BUTTERFLY
CAPITOLO 35
Fallo accadere
La matita scivola dalla bocca, con
uno sbuffo inclino il busto per raggiungerla prima che rotoli lontana
dai miei piedi.
L’afferro e con un colpo di reni, mi rimetto in posizione eretta.
Inclinando leggermente la testa,
avvicino la punta consumata ai righi paralleli dello spartito.
La stringo di nuovo tra le labbra
mentre le mie mani percorrono la tastiera, seguendo alla lettera
ciò che i miei occhi trasmettono, riprendendo i segni neri
dall’inizio della pagina.
Un’altra piccola
correzione poi questa volta lascio la matita poggiata sul mio grembo e
inizio a canticchiare suonando contemporaneamente la melodia.
Con la coda dell’occhio
osservo il buio oltre il lucernario alla mia sinistra ed è
così piacevole la sensazione della notte che mi avvolge,
perché riesce a farmi sentire isolata da tutto e libera, qui
davanti al pianoforte.
Continuo a suonare beata, senza
dovermi preoccupare del rumore, visto che questa stanza è
stata completamente insonorizzata, come regalo di nozze da parte di
Tsubasa.
Sorridendo ripenso al momento in
cui mi ha portata, tenendomi rigorosamente le mani sugli occhi, davanti
alla porta chiusa sulla quale campeggiava un enorme fiocco rosso.
Un fiocco identico a quello che era
posato su questo magnifico pianoforte a coda nero, ma così
splendente ai miei occhi emozionati.
Con un sospiro compiaciuto al
ricordo del mio arrivo in Brasile, tratteggio altre note sullo spartito
fitto di segni e asterischi, quando sento aprirsi la porta
così che i miei occhi si girino d’istinto in
quella direzione.
Tsubasa si affaccia leggermente,
poi piegando il braccio allo stipite e poggiandoci contro la fronte, se
ne sta lì a osservarmi sorridendo sereno.
"E' tardi, non vieni a letto?" mi
chiede mentre noto con estrema attenzione il movimento
dell’altro braccio che si piega, permettendo alla sua mano di
scivolare lenta sull'addome nudo.
E come se non l’avessi
mai visto così, arrossisco leggermente distogliendo lo
sguardo.
"Sono ispirata..." rispondo
tornando a muovere le mani sui tasti, come se fosse possibile ignorare
del tutto tuo marito che, vestito solo da un misero paio di
pantaloncini di jersey, ti chiede di raggiungerlo a letto.
Tsubasa non si scompone e
abbandonando la posizione d’appoggio, si avvicina
lento di qualche passo per raggiungere il divano di pelle chiaro a
mezzo metro dal pianoforte e quindi da me.
"Allora ti faccio compagnia!"
replica sedendosi sul bracciolo per poi lasciarsi scivolare
all’indietro, mani incrociate dietro alla nuca.
Seguo per un secondo questo
semplice movimento, che ha messo in tensione ogni suo muscolo lasciato
scoperto da quei pochi centimetri di stoffa e mi obbligo a non
guardarlo ancora, per non perdere la concentrazione.
Sorrido al pensiero di come un
gesto così banale possa complicarmi la vita, nel senso
migliore del termine, e del fatto che Tsubasa non si renda conto di
attirare così tanto la mia attenzione, anche
involontariamente.
Riprendo dall'inizio la melodia,
sentendomi piacevolmente elettrizzata dalla sua presenza.
"Hai comprato una lampada?" mi
chiede con tono allegro mentre continuo a suonare e a scarabocchiare
sui fogli.
"Sì, oggi. Mi piace
questa luce soffusa!" rispondo inclinando leggermente la testa per
guardarlo mentre osserva il mio recente acquisto, il suo viso girato
verso la parete opposta.
"L’ho presa insieme con
altre cose!" continuo senza distogliere gli occhi dal profilo della sua
mascella e il taglio invitante della bocca, mentre una delle sue mani
si sposta dalla nuca andandosi a poggiare mollemente sul petto.
"Cosa?" e gira leggermente le
pupille, andando a incrociare il mio sguardo attento su di lui.
"Ehm... non lo so!" esclamo
arcuando un lato della bocca e alzando le spalle, staccando in fine le
mani dal pianoforte.
Tsubasa scoppia a ridere allegro,
con l'indice mi gratto imbarazzata una tempia.
"Quella lampada è
l’unica cosa di cui sono certa, perché
è stata la sola che ho afferrato con le mie mani senza dover
tentare di pronunciare una sillaba in portoghese!"
Continua a ridere circondando gli
addominali con le braccia, piegato in due dallo sforzo.
Sbuffo pensando che io non mi sono messa per mesi a studiare con Carlos, come qualcuno di mia conoscenza.
Si fa presto a beffarsi delle mie
difficoltà, quando sono passati giusto quattro mesi dal mio
trasferimento.
"Ridi, ridi!" esclamo divertita
anch'io "Potrei aver comprato una giraffa senza saperlo! Pensa quando
ce la consegneranno, la
giraffa!"
Un’altra risata allegra
mentre con la mano si copre il viso.
"Avrei preferito un cane ma
pazienza..." replica sghignazzando ancora "Cosa credi che mangi un
animale simile?"
"Non ne ho idea!" rispondo
scuotendo leggermente la testa mentre Tsubasa riprendere la posizione
iniziale, abbandonandosi ancora sul divano.
E di nuovo mi perdo a guardarlo,
come se mi avesse fatto qualche magia, stregandomi con la sua presenza.
Con uno sforzo incredibile, volto
la testa costringendo i miei occhi a fissare lo spartito e le mie mani
riprendono a suonare delicatamente.
Devo
continuare a lavorare senza cedere!
Tempo tre secondi però e
mi ritrovo a guardarlo ancora di sottecchi, proprio nel momento in cui
le sue palpebre si stanno chiudendo.
Con un sospiro, volto di nuovo
completamente il capo nella sua direzione, contemplando con un'aria
venerante il sorriso rilassato e sereno stampato sulle sue labbra.
Il respiro calmo alza e abbassa i
muscoli del petto in maniera così armoniosa, che pagherei
per diventare aria in questo istante.
Ed è appurato, ha vinto di nuovo.
Come sempre.
Un altro sospiro per sottolineare
la mia debolezza nei suoi confronti prima di staccare le mani dalla
tastiera.
Non posso fare a meno di sorridere,
o meglio di ridere di me stessa, quando mi volto ancora a guardarlo.
E sì, avrai anche avuto
una vittoria facile, ma perlomeno devo farti credere che non ti ci sia
voluto così poco!
Mi alzo piano dal sedile imbottito e in tre passi raggiungo il divano.
Mi abbasso andandomi a sedere per
terra, le gambe leggermente piegate distese sul pavimento.
Appoggio le braccia alla pelle,
posando il mento sulle mie mani che si sovrastano a vicenda, a pochi
centimetri dal suo profilo.
Tsubasa rimane ancora a occhi
chiusi, ma le sue labbra s’increspano leggermente in un
ghigno soddisfatto.
Maliziosamente indispettita da
questa sua sicurezza, socchiudo le palpebre a fessura.
"Mi è venuta un'idea..."
sussurro piano con voce un po' cantilenante, accentuando il tutto con
un leggero sospiro.
Le sue labbra si stringono appena
ora, accentuando di più l'espressione di poco prima
poi si volta di fianco, riaprendo gli occhi vicinissimo al mio
viso.
Non mi scompongo, cercando di
sembrare impassibile mentre dentro di me inizio a sogghignare divertita.
"Si tratta di un peccato
capitale..." concludo con la voce ancora più bassa,
distendendo le labbra in un sorriso languido.
Tsubasa sposta lo sguardo
di lato per qualche secondo, come per concentrarsi, poi torna a
guardarmi seducente, avvicinando ancora di più il suo volto
al mio.
"Che hai in mente?" mi chiede
sorridendo ancora maliziosamente, fiero del suo trionfo.
Rimango in silenzio a fissarlo, sbattendo le palpebre ripetutamente e gonfiando i polmoni d'aria.
Accentuo così l'ennesimo
sospiro provocatorio e lui sorride soddisfatto, inclinando la
testa per raggiungere le mie labbra.
"Gelato nel cuore della notte? Ti
va?" chiedo bloccando così il suo movimento a un centimetro
netto dalla mia bocca.
Sto bluffando alla grande!
Tsubasa mi guarda arcuando le
sopracciglia e sbattendo ripetutamente gli occhioni stupiti.
"Il tuo preparatore atletico
vorrà la mia testa su un piatto d'argento, per le cattive
abitudini che ti sto facendo prendere!" esclamo ridacchiando con aria
estremamente innocente, internamente soddisfatta per come sono riuscita
a girare il gioco in mio favore.
Oh-oh! Non è che alla
fine vinco io? Eh eh eh...
Mi sorride mugugnando ora, poi
distogliendo lo sguardo, si tira su per sedersi, gomiti sui muscoli
delle gambe e mani strette avanti a sé.
La testa tenuta bassa non mi
permette di vederlo in faccia e così ora sono io a
sogghignare soddisfatta del mio successo.
"Ok!" esclama allegro
all'improvviso, girando di nuovo la testa nella mia direzione e
sfoderando un bellissimo sorriso felice e rilassato.
"Chi arriva per ultimo prepara le
coppe?" aggiunge poi alzandosi di scatto dal divano e prima di
sorpassarmi, tira una ciocca dei miei capelli con le dita.
Inclino un angolo della bocca.
Aggrottando le sopracciglia lo
vedo allontanarsi verso la porta.
Va bene... forse pareggiamo...
E
con un sospiro mi alzo veloce in piedi per raggiungerlo.
Quando sono appena dietro la sua
schiena, poggio le mani sulle sue spalle e con un saltello, mi aggrappo
al suo torace.
D’istinto le braccia di
Tsubasa si tendono all’indietro, sorreggendo così
il mio peso, stringendo forte sotto le mie gambe incrociate attorno
alla sua vita.
"Portami tu! Sono stanca..."
mormoro cingendo il suo collo e posando il mento nell'incavo della sua
spalla destra.
Tsubasa sorride mentre
annuisce con il capo, il mio d'istinto mi porta a baciare sonoramente
la sua guancia, per ringraziarlo.
Qualche passo per il corridoio in
penombra e inizio a intravedere l'archetto della cucina, poi
un'improvvisa deviazione a destra, in tutt'altra direzione.
"Ehi! Sbagliato strada!" esclamo
bisbigliando al suo orecchio e picchiettando con l'indice sul suo petto.
"Non di molto..." risponde
lui procedendo tranquillamente verso la nostra camera da letto.
Non trattengo un sorriso eccitato e
allo stesso tempo arrendevole.
Ok! Ok! Ritiro tutto... Hai vinto
tu!
Entriamo in camera senza alcuna
fretta ed io continuo a sorridere beata stretta al suo collo.
Dopo due secondi vengo mollata
letteralmente sul materasso, con poca grazia.
"Non sei per niente carino, sai?"
esclamo alzando il mento fingendomi offesa, fissandolo negli occhi con
rimprovero.
Lui appoggia un ginocchio al letto,
poi scavalca il mio bacino con una gamba, sedendosi sul mio ventre,
senza però fare pressione su di me, appoggiandosi appena.
Curva la schiena verso il mio viso,
poggiando il peso del suo di corpo sulle mani puntate ai della mia
testa.
"Aspetta a dirlo..." sussurra piano
con un sorriso che definire seducente è altamente riduttivo.
"Montato!" rispondo inclinando la
testa leggermente e spostando con la mano una spallina dalla mia
canotta, giù lungo il braccio, per provocarlo.
Tsubasa abbassa il volto verso il
mio, dischiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi.
Si ferma vicinissimo alla mia bocca.
"Vedi che non mi sono sbagliato di
molto?" mormora piano prima di baciarmi lievemente per un attimo.
"Uh?" e le mie mani sfiorano con le
unghie le sue costole lungo i suoi fianchi, il suo respiro vicino al
mio orecchio.
"Non è anche questo un
peccato capitale?"
Mi giro di lato facendo attenzione
a non svegliarlo, la mano dietro al mio fianco si stringe in un pugno
mentre il braccio si piega a gomito, attirandomi un po' di
più a sé.
Il suo viso schiacciato per tre
quarti nel cuscino, il collo scomposto e il naso chiuso contro la
federa.
Roteando leggermente gli occhi e
arcuando le sopracciglia mi chiedo, per l’ennesima volta in
questi mesi, come faccia a dormire in questa posizione e soprattutto
come riesca a respirare senza soffocare.
Il suo sonno è
tranquillo, per niente agitato come il solito, ma davvero non riesco a
capire come possa stare comodo con la testa girata in
quest’assurda posizione.
I miei occhi si spostano sulle sue
spalle nude, alzo un braccio per raggiungere il lenzuolo calato fino ai
fianchi e con gesto delicato, tirandolo piano, ricopro la sua schiena
fino alle scapole.
Si muove appena ora, respirando un
po' più forte e spostando il collo verso il basso, il suo
viso torna libero dall'oppressione del guanciale arrivando molto vicino
al mio.
I suoi capelli solleticano la mia
fronte, con un soffio leggero tento di spostarli appena.
Arriccia il naso sentendo il mio
respiro sul volto e sorridendo sposto con la punta delle dita
le ciocche ribelli dalla sua pelle e dai suoi occhi.
Osservo la sua espressione serena
mentre dorme, come ogni notte.
Devo ancora abituarmi ad averlo sempre così vicino o forse è questo stato perenne di felicità che non mi permette di addormentarmi insieme a lui, facendomi sentire costantemente tesa.
Piacevolmente tesa.
Ma non importa di addormentarmi a
fatica, perché mi piace guardarlo, sarei capace di farlo per
ore senza mai stancarmi.
Il mio sguardo attento passa dalle
ciglia scure curvate nel sonno, agli zigomi leggermente pronunciati,
poi scende sulla bocca che adoro, passando per le guance che domattina
sarà costretto a rasare, fino a posarsi sulla sua mano
sinistra, leggermente inclinata di fianco, poggiata tra il mento e la
gola.
Con la punta dell’indice,
sfioro la fede che circonda l’anulare accarezzandola
più e più volte.
Sono passati ormai quattro mesi da
quel giorno, o forse dovrei dire solo quattro mesi, ma a me sembrano
così tanti rispetto a ciò cui ero abituata prima
di sposarci.
Perché non ci siamo mai
più separati in questo tempo e tutto è come
l’avevo sempre desiderato, come un bellissimo sogno.
Sì, sto vivendo nel mio
sogno realizzato.
Ed ogni giorno che passa, non
è mai uguale al precedente, perché mi sono resa
conto solo ora, che esistono un'infinità di cose di lui che
non conosco.
Cose piccole e futili volendo, ma
che pian piano iniziano a diventare parte di me, di noi.
Tsubasa non ama rimanere alzato
fino a tardi, forse sarà la sua vita regolare da sportivo a
condizionarlo, mentre io mi crogiolo nella notte, come se fosse il mio
ambiente naturale.
Si sveglia presto la mattina, molto
prima di me e si alzerebbe subito in piedi scattante, se non fosse che
non mi piace aprire gli occhi e mettermi in movimento all'istante.
A volte faccio finta di dormire per
un po', prima di fargli intendere che mi sono svegliata, per
crogiolarmi tranquilla ancora tra le coperte e stretta alla sua schiena.
Lui aspetta paziente per non
disturbarmi.
Altre non fingo affatto,
perché se il suo corpo si è staccato da me nel
sonno, lo sento riavvicinarsi mugugnando fino ad abbracciarmi,
accarezzandomi piano e baciando dolcemente la prima parte di me, che
entra in contatto con le sue labbra mentre mi stringe.
E' particolarmente affettuoso
Tsubasa la mattina presto e molto seducente, ma io in fondo lo trovo
sempre così non è questa novità.
A colazione mangia sedendosi a
tavola per una buona mezz'ora, con calma e appetito mentre io
sorseggio svogliatamente del succo d'arancia
sbadigliando, gli occhi ancora impastati dal sonno di
solito.
E mi rimprovera ogni volta per il
mio non toccare cibo, elencando i pregi di una sana alimentazione
mentre io annuisco continuando a bere solo ed esclusivamente quel succo
rosso brillante.
Quando esce per gli allenamenti o
per giocare sorride felice ma quel sorriso non mi è nuovo,
lo conosco ormai dalla prima volta che si siamo incontrati da bambini.
E' il sorriso del pallone e in un
certo senso non posso competere.
E' ordinato Tsubasa, in particolare
con i vestiti che piega con cura a ogni cambio e credo che si
metterebbe a sistemare anche quelli da buttare nella cesta della
biancheria da lavare, se non ci pensassi prima io, attorcigliandoli ben
bene prima di buttarli nel cestone di vimini.
In questo il vivere da solo senza
genitori fin da ragazzino ha dato i suoi frutti.
Non ama molto la TV ma in compenso
abbiamo un’infinità di canali satellitari dedicati
al calcio e a volte credo che se volessi vedere la più
insipida partita, della più bassa lega, del paese
più sperduto al mondo, riuscirei a farlo senza nessun
problema per come siamo attrezzati.
E' già perché noi sappiamo
tutto di tutte le squadre, compreso il calcio mercato e la situazione
riserve, ma non mi lamento so con chi avrei avuto a che fare.
Mi ha stupito invece il suo avvicinarsi alla musica, contrariamente a quanto si possa pensare, adora quella da piano ed io amo suonare per lui.
Il suo viso assume
un'espressione terribilmente dolce mentre si rilassa, fino a
chiudere gli occhi e addormentarsi spesso cullato
dalle note.
E gli piace il mare, in maniera
incredibile davvero e questo deve averlo ereditato di sicuro da suo
padre.
Mentre di sua madre ha la tenacia e
il coraggio di affrontare le difficoltà, con ottimismo e
gioia di vivere.
Osservo ancora il suo viso e il
movimento quasi impercettibile delle sue palpebre, ora che si muove tre
le lenzuola.
La testa si gira insieme al busto,
il braccio che cinge la mia vita si discosta liberandomi dal suo
abbraccio.
Si gira pancia in giù,
quel braccio ora finisce sotto il cuscino e la sua faccia torna a
schiacciarsi contro la federa, segno che sta dormendo profondamente.
Con un sorriso colmo di dolcezza,
faccio leva sulle braccia per posare un bacio leggero sul suo collo,
appena al di sotto della nuca e chiudendo gli occhi inspiro il suo
profumo, quello intenso della sua pelle e che mi permetterebbe di
riconoscerlo tra mille.
In silenzio e facendo molta
attenzione, indietreggio sul materasso fino a quando i piedi nudi non
toccano il pavimento, poi delicatamente, ricompongo le lenzuola sul suo
corpo e sul posto che ho lasciato vuoto, prima di rimanere in
contemplazione della sua figura per qualche attimo ancora.
Sorrido divertita nel sentire il
suo respiro rumoroso dovuto al naso soffocato nel cuscino
poi mi volto in cerca della mia vestaglia, che stamattina devo
aver lasciato come al solito buttata sulla poltroncina all'angolo della
stanza, coperta dagli altri indumenti che ho accatastato malamente
lì durante la giornata.
Faccio per avvicinarmi al cumulo
informe di stoffe, quando la mia attenzione è attratta da
una felpa di Tsubasa piegata in ordine sul comò.
L’accarezzo piano prima
di prenderla, spiegarla e infilarla in testa.
Mi arriva ben sotto i glutei e le
maniche mi ricoprono le mani fino alle nocche.
Tiro su il cappuccio prima di
voltarmi un'altra volta verso il letto, sospirare e uscire
silenziosamente dalla stanza.
Con passo felpato e orientandomi
ormai perfettamente anche al buio nella mia nuova casa, raggiungo il
mio studio.
Varcata la porta, mi dirigo verso la lampada acquistata oggi pomeriggio mentre Tsubasa era ad allenarsi.
Con un semplice click si accende,
riscaldando la stanza con una luce tenue e soft.
Torno al mio piano stringendomi
nella felpa che profuma di buono, ma prima di sedermi mi fermo a
contemplare il quadro appeso sopra lo strumento.
Sorrido accarezzando delicatamente
la tela, le mie dita poco lontane dal monte Fuji e dal paesaggio
familiare di Fujisawa.
La firma in basso a sinistra
piccola ma leggibile, Ichiro Misaki.
Sospiro fissando ancora per un po'
l’immagine nel quadro che mi ha regalato Taro prima di
partire, poi mi siedo al piano, conservando nel mio cuore quel briciolo
di nostalgia di casa che a volte mi fa sentire un po' malinconica.
Solo un po', quel tanto che basta
per essere una sfumatura nel mio nuovo mondo perfetto.
E il mio pensiero vola ancora da
lui, che dorme nudo sotto le lenzuola candide.
E al suo modo di amarmi, di fare
l'amore con me...
Con le gote che si scaldano al
pensiero di quello che ho vissuto intensamente solo poco fa, poggio le
mani sui tasti riprendendo la melodia che avevo abbandonato.
Le parole nascono nella mia mente
come un piccolo fiume dalla sua sorgente.
Riprendo la matita, l'appoggio di
nuovo sullo spartito appena sotto il primo rigo e canto piano scrivendo
mentre un sorriso estasiato incurva le mie labbra.
"I
wanna be your babydoll... wrap me up nice and tight... love me through
the night... come lay me down enfold me in your arms... cover me with
velvet kisses rock me on and on and whisper softly to me... you wanna
be my babydoll"*
Corro nell’acqua che mi
arriva ai polpacci, le mie gambe si flettono portando centinaia di
gocce salate sulla mia pelle.
Le sue braccia mi circondano la
vita ora, mi ha raggiunta.
Sorrido aggrappandomi alle sue
spalle mentre il sole costringe i miei occhi a socchiudersi appena.
Il rumore delle onde non copre la
sua risata allegra, al massimo riesce appena a essere il sottofondo di
quel suono armonioso.
Come musica che si alza, come il
motore del mio universo.
Le mie braccia circondano il suo
collo mentre le sue mani mi trattengono per la vita, i raggi caldi
illuminano il suo volto sorridente.
E non c'è nulla che
possa desiderare, ora ho tutto. Davvero. Per me.
Le sue braccia si spostano dai miei
fianchi e si piegano sotto le mie gambe, per prendermi in braccio.
Rido felice mentre sento il vento
tra i miei capelli e non c’è più nulla
di doloroso nella mia testa, che mi faccia desiderare che riesca a
soffiarlo via da me.
Rido ancora mentre sento la sabbia
sotto la mia schiena, che si appiccica alla mia pelle bagnata e sorrido
ora che facendo pressione sulle gambe, sono riuscita a girarmi
portandomi sopra il suo corpo.
Un bacio all’altezza del
mento, uno sguardo d’amore mentre il vento caldo tormenta
ancora i miei capelli, facendoli posare anche sul suo viso.
Lui li scosta con le dita,
portandoli dietro al mio orecchio.
Le sue labbra si muovono
pronunciando due semplici parole, ma che hanno la forza di reggere
tutto il mio mondo.
Non mi sono arresa, ho lottato e pianto nella disperazione, ma senza perdere mai la speranza.
Per ottenere tutto questo
e nessuno potrà mai portarmelo via.
Ti
seguirò ovunque vorrai, come ho seguito solo ed
esclusivamente il mio cuore per tutti questi anni.
Un bacio ancora ma sulle labbra, prendendo il suo viso tra le mani e sporcando le sue guance di sabbia fine e dorata.
Poi mi alzo e mi volto
verso di lui, allungando la mano mentre mi raggiunge con uno scatto e
mi sorride ancora, ora che le sue dita stringono le mie saldamente.
Alcuni passi nell'acqua, di nuovo
le mie gambe che forzano le onde calme del mare.
Poggio la testa sulla sua spalla, un bacio leggero mi sfiora la tempia.
Cammino serena a fronte alta,
sfidando il cielo azzurro e questo sole accecante
d’estate, sentendomi imbattibile.
La sua mano abbandona la mia per
circondare il mio collo con il braccio, rispondo cingendo sicura il suo
fianco.
Lo guardo ancora e di
nuovo mi regala quel sorriso felice mentre in lontananza da un chiosco,
arriva una melodia familiare.
Una canzone.
La mia...
“Not
more than three short years ago
I
was abandoned and alone
Without
a penny to my name
so
very young and so afraid
no
proper shoes upon my feet
sometimes
I couldn't even eat
I
often cried myself to sleep
but
still I had to keep on going
never
knowing if I could take it
If
I could make it through the night
I
held on to my faith
I
struggled and I prayed
and
now I've found my way
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)
I
know life can be so tough
and
you feel like giving up
but
you must be strong
baby
just hold on
you'll
never find the answers
if
you throw your life away
I
used to feel the way you do
still
I have to keep on going
never
knowing if I could take it
if
I would make it through the night
I
held on to my faith
I
struggled and I prayed
and
now I've finally find my way
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)
I
once was lost
but
now I'm found
I
got my feet on solid ground
thank
you Lord
If
you believe within your soul
Just
hond on tight
and
don't let go
you
can make it
make
it happen
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)”**
* "Babydoll" Parole: Mariah Carey
& Missy Elliot Musica: Mariah Carey, C. Rooney, Stevie J.
© 1997
Sony Music Entertainment Inc.
** "Make it Happen" Parole: Mariah
Carey Musica: Mariah Carey, David Cole, Robert Civillés
© 1992 Sony Music Entertainment Inc.
Tutti i personaggi originali di
"Captain Tsubasa" sono © di Yoichi Takahashi e Shueshia.
I personaggi di Keysuke Mendo,
Takeshi Seii, Akane Minase e Yoichi Tadai sono invece frutto della mia
immaginazione e appartengono a me.^^
Questa storia è nata dal
desiderio di soddisfare me stessa.
E' stata scritta essenzialmente per
OnlyHope, o meglio per Elisabetta, per vedere sullo schermo
ciò che più avrei voluto fosse accaduto tra quei
piccoli accenni romantici nel manga del sensei Takahashi. Una fantasia
da ragazzina, che mi ha accompagnata nel corso del tempo solitariamente
per poi essere condivisa con voi. E' un miracolo che questa mia
personale visione abbia accolto anche il piacere di altri, non mi sarei
aspettata mai così tanto. Ed è un dispiacere
enorme separami da B. e non solo perché è stata
con me per tanto tempo, ma perché ci ho messo molto di me
stessa e delle mie sensazioni. Credetemi quando vi dico che
è molto difficile "essere" Tsubasa e poi Sanae... Ringrazio
di cuore tutte le persone che hanno letto e seguito questa mia storia
semplice in questi lunghissimi mesi, che hanno apprezzato i miei sforzi
chiudendo spesso gli occhi sulle imprecisioni e le sviste,
perdonandomele tacitamente. Ringrazio per ogni singola recensione
ricevuta, e per ogni volta che qualcuno è tornato a
rileggere un capitolo, per ogni mail che mi è arrivata
rendendomi felice. Grazie a tutti per essere stati così
gentili con me, mi auguro di essere stata degna della vostra pazienza e
della vostra attenzione. Spero che questo non sia un addio, ma solo un
arrivederci...
A Betta, per la sua amicizia, le
serate in compagnia e le mezz'ore al telefono. Per il suo iniziale
scetticismo e la maturità del saper cambiare idea. Per
essere stata Tsubasa e aver resistito. Per l’affetto,
semplicemente...
A Sara, per la sua
sensibilità, l'ironia e ogni nostra piccola
affinità. Per il tenere duro, senza arrendersi e per ogni
minuto trascorso insieme in questo brevissimo tempo. Per
l’incoraggiamento e gli stimoli. Grazie per aver portato un
raggio del tuo sole nelle mie giornate...
Ad Alessia, per quella primissima
recensione che mi ha dato coraggio e forza. Per la franchezza e
l'onestà di giudizio, per la sincerità di ogni
sua parola. Per il suo entusiasmo e l’adsl che ci abbandona.
Per saper tener testa al mondo, per volerci provare. Ti sono veramente
grata...
So spread your wings and fly,
Butterfly...
OnlyHope