'Coz when a
heart breaks, no it don't break even.
Samvise
Gamgee della Contea se ne stava in fondo alla ripida scala, la
schiena pulsante dal dolore ed il viso inondato dalle lacrime.
“Come
avete potuto, Padron Frodo, mandar via il vostro Sam? Avete preferito
fidarvi di quell'infima creatura piuttosto che del vostro fidato
giardiniere”, pensò rammaricato.
Nelle
ultime rampe Sam si era lasciato cadere, sfinito e con il cuore
spezzato. Ma non pensava alle escoriazioni che si era procurato su
gambe, braccia e piedi; il grande peso che avviluppava il petto dello
Hobbit era il ricordo di qualche ora prima, quando Frodo gli aveva
urlato in faccia di andarsene, il viso pieno di disgusto ed
impassibile.
Se ne stava
immobile, la testa ricoperta da una folta chioma di biondi ricci
appoggiata sulla pietra fredda. Non trovava le forze per rialzarsi.
Cosa avrebbe dovuto fare ora? Tornare indietro? Cercare di
raggiungere qualche truppa di Faramir e farsi accompagnare alla
Bianca Torre, sperando magari un giorno di varcare nuovamente il
confine della Contea?
No, non
senza Frodo figlio di Drogo, Sam ne era convinto.
Guardava
quel cielo plumbeo dimentico dell'antico firmamento di stelle che
soleva illuminarlo la notte, infinite ere prima. Se ne stava
lì,
Samvise, a riassaporare i ricordi di giorni incredibilmente lontani,
quando chiacchierava con Frodo mentre potava l'aiuola sotto la
finestra o, ancora, quando si concedevano una bella fumata d'erba
pipa la sera o, ricordava con un amaro sorriso, quando insieme
sedevano di fronte al vecchio Bilbo Baggins avari di ogni singolo
racconto che usciva dalle sue labbra.
Chissà
cosa avrebbe detto di lui, il suo vecchio Gaffiere. Mio caro
Samvise, sconfitto da delle briciole di pane e da un essere che di
umano non conserva nemmeno la parola?
Sam
asciugò le ultime lacrime aiutandosi con un lembo del suo
manto
elfico e, rialzandosi a fatica, cercò di focalizzare
ciò che si parava innanzi a lui mentre
aspettava che la testa gli smettesse di girare.
Perché, quando un cuore si spezza, non si spezza davvero.
Non
avrebbe abbandonato Frodo nelle mani della morte. Sentiva che
entrambi necessitavano della presenza dell'altro e avevano una
Missione da portare a termine. Ma, soprattutto, Sam non avrebbe
lasciato che un destino crudele lo separasse da una delle persone
più
care che aveva.
Si
concesse un sorso d'acqua, quanto bastava per inumidirsi le labbra, e
afferrò il primo scalino. Uno alla volta, lentamente ma con
rinnovata sicurezza, Sam risalì l'immonda scala.
Passarono
minuti, forse ore, quando lo Hobbit finalmente si ritrovò
davanti
alla galleria. Un lezzo nauseabondo inondava l'aria ma Sam non ci
badò.
“Forse
Padron Frodo mi avrà anche spezzato il cuore ma non
permetterò a
quel Gollum di prendersi il suo come trofeo”,
pensò risoluto.
Mosse
il primo passo nell'oscurità. Si lasciò avvolgere
da essa e,
nonostante sentisse il sangue gelarsi nelle vene, sguainò la
sua
spada e continuò a camminare.
L'aria
sapeva di una malvagità più antica della Terra di
Mezzo, più
di Dama Galadriel e probabilmente anche più di Sauron
stesso. Lì,
il male covava la sua vendetta dall'alba del mondo, quando i primi
esseri viventi ancora aprivano gli occhi alla stella di fuoco che
brillava in cielo.
Sto cadendo a pezzi.
Sam
si sentiva sfinito e incapace di proseguire mentre quella galleria
non pareva mostrare vie d'uscita. Le pareti lisce erano ricoperte da
appiccicose ragnatele e lo Hobbit capì di trovarsi davanti a
qualche
cosa di più grosso di lui, letteralmente.
Del
Padrone non c'era traccia, la sua unica compagnia in quel luogo erano
silenzio e paura.
Poi,
d'improvviso, il Mezzuomo si arrestò.
Per
terra, poco distante da lui, se ne stava la fiala-stella che
Galadriel regalò a Frodo durante l'addio a
Lòrien. Era spenta ma
sembrava emanare una luce fredda assopita nel vetro che la custodiva.
Possa
essere per te una luce in luoghi oscuri, quando ogni altra luce si
spegne.
Lo
Hobbit sapeva benissimo che il suo Padrone non si sarebbe separato da
quell'oggetto per nessuna ragione al mondo. Gli era troppo caro.
Realizzò
allora che il pericolo era più grave di quanto non avesse
immaginato.
Raccolse
la fiala e, pronunciando parole elfiche che non credeva di conoscere,
fece sì che ella si accendesse e che la luce di Eärendill
sovrastasse l'oscurità di quel luogo.
“Frodo,
aspettatemi, sto arrivando!”, urlò squarciando il
buio e correndo
verso una speranza che sembrava essere più lontana della sua
stessa
casa.
ANGOLO AUTRICE
Non ho niente di particolare da dire, spero soltanto che questa storia
vi piaccia e, se vi va, fatemelo sapere lasciando qualche recensione
(accetto anche le critiche, purchè siano costruttive lol).
Per quanto riguarda Frodo e Sam, ribadisco che io li vedo come migliori
amici profondamente legati ma ciò non nega che voi li
vediate come qualche cosa di più, il testo è
molto libero e soggettivo. :) Come al solito ho preferito prendere la
scena del film del mitico Peter Jackson perché, oltre a non
voler nemmeno provare a confrontarmi con Dio-Tolkien, è una
delle più intense e mi è piaciuto il cambio che
ha deciso di fare. Infatti, in realtà, nel libro Le Due Torri Sam
entra nella galleria di Shelob con Frodo. Ma nel film si è
capito quanto ormai fosse disperato fin dentro l'anima e fuori di testa
per via dell'Anello, tanto da cacciare Messer Samvise senza ritegno. :')
Ah, ho scelto "Breakeven" perchè è una delle mie
canzoni preferite e le frasi del testo mi hanno ispirato parte della
shot. :)
Okay, ora sparisco, grazie a chi leggerà la storia. :D
P.S. Se vi interessa su Twitter sono @forgivemyfins, ricambio più che volentieri. :3