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Autore: KiarettaScrittrice92    21/08/2013    2 recensioni
Questa fan fiction è il seguito di "Ricordi di ghiaccio rosso".
Sono passati precisamente dodici anni da quando Shinichi ha chiesto a Ran di sposarlo. Tutti i nostri giovani ventenni sono diventati adulti e hanno messo su famiglia. Ma una minaccia incombe ancora su di loro e sui loro figli. Come affronteranno la situazione questa volta?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei ricordi'
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Litigio tra fratelli
 

I due bambini stavano camminando sul marciapiede, la strada per andare a scuola non era molto lunga, ma i due camminavano lenti e forse era per quello che partivano sempre un po’ prima. Si fermarono all’incrocio quando la luce del semaforo diventò rossa e il più piccolo cominciò a battere il piede nervosamente.
«Non capisco perché papà mi deve sempre trattare come un bambino.» disse con aria scocciata.
Chi conosceva bene Shinichi avrebbe riconosciuto nel bambino i tratti e le espressioni del padre: le mani in tasca, l’aria sempre attenta e seria, eppure non potevano essere più diversi.
«Conan tu sei un bambino! Hai solo otto anni.» lo rimproverò la sorella maggiore.
Lei, invece, era più solare e allegra, ma anche molto più diligente del fratello. Come la madre aveva i suoi alti e bassi ed era una bambina parecchio sensibile e altruista.
«Sì, ma c’era bisogno di farmi tutte quelle raccomandazioni?» chiese ancora il bambino, quando scattò il verde ed entrambi attraversarono.
«Magari non si fida della gente che c’è?»
«O forse non si fida di me…!» sbuffò lui.
«Oh, ma insomma! - si arrabbiò la sorella - Perché fai così?»
«Perché mi va! Perché mi sono stufato di stare sempre sotto la sua ala. Non siamo più bambini Akemi e lui ci protegge come se qui fuori ci fossero degli assassini spietati e senza scrupoli!»
«E non pensi che magari sia vero? Con il lavoro che fa, papà si crea un sacco di nemici lo sai?»
«I criminali che incastra finiscono in prigione e non credo che possano evadere tanto facilmente.»
«Ti sbagli! L’altro giorno quando son passata davanti al salotto ho visto mamma e papà guardare la televisione e parlavano di qualcuno che era riuscito ad evadere: non so chi però.»
«Non è questo il punto! - sbottò il bambino - Il punto è che papà non si fida di noi e ci tratta ancora come dei mocciosi!»
«Forse è vero che sei un bambino! - si arrabbiò la sorella - Anzi direi uno zuccone! Non lo capisci che lo fa per noi? Per proteggerci?»
«Non fare la cocca di papà, Akemi…»
«Io almeno ascolto quello che dice e faccio i compiti, tu stai sempre al computer a giocare a quello stupido gioco che ti rimbecillisce.» la bambina si stava davvero arrabbiando e più il suo fratellino parlava più sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
«Quel gioco non è stupido! Serve ad affinare l’intuito!»
«Quale intuito? Se poi quello che impari non lo metti in pratica mi dici a che ti serve? Se ti piace così tanto quel gioco perché non fai il detective come papà?»
«Mai! Piuttosto che diventare come papà mi faccio monaco.»
«Lo vedi che sei stupido? Perché devi comportarti in questo modo?»
«Perché papà non si fida di me... Mentre io so difendermi.» a quelle sue parole, la sorella scoppiò a ridere di gusto.
«Sai difenderti? E da quando?»
«Ti ricordo che anche io ho seguito le lezioni di karatè!» ribatté il bambino facendo il broncio.
«Sì, quante? Dieci? È già tanto che hai una cintura bianca da mostrare in giro.»
«Solo perché tu sei cintura verde non vuol dire che devi prendermi in giro!»
«Allora se ti piaceva tanto, perché non fai karatè invece di stare al computer?»
«Ancora con questa storia? Io sto al computer quanto mi pare e piace, ok?»
«Sempre a litigare voi due?» disse all’improvviso una vocina alle loro spalle, interrompendo il battibecco e facendoli voltare.
Il bambino che aveva parlato aveva la pelle scura, proprio come il padre, i capelli castani e arruffati e gli occhi verdi come smeraldi.
«Ciao Kuniso, come stai? Passato bene le vacanze?» chiese Conan all’amico.
«Sì, io e la famiglia siamo andati ai Tropici!» rispose lui con sorriso.
«Già, beato te... - disse sconsolato il bambino - Insomma non capisco, tuo padre fa lo stesso lavoro del mio, eppure voi riuscite sempre ad andare in vacanza.»
«Forse perché vostro padre è più famoso del mio.» disse il bambino dalla pelle scura, mentre l’altro alzava le spalle con aria rassegnata.
«E così inizia un’altro anno di scuola: se non sbaglio hanno detto che cambiano le sezioni.» fece Akemi dopo che ci fu qualche minuto di silenzio.
«Già… Speriamo ci mettano nella stessa classe!» disse Conan rivolgendosi al suo coetaneo.

  
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