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Autore: _Maisha_    18/08/2013    3 recensioni
"Non c’era sangue o dolore. C’era … c’era pienezza. Era come una parete bianca dipinta all’improvviso di mille colori. Come la risata di un bambino. Era bello. [...] Forse la nostra bellezza non era né sole né vento. Forse era diversa, nel suo essere già diversa. E, in un certo senso, ci univa. "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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shelved

Shelved

Il mare è bello. 
Sembra una di quelle frasi squallide che sono costretti a scrivere i bambini delle elementari a causa di maestre poco fantasiose. Eppure non saprei come esprimermi meglio.
Il mare è bello. Avrei potuto dire che è grande, blu, che profuma di buono, e invece no. Il mare è bello, punto. Conobbi una persona, una volta. Una persona che viveva in una città sul mare. Nel senso, non una città-palafitta. Una città che si affaccia sul mare, una città che senza quel mare sarebbe desolata, brutta, forse. Le persone che hanno il mare sotto casa  sono sempre belle. Belle non fisicamente. Quel bello che riguarda ogni piccola parte, ogni minima sfumatura di carattere. Credo sia il mare a trasmettere loro questa bellezza. 
Quando vado al mare non sono brava a fare amicizia. Sono troppo … tranquilla. In realtà credo solo di essere bella diversamente. La mia bellezza è verde, come le fronde di un albero, come la menta, come la primavera. La mia bellezza è come il vento. Il vento non piace al sole.
E la loro bellezza è come il sole. È calda, brucia, è fuoco. È agitata, pericolosa, è dolce. Come il mare che riposa sotto casa loro. Nessun abitante della città sul mare ha mai trovato la mia bellezza “bella”. Tranne quella persona, sì, quella di prima.
Quella persona mi ha trovato su uno scoglio a crogiolarmi nel vento che mi annodava i capelli e che portava con sé i miei pensieri, mi ha preso in braccio e mi ha infilato a forza nel suo cuore.
Ma non ha fatto male. Non c’era sangue o dolore. C’era … c’era pienezza. Era come una parete bianca dipinta all’improvviso di mille colori. Come la risata di un bambino. Era bello.
In effetti il sole e il vento non stanno tanto male insieme. O forse la nostra bellezza non era né sole né vento. Forse era diversa, nel suo essere già diversa e, in un certo senso, ci univa.
L’uomo e la terra sono diversi. La terra è solida, la terra non muta. Non deperisce. Non muore. L’uomo sì. L’uomo è fragile, e per questo ama la terra. Io ero fragile e per questo amavo lui. Io ero libera e per questo lui amava me. Era come abbracciarsi in una tempesta, ogni volta. Era come se il sole bruciasse di più e il vento infuriasse più forte. Era “amore non ti lascerò mai andare”. Poi è diventato “non andare”.
E poi è diventato … cosa? Cosa è diventato? È diventato vento furioso, pioggia scrosciante. Foglie appassite e nuvole fitte. È diventato solo tempesta. Nessun abbraccio. Nessun calore. Nessun sole. Sono tornata sullo scoglio, e stavolta mi sono alzata. In piedi contro il mare, contro la tormenta, a cercare il sole. Ho cercato sotto i sassi, dentro le conchiglie e dietro le nuvole. Ma non c’era. Via? Era andato via?
Mi sono seduta di nuovo e ho pensato. Ho pensato che il sole non può andare via. Perché il sole è il sole.
Forse semplicemente non lo vedevo. O lui non vedeva me. Forse la bufera era troppo forte intorno a me. Forse dovevo farmi notare. Forse il mio scoglio era troppo basso. Ma valeva la pena abbandonare il mio scoglio per inseguire qualcosa che mi aveva abbandonato perché non ero abbastanza visibile?
Sarei potuta rimanere nel vento, distesa, a sentirlo schiaffeggiarmi il viso, a tremare. Poi mi sarei abituata. Mi sarei abituata all’assenza del caldo, del sole e del suo abbraccio. Ma la mia bellezza ora non era più vento, non era più verde. La mia bellezza era sabbia, era arancione come le foglie cadute. Come le arance, ruvida e aspra. La mia bellezza scivolava sullo scoglio che l’aveva sempre sostenuta. Non valeva la pena abbandonarlo, ma era necessario. Era quello che volevo, non quello che faceva per me. La volontà è più importante del benessere, della monotonia.  La volontà è il primo mattone per costruire la propria casa. E casa mia era lui. Sono salita su una montagna. È stata dura? Sì, è stata dura. Mi mancava il mio scoglio? Sì, mi mancava. Mi mancava ogni volta che mi sanguinavano i piedi, ogni volta che mi mancava il respiro, ogni volta che mi ferivo. Poi però sono arrivata in cima. Ero distrutta, a pezzi. Rimanevano brandelli di me, granelli piccoli proprio come quelli che formano la sabbia. Ma ho rivisto il sole. Era lì, nascosto, travestito. Non puoi camuffarti da nuvola, se sei una stella. L’ho spogliato. Ho preso le sue maschere e le ho distrutte, le ho abbandonate nel vento insieme alla vecchia me e alle sue insicurezze, alle sue paure. E il sole è tornato. Era stanco, consumato. Era malato. Forse aveva solo bisogno di cure. E ho lasciato perdere i miei graffi, ho ignorato il sangue che scorreva dietro di me per proteggere lui. E guariva. Ogni giorno bruciava di più. E i miei graffi si rimarginavano. E le foglie ricrescevano sull’albero. In fondo erano solo cadute, ma il tronco c’era. I rami c’erano. Le radici c’erano. Mancava solo il sole che riscaldasse il tutto. La vita non ci mette molto a rinascere. E la sabbia non ci mette molto a scaldarsi.
Sono andata al mare. Di solito mi siedo su uno scoglio e osservo la vita. La vita degli altri, mai la mia.
Oggi ho deciso di stendermi sulla sabbia, a crogiolarmi nel calore, nelle urla dei bambini e nelle risate dei ragazzi, nella melodia che suonano le onde, nel profumo di salsedine. Mi sono stesa con gli occhi chiusi e un braccio intorno ai fianchi. Mi sono stesa con due occhi nocciola puntati addosso e una bocca carnosa che mi sorride. Mi sono stesa su un telo di tanti colori con un respiro fisso sul collo. Dolce e andante. Mi sono stesa a vivere. A vivere sia con la tempesta che con la siccità. A vivere  lottando per ritrovare sempre il sole. A vivere con colore. Con ogni colore. La mia in fondo, è una bellezza diversa. È trasparente come l’acqua, ma se c’è il sole, il colore esplode.
Già, il mare è proprio bello.






"Lights will guide you home,

and ignite your bones;
and I will try to fix you."
  
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