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Autore: LilyShakarian    20/08/2013    4 recensioni
Eccomi che ritorno, ma stavolta con una one shot più drammatica.
Ho provato a scrivere dal punto di vista di Garrus negli attimi finali del gioco, da quando viene separato da Shepard. Poi ho inventato di sana pianta, ma solo perchè sono ostinata e non mi arrendo a certe scelte fatte da Bioware. In attesa di dedicarmi a qualcosa di più complesso, continuerò questa scia di one shot.
Enjoy :)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garrus Vakarian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Keep calm and... Shakarian!'
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In the End


- E’ solo un brutto sogno.-

Questo continuo a ripetermi da ore.  La speranza è l’ultima a morire e io mi ci sto aggrappando con tutte le mie forze.

Un incubo.

D’altra parte mi aspetto sempre il peggio, così da poter rimanere sorpreso in modo piacevole per svolte inaspettate e spero proprio che questo sia uno di quei casi.

Morte.

Era tutto quello che ci circondava, oltre la disperazione. I corpi dei nostri alleati soccombevano ai colpi dei nemici e anche io son stato ferito. - Nulla di grave.- Ti rassicuro, ma non vuoi sentire ragioni. Sarei rimasto al tuo fianco, sempre. E l’ho fatto, finché me lo hai concesso.

Caos.

Regna sovrano nella navetta che porta via me e T’Soni, ma regna anche nella mia mente. Perché non mi hai permesso di restare? Se questa dovesse essere la fine, perché non mi vuoi al tuo fianco?

Afflizione.

Mi coglie impreparato e mi sovrasta. Sono addestrato a saper controllare le emozioni, da buon soldato, ma stavolta il mio lato da cattivo Turian ha preso il sopravvento e soccombo. Non mi importa più nulla di tutto questo, voglio solo te, sana e salva, al mio fianco. Perciò cerca di tornare.

Distruzione.

E’ tutto quello che riesco a pensare vedendo l’esplosione. Tutto viene spazzato via in un secondo e perdo un battito nel saperti là, al centro della fine. Non puoi avermi lasciato solo, non puoi averlo fatto davvero. Tocco la mia cicatrice, riscoprendola umida, e mi accorgo di una lacrima che non avevo notato, sfuggita al controllo dei miei nervi.

Detenzione.

Tutto quello che mi tocca è stare qui, senza possibilità di evasione. Nonostante le ferite, potrei muovermi, sfinire i miei muscoli fino allo stremo e correre da te, ma mi tengono sedato, in gabbia, mentre vorrei solo venire a cercarti.

Vuoto.

Non saprei descrivere altrimenti quest’attimo. Siamo tutti riuniti per piangerti. Chiudo la mia mente, isolandomi dai lamenti del resto dell’equipaggio e rimango immobile a fissare il nome inciso su questa fredda targa di  metallo che reggo a stento tra le mani.

Shepard.

Scandisco ogni lettera, marchiandole tutte a fuoco nella mia memoria. L’ appendo con fierezza, mentre mi raggiungono ovattate parole di conforto.

Notte.

Se prima era la nostra complice, adesso mi è avversa. La mente mi gioca brutti scherzi, non distinguo sogno e realtà.

Profumo.

Il tuo, inconfondibile. E’ rimasto a tormentarmi, dopo essersi aggrappato con prepotenza al mio cuscino. Il mio corpo ti cerca, inconscio, nel sonno.

Rimpianto.

Mi tormenta. Per non averti dato abbastanza. Per non esserti stato accanto nel momento più cruciale. Dovrei essere con te, adesso, ovunque gli Spiriti ti abbiano concesso di andare.

Ricordi.

Così dolorosi.. Quando la smetterà di comparirmi, il tuo volto? Quell’espressione assorta. Un tuo sorriso. La tua rabbia in battaglia. La tua decisione nel parlare all’equipaggio e rassicurarlo ogni volta.
Un pianeta inesplorato finalmente raggiunto. Una carezza.
Un nemico eliminato. Un bacio.
Un obbiettivo conquistato. Passione sotto le coltri.
Tutto questo, insieme.
- Non c’è Shepard senza Vakarian.-
Eppure io sono qui e tu non ci sei.

Speranza.

La notizia si è sparsa a macchia d’olio e non hanno mancato di farmela sapere immediatamente. Non c’è alcuna certezza, eppure.. Mi auguro solo di non restare ancor più amareggiato e frustrato. Aspettarsi sempre il peggio, ricordi? Ma tu non mi hai mai deluso. Se c’è qualcuno che può avercela fatta, quella sei tu.

Impazienza.

Devo vedere quel corpo, devi essere tu. In cabina di pilotaggio, istigo Joker a far andare la Normandy più veloce. Volano parole graffianti, in cagnesco. Per forza, siamo tutti tesi, ma chiunque di loro è a conoscenza del nostro legame e capiscono il mio stato.

Luce.

Illumina la corazza N7 gettata nella stanza dell’ospedale: è carbonizzata. Una secchezza improvvisa fa ardere la mia gola e non riesco a rispondere ai medici. Perdo l’equilibrio un secondo quando leggo il nome nelle piastrine che mi passano.

Disgelo.

Emergo dallo stato quasi catatonico nel quale ero caduto i giorni passati. Devo vederti, sapere che è tutto reale e non un brutto tiro giocatomi dalla stanchezza. Tentano di fermarmi, ma stavolta non ce la faranno.

Vetro.

Una barriera mi separa da te, ma ti vedo. 
Sei collegata a chissà quanti tubi e macchine, ma sei viva. 
Per un secondo mi chiedo come sia possibile, ma decido che non mi importa.
Resisti, Shepard. Non darmi solo l’illusione di averti ritrovato.

Pazienza.

Devo farne appello ogni volta che ti guardo da fuori e non posso entrare, sarebbe troppo rischioso per te. E’ straziante vederti a meno di qualche metro da me e non poterti nemmeno sfiorare. Ne dovrai avere tanta anche tu, di pazienza. Il tuo corpo è irriconoscibile, però sembra che la morte non ti abbia voluta nemmeno stavolta e questo ci basta.

Mesi.

Interminabili. Sono qui ogni giorno per te, il resto non conta. Non hai aperto gli occhi neanche una volta, né mosso un solo muscolo. Ti hanno tolto il respiro artificiale, però, e vedere il tuo petto sollevarsi e abbassarsi da solo è un piccolo enorme sollievo.

Combattiva.

Lo sei sempre stata e dovrai esserlo ancora di più. Ti aspetta una riabilitazione lunga e probabilmente dolorosa. Io ci sarò, Shepard. Potrai provare a cacciarmi quanto vorrai, ma non riuscirai a tenermi ancora lontano da te.

Specchi azzurri.

Apri gli occhi, dopo non so più quanto tempo. Quel blu oltremare tanto agognato si rispecchia finalmente nel mio sguardo.
Prendi coscienza lentamente e mi decido, titubante, a stringerti con delicatezza una mano fasciata.
Resisti, mia amata umana. Ce l’abbiamo fatta, ce l’hai fatta.

Da adesso, ci saremo solo Noi.
   
 
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