppo chiara e poco abituata ai raggi.
Nulla.
E così dopo due ore scarse erano tornati a casa, passando prima per una rosticceria, vestiti solo dei costumi da bagno e dalle magliette. Poi in una farmacia vicina a prendere una crema da passare addosso a quel cretino che non ascoltava mai i consigli, e poche altre cose, chieste nel suo italiano ancora stentato che litigava con un inglese dalla pronuncia terrificante.
Fosse facile vivere quotidianamente in un paese straniero...
E i malefici dizionari elettronici erano solo verso l'inglese, e non verso l'italiano e viceversa.
Una volta fatte le spese di rito, Kojiro era rientrato in auto, solo per ritrovare un Hikaru addormentato sul sedile del passeggero, l'autoradio che suonava una terrificante musichetta che era il tormentone dell'estate, una ruga di fastidio sulla fronte, il parasole sul cristallo per proteggersi dai raggi diretti.
Chiuse lo sportello dietro di sè, si abbassò gli occhiali, e passò, con un sorrisino sbieco, un dito leggero sulla fronte dell'amico, che girò un po' il viso verso di lui, mugugnando qualcosa come "caldo", "sbrigati" e "casa".
E sì che per non farlo squagliare gli aveva anche lasciato l'aria condizionata accesa...
Chissà cosa avrebbe fatto, se Gamo avesse mandato LUI a Okinawa! Ah! Altro che spalar neve!
L'estate era la stagione di Kojiro.
Lo era sempre stata.
Nella sua mente, si era paragonato a una belva che passava la stagione ad accumulare le energie che provenivano dal sole, mai così potente. La sua pelle scura non soffriva minimamente per l'esposizione ai raggi che, anzi, lo rendevano ancora più bello e luminoso, color del bronzo.
Ora che era riuscito a completare l'allenamento per equilibrare le parti destra e sinistra del suo corpo, poi, sembrava proprio una statua.
Non che avesse i canoni greci, dopotutto era un giapponese, ma nelle due ore passate anonimamente in spiaggia - protetti dall'anonimità che deriva dall'essere dei 'musi gialli tutti uguali' - , le ragazze erano state attratte da quei muscoli guizzanti e definiti, dalle sue spalle larghe.
Il massimo era stato quando, per stemperare la calura, si era tuffato in acqua; ne era uscito e una ragazza aveva *squittito* nel vederselo passare accanto con le sue ampie falcate che sembravano mangiarsi lo spazio tutto attorno.
I capelli fradici che si appiccicavano indolenti al collo e alle spalle.
L'acqua che grondava e che lo rendeva ancora più luminoso.
Rispecchiava appieno il suo segno e il suo cognome.
Un luminoso leone.
Una belva assolutamente consapevole di sè.
E Hikaru, attratto dagli urletti, era rimasto a fissare quell'essere che stava... stava... divorando il terreno nell'uscire dall'acqua e che veniva verso di lui.
Che lo fissava sghembo e, infame, gli strizzava i *maledettissimi* capelli addosso, facendogli venire tutti i brividi del mondo. Era stato lì, senza gli occhiali da sole, che Koji aveva notato l'affascinante sfumatura presa dal compagno e gli aveva proposto di tornare a casa.
"Capisco che ti sembra stupido, Hikaru, ma la tua pelle è bianco vampiro, non come la mia.
E so di sembrare mia madre, ma se non ti passi la maledetta crema, poi restiamo chiusi in casa con te con la febbre.
L'anno scorso c'è passato quel cretino di Ken e a me basta e avanza un'esperienza simile.
Ora compriamo la maledetta crema, e, volente o nolente, te la passi!", gli aveva detto mentre entravano nell'auto.
"Dio, Koji, sì! Sembri mia mamma prima di partire!! Solo che lei mi diceva 'copriti bene', mentre tu fai 'passati la crema!'. Odio quella sensazione appicicaticcia, ok?!", fece Hikaru, sedendosi e cacciando un urletto. "Brucia!"
"Certo che brucia! Secondo te perché insistevo? E non è il sedile, cioè, non solo. Sei tu che sembri un peperone, dato che ti sei bruciato. Oooh, ma Kojiro rompe le palle, e poi che ne sa? Ha solo passato le ultime vacanze estive a fare da infermiere a un portiere pirla che è rimasto una giornata intera al sole, e poi una settimana con la febbre!
Farmacia, rosticceria, e casa.
E se ti lamenti vedi!
Divento peggiore di Wakabayashi al primo mondiale in Europa!"
E così ora si trovava seduto in macchina come un pirla, ad osservare con un sorriso stupido quell'idiota sbruciacchiato, un pollo arrosto con patate in mano, la confezione di gelato artigianale e una bustina della farmacia appesa al polso.
E una voglia matta di sfiorare nuovamente la fronte per fargliela stendere e tranquillizzarlo in qualche modo.
E darsi dell'idiota, dieci, cento, mille volte per quel desiderio di contatto fisico che provava nei confronti del difensore della Nazionale.
Dietro di lui, un'auto strobazzò per chiedergli se aveva intenzione di liberare il posteggio.
Riportando la sua attenzione all'ambiente esterno, uscì dal parcheggio - stupendosi ancora una volta di come stesse riuscendo a non fare danni nonostante la guida al contrario - e prese la strada che li avrebbe riportati a casa, muovendo le labbra appena per seguire le parole della musica che proveniva dagli altoparlanti, cercando di capire il senso di quelle frasi in italiano.
Un qualche amore finito male.
Che originalità.
Dio, sto diventando più acido di Ken quando lo sbattono in panchina!
Arrivati a casa, aveva carezzato con il dorso delle dita la guancia dell'amico per svegliarlo, leggero come un soffio.
"Ehy..." un sussurro.
"Mmm?" un mugugno.
"Siamo arrivati, dai... che dentro si sta meglio, ho messo il timer per l'aria condizionata e ho preso da mangiare."
"'chei..." uno sbadiglio. "Ricordami di darti retta, mi sento come se mi avesse tirato sotto un tir."
"Effetto Mare. Non fai niente eppure ne esci devastato! E pensa che io dovevo allenarmici, con quel tiranno di Kira!"
"Wah! Non ti invidio per niente."
"Dai, alza il culo, prima di riaddormentarti qui." disse uscendo dall'auto e maneggiando per aprire la porta. "Vatti a fare una doccia veloce, ti farà riprendere. Io metto la tovaglia e preparo."
"Sì, mamma!"
"Ahah... che simpatia! Non so, vuoi preparare tu?"
"Dai, scherzo!" una scoppolata giocosa sulla nuca. "Lo sai, no?" E sorpassare l'amico, fiondandosi verso il bagno e l'agognata doccia.

E poi il pranzo, con Hyuga che giocava come un bambino e sfotteva facendo dondolare delle bacchette davanti al naso di Hikaru, sottraendole all'ultimo istante, e Hikaru preso da sfinimento che apriva il cassetto delle posate e arraffava una forchetta, cedendo alle provocazioni dell'amico.
E ricedere davanti al ghigno satanico a trecentosessantadue denti dell'attaccante che lo osservava mangiare goffamente, dato che non era abituato.
E poi ritrovarsi sconvolti a fissare il fondoschiena, coperto solo dal costume, del padrone di casa che prendeva il gelato dal freezer. E peggio ancora dopo, mentre divorava - assolutamente inconsapevole dello sguardo - il dolce, brandendo il cucchiaino e con lo sguardo perso nel vuoto.
Era incredibile come l'attaccante temibile e irascibile della Nazionale diventasse un bambino goloso quando aveva a che fare con il cibo...

"E allora, Koji, cosa mi racconti? Come va a casa?"
"Oh, tutto bene. Ho comprato la casa nuova a mamma e ai bambini, con gli introiti della pubblicità.
Essersi sentiti dei cretini è servito a qualcosa! Anche l'affitto di questa casa lo sto pagando con quei soldi!
Per il resto... ma... niente di che. Un po' a pezzi dopo l'uscita dalla Juventus, ma a sentire il tg, è stato un bene."
"Perché?" una nota di confusione.
"Ma come? Non è arrivato fin lì? Sembra che la Juve abbia comprato un paio di campionati e relativi scudetti! Uno scandalo incredibile, tutta la Serie A è stata coinvolta. Fortuna che ero già alla Reggiana, ci mancava solo venir investiti da un'altra onda di sfiga. E tu? Sempre alla Consadole Sapporo?"
"Mmmm... sì. E' una buona squadra, ma sinceramente me ne vorrei andare dal Giappone."
"Come mai? Non hai Yoshiko, lì?"
Silenzio e un'espressione strana.
"No, non ho Yoshiko, lì. Noi... ci siamo lasciati."
"Oh."
"Non ti devi scusare, eh! Pensavo lo sapessi, visto come sono pettegoli i nostri compagni."
"Sto in contatto solo con poca gente. Posso rispettarlo, ma Tsubasa non è mai stato mio amico. E figuriamoci se parlo con Wakabayashi o Ishizaki!"
"E tu a ragazze come stai? Non sono male qui, anzi, dicono che le italiane siano fra le ragazze più belle e sensuali del mondo"
"Niente ragazza, mi spiace."
"Ma dai, sei qui da un anno e ancora niente? Non ci credo che tu non abbia mai avuto qualcuno!"
Silenzio.
Gli occhi fissi negli occhi. Il cucchiaino - dondolante - pieno di gelato.
"Marco.
E non hai sentito male, e non è una ragazza."
Silenzio, mentre la portata esplosiva dell'annuncio si fa strada nel cervello annebbiato dalla sorpresa.
"Quindi... quindi Wakabayashi aveva ragione a pensare che tu fossi dell'altra sponda!"
"La smettesse di ficcare il naso nelle vite altrui! E' peggio di una serva! E poi che ne sa lui? Quand'è che avrebbe detto una cosa simile?"
"Due, tre mesi fa."
Sopracciglia aggrottate nel pensare.
"Non sapevo fosse così evidente. Sarà stato quando ci siamo lasciati... non ero al massimo della forma, dopo."
"Com'è 'sto tipo?"
"Alto."
Silenzio.
"Alto e basta?"
Sospiro. "Alto. Muscoloso. Capelli neri lunghi. Pizzetto. Culo da urlo. Un bel tipo. Faceva ses-" interrompersi. "No, non credo che ti interessi anche questo!"
"E perchè vi siete lasciati?"
Una smorfia infastidita sul viso di Kojiro. "E tu perché ti sei lasciato con Yoshiko?"
Una smorfia addolorata sul viso di Hikaru. "Beccato. Scusami..."
Un sospiro. "Dai, vattene a letto. Io mi ficco sotto la doccia."
Una risata per spezzare l'atmosfera pesante. "Ok, ma non fare cose sconcie pensando a me, ok?"
Uno sbuffo di risposta. "Ma come, tesoro! Pensavo venissi con me!" un sorriso ferino stampato in faccia davanti all'espressione sconvolta dell'amico.
"AAAARRRRGGGHHH! Non posso sentire queste cose! CHE ORRORE!"
Risate che si spengono nell'aria.

Il resto del pomeriggio l'avevano passato rimanendo nella fresca penombra della casa, consapevoli che uscire significava venire esposti a un sole così abbacinante che ti avrebbe tolto ogni forza nel giro di un istante.
Dopo pranzo, e dopo una doccia per togliersi sabbia e sale, si erano gettati a letto.
Con uno squittìo lamentoso da parte di Hikaru che si era dimenticato della scottatura.
Con una risata, Hyuga era andato nuovamente nella cucina a prendere la crema doposole, sfottendolo a morte.
E Hikaru si era riabbioccato sul letto, vestito solo dei boxer.
La luce che filtrava dalle persiane a dipingere laghi di luce sulla sua pelle.
Kojiro si era fermato ad osservare il compagno.
In silenzio.
Affascinato.
Poi si era avvicinato piano, mettendo la crema sul palmo della mano per non traumatizzare l'amico.
Si era seduto sul letto, studiando ogni forma, e poi passando lieve la mano sulla schiena arrossata.
E l'altro aveva riaperto gli occhi, seminascosti sotto la frangia.
E si erano incontrati, specchiando dubbi, domande e desideri contorti.
Contorti come il loro rapporto, nato quando avevano undici anni.
Sotto i peggiori auspici, dato che il loro primo vedersi era stato una sfida, coronata da uno schiaffo.
E riconoscere la forza l'uno dell'altro in una partita che aveva sfiancato Kojiro e aveva visto Hikaru perdere.
E consolidare quel riconoscersi come uguali con il passaggio della fascia da capitano.
Non Tsubasa, non Ken.
La fascia era passata dalle mani della Tigre a quelle di Matsuyama.
Le mani ruvide che scivolano delicate sulla pelle.
Il battito del cuore un po' accelerato, davanti alla vergogna di starsi scoprendo così.
E gli occhi nerissimi che lo osservano da sotto la frangia.
Far finta di niente, continuare a passare la crema fresca su quella schiena larga, e poi sulle spalle e verso il collo.
Fermarsi e osservarlo.
Un filo di paura, scoprendosi bisognosi si proteggere quel ragazzo.
Senza più il coraggio di toccarlo per paura che si rompa l'incantesimo che li lega in quell'istante che sembra non scorrere mai.
Non resistere e sfiorare la mascella con un dito, e vedere una mano chiudersi sulla sua e stringerla.
Un sospiro.
Gli occhi che si rifanno coraggiosi e incontrano gli altri.
E la mano lì, ferma e salda, e un tirare lieve verso il letto.
Hikaru che lo fa sdraiare accanto a lui, su quel letto con la luce che gioca su di loro.
"Ehy"
"Ehy...?"
"Quando pensavi di dirmelo?"
"...
Mai?"
"E tu saresti la tigre?" uno sbuffo ironico, tradito dal sorriso. Avvinghiare le gambe a quelle dell'amico.
"Beh, che ne sapevo, io... Sei tu quello che stava con una donna, non io." Un tono un po' stizzito.
"Non hai tutti i torti" una pausa, seguita da una risatina.
"E tu non lo sei?" le mani che si rifanno coraggiose e carezzano quel corpo a lungo desiderato.
"Chissà..."
"Uh?" fermarsi stupiti "O ti piacciono i ragazzi, o ti piacciono le ragazze, non è che ci siano tante possibilità!"
"Ahahahahahahaah!" una risata argentina che si spande per la stanza. "Oddio, di varianti ce ne sono, prendi Tsubasa con il suo pallone!"
"..."
Gli occhi di Kojiro fissi sul petto che gli sta davanti, quasi mesmerizzati; lui, sordo alla battuta dell'amico.
Ingoiare.
Uno sguardo interrogativo e pieno di desiderio verso Hikaru.
"...
Posso...?" e, in risposta, una pressione sulla nuca, quasi un gesto di possesso.
Labbra che si posano sui pettorali a tracciarli, coprirli di lievi baci. Farsi più audaci e scivolare in su, verso il collo, sentire e sentirsi rassicurati dalla pressione dell'eccitazione del compagno su di lui. La mano che accarezza i capelli. E dal collo passare alla linea della mascella, seguire da sotto l'orecchio fino al mento, sempre baciando e lasciando le maani libere di memorizzare quel corpo. E poi posare le labbra a quelle dell'amico, venir presi alla sprovvista dalla mano che si serra possessivamente sulla nuca e dalla bocca affamata dell'altro. Combattere per la supremazia. E poi abbandonare insieme l'inutile lotta. Rallentare il ritmo di quel bacio che li sta lasciando senza fiato e desiderosi di andare avanti.
Le mani di Hikaru che si fanno coraggio e, dalla testa, si spostano sull'ampia schiena, quasi artigliandola.
Un mugolare di dolore misto a piacere.
Staccare le labbra e, affannati, specchiarsi.
Il volto di Kojiro che affonda nell'incavo della spalla, respirando il profumo del compagno.
E le dita di Hikaru a giocare con l'elastico dei boxer.
Un respiro trattenuto e uno sguardo incredulo.
"Hikaru...
Non... non credo sia una cosa saggia."
"Ssshhh... non... non andremo fino in fondo, ok? Non penso di essere pronto, ma voglio toccarti e vederti nudo. E sentire le tue mani su di me. Anche dove stai cercando di non andare, ok?"
Un gemito, un ringhio di eccitazione.
Un morso lieve sul collo.
Levare i pochi indumenti di dosso a sè e al compagno.
Mani, labbra, i corpi l'uno contro l'altro.

La luce si era spostata, così come i ragazzi che avevano deciso che il letto sfatto era troppo caldo, e il lenzuolo-anaconda troppo scomodo.
Hikaru si era steso e fumava una sigaretta. Kojiro era sul fianco, appoggiato su un gomito e lo osservava.
"Come sei... trash. Sesso e sigaretta!"
Uno sguardo confuso.
"...
Passamene una, va! Così se ti bacio non sento il sapore di cenere!" Sfilare la sigaretta dal pacchetto e accendersela.
"Non sapevo fumassi."
"E chi fuma.
Una sigaretta a scrocco ogni tanto non è fumare." Guardare i disegni creati dal fumo nell'aria.
Hikaru tenne la sua fra le labbra, lasciando una mano libera di carezzare il profilo dell'altro.
"Con Yoshiko ci siamo lasciati perché... non me la sentivo più di fingere. Da bambino ero assolutamente convinto di amarla, ma alla fine gli istinti verso i maschi si sono fatti troppo forti per poter essere ignorati. Era prenderla in giro, capisci?
E tu, perché non stai più con questo Marco?"
Spostare lo sguardo dai disegni di fumo al viso dell'amico.
"Giura che non mi sfotterai vita natural durante e che non lo dirai a *nessuno*."
Una mano sul cuore e un sorrisetto sghembo.
"Lo giuro!"
Un attimo di silenzio per trovare le parole.
"Diceva che ero troppo, troppo giapponese. Che non mi capiva e che ero troppo strano, e che parlare con me era frustrante e non capiva, assolutamente non capiva la mia gelosia.
E poi ho scoperto che era tutta una balla.
Che stava con una tipa con due tette grandi come airbag, una che per lavoro sculetta in tv e la dà a tutti.
Avrei preferito che mi dicesse che era etero, piuttosto che farmi sentire in colpa per qualcosa che non ho fatto!
'sto stronzo..."
"Brucia ancora, eh?" una carezza sulla guancia. Un bacio sulle dita carezzevoli.
"Sì. Brucia. Io... credo di averlo amato. Non all'inizio, ma alla fine sì. E sono rimasto bruciato. Non è una cosa che mi piaccia."
Le sigarette si consumavano lente fra le loro dita.
Il silenzio a circondarli, il sottile ronzio del condizionatore.
"Mi brucia la schiena.
E il naso.
E le orecchie."
"Idiota." la mano tesa a prendere la crema. "Toh, passatela in faccia, che io te la rimetto sulle spalle."
"Ohy, che ne sapevo io che il sole qui era così fort-EHY!!"
Mani forti che lo ribaltano pancia sotto e Hyuga a cavalcioni sul suo sedere.
Un sogghigno.
"Mi piace questa posizione. Ha un non so che di affascinante!"
"Non metterti strane idee in testa, porco maniaco! Che manco hai le mutande addosso."
"Uuuhhh... paura! Sta' zitto, va', e lasciami fare. Che poi non sono l'unico senza mutande..."
"APPUNTO! Non metterti in testa strane idee!" una risata sbuffata.
Passare le mani sui muscoli, accarezzarle e lenire la pelle arrossata.
Una strana sensazione, morbido e ruvido uniti, come la lingua di un gatto.
Un mugolio di piacere proveniente da sotto.
E poi rimettersi giù per dormire.

La calura si stemperò attorno alle sei del pomeriggio.
La luce, non più di quel bianco assurdo, entrò dalle persiane spalancate.
Hyuga era pacificamente sbattuto su una sedia, un piede appoggiato su quella di fronte, una tazzina di caffè in mano e ancora gelato davanti.
Matsuyama guardava incuriosito quel profilo deciso, il corpo scattante.
Infine, un sospiro.
"Senti, Hyuga... Ti scazza avere un ospite per un po' di settimane? Non me la sento di tornare in Giappone."
Un'espressione dubbiosa si dipinse sul viso dell'attaccante.
"Io non avrei problemi, ma come fai con il contratto?
E... poi non vorrei precipitare le cose, dopo oggi pomeriggio."
"Per il contratto non c'è problema. E' in scadenza, cercherò qualcosa qui.
E per il pomeriggio, non ti preoccupare, ok?
E' stata una bellissima prima volta, ma se non vuoi continua-" un'interruzione data da Kojiro che si soffoca con il caffè e inizia a tossire disperato.
"Prima volta?!" una faccia sconvolta, totalmente inaspettata.
E Hikaru che arrossisce ancora di più.
"Beh, con un uomo sì..."
"OMMIODDIO! Ma... ma... non me lo hai detto!"
"Vabbeh, non c'è motivo per ammazzarsi, non è che abbiamo fatto chissà che cosa" l'imbarazzo sempre più forte.
"Ok, ok, va bene. Ora mi calmo. Respiro. Dio che casino, il caffè è ovunque..."
"La riprova che il caffè locale fa male, mi chiedo come tu possa bere quella roba che sembra catrame, rispetto al nostro..."
Interrompersi.
Guardarsi.
Dare voce a dei dubbi.
"Senti se... resto qui... che ne dici d-di provare?"
Le dita scure ad accarezzare il volto dubbioso davanti, quasi a voler studiare ogni lineamento, passarle sulla fronte aggrottata e soffermarsi.
"Provarci..." ancora un attimo di silenzio, seguito da una domanda a metà fra l'incerto e l'ironico "Sei proprio sicuro che non ti piacciano le ragazze, vero?"

# Fine #

  
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