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Autore: KikiWhiteFly    18/08/2013    2 recensioni
[Animal Practice]
[Animal Practice]{Dorothy/George - Animal Practice} {Sei flashfic, cronologicamente collegate, dedicate a questa coppia} {A Claudia e Ray}.
«Non scherzo mai, Dorothy. E ti vorrei far notare che il nostro “essere amici” in passato ci ha portato a ben altro», mima con due dita, affinché il messaggio arrivi chiaramente. «Ma non preoccuparti, ormai la tua presenza non mi fa né caldo né freddo».
Dorothy si avvicina alla sua scrivania, rivolge i palmi verso il basso in direzione della stessa e si compiace tra sé e sé, prima di condannarlo con un'aspra sentenza: «Hai ragione. È proprio per questo che stai leggendo al contrario».
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Inevitabile: di cui non è possibile in alcun modo impedire l'avverarsi o il verificarsi






A Claudia, per tutti i nostri vaneggiamenti.
A Ray, perché condividere telefilm impopolari è sempre bello.





#1.




Quando Dorothy oltrepassa la soglia della clinica tutti gli uomini presenti in sala d'attesa si voltano a guardarla – nonché a compiacersi di tale visione –, George deve reprimere ogni fibra del suo corpo per evitare di provare quell'insidiosa sensazione che pian piano si è annidata in lui.
Dorothy non perde tempo in convenevoli, il suo senso del dovere viene prima di tutto e, come di consueto, si avvia a sbrigare le sue mille beghe burocratiche. Non prima di varcare la soglia del suo studio, si intende, appropriandosi di un diritto che George non le ha mai concesso.

«Sempre puntuale, Dorothy», sentenzia George, con lo sguardo rivolto verso il basso, fingendo di concentrarsi su alcuni fogli sparsi sulla scrivania.
«George, sai, dovremmo provare ad andare d'accordo».
George abbozza un sorriso sghembo, poi le rivolge un'accusa lapidaria: «Ed essere amici, magari»,
Dorothy coglie il sarcasmo della frase, eppure sfoggia un sorriso a trentadue denti. «Suppongo, allora, che dovrai accontentarti di essere mia nemica».
George le tende la mano, ma Dorothy non può proprio trattenersi dall'inveirgli contro: «Non scherzare, George. Siamo già stati amici in passato!».
George ritrae la mano nel camice, ammicca in sua direzione e sentenzia: «Non scherzo mai, Dorothy. E ti vorrei far notare che il nostro “essere amici” in passato ci ha portato a ben altro», mima con due dita, affinché il messaggio arrivi chiaramente. «Ma non preoccuparti, ormai la tua presenza non mi fa né caldo né freddo».
Dorothy si avvicina alla sua scrivania, rivolge i palmi verso il basso in direzione della stessa e si compiace tra sé e sé, prima di condannarlo con un'aspra sentenza: «Hai ragione. È proprio per questo che stai leggendo al contrario».
E George vorrebbe contraddirla, com'era solito fare tempo addietro, facendole notare che è dalla parte del torto, ma rimane lì a boccheggiare, incerto, per poi rivolgere uno sguardo ai fogli che fingeva di scrutare con tanto interesse e convincersi che, sì, effettivamente lui e Dorothy Crane non potrebbero essere amici.
Da una parte George Coleman sa di aver ragione, perlomeno – quale magra consolazione, pensa fra sé e sé.



#2.




Dorothy vuole lasciarsi alle spalle l'annosa questione Coleman, eppure si trova al ristorante cinese dietro l'angolo. Precisamente in quel locale che l'ex fidanzato aveva sempre definito il suo “posto segreto” con i colleghi di lavoro e questo aveva fatto sorridere Dorothy, seppur malinconicamente, perché quando George le aveva rivolto uno sguardo d'intesa lei aveva recepito subito cosa intendesse dire.
Quando avevano iniziato a frequentarsi Dorothy non voleva affatto che sua nonna scoprisse quella relazione, così avevano deciso di vedersi nell'ultimo posto presso cui cui l'anziana signora Crane avrebbe mai messo piede. Avevano denominato quel ristorante il
loro posto segreto, come due sciocchi ragazzini, credendo che ci fosse della magia in tutto ciò.

A distanza d'anni Dorothy non è ancora riuscita a trovare un altro ristorante cinese di eguale livello o, forse, un altro uomo che le faccia battere il cuore come George Coleman: ingenuamente preferisce credere che si tratti della prima opzione, quella meno dolorosa.



#3.




Talvolta il turno di notte è davvero pesante e alcuni dottori da strapazzo invitano George a prender parte ai giochi da tavolo. Per quanto gli riguarda tutto ciò sarebbe estremamente seccante, se solo non si bevesse gratis.
Quella sera anche Dorothy partecipa, probabilmente cerca ancora di aggregarsi alla combriccola, rivolgendogli di tanto in tanto dei sorrisi che George finge di disgustare.
«Okay, prossima domanda: con quante persone sei andato a letto nell'ultimo anno?», chiede Juanita, puntando il dito verso George – conosce benissimo la situazione sentimentale degli altri colleghi, evidentemente.
George poggia a terra la lattina di birra, è la sua occasione di rivalsa: al suo posto Dorothy non avrebbe esitato nemmeno un secondo, tanto vale prendersi la rivincita che gli spetta dopo tanti anni.
«Così tante che non riesco a tenere il conto nemmeno su un paio di mani», risponde George, puntando lo sguardo alla sua ex fidanzata. Poi, alquanto pieno di sé, decide di volersi togliere una curiosità: «E tu, Dorothy, con quanti uomini sei andata a letto nell'ultimo anno?».
All'interno della stanza cala il silenzio, il tempo è scandito solo dal ticchettare incessante dell'orologio da parete.
«Anzi, facciamola più difficile: con quanti uomini sei andata a letto, dopo di me?», chiede George, calcando in particolar modo l'ultima sillaba.
Dorothy non si scompone, sostiene il suo sguardo e sentenzia con un inusuale freddezza: «Proprio nessuno, George. Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative».
Lo sguardo di Dorothy punta il pavimento, George viene colto impreparato e se ne sta per un buon minuto a fissare il vuoto. Poi i giochi riprendono, come se nulla fosse accaduto, ma Dorothy scompare tra i camici bianchi dei colleghi e George la segue con lo sguardo.



#4.




Non sa bene perché ma si è precipitato fuori dalla stanza in cerca di Dorothy – avrà fatto quattro rampe di scale in due minuti netti –, poi realizza che dopo una scena del genere può essere andata solo in un posto.
«Così tipico di te, Dorothy: quando la situazione si fa difficile, scappi».
Non vedendo alcun taxi all'orizzonte Dorothy abbassa il braccio, dopodiché gli si rivolge con lo stesso tono imperioso: «Così tipico di te, George: umiliarmi in pubblico è ancora il tuo forte».
George si trattiene, vorrebbe risponderle qualcosa del tipo: “Non è così difficile umiliarti, Dorothy”, ma per qualche strana ragione non riesce a canzonarla come da copione.
«Mi hai stupito, Dorothy Crane».
Dorothy lo conosce bene: quando George l'apostrofa con il suo nome completo non scherza mai. Ecco perché fa un passo indietro e sorride con una espressione distesa: «Cosa vuoi farci, George... ognuno ha il suo posto segreto».
George caccia le mani dalle tasche, fa un passo in avanti e le chiede in tutta naturalezza: «E il mio qual è?».
Dorothy si mordicchia nervosamente le labbra, sono delle luci abbaglianti a salvarla sul gong: «Noi non siamo fatti per stare insieme, George. Tutto qui».
Non esattamente la risposta che si aspettava, pensa George, aprendole la portiera del taxi.
«Allora, in tal caso, non dovrebbe essere un problema prendere un taxi insieme».



#5.




Dorothy si sveglia con un mal di testa assurdo, reduce da una serata non proprio piacevole e con la netta sensazione di essere in ritardo. Quando schiude le palpebre le luci dell'alba si son levate da un bel pezzo, ma la sua sveglia ancora non suona. Gli unici rumori che si odono sono quelli della televisione in cucina e delle credenze aperte con fare smanioso.
Dorothy realizza la realtà dei fatti solo qualche secondo dopo, quando flette il busto in avanti con una espressione di terrore in volto e nota che sul suo pavimento non sono solo i suoi vestiti ad aver affrontato una notte inaspettata.

«Ancora fissata con questi prodotti biologici, eh?», dichiara George, oltrepassando la soglia della camera e sbattendole di fronte un pacco di biscotti.
Dorothy vorrebbe rispondergli come ai vecchi tempi, ma non crede di aver focalizzato bene la situazione.
«Mio Dio, non ho sognato», risponde Dorothy, mettendosi letteralmente le mani tra i capelli.
«Sarei stato meno prestante nei tuoi sogni», inveisce George, pieno di sé. «Oppure stai ammettendo di aver già sognato quello che è successo, Dorothy?».
Non ha tempo di stare al suo gioco, è in ritardo e chissà in quale altro guaio l'avrà cacciata George, conoscendolo. Dorothy cerca con smania le sue scarpe con il tacco, ma è George a svelarle un altro arcano mistero: «Temo di doverti ricordare che oggi non hai alcun impegno di lavoro».

Dorothy si ferma per un sol momento, poi realizza precisamente il giorno della settimana e anche la data: da non crederci, George Coleman ha passato qualche ora nel suo appartamento e già le sta scombussolando la vita.
«Spiegami com'è successo tutto ciò...», chiede Dorothy, gettandosi con un tonfo sordo sul letto.
George decide di affiancarla, per poi dichiarare senza incertezza alcuna: «Siamo noi, tutto qui».



#6.




Dorothy sa benissimo che George non è tipo di uomo con il quale pianificare una famiglia, eppure si rende anche conto di quanto siano inevitabili. Ogni volta che le loro strade si incrociano finisce sempre allo stesso modo e lei non riesce affatto a opporsi, pur concentrando tutte le sue forze.

E invece è notte fonda, il profumo di George è ancora sui suoi cuscini – anzi, a dir la verità si estende in tutta la casa –, sembra di esser tornati indietro nel tempo.
Forse certe cose non cambieranno mai, forse alcune persone rimarranno dei muri che si tenteranno sempre di sfondare. Dorothy contempla tutto ciò dallo stipite della porta, mentre George è intento a cucinare qualcosa che dovrebbe avere l'aspetto di una brodaglia.
«Con quale faccia entrerò domani in clinica?», chiede più a se stessa che a lui.
George si volta, colto di sorpresa, poi ribatte: «Con la stessa faccia con la quale sei entrata il primo giorno: affascinata da me».
«Parla colui che pensava di abbordarmi di nuovo il primo giorno».
Ecco, colto in fallo, George Coleman non può proprio negare quell'affermazione; Dorothy esulta tra sé e sé, almeno per una volta vale la pena farle avere la meglio, esibendosi in una strana danza della vittoria. George nega placidamente con il capo, girando con il mestolo nel pentolino.
«Allora, cosa ne pensi di tutto... questo?», Dorothy si avvicina, lasciando scivolare la mano sul mestolo.
A dispetto di ogni possibile insicurezza George sa cosa rispondere a quella domanda, in fondo ha avuto un bel po' di tempo per pensarci:
«Ti stupirò, Dorothy: penso che sia fantastico. Davvero fantastico, come la prima volta che te lo dissi».
Quello sarebbe un segnale criptico per qualsiasi essere umano, se solo Dorothy Crane non fosse l'eccezione alla regola: deve rivangare con la mente indietro nel tempo, quando gli confessò che lo amava e lui rispose con un semplice: “Fantastico”. Ora tutto ha più senso, pensa Dorothy, forse nel linguaggio Colemaniano – o forse sarebbe meglio parlare di dizionario? –, quello è un segnale più che chiaro. Dorothy sorride, si chiede come abbia fatto ad essere così stupida, dopodiché ribatte: «Anche io».





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Queste sei flashfic seguono un ordine cronologico, il tutto avviene nell'arco di una giornata: dalla mattina fino alla sera, se non si fosse capito. XD
Dunque, alcune spiegazioni: il ristorante a cui si fa riferimento nella seconda flash è quello che appare nella 01x02, questa è una mia fissa mentale a dirla tutta. George ha definito quel ristorante il suo “posto segreto”, a mio parere ci andava con Dorothy ai tempi in cui stavano insieme. Da qui tutta la questione sviluppata nella terza flashfic. Quando George dice a Dorothy: “Fantastico”, dovete pensare al pilot, quando Dorothy disse a George: “Io ti dissi che ti amavo e tu mi rispondesti: 'Fantastico'”. George non sarà mai il tipo di persona che dirà “ti amo”, secondo me quello era il suo modo per ricambiare (non compreso da Dorothy la prima volta), lei lo ha capito la seconda volta. :3
Vabeh, vado a farmi film mentali da qualche altra parte. Non smetterò mai di dire quanto questo telefilm sia stato ingiustamente cancellato. e_é
Grazie per aver letto!

Kì.

   
 
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