Era nella sua gabbia. Ormai non ricordava neanche più da
quanti giorni erano stati imprigionati. Davanti a sé poteva
scorgere l’esile figura di Kate. Era sdraiata su quella
specie di lettino. Gli stava rivolgendo le spalle. Era arrabbiata con
lui e non poteva di certo biasimarla. Aveva ogni ragione per esserlo,
ma lui non poteva spiegarle quello che era successo.
Quei momenti di solitudine lo portarono a riflettere sulla propria
vita. Quella era per caso una punizione per tutto
ciò di male che aveva fatto prima di finire su
quella maledetta isola? Non sarebbe stato poi così
sbagliata come teoria, in fondo...
Non aveva mai fatto niente di buono, nella sua vita. Aveva truffato
tanta gente, aveva rubato, ingannato, cosa avrebbe dovuto attendersi
dalla vita?
Sawyer ripensò alla sua ultima truffa, dalla prigione.
Neanche lì era riuscito a rigare dritto.
D’altronde quel penitenziario era totalmente corrotto, a
partire dallo stesso direttore. Lui aveva, con mezzi illeciti,
patteggiato la propria pena. Per farlo, aveva truffato il nuovo
carcerato. Ci aveva guadagnato anche abbastanza soldi, per stare
abbastanza tranquillo per almeno dieci anni, ma lui, di quella somma,
non aveva visto neanche un centesimo. Per sua scelta. Aveva preferito
investire quei soldi per l’unica cosa di buono a cui aveva
dato, involontariamente, vita.
Sua figlia. Un brivido gli corse lungo la schiena, al pensiero di avere
una bambina. Lui, l’indifferente, l’insensibile
Sawyer aveva generato una figlia. Da qualche parte in quel mondo adesso
c’era una bambina che cresceva, ignara che suo padre, colui
che le aveva dato la vita, era un mostro, che non aveva fatto altro che
fare un’azione criminale dopo l’altra. Spontanea
gli sorse la domanda: chissà che stava facendo, in quel
momento? Cosa poteva fare una bambina di pochi mesi?
L’aveva rinnegata. Aveva detto che non era possibile che
fosse sua figlia. Aveva accusato la madre della bambina di dire delle
falsità. Non riusciva a credere di essere padre, quando non
riusciva quasi ad essere se stesso. Era come se in qualche modo, il
fatto di avere una figlia, gli imponesse delle
responsabilità che andavano al di là
delle proprie possibilità. Eppure la madre della bambina non
gli aveva chiesto niente, non un soldo, non di riconoscerla, non la sua
presenza. L’aveva solo messo al corrente di una
verità troppo scomoda da accettare.
Che cosa ne sarebbe stato di lui? Magari non sarebbe mai andato via da
quell’isola. Ma, forse, un giorno, se mai fosse riuscito a
cavarsela, sarebbe andato nella sua città, per andare a
vederla. Non a conoscerla, ma a vederla. Magari un attimo, da lontano,
solo per vedere sua figlia. La sua bambina, Clementine. Clementine che
portava il cognome della madre, perché non aveva un padre,
ma un sacco si soldi si. I soldi si, perché lui aveva aperto
un conto a suo nome, sul quale aveva versato i soldi
dell’ultima truffa, senza che lei, un giorno, potesse
risalire al “misterioso benefattore”.
Clementine Ford... voleva sentire che effetto potesse avere questo
nome. Era una sensazione molto strana. Un calore sconosciuto lo
avvolse, nel momento in cui nella sua mente si formò
l’immagine della piccolina che lui aveva visto solo una
volta, in una foto.
In quel momento, nella sua gabbia, con poche speranze di andarsene da
quell’isola, Sawyer fece una promessa a se stesso. Un giorno,
vita permettendo, avrebbe incontrato sua figlia. Senza dirgli chi lui
fosse, ma l’avrebbe incontrata. Gli sarebbero bastati pochi
attimi, voleva solo incontrare i suoi occhi una volta sola, nella sua
vita, per essere felice. Per sentire di aver realizzato qualcosa di
importante nella vita.