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Autore: OnlyHope    24/02/2008    24 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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BUTTERFLY

CAPITOLO 35

Fallo accadere

 

 

 

La matita scivola dalla bocca, con uno sbuffo inclino il busto per raggiungerla prima che rotoli lontana dai miei piedi.

L’afferro e con un colpo di reni, mi rimetto in posizione eretta.

Inclinando leggermente la testa, avvicino la punta consumata ai righi paralleli dello spartito.

La stringo di nuovo tra le labbra mentre le mie mani percorrono la tastiera, seguendo alla lettera ciò che i miei occhi trasmettono, riprendendo i segni neri dall’inizio della pagina.

Un’altra piccola correzione poi questa volta lascio la matita poggiata sul mio grembo e inizio a canticchiare suonando contemporaneamente la melodia.

Con la coda dell’occhio osservo il buio oltre il lucernario alla mia sinistra ed è così piacevole la sensazione della notte che mi avvolge, perché riesce a farmi sentire isolata da tutto e libera, qui davanti al pianoforte.

Continuo a suonare beata, senza dovermi preoccupare del rumore, visto che questa stanza è stata completamente insonorizzata, come regalo di nozze da parte di Tsubasa.

Sorridendo ripenso al momento in cui mi ha portata, tenendomi rigorosamente le mani sugli occhi, davanti alla porta chiusa sulla quale campeggiava un enorme fiocco rosso.

Un fiocco identico a quello che era posato su questo magnifico pianoforte a coda nero, ma così splendente ai miei occhi emozionati.

Con un sospiro compiaciuto al ricordo del mio arrivo in Brasile, tratteggio altre note sullo spartito fitto di segni e asterischi, quando sento aprirsi la porta così che i miei occhi si girino d’istinto in quella direzione.

Tsubasa si affaccia leggermente, poi piegando il braccio allo stipite e poggiandoci contro la fronte, se ne sta lì a osservarmi sorridendo sereno.

"E' tardi, non vieni a letto?" mi chiede mentre noto con estrema attenzione il movimento dell’altro braccio che si piega, permettendo alla sua mano di scivolare lenta sull'addome nudo.

E come se non l’avessi mai visto così, arrossisco leggermente distogliendo lo sguardo.

"Sono ispirata..." rispondo tornando a muovere le mani sui tasti, come se fosse possibile ignorare del tutto tuo marito che, vestito solo da un misero paio di pantaloncini di jersey, ti chiede di raggiungerlo a letto.

Tsubasa non si scompone e abbandonando la posizione d’appoggio, si avvicina lento di qualche passo per raggiungere il divano di pelle chiaro a mezzo metro dal pianoforte e quindi da me.

"Allora ti faccio compagnia!" replica sedendosi sul bracciolo per poi lasciarsi scivolare all’indietro, mani incrociate dietro alla nuca.

Seguo per un secondo questo semplice movimento, che ha messo in tensione ogni suo muscolo lasciato scoperto da quei pochi centimetri di stoffa e mi obbligo a non guardarlo ancora, per non perdere la concentrazione.

Sorrido al pensiero di come un gesto così banale possa complicarmi la vita, nel senso migliore del termine, e del fatto che Tsubasa non si renda conto di attirare così tanto la mia attenzione, anche involontariamente.

Riprendo dall'inizio la melodia, sentendomi piacevolmente elettrizzata dalla sua presenza.

"Hai comprato una lampada?" mi chiede con tono allegro mentre continuo a suonare e a scarabocchiare sui fogli.

"Sì, oggi. Mi piace questa luce soffusa!" rispondo inclinando leggermente la testa per guardarlo mentre osserva il mio recente acquisto, il suo viso girato verso la parete opposta.

"L’ho presa insieme con altre cose!" continuo senza distogliere gli occhi dal profilo della sua mascella e il taglio invitante della bocca, mentre una delle sue mani si sposta dalla nuca andandosi a poggiare mollemente sul petto.

"Cosa?" e gira leggermente le pupille, andando a incrociare il mio sguardo attento su di lui.

"Ehm... non lo so!" esclamo arcuando un lato della bocca e alzando le spalle, staccando in fine le mani dal pianoforte.

Tsubasa scoppia a ridere allegro, con l'indice mi gratto imbarazzata una tempia.

"Quella lampada è l’unica cosa di cui sono certa, perché è stata la sola che ho afferrato con le mie mani senza dover tentare di pronunciare una sillaba in portoghese!"

Continua a ridere circondando gli addominali con le braccia, piegato in due dallo sforzo.

Sbuffo pensando che io non mi sono messa per mesi a studiare con Carlos, come qualcuno di mia conoscenza.

Si fa presto a beffarsi delle mie difficoltà, quando sono passati giusto quattro mesi dal mio trasferimento.

"Ridi, ridi!" esclamo divertita anch'io "Potrei aver comprato una giraffa senza saperlo! Pensa quando ce la consegneranno, la giraffa!"

Un’altra risata allegra mentre con la mano si copre il viso.

"Avrei preferito un cane ma pazienza..." replica sghignazzando ancora "Cosa credi che mangi un animale simile?"

"Non ne ho idea!" rispondo scuotendo leggermente la testa mentre Tsubasa riprendere la posizione iniziale, abbandonandosi ancora sul divano.

E di nuovo mi perdo a guardarlo, come se mi avesse fatto qualche magia, stregandomi con la sua presenza.

Con uno sforzo incredibile, volto la testa costringendo i miei occhi a fissare lo spartito e le mie mani riprendono a suonare delicatamente.

Devo continuare a lavorare senza cedere!

Tempo tre secondi però e mi ritrovo a guardarlo ancora di sottecchi, proprio nel momento in cui le sue palpebre si stanno chiudendo.

Con un sospiro, volto di nuovo completamente il capo nella sua direzione, contemplando con un'aria venerante il sorriso rilassato e sereno stampato sulle sue labbra.

Il respiro calmo alza e abbassa i muscoli del petto in maniera così armoniosa, che pagherei per diventare aria in questo istante.

Ed è appurato, ha vinto di nuovo. 

Come sempre.

Un altro sospiro per sottolineare la mia debolezza nei suoi confronti prima di staccare le mani dalla tastiera.

Non posso fare a meno di sorridere, o meglio di ridere di me stessa, quando mi volto ancora a guardarlo.

E sì, avrai anche avuto una vittoria facile, ma perlomeno devo farti credere che non ti ci sia voluto così poco!

Mi alzo piano dal sedile imbottito e in tre passi raggiungo il divano.

Mi abbasso andandomi a sedere per terra, le gambe leggermente piegate distese sul pavimento.

Appoggio le braccia alla pelle, posando il mento sulle mie mani che si sovrastano a vicenda, a pochi centimetri dal suo profilo.

Tsubasa rimane ancora a occhi chiusi, ma le sue labbra s’increspano leggermente in un ghigno soddisfatto.

Maliziosamente indispettita da questa sua sicurezza, socchiudo le palpebre a fessura.

"Mi è venuta un'idea..." sussurro piano con voce un po' cantilenante, accentuando il tutto con un leggero sospiro.

Le sue labbra si stringono appena ora, accentuando di più l'espressione di poco prima poi si volta di fianco, riaprendo gli occhi vicinissimo al mio viso.

Non mi scompongo, cercando di sembrare impassibile mentre dentro di me inizio a sogghignare divertita.

"Si tratta di un peccato capitale..." concludo con la voce ancora più bassa, distendendo le labbra in un sorriso languido.

Tsubasa sposta lo sguardo di lato per qualche secondo, come per concentrarsi, poi torna a guardarmi seducente, avvicinando ancora di più il suo volto al mio.

"Che hai in mente?" mi chiede sorridendo ancora maliziosamente, fiero del suo trionfo.

Rimango in silenzio a fissarlo, sbattendo le palpebre ripetutamente e gonfiando i polmoni d'aria.

Accentuo così l'ennesimo sospiro provocatorio e lui sorride soddisfatto, inclinando la testa per raggiungere le mie labbra.

"Gelato nel cuore della notte? Ti va?" chiedo bloccando così il suo movimento a un centimetro netto dalla mia bocca.

Sto bluffando alla grande!

Tsubasa mi guarda arcuando le sopracciglia e sbattendo ripetutamente gli occhioni stupiti.

"Il tuo preparatore atletico vorrà la mia testa su un piatto d'argento, per le cattive abitudini che ti sto facendo prendere!" esclamo ridacchiando con aria estremamente innocente, internamente soddisfatta per come sono riuscita a girare il gioco in mio favore.

Oh-oh! Non è che alla fine vinco io? Eh eh eh...

Mi sorride mugugnando ora, poi distogliendo lo sguardo, si tira su per sedersi, gomiti sui muscoli delle gambe e mani strette avanti a sé.

La testa tenuta bassa non mi permette di vederlo in faccia e così ora sono io a sogghignare soddisfatta del mio successo.

"Ok!" esclama allegro all'improvviso, girando di nuovo la testa nella mia direzione e sfoderando un bellissimo sorriso felice e rilassato.

"Chi arriva per ultimo prepara le coppe?" aggiunge poi alzandosi di scatto dal divano e prima di sorpassarmi, tira una ciocca dei miei capelli con le dita.

Inclino un angolo della bocca.

Aggrottando le sopracciglia lo vedo allontanarsi verso la porta.

Va bene... forse pareggiamo... 

con un sospiro mi alzo veloce in piedi per raggiungerlo.

Quando sono appena dietro la sua schiena, poggio le mani sulle sue spalle e con un saltello, mi aggrappo al suo torace.

D’istinto le braccia di Tsubasa si tendono all’indietro, sorreggendo così il mio peso, stringendo forte sotto le mie gambe incrociate attorno alla sua vita.

"Portami tu! Sono stanca..." mormoro cingendo il suo collo e posando il mento nell'incavo della sua spalla destra.

Tsubasa sorride mentre annuisce con il capo, il mio d'istinto mi porta a baciare sonoramente la sua guancia, per ringraziarlo.

Qualche passo per il corridoio in penombra e inizio a intravedere l'archetto della cucina, poi un'improvvisa deviazione a destra, in tutt'altra direzione.

"Ehi! Sbagliato strada!" esclamo bisbigliando al suo orecchio e picchiettando con l'indice sul suo petto.

"Non di molto..." risponde lui procedendo tranquillamente verso la nostra camera da letto.

Non trattengo un sorriso eccitato e allo stesso tempo arrendevole.

Ok! Ok! Ritiro tutto... Hai vinto tu!

Entriamo in camera senza alcuna fretta ed io continuo a sorridere beata stretta al suo collo.

Dopo due secondi vengo mollata letteralmente sul materasso, con poca grazia.

"Non sei per niente carino, sai?" esclamo alzando il mento fingendomi offesa, fissandolo negli occhi con rimprovero.

Lui appoggia un ginocchio al letto, poi scavalca il mio bacino con una gamba, sedendosi sul mio ventre, senza però fare pressione su di me, appoggiandosi appena.

Curva la schiena verso il mio viso, poggiando il peso del suo di corpo sulle mani puntate ai della mia testa.

"Aspetta a dirlo..." sussurra piano con un sorriso che definire seducente è altamente riduttivo.

"Montato!" rispondo inclinando la testa leggermente e spostando con la mano una spallina dalla mia canotta, giù lungo il braccio, per provocarlo.

Tsubasa abbassa il volto verso il mio, dischiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi.

Si ferma vicinissimo alla mia bocca.

"Vedi che non mi sono sbagliato di molto?" mormora piano prima di baciarmi lievemente per un attimo.

"Uh?" e le mie mani sfiorano con le unghie le sue costole lungo i suoi fianchi, il suo respiro vicino al mio orecchio.

"Non è anche questo un peccato capitale?"

 

 

 

Mi giro di lato facendo attenzione a non svegliarlo, la mano dietro al mio fianco si stringe in un pugno mentre il braccio si piega a gomito, attirandomi un po' di più a sé.

Il suo viso schiacciato per tre quarti nel cuscino, il collo scomposto e il naso chiuso contro la federa.

Roteando leggermente gli occhi e arcuando le sopracciglia mi chiedo, per l’ennesima volta in questi mesi, come faccia a dormire in questa posizione e soprattutto come riesca a respirare senza soffocare.

Il suo sonno è tranquillo, per niente agitato come il solito, ma davvero non riesco a capire come possa stare comodo con la testa girata in quest’assurda posizione.

I miei occhi si spostano sulle sue spalle nude, alzo un braccio per raggiungere il lenzuolo calato fino ai fianchi e con gesto delicato, tirandolo piano, ricopro la sua schiena fino alle scapole.

Si muove appena ora, respirando un po' più forte e spostando il collo verso il basso, il suo viso torna libero dall'oppressione del guanciale arrivando molto vicino al mio.

I suoi capelli solleticano la mia fronte, con un soffio leggero tento di spostarli appena.

Arriccia il naso sentendo il mio respiro sul volto e sorridendo sposto con la punta delle dita le ciocche ribelli dalla sua pelle e dai suoi occhi.

Osservo la sua espressione serena mentre dorme, come ogni notte.

Devo ancora abituarmi ad averlo sempre così vicino o forse è questo stato perenne di felicità che non mi permette di addormentarmi insieme a lui, facendomi sentire costantemente tesa. 

Piacevolmente tesa.

Ma non importa di addormentarmi a fatica, perché mi piace guardarlo, sarei capace di farlo per ore senza mai stancarmi.

Il mio sguardo attento passa dalle ciglia scure curvate nel sonno, agli zigomi leggermente pronunciati, poi scende sulla bocca che adoro, passando per le guance che domattina sarà costretto a rasare, fino a posarsi sulla sua mano sinistra, leggermente inclinata di fianco, poggiata tra il mento e la gola.

Con la punta dell’indice, sfioro la fede che circonda l’anulare accarezzandola più e più volte.

Sono passati ormai quattro mesi da quel giorno, o forse dovrei dire solo quattro mesi, ma a me sembrano così tanti rispetto a ciò cui ero abituata prima di sposarci.

Perché non ci siamo mai più separati in questo tempo e tutto è come l’avevo sempre desiderato, come un bellissimo sogno.

Sì, sto vivendo nel mio sogno realizzato.

Ed ogni giorno che passa, non è mai uguale al precedente, perché mi sono resa conto solo ora, che esistono un'infinità di cose di lui che non conosco.

Cose piccole e futili volendo, ma che pian piano iniziano a diventare parte di me, di noi.

Tsubasa non ama rimanere alzato fino a tardi, forse sarà la sua vita regolare da sportivo a condizionarlo, mentre io mi crogiolo nella notte, come se fosse il mio ambiente naturale.

Si sveglia presto la mattina, molto prima di me e si alzerebbe subito in piedi scattante, se non fosse che non mi piace aprire gli occhi e mettermi in movimento all'istante.

A volte faccio finta di dormire per un po', prima di fargli intendere che mi sono svegliata, per crogiolarmi tranquilla ancora tra le coperte e stretta alla sua schiena.

Lui aspetta paziente per non disturbarmi.

Altre non fingo affatto, perché se il suo corpo si è staccato da me nel sonno, lo sento riavvicinarsi mugugnando fino ad abbracciarmi, accarezzandomi piano e baciando dolcemente la prima parte di me, che entra in contatto con le sue labbra mentre mi stringe.

E' particolarmente affettuoso Tsubasa la mattina presto e molto seducente, ma io in fondo lo trovo sempre così non è questa novità.

A colazione mangia sedendosi a tavola per una buona mezz'ora, con calma e appetito mentre io sorseggio svogliatamente del succo d'arancia sbadigliando, gli occhi ancora impastati dal sonno di solito.

E mi rimprovera ogni volta per il mio non toccare cibo, elencando i pregi di una sana alimentazione mentre io annuisco continuando a bere solo ed esclusivamente quel succo rosso brillante.

Quando esce per gli allenamenti o per giocare sorride felice ma quel sorriso non mi è nuovo, lo conosco ormai dalla prima volta che si siamo incontrati da bambini.

E' il sorriso del pallone e in un certo senso non posso competere.

E' ordinato Tsubasa, in particolare con i vestiti che piega con cura a ogni cambio e credo che si metterebbe a sistemare anche quelli da buttare nella cesta della biancheria da lavare, se non ci pensassi prima io, attorcigliandoli ben bene prima di buttarli nel cestone di vimini.

In questo il vivere da solo senza genitori fin da ragazzino ha dato i suoi frutti.

Non ama molto la TV ma in compenso abbiamo un’infinità di canali satellitari dedicati al calcio e a volte credo che se volessi vedere la più insipida partita, della più bassa lega, del paese più sperduto al mondo, riuscirei a farlo senza nessun problema per come siamo attrezzati.

E' già perché noi sappiamo tutto di tutte le squadre, compreso il calcio mercato e la situazione riserve, ma non mi lamento so con chi avrei avuto a che fare.

Mi ha stupito invece il suo avvicinarsi alla musica, contrariamente a quanto si possa pensare, adora quella da piano ed io amo suonare per lui.

Il suo viso assume un'espressione terribilmente dolce mentre si rilassa, fino a chiudere gli occhi e addormentarsi spesso cullato dalle note.

E gli piace il mare, in maniera incredibile davvero e questo deve averlo ereditato di sicuro da suo padre.

Mentre di sua madre ha la tenacia e il coraggio di affrontare le difficoltà, con ottimismo e gioia di vivere.

Osservo ancora il suo viso e il movimento quasi impercettibile delle sue palpebre, ora che si muove tre le lenzuola.

La testa si gira insieme al busto, il braccio che cinge la mia vita si discosta liberandomi dal suo abbraccio.

Si gira pancia in giù, quel braccio ora finisce sotto il cuscino e la sua faccia torna a schiacciarsi contro la federa, segno che sta dormendo profondamente.

Con un sorriso colmo di dolcezza, faccio leva sulle braccia per posare un bacio leggero sul suo collo, appena al di sotto della nuca e chiudendo gli occhi inspiro il suo profumo, quello intenso della sua pelle e che mi permetterebbe di riconoscerlo tra mille.

In silenzio e facendo molta attenzione, indietreggio sul materasso fino a quando i piedi nudi non toccano il pavimento, poi delicatamente, ricompongo le lenzuola sul suo corpo e sul posto che ho lasciato vuoto, prima di rimanere in contemplazione della sua figura per qualche attimo ancora.

Sorrido divertita nel sentire il suo respiro rumoroso dovuto al naso soffocato nel cuscino poi mi volto in cerca della mia vestaglia, che stamattina devo aver lasciato come al solito buttata sulla poltroncina all'angolo della stanza, coperta dagli altri indumenti che ho accatastato malamente lì durante la giornata.

Faccio per avvicinarmi al cumulo informe di stoffe, quando la mia attenzione è attratta da una felpa di Tsubasa piegata in ordine sul comò.

L’accarezzo piano prima di prenderla, spiegarla e infilarla in testa.

Mi arriva ben sotto i glutei e le maniche mi ricoprono le mani fino alle nocche.

Tiro su il cappuccio prima di voltarmi un'altra volta verso il letto, sospirare e uscire silenziosamente dalla stanza.

Con passo felpato e orientandomi ormai perfettamente anche al buio nella mia nuova casa, raggiungo il mio studio.

Varcata la porta, mi dirigo verso la lampada acquistata oggi pomeriggio mentre Tsubasa era ad allenarsi.

Con un semplice click si accende, riscaldando la stanza con una luce tenue e soft.

Torno al mio piano stringendomi nella felpa che profuma di buono, ma prima di sedermi mi fermo a contemplare il quadro appeso sopra lo strumento.

Sorrido accarezzando delicatamente la tela, le mie dita poco lontane dal monte Fuji e dal paesaggio familiare di Fujisawa.

La firma in basso a sinistra piccola ma leggibile, Ichiro Misaki.

Sospiro fissando ancora per un po' l’immagine nel quadro che mi ha regalato Taro prima di partire, poi mi siedo al piano, conservando nel mio cuore quel briciolo di nostalgia di casa che a volte mi fa sentire un po' malinconica.

Solo un po', quel tanto che basta per essere una sfumatura nel mio nuovo mondo perfetto.

E il mio pensiero vola ancora da lui, che dorme nudo sotto le lenzuola candide.

E al suo modo di amarmi, di fare l'amore con me...

Con le gote che si scaldano al pensiero di quello che ho vissuto intensamente solo poco fa, poggio le mani sui tasti riprendendo la melodia che avevo abbandonato.

Le parole nascono nella mia mente come un piccolo fiume dalla sua sorgente.

Riprendo la matita, l'appoggio di nuovo sullo spartito appena sotto il primo rigo e canto piano scrivendo mentre un sorriso estasiato incurva le mie labbra.

"I wanna be your babydoll... wrap me up nice and tight... love me through the night... come lay me down enfold me in your arms... cover me with velvet kisses rock me on and on and whisper softly to me... you wanna be my babydoll"*

 

 

 

Corro nell’acqua che mi arriva ai polpacci, le mie gambe si flettono portando centinaia di gocce salate sulla mia pelle.

Le sue braccia mi circondano la vita ora, mi ha raggiunta.

Sorrido aggrappandomi alle sue spalle mentre il sole costringe i miei occhi a socchiudersi appena.

Il rumore delle onde non copre la sua risata allegra, al massimo riesce appena a essere il sottofondo di quel suono armonioso.

Come musica che si alza, come il motore del mio universo.

Le mie braccia circondano il suo collo mentre le sue mani mi trattengono per la vita, i raggi caldi illuminano il suo volto sorridente.

E non c'è nulla che possa desiderare, ora ho tutto. Davvero. Per me.

Le sue braccia si spostano dai miei fianchi e si piegano sotto le mie gambe, per prendermi in braccio.

Rido felice mentre sento il vento tra i miei capelli e non c’è più nulla di doloroso nella mia testa, che mi faccia desiderare che riesca a soffiarlo via da me.

Rido ancora mentre sento la sabbia sotto la mia schiena, che si appiccica alla mia pelle bagnata e sorrido ora che facendo pressione sulle gambe, sono riuscita a girarmi portandomi sopra il suo corpo.

Un bacio all’altezza del mento, uno sguardo d’amore mentre il vento caldo tormenta ancora i miei capelli, facendoli posare anche sul suo viso.

Lui li scosta con le dita, portandoli dietro al mio orecchio.

Le sue labbra si muovono pronunciando due semplici parole, ma che hanno la forza di reggere tutto il mio mondo.

Non mi sono arresa, ho lottato e pianto nella disperazione, ma senza perdere mai la speranza.

Per ottenere tutto questo e nessuno potrà mai portarmelo via.

Ti seguirò ovunque vorrai, come ho seguito solo ed esclusivamente il mio cuore per tutti questi anni.

Un bacio ancora ma sulle labbra, prendendo il suo viso tra le mani e sporcando le sue guance di sabbia fine e dorata.

Poi mi alzo e mi volto verso di lui, allungando la mano mentre mi raggiunge con uno scatto e mi sorride ancora, ora che le sue dita stringono le mie saldamente.

Alcuni passi nell'acqua, di nuovo le mie gambe che forzano le onde calme del mare.

Poggio la testa sulla sua spalla, un bacio leggero mi sfiora la tempia.

Cammino serena a fronte alta, sfidando il cielo azzurro e questo sole accecante d’estate, sentendomi imbattibile.

La sua mano abbandona la mia per circondare il mio collo con il braccio, rispondo cingendo sicura il suo fianco.

Lo guardo ancora e di nuovo mi regala quel sorriso felice mentre in lontananza da un chiosco, arriva una melodia familiare.

Una canzone.

La mia...

 

“Not more than three short years ago

I was abandoned and alone

Without a penny to my name

so very young and so afraid

no proper shoes upon my feet

sometimes I couldn't even eat

I often cried myself to sleep

but still I had to keep on going

never knowing if I could take it

If I could make it through the night

I held on to my faith

I struggled and I prayed

and now I've found my way

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)

 

I know life can be so tough

and you feel like giving up

but you must be strong

baby just hold on

you'll never find the answers

if you throw your life away

I used to feel the way you do

still I have to keep on going

never knowing if I could take it

if I would make it through the night

I held on to my faith

I struggled and I prayed

and now I've finally find my way

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)

 

I once was lost

but now I'm found

I got my feet on solid ground

thank you Lord

If you believe within your soul

Just hond on tight

and don't let go

you can make it

make it happen

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)”**

 

 

 

 

 

* "Babydoll" Parole: Mariah Carey & Missy Elliot Musica: Mariah Carey, C. Rooney, Stevie J. © 1997 Sony Music Entertainment Inc.

** "Make it Happen" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, David Cole, Robert Civillés © 1992 Sony Music Entertainment Inc.

 

 

Tutti i personaggi originali di "Captain Tsubasa" sono © di Yoichi Takahashi e Shueshia.

I personaggi di Keysuke Mendo, Takeshi Seii, Akane Minase e Yoichi Tadai sono invece frutto della mia immaginazione e appartengono a me.^^

 

 

Questa storia è nata dal desiderio di soddisfare me stessa.

E' stata scritta essenzialmente per OnlyHope, o meglio per Elisabetta, per vedere sullo schermo ciò che più avrei voluto fosse accaduto tra quei piccoli accenni romantici nel manga del sensei Takahashi. Una fantasia da ragazzina, che mi ha accompagnata nel corso del tempo solitariamente per poi essere condivisa con voi. E' un miracolo che questa mia personale visione abbia accolto anche il piacere di altri, non mi sarei aspettata mai così tanto. Ed è un dispiacere enorme separami da B. e non solo perché è stata con me per tanto tempo, ma perché ci ho messo molto di me stessa e delle mie sensazioni. Credetemi quando vi dico che è molto difficile "essere" Tsubasa e poi Sanae... Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto e seguito questa mia storia semplice in questi lunghissimi mesi, che hanno apprezzato i miei sforzi chiudendo spesso gli occhi sulle imprecisioni e le sviste, perdonandomele tacitamente. Ringrazio per ogni singola recensione ricevuta, e per ogni volta che qualcuno è tornato a rileggere un capitolo, per ogni mail che mi è arrivata rendendomi felice. Grazie a tutti per essere stati così gentili con me, mi auguro di essere stata degna della vostra pazienza e della vostra attenzione. Spero che questo non sia un addio, ma solo un arrivederci...

 

A Betta, per la sua amicizia, le serate in compagnia e le mezz'ore al telefono. Per il suo iniziale scetticismo e la maturità del saper cambiare idea. Per essere stata Tsubasa e aver resistito. Per l’affetto, semplicemente...

 

A Sara, per la sua sensibilità, l'ironia e ogni nostra piccola affinità. Per il tenere duro, senza arrendersi e per ogni minuto trascorso insieme in questo brevissimo tempo. Per l’incoraggiamento e gli stimoli. Grazie per aver portato un raggio del tuo sole nelle mie giornate...

 

Ad Alessia, per quella primissima recensione che mi ha dato coraggio e forza. Per la franchezza e l'onestà di giudizio, per la sincerità di ogni sua parola. Per il suo entusiasmo e l’adsl che ci abbandona. Per saper tener testa al mondo, per volerci provare. Ti sono veramente grata...

 

So spread your wings and fly, Butterfly...

OnlyHope

 

   
 
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