In questi ultimi
tempi, credo di aver toccato proprio il fondo. Sono due settimane che provo,
inutilmente, a scrivere il nuovo capitolo. O per un
contrattempo, o per un altro, non ce la faccio mai! SORRY! >_< Comunque, è sempre meglio tardi che mai, nevvero?^^ Ma
passiamo alle cose un po’ più serie. Come al solito
vorrei fare alcuni ringraziamenti personali: Erika, grazie per i consigli e per avermi detto cosa pensi di
questa storia. Ad un’autrice fa sempre piacere!^^ Kristel: Sei davvero troppo
buona a farmi questi complimenti! Mi dispiace solo di aggiornare sempre con così tanto ritardo. Keira:
Grazie anche a te!^^ Prometto solennemente di fare più presto la prossima
volta. Jaly Chan: Che
dire, mi fa piacere sapere che ti piace Gary! Piace un
sacco anche a me!^^ tye:
Ecco il tuo atteso continuo! Mi auguro che continuerai a seguire la storia! Kagome88: Beh, metterti nei
ringraziamenti mi sembra il minimo! Sarish: Benvenuta/o! (non so sei
uomo o donna!^^) Spero continuerai a seguire la mia fic!
Ma ora, a voi la lettura e…recensite!^^
Capitolo 16.
Un tranquillo (?!) week end…
La casa di campagna di Orlando
si trovava in una piccola vallata in Scozia, vicino alla città di Paysley,
nell’ovest; il posto era molto tranquillo e la gente era molto cordiale, perciò
nessuno faceva mai caso a lui o ai suoi amici. Era stata costruita sulle
vecchie fondamenta di una vecchia casa padronale che,
durante la seconda guerra mondiale, era stata quasi del tutto rasa al suolo.
Era di mattoni, tendente al rosso sangue, con un vivace
tetto giallo. Fondamentalmente non era molto grande, fatta eccezione per
l’imponente ingresso che, essendo abbastanza spoglio, dava l’impressione di essere più grande di quanto non era. Orlando poteva
essere definito un minimalista, in quanto odiava gli spazi interni troppo pieni
ai quali preferiva, in linea di massima, un arredamento semplice ed essenziale.
Lui e Katie arrivarono
a destinazione dopo circa tre ore di viaggio, considerando che erano partiti
dalla Tennyson University. In ogni caso, il tutto era stato piuttosto
piacevole. Avevano parlato del più e del meno, ascoltandosi un po’ di musica.
La ragazza rimase molto sorpresa quando, giunti in
prossimità di un cancello, Orlando aveva fermato la macchina e le aveva chiesto
gentilmente di scendere.
“Casa tua è questa?” Domandò, piuttosto
meravigliata.
“Sì, ti piace? Sai, la mia vita si è fatta decisamente più frenetica da quando sono diventato famoso,
così ho cercato di comprare un posticino dove stare quando ho voglia di
rilassarmi. Il precedente proprietario deve aver speso una fortuna per
rimetterla tutta a posto.” Mentre
parlava, cominciò a scaricare le valigie.
“E’ molto bella, sul serio. Anche i miei
genitori hanno una casa qui in Scozia, soltanto che è
ad Edimburgo e a me non piacciono le città frenetiche. Mi faccio così tante
paranoie che alla fine mi riduco a stare in pigiama
davanti alla tv.”
“Ti ci vedo sai, tutta tranquilla, a guardarti
un bel documentario sulle specie in via d’estinzione.”
Provò ad ironizzare lui.
“Trovo che quel tipo
di programmi siano molto interessanti. Una persona seria non
starebbe sicuramente tutto il giorno a guardarsi tutti quegli stupidi
telefilm che ti propinano le reti nazionali.” Era entrata dal cancello e stava
guardando il prato, un po’ incolto, che c’era tutto intorno.
“Non c’è bisogno che ti arrabbi, io stavo
semplicemente scherzando” Andò un po’ sulla difensiva.
“Lo so” Si volto e gli
sorrise tranquillamente. “Stiamo semplicemente discutendo. A proposito, da quant’è che non torni qui?”
“Non mi ricordo di preciso, sarà più o meno un annetto. Sono talmente pieno di impegni che non trovo nemmeno il tempo di respirare. E
fai un provino di qua, vai lì a fare la presentazione del prossimo film, e posa
per quella rivista, e vai a fare il sevizio fotografico
per quell’altra. Il mestiere dell’attore è veramente un lavoraccio.” Sospirò, pragmatico.
“Ti dirò, preferisco
rimanere nel mio anonimato. Il problema della celebrità è che si perde la
propria privacy. Non si è nemmeno più liberi di fare una semplice passeggiata. So che ci sono anche lati positivi, però la vedo come una realtà troppo lontana da me.
E la cosa non potrebbe che farmi piacere.”
“Beh, ormai ho la bicicletta…non mi rimane che
pedalare” Si avvicinò a lei e chiuse il cancello dietro di sé. La guardò per un attimo, poi tirò fuori un mazzo di chiavi.
“Allora, vogliamo entrare?”
Dopo qualche tentativo non andato a buon fine,
Orlando riuscì ad aprire la porta. Si sollevò un polverone talmente fitto che
Katie cominciò a starnutire a tutto andare. Dopo essersi ripresa, cominciò a
guardarsi attorno assieme al ragazzo. Le finestre erano tutte chiuse perciò
c’era molto buio dentro e, entrambi, rischiarono di cadere non notando il
piccolo scalino che si trovava all’entrata. Si misero a ridere e poi continuarono
l’ispezione. La ragazza si diresse verso una finestra e aprì le imposte. D’un
tratto tutto l’atrio si illuminò con la luce del sole.
Katie rimase letteralmente a bocca aperta.
Il pavimento era in parquet molto chiaro e
ogni finestra aveva delle eleganti tende rosse carminio.
All’entrata c’era un bellissimo specchio con, sottostante, un bel mobile in stile
Luigi XV. Il tappeto che si trovava al centro della sala
era egizio e c’erano due porte che portavano, rispettivamente, alla cucina e in
cantina. L’atrio si affacciava anche su un immenso salone, con degli raffinati mobili in legno e tre divani neri di pelle. Assieme al salone, c’era anche una sontuosa sala da pranzo, con un
tavolo da sei e una semplice credenza dove c’erano i piatti da usare nelle occasioni
speciali. A descriverla così potrebbe dare l’idea di essere
molto ricca di mobili quando, invece, sembrava la casa più spoglia del mondo.
La ragazza si girò su se stessa più di una volta, convinta che quello che
vedeva non corrispondeva a verità. Quando, infine, si
convinse, si voltò meravigliata verso Orlando.
“E’ vero che da dentro fa molto più effetto?”
Le domandò lui, compiaciuto.
“E’…bellissima! Proprio come
piace a me, solo con lo stretto necessario. Anche se hai accostato dei
mobili di alcune epoche diverse, il risultato non è
poi tanto male.” Passò un dito sopra il camino “Il problema è
l’enorme quantità di polvere” Disse, starnutendo.
“Se mi aiuti a
portare le valigie di sopra, forse possiamo fare qualcosa.”
……………………………………………………………………………………………………………………………………………
Intanto, fuori dalla
casa…
“Senti, sinceramente non capisco perché tu mi
abbia trascinata qui! Mi sono dovuta fare la bellezza
di tre ore di macchina per fare cosa? Solo per vedere una delle tante case del
signorino Bloom. Con la prossima corriera io me ne torno al campus.” Disse Katie, agitandosi dentro la macchina di Gary.
“Io voglio vederci chiaro in questa storia. Ho
pensato che ti avrebbe fatto piacere poter vedere come sta tua sorella.” Rispose Eric, seccato.
“Ragazzi, non mi pare il caso di mettersi a
litigare. Quello che dovrebbe essere più inalberato, qui dentro, sono io. Per
le vostre smanie mi avete fatto fare il triplo della strada, visto e considerando
che io dovrei tornare ad Aberdeen, che è direttamente
dall’altra parte di questo paesino sperduto!” Sbottò Gary, al limite della
sopportazione.
“Senti, mi dispiace.
Hai presente quando ti viene quella fulminazione
improvvisa? Quando senti che l’istinto ti dice di fare
una cosa? A me è successo questo!” Rispose l’altro,
voltandosi dalla parte opposta.
Per un attimo ci fu un imbarazzantissimo
silenzio.
“Ehi, ma che stanno facendo?” Esclamò Kelly,
appoggiandosi al vetro, subito seguita dagli altri due.
“Stanno…ballando?” Disse sbigottito Gary,
mentre cercava a stento di trattenere una risata.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………
“Ma che stai facendo?
Perché hai messo su il ‘Valzer dei fiori’? Cosa hai intenzione di fare?” Domandò Katie, mentre vide Orlando
che, ballando, girovagava per casa. Lo trovava estremamente
ridicolo.
“Ora io e voi, mi dolce fanciulla,
dovremo pulire quest’alloggio da tutta la polvere accumulata!” Rispose,
prendendola e facendole fare una giravolta.
“Senti, davvero, non mi far v-vergognare.” Abbassò lo sguardo, arrossendo.
“Facciamo così, fai
finta che sia una delle tue sedute psicologiche. Ricordati che ora stai
ballando solo con me, quindi non ti devi vergognare. Quando
si tratta di piroette e di passi di danza, io sono proprio un impedito. E’ un
modo come un altro per farsi quattro risate e, intanto, guarire dalla
timidezza.” Andò velocemente in cantina e tirò fuori
alcune scope, degli stracci, un secchio e una bottiglia di ‘mangiapolvere’.
“Forza, diamoci da fare se vogliamo rendere abitabile questa casa!”
Detto questo, prese un canovaccio e,
buttandoci sopra un po’ di mangiapolvere, cominciò a spolverare i mobili di
legno dell’entrata. Tutto, rigorosamente, a passo di danza. Katie all’inizio
era un pochino spaesata. Sapeva che Orlando era un
tipo piuttosto originale, però non riusciva a vedere dove questa terapia poteva
esserle d’aiuto. Sospirando, cominciò a spazzare in cucina.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………
“Sembra che stiano…pulendo.” Provò ad
azzardare Eric che, sceso dalla macchina, si era avvicinato ad una delle
finestre.
“In tutta onestà non mi pare questo il metodo
migliore per spolverare. Ma guardalo, sembra un
idiota! Si muove peggio di mia nonna che ha l’artrite.”
Sentenziò Kelly, con voce piuttosto rassegnata.
“Beh, almeno ammirate la sua buona volontà.
Perlomeno ci sta provando.” Gary, che era appena arrivato, si
era avvicinato a loro. “Lo sapete che potrebbero arrestarci perché siamo
su proprietà privata. Ed è tutta colpa tua” Disse,
appioppando uno scappellotto ad Eric. “Se non fosse
per te io a quest’ora non mi sarei di sicuro cacciato in questo guaio!”
“Per quello che onestamente mi riguarda, potevi anche rimanere in macchina. Anzi, poco fa
avevi detto che era quello che avevi intenzione di
fare, sbaglio? Nessuno ti obbliga a stare qui!” Rispose
ironico l’altro, massaggiandosi la testa.
“Insomma, volete finirla? Se continuate a
parlare così forte ci sentono! Poi cosa gli diciamo, che questo cretino ha avuto una fulminazione al
cervello?” Kelly gli fece cenno di stare zitti con il dito.
“Ma sentitela! Se non te lo avessi detto, saresti più contenta? Allora? Il
gatto t’ha…”
Non riuscì a finire la frase che sentì
sbattere sopra la sua testa. Istantaneamente, tutti e tre si appiattirono sotto
la finestra. Cominciarono a sudare freddo, con il
timore di essere stati scoperti. D’un tratto, Gary
provò a sbirciare per vedere che stava succedendo. Notò che un panno si muoveva
in senso rotatorio…stavano semplicemente pulendo il vetro. Recuperando i dieci
anni di vita perduti, si rilassò.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………
Non appena Orlando aveva messo piede sulla sua
tranquilla casina, era subito diventato più calmo e sereno. La placida aria
scozzese era l’ideale per rilassare i nervi, troppo sovraccaricati
dall’eccessivo lavoro. Senza contare che la compagnia di
Katie era molto gradevole, visto e considerato che era una ragazza molto
riservata. Di certo non era come Dominic, però come sostituta non era affatto male.
“Katie, come sta andando in cucina?” Le disse,
mentre stava ancora lavando i vetri del salone.
“Bene” Gli urlò lei “Ho quasi finito di
spazzare, puoi venire a spolverare.”
“Arrivo” Attraversò l’intera sala con una
giravolta che, diciamoci la verità, sembrava tutto
fuorché aggraziata. Notò il pavimento perfettamente pulito. “Ottimo lavoro! Ti
meriti un premio.”
“No, guarda, nessun premio. Torno solo di là e
continuo a spazzare.” Cercò di defilarsi nel minor tempo possibile. D’un tratto sentì che Orlando l’aveva gentilmente trattenuta
per un braccio. “Che c’è?”
“Vieni” Detto questo, cominciò a trascinarla
di parte in parte, saltellando come un forsennato.
“No, ti prego…non spererai che io…” Disse
confusamente, tra le risate. “Ti ho detto che io NON
ballo, chiaro?”
“Andiamo, qui non ci può
vedere nessuno e io non ho telecamere nascoste. Per una volta nella vita, prova
ad essere spontanea e tranquilla! Forza, su, coraggio.” Si inginocchiò
davanti a lei “Te lo chiedo umilmente, in via di favore. Fammi vedere quello di
cui sei capace.” Poi cominciò a volteggiare sgraziatamente, al punto che riuscì
a riprendere un vaso che stava per cadere per il rotto della cuffia.
Katie era un tantino titubante. Però in fondo lui aveva ragione, non c’era motivo di
vergognarsi. Erano soltanto loro due e, dopotutto, sarebbe mai riuscita a
ballare peggio di Orlando? Così, un po’ alla volta,
provò a muovere i piedi con la musica. Non che fossero molto bravi, però
nell’insieme la scena era molto comica. Lui che cercava disperatamente di
rimanere in piedi e lei che, rossa come un peperone, sperava di non inciampare da
sola.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………
“Mio Dio, ma che cavolo stanno facendo?”
Esclamò Kelly, mettendosi a ridere.
“Credo stiano
ballando, ma spero non sia così. E’ come se un elefante e un ippopotamo
provassero a volteggiare come una farfalla. E’ troppo esilarante!” Gary, che
non ce la faceva più, si era messo a sedere per terra.
“Mi fa uno strano effetto vederli ballare.” Eric era piuttosto interdetto. Se avesse avuto la sua macchina fotografica a portata di mano, avrebbe
sicuramente vinto il premio Pulitzer per aver fotografato le persone più
stupide del pianeta.
“Certo, ti vorrei vedere io a ballare!”
Sdrammatizzò Kelly, indicando l’ex fidanzato.
“E smettila di berciare, che poi ci sentono!” La
rimproverò Gary, che le diede una piccola spinta
all’indietro. La cosa peggiore che potesse fare in quel
momento.
Siccome erano tutti e tre in
bilico sulle ginocchia, il loro equilibrio era piuttosto instabile. La ragazza,
prima barcollò un po’ e poi cadde, finendo sopra un asse
di legno.
“AHIA!” Urlò, senza rendersi conto. Gli altri
due le si buttarono immediatamente addosso, tappandole
la bocca.
“Sei una cretina! Se ci hanno sentiti siamo fritti! Eric, controlla un po’ se sono ancora
lì…” Gary sperava ardentemente che non ci avrebbero
fato caso, altrimenti sarebbe stata la fine.
“La musica c’è ancora…magari
si sono spostati in un’altra stanza. Se ci avessero sentiti,
avrebbero spento lo stereo per sentire meglio.” Detto questo, tirò un sospiro di sollievo.
I due guardarono immediatamente Kelly,
fulminandola con lo sguardo. Se non fosse stata così
dannatamente stupida, a quest’ora potevano osservarsi tranquillamente tutta la
scena. Però, sembrava davvero che non era successo
niente. D’un tratto sentirono due paia di occhi
minacciosi puntati su di loro.
“Si può sapere cosa diavolo ci fate voi qui?”
Disse Orlando, furente, mentre Katie stava
disperatamente cercando di nascondersi dalla vergogna.
CONTINUA…