Piuttosto che ammettere che era
ferita e aveva bisogno di aiuto se la sarebbe fatta
tagliare,la gamba. Il problema era che non poteva far uso del Recovery, né di nessun’altro
tipo di magia ad essere sinceri, per i successivi due giorni. Nonostante
questo, voleva arrangiarsi da sola, come aveva sempre fatto. A quel proposito i
due occhi che sentiva perforarle la schiena la
irritavano da morire.
Lo spadaccino camminava infatti alle sue spalle e questo la infastidiva. Non poteva
neppure zoppicare pesantemente come avrebbe desiderato, perché quello
aveva una vista da falco e sarebbe corso a “salvarla” vista la sua
attitudine “cavalleresca”. Ma lei non era
una donzella in pericolo, né voleva esserlo. E quindi aveva stretto i
denti e via, in marcia.
Adesso però iniziava ad aver
bisogno di fermarsi. Il sangue non accennava a smettere di uscire dalla ferita,
le aveva ormai inzuppato il calzone e ne aveva fin dentro allo
stivale. Sentiva il piede slittare ad ogni passo e questo era grave:
stava perdendo parecchio sangue. Per fortuna il mantello le copriva le gambe,
così lo spadaccino non aveva potuto vedere
quando fosse potenzialmente seria la situazione.
La sua testardaggine le si stava rivoltando contro ad una velocità
allarmante.
Sospirò piano, poi si
voltò. “Senti, Gourry...”
Il ragazzo la fissò con sguardo interrogativo negli occhi limpidi.
“Ehm... cosa ne dici di accamparci qui?” Con il braccio
indicò la radura relativamente nascosta dove
erano arrivati. Lo spadaccino annuì brevemente. “Vuoi che vada a
prendere un po’ di legna per il fuoco?” Si propose poi. Ad un suo cenno affermativo, Gourry
partì alla volta della foresta, non senza averle lanciato una strana
occhiata, prima.
Lina si lasciò cadere su un
tronco d’albero e sollevando lentamente la stoffa rotta dei calzoni,
mezza incollata alla carne –maledizione!-, osservò il macello che
aveva sotto il ginocchio. La ferita era profonda e sanguinava copiosamente.
Solo gli Dei sapevano che genere di infezione poteva
venirle, se sopravviveva all’emorragia. Con cosa poteva fermarla, se
neppure il bendaggio raffazzonato che aveva messo insieme dopo il fattaccio
riusciva ad imbrigliare quel benedetto sangue?
Faceva un male d’inferno,
questo era certo. La posizione della ferita era brutta, forse si sarebbe
rimarginata con un bendaggio stretto, stando ferma. Oppure... poteva cucirla.
Chi non praticava la magia si dava dei punti, in casi come il suo e in mancanza
di sacerdoti o simili. Si frugò nei recessi del mantello. Non che
sapesse esattamente cucire, ma immaginava di essere in grado di farlo sulla sua
carne in casi di emergenza. E questo lo era. Il pensiero le diede comunque un
brivido.
Deglutì mentre infilava l’unico
filo a sua disposizione –verde- nella cruna dell’ago. Si
voltò per vedere se lo spadaccino era sulla via del ritorno
ma pareva fosse ancora alla ricerca di legna. Perfetto. Con mani leggermente
tremanti avvicinò l’ago alla ferita.
“Cosa ci fa una ragazzina
tutta sola nel bosco?”
Lina sussultò violentemente,
torse il busto di scatto lasciando cadere il suo piccolo kit del cucito. Di
fronte a lei un uomo tozzo, con un occhio bendato la fissava sorridendo. Un brutto sorriso, a dire il vero. Nonostante la mole, quel
personaggio era riuscito quasi ad arrivarle alle spalle senza fare il minimo
rumore. Senza rispondere Lina gli prese le misure. Brigante. Mago. Entrambe le
cose. L’uomo si battè le mani davanti al
petto e una piccola palla di fuoco si formò tra di esse. Ghignava
mettendo in mostra una fila di inguardabili denti
storti.
La maga si alzò di scatto,
stringendo i denti per la violenta fitta di dolore che le arrivò dalla
ferita sotto il ginocchio. Un nuovo fiotto caldo le inzuppò la gamba.
Merda! “Fireball!” urlò il
brigante-mago. Lina riuscì a schivare il colpo per un pelo, gettandosi
di lato. La
verità era che si sentiva un po’ debole, che lo spadaccino figo la faceva innervosire perché la trattava come
una bambina e che adesso c’era pure il brigante-rompipalle a darle il
tormento. A mali estremi…
“Non so chi sei, cosa vuoi e
non me ne frega neanche un accidente per dirtela educatamente,”
esordì Lina con voce resa acuta dalla rabbia e dal dolore alla ferita. “Mi
hai interrotto durante un operazione di precisione
lanciandomi addosso una palla di fuoco e adesso sono incazzata nera. Quindi…” Il brigante-mago la fissava. Non
sorrideva più, e cosa notevole visto che era
più brutto quando sorrideva che quando era serio, sembrava meno orrendo.
Ma soprattutto…si era messo in posizione di
difesa quindi stava iniziando a non sottovalutarla più. L’aria
iniziò a sfrigolare leggermente. “Tasogare
yorimo…” Il brigante mago era impallidito
in modo evidente.
Non recitò neppure tutta la
formula, doveva solo fare scena, la magia non poteva ancora usarla… la
cosa importante era che così come era venuto, l’idiota
se n’era andato… questa volta gridando. Se aveva colto bene l’eco
delle sue parole doveva aver detto qualcosa del tipo: “Volevo
solo derubare una stupida mocciosa e quella mi scaglia addosso un Dragon Slave.”
Il problema era che lei il Dragon Slave al momento non poteva lanciarlo…
e presto quella piaga se ne sarebbe resa conto…
Ago e filo… ago
e filo… diavolo, doveva sbrigarsi! Chiuse gli occhi, poi determinata
infilò l’ago nella carne, sotto alla ferita.
Mugolò di dolore mentre gli occhi le si riempivano
di lacrime involontarie. In quel preciso momento udì Gourry
che usciva dai boschi. Maledì la sua sfortuna. Finire il lavoro o
mettere via tutto? Per mettere via tutto doveva tagliare il filo. Estrasse la
spada… come diavolo poteva tagliare con la spada il filo senza farsi
ancora più del male? Dei… che situazione schifosa, almeno avesse
avuto anche un pugnale! Prima che riuscisse a fare qualsiasi cosa
si trovò lo spadaccino accovacciato davanti. Lasciò cadere la
spada.
“Ragazzina…” Lo
spadaccino abbassò lo sguardo sulla ferita poi fissò gli occhi in
quelli di lei. “Mi ero accorto che ti eri fatta male ma non pensavo che
fosse tanto grave.” La maga serrò le labbra e aggrottò le
sopracciglia. “Sto splendidamente.” Sibilò. Gourry non smise di fissarla. La maga sbuffò e
abbassò gli occhi. “Non puoi ancora usare la magia?” Lina
non rispose, cocciuta. Si sentiva le orecchie e le
guance bollenti, quel ragazzo la faceva sentire come una bambina capricciosa e non
riusciva a sopportarlo. Se non avesse avuto il ginocchio scassato
sarebbe corsa via urlando di rabbia e frustrazione. “Il prossimo
villaggio è lontano… posso darti io qualche punto poi però ti devi fare portare in braccio. Ovviamente
se ti interessa essere abbastanza viva da picchiarmi
quando ti metterò giù e qualcuno ti avrà fatto uno dei
vostri incantesimi sul ginocchio.” Le strizzò l’occhio
sorridendole lievemente.
Fu così che Gourry Gabriev diede a Lina
Inverse otto punti precisi sul ginocchio infortunato, lo steccò e bendò
strettamente e portò tra le braccia la piccola maga cocciuta, col viso
in fiamme e le labbra strette, fino al primo villaggio utile. Fu un viaggio
silenzioso e a dispetto delle ondate di vergogna mista a rabbia che sentiva
provenire da quella ragazzina, Gourry Gabriev procedette sicuro attraverso il bosco, mentre un
sorriso continuava ad aleggiare sulle sue labbra. Fu un viaggio speciale, per
lo spadaccino che inizialmente voleva una certa ricompensa dalla fanciulla che pensava di aver salvato e che era rimasto
deluso nello scoprire che era quasi una bambina. Fu in quel viaggio che nel
cuore di quel ragazzo iniziò a fiorire il seme di un sentimento nuovo e
fresco nei confronti della ragazzina testarda rigida di collera tra le sue braccia.